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Canti a méte di Barbarano

Canzoniere del Lazio
Language: Italian (Laziale)


Canzoniere del Lazio

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Strofe di canti di mietitura raccolta nella provincia di Roma, interpretati dal Canzoniere del Lazio nell'album "Lassa stà la me creatura", 1974.
Barbarano è un paesino in provincia di Viterbo.
Il testo si trovava originariamente su "La musica de L'Altra Italia", sito da tempo non più raggiungibile. Ho cercato di ricostruirlo all'ascolto e l'ho trovato costituito solo da 3 strofe, mentre le successive, riportate ad esempio su Il Deposito , non sono eseguite.

Lassa stà la me creatura

"Lassa stà la me creatura":
Carlo Siliotto: violino, chitarra gigante, percussioni, voce;
Francesco “Bubù” Giannattasio: organetto a due e otto bassi, sax tenore, percussioni, flauto con ancia, voce;
Gianni Nebbiosi: sax soprano, sax sopranino, percussioni, voce;
Giorgio Vivaldi: batteria, percussioni, marranzano, voce;
Luigi Cinque: sax tenore, clarinetto, percussioni, voce;
Pasquale Minieri: basso, chitarra elettrica, voce;
Piero Brega: voce, chitarra, basso elettrico, tabla
Hanno collaborato: Glauco Borrelli (contrabbasso ad arco)
Sara Modigliani (voce), Andrea Piazza

Registrato dal 4/7/74 al 13/7/74, Studio Chantalain
Tecnico del suono Giorgio Loviscek
Mixage Ricky Gianco, Loviscek.
Produzione Ricky Gianco

La masterizzazione per il SuperAudioCD è stata effettuata da Giulio Cesare Ricci utilizzando il sistema Signoricci interamente analogico e valvolare. Il Master è stato realizzato riversando su dCS A/D Converter DSD l’Analog Master realizzato con l’Ampex ATR 102, 2 tracce, 1/2 pollice, 76 cm/sec.
(Fonè)
E quanno vojo mète e mète vojo
E quanno vojo mète e mète vojo
padrò, non me passà cipolla e ajo
sinnò la metitura te l'imbrojo.

E la vorpe giù per fosso muta er pelo
E la vorpe giù per fosso muta er pelo
padrò, passa er barlozzo o vengo meno (*)
padrò, passa er barlozzo o vengo meno.

E quanto vojo mète e meterìa
E quanto vojo mète e meterìa
si ce l'avessi la farcetta nova
e sotto l'ombra co' la bella mia...
(*) barlòzzo, barilotto, per bere.

Contributed by Bernart Bartleby - 2019/12/15 - 20:15


L'intero disco è stato registrato dal vivo in studio, trattasi di tutte musiche popolari e per la maggior parte anche di testi. Il tutto a cura di Candela ma chi sia questo Candela, anche sull'edizione originale non trovo risposta. Da questo in poi, tutti capolavori comunque i dischi dello strepitoso Canzoniere del Lazio che era decisamente oltre, rispetto ai propri tempi. Un gruppo avanguardistico che ha spostato in avanti gli orizzonti della ricerca negli anni '70. Ce ne fossero oggi di gruppi così.

Flavio Poltronieri - 2019/12/15 - 21:30


Ciao Flavio,

anch'io non ho trovato nulla su questo fantomatico "Candela", nemmeno Carlo Siliotto ne parla nelle 100 pagine de "Il mio canzoniere"...

Però penso sia meglio riportare il testo originale dei "Canti a méte di Barbarano", senza le strofe aggiuntive che, presenti originariamente sulla pagina de La Musica dell'Altra Italia, sono oggi riportate su Il Deposito e altri siti. Chiederei agli Admins di provvedere alla sostituzione.

A seguire anche il commento introduttivo al brano, tratto dal libretto del CD rieditato e rimasterizzato dalla Fonè di Giulio Cesare Ricci:

"Il ritmo nella musica popolare, così come gli altri elementi di questo pezzo, nasce da una funzione e, nel caso di questi canti di mietitura, dal tempo che il canto prende e dà alla falce che taglia le spighe. Trattandosi poi di una cadenza AA-BB-C sulla quale il mietitore improvvisa, anche noi abbiamo improvvisato con i ritmi e i sax, su quella cadenza, cercando di interpretare e di rendere la realtà sia ambientale che sociale di Barbarano: un paese tradizionalmente agricolo, le cui strutture vitali soccombono rapidamente alla città, che ne succhia gli uomini e le cose.
(Bubù, congas, flauto con ancia, voce; Carlo, piatto, voce; Gianni, sax soprano, campanacci, voce; Giorgio, batteria, voce; Luigi, sax tenore, campanacci, voce; Pasquale, basso, voce; Piero, tabla, voce.)"

E quanto vojo mete e mete vojo
e quanto vojo mete e mete vojo
padrò, nun me passà cipolla e ajo
padrò, nun me passà cipolla e ajo
sinnò la mietitura te l’imbrojo.
La volpe giù per fosso muta’ l pelo
padrò passa er barlozzo, vengo meno.
E quanto vojo mete e meteria
e se ce l’avessi la farcetta nova
e sotto l’ombra colla bella mia.

B.B. - 2019/12/16 - 14:14


Flavio, ci ho pensato su e in questo istante mi è venuta l'illumionazione: "Candela" è solo una specie di acronimo creativo per CANzoniere DEl LAzio!

B.B. - 2019/12/16 - 14:31


Gli arrangiamenti collettivi il Canzoniere li firmava come Candela o Cidielle...

B.B. - 2019/12/16 - 14:35


Bravo, effettivamente non può essere altro che così.

Flavio Poltronieri - 2019/12/16 - 19:03




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