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We Will Not Bow Down to Genocide

Len Chandler
Language: English


Len Chandler

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(Len Chandler)


[1968]
Lyrics and music / Testo e musica / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Leonard Hunt Chandler
Album / Albumi: Originalmente non pubblicata in album / Originally unrealeased in album
Versione modificata / Modified Version: Freedom is A Constant Struggle - Songs of the Mississippi Civil Rights Movement [1994]

Len Chandler.
Len Chandler.
Len (Leonard Hunt) Chandler, nato il 27 maggio 1935 a Akron nell'Ohio, ha pubblicato soltanto due album in proprio, e tutti e due nel 1967: To Be a Man e The Lovin' People. Nel 1968 ha collaborato ad un album di Lee Irwin & The Credibility Gap, An Album of Political Pornography. Per il resto, canzoni sparse e unreleased in album, come questa; ciò non gli ha impedito di essere considerato, tra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '70, tra i più influenti artisti afroamericani, e tra i più coerentemente impegnati. Sostenitore riconosciuto del Black Power, il tema di fondo delle sue canzoni più chiare è il collegamento stretto tra la protesta contro la guerra nel Vietnam (si veda Git Gone!) e la lotta per la liberazione negra: collegamento espresso a volte in modo più sfumato, e a volte invece nella sua totale identità, come in questa canzone. Noialtri la riprendiamo nella sua forma primitiva, riproducendola (insieme alla traduzione italiana) dal tanto famoso quanto oramai introvabile volume di Alessandro Portelli, Veleno di piombo sul muro. Le canzoni del Black Power (Laterza Editore, Roma-Bari 1969, pp. 147-153), compilato dall'allora ventisettenne autore (Alessandro Portelli è nato a Roma “il ventuno a primavera” come Alda Merini, vale a dire il 21 marzo 1942). Dico “forma primitiva”, perché Len Chandler ne ha cantato una versione modificata (ovviamente “aggiornata”) nel 1994, nell'album collettivo Freedom is a constant struggle – Songs of the Mississippi Civil Rights Movement: è tale versione modificata che si presenta qui nel video allegato, non essendo stata reperibile la versione originale (che Alessandro Portelli, per il suo volume, aveva ripreso come diverse altre dal libro The Vietnam Songbook di Irwin Gilber e Barbara Dane, ed. “The Guardian”, 1969). Scrive Portelli nella breve introduzione alla canzone (ogni canzone nel volume è preceduta usualmente da una scarna introduzione e, particolare di cinquant'anni fa che ora ci fa sorridere e meditare, da qualche riga di pentagramma musicale con lo spartito della canzone): “Qui, invece, Vietnam e razzismo sono visti nella loro totale identità, come risultati di uno stesso sistema e di una stessa politica. E' la più conosciuta delle recenti canzoni di Len Chandler.” Tre righe e basta, e una considerazione: è una canzone che non risulta affatto “datata”. Nota anche con il semplice titolo di Genocide (Portelli la presenta così nel volume). [RV]
I heard a young boy say,
“No, my dad's not here today,
You know the Police, they came
And they took him for a ride.
And they blamed him for the war,
You know the one they call the war against the poor,
But we will not bow down
To genocide.”

We will not bow down
We will not bow down
We will not bow down
To genocide.

Reverend McPhalen's kids did not get very old
He got no heat and his kids got cold,
That's the second child he's had this year that died,
And while folks say drop the bomb,
Clean up Harlem – I mean, the Hanoi slums,
But we will not bow down
To genocide.

We will not bow down
We will not bow down
We will not bow down
To genocide.

Young Jay Moses would not fight the war
Against the Vietnamese before,
No, he wouldn't be a tool of genocide.
They gave him nine months in a cell
Then sent him to a veteran Jim Crow jail
But he would not bow down
To genocide.

We will not bow down
We will not bow down
We will not bow down
To genocide.

Well, if you tell folks what you know
And if you point a finger at the foe,
Well, the graves and the jail and the cannon they'll open wide,
But I've got a feeling in my brain,
A feeling that I've gone stark raving sane,
But we will not bow down
To genocide.

We will not bow down
We will not bow down
We will not bow down
To genocide.

Did the influence of the state
Tell that killer-cop to wait?
Did its influence make his badge an alibi?
Yes, Bill's an enemy of the state,
You know, the state of repression, fear and hate,
And I'll tell you all right now,
So am I!

We will not bow down
We will not bow down
We will not bow down
To genocide.

Well, now, it's not only in the South
That they're trying to put a gag in freedom's mouth,
But that gag is wearing thin this whole world wide,
There's a brave man in jail for me,
And for everyone who would be free,
But he would not bow down
To genocide.

We will not bow down
We will not bow down
We will not bow down
To genocide.

Contributed by Riccardo Venturi - 2019/12/23 - 09:02



Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Alessandro Portelli

Da/From: Veleno di piombo sul muro. Le canzoni del Black Power, Laterza Editore, Roma-Bari 1969. Pp. 148-153.
GENOCIDIO

portellivelHo sentito un bambino che diceva,
“No, mio padre non c'è oggi,
Sai, è venuta la polizia
E lo ha portato a fare un giro.
E hanno dato a lui la colpa della guerra,
Sai, quella che chiamano la guerra contro i poveri,
Ma non ci piegheremo
Al genocidio.

Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Al genocidio.

I bambini del Reverendo McPhalen non sono diventati grandi,
Non aveva riscaldamento e i suoi bambini avevano freddo,
È il secondo bambino che gli è morto quest'anno,
E mentre i bianchi dicono di buttare la bomba,
Ripulire Harlem – cioè, voglio dire, le baracche di Hanoi,
Ma non ci piegheremo
Al genocidio.

Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Al genocidio.

Il giovane Jay Moses non voleva combattere in guerra
Contro i Vietnamiti, prima,
No, non voleva essere uno strumento del genocidio.
Gli diedero nove mesi in una cella
Poi lo mandarono in una prigione militare segregata,
Ma non si volle piegare
Al genocidio.

Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Al genocidio.

Se dite alla gente quello che sapete
E indicate chi è il nemico,
Allora le tombe, le prigioni e i cannoni non si potranno aprire.
Ma ho un'idea nel cervello,
Una sensazione che sono improvvisamente diventato savio furioso,
E non mi piegherò
Al genocidio.

Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Al genocidio.

La maestà dello stato ha forse detto
A quel poliziotto assassino di aspettare?
O è servita a trasformare il suo distintivo in un alibi?
Sì, Bill è un nemico dello stato,
Lo stato della repressione, del terrore e dell'odio,
E ve lo voglio dire:
Lo sono anch'io.

Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Al genocidio.

E adesso non è più solo nel Sud
Che stanno cercando di mettere un bavaglio alla libertà
Ma quel bavaglio sta diventando sottile in tutto il mondo.
C'è un uomo coraggioso in prigione per me
E per ognuno che vuole essere libero,
Uno che non si è voluto piegare
Al genocidio.

Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Non ci piegheremo
Al genocidio.

Contributed by Riccardo Venturi - 2019/12/23 - 09:06




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