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Rebecca e la poliziotta zelante

Roberto Amabile
Language: Italian


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Rebecca e il cartellone


Complice la papolatria molto “pop” e meno “prof” rispetto al precedente soglio, i discorsi anticlericali subiscono una marginalizzazione anche tra attivisti e militanti di gruppi laici. Queste persone - che coerentemente si impegnano per i diritti e le libertà di donne, malati, famiglie di qualsiasi tipo, etc. - alla prova dei fatti rifuggono l’anticlericalismo o per paura oppure per opportunismo politico nella maggioranza schiacciante dei casi. Si trova anzi a rincorrere all’indietro una chiesa (cattolica apostolica romana) che “timidamente” si apre a questi temi, non si sa mai poi quanto per convinzione o per spot pubblicitario. A queste persone - ingenue fino a che punto? - andrebbe insegnato che le magre libertà di diritto (poche di fatto) di cui godiamo sono state strappate da/contro quel sistema clericale che ha soffocato e ancora soffoca il pianeta (da millenni ormai). Invece no, aspettano che una figura religiosa dia loro conforto e che dica che non sono nati “sbagliati”. Non potrebbero invece dirselo da soli? Autodeterminarsi? Questa non è emancipazione, questa è cooptazione. Chi lo fa per opportunismo politico sono pari invece a quelli che dicono “io non sono antifascista, sono democratico”, gente che dovrebbe essere cancellata dalla Storia per la loro taratura ma evidentemente gode di troppa considerazione al giorno d’oggi.

Il 27 maggio 2017, a Genova, Bergoglio in arte papa Francesco viaggiava per le vie cittadine a mostrarsi ai fedeli. L’atmosfera di unanime armonia spirituale viene spezzata da tale Rebecca che in silenzio manifestava da sola col suo cartellone arancio e scritta nera.
VIA IL VATICANO DALLO STATO ITALIANO

Semplice, pulito, diretto. Talmente diretto che una signora dalla folla si scaglia contro Rebecca, afferrandola e tentando di strapparle il cartellone. Si scopre che è una poliziotta in borghese, arrivano altri agenti, c’è un battibecco dove la “ragion di stato” cozza evidentemente contro quelle libertà che quello stato dovrebbe garantire, una “ragione” irrazionale che è al di sopra di qualsiasi critica perfino la più compita e silenziosa. Uno stato che non ammette contraddittorio.
Controllano i precedenti, è “pulita” e la stessa poliziotta molto maternamente dice che le guardie sono “qui apposta per quelli come te”, le intima di andarsene via e di non farsi vedere per le tappe papali. Una maternità già vista: olio di ricino per cena e poi tutti a nanna col manganello!

Io ho voluto nel mio piccolo cantare di questa piccola repressione del dissenso. Non posso trascurare cosa sia successo lo stesso giorno al G7 a Taormina, arrivando a livelli davvero grotteschi. Il mandante è il PD (la Peggior Destra) che ha sfornato il decreto Minniti-Orlando per cui si conferisce grandissima discrezionalità alle forze dell’ordine in materia di flussi migratori e ordine pubblico, una discrezionalità che si sa troppo bene che piega possa prendere. Taormina è un caso come tanti, non è il primo e non sarà l’ultimo.

Un serio riformista direbbe che questo decreto, i “daspo urbani”, i decreti delle ere Berlusconi, la legge Reale... andrebbero aboliti. Perfino il codice penale permeato dal fascistissimo codice Rocco andrebbe riscritto da zero, come pure il T.U.L.P.S., altrettanto fascista... Forse sarebbe la volta buona che mettesse in dubbio i fondamenti dello stato borghese?

Ho voluto ricalcare l’aspetto repressivo perché Rebecca ha scritto molto ingenuamente che si può protestare contro tutti i governi esteri tranne il Vaticano. Ingenuamente, non era al corrente dei fatti. Le lascio quindi il link sull’Osservatorio sulla Repressione e sull’Associazione Contro gli Abusi in Divisa.

La musica è un leggero blues molto poco pretenzioso (un “bluesetto”), non so quando avrò genio di registrarla. A un certo punto ho citato in modo sputato De André perché i fatti accadono a Genova, gli sono debitore, e chiuse molto lucidamente “Un blasfemo” - anche lì repressione poliziesca - con questo verso: “E non dio ma qualcuno che per noi l’ha inventato”.

P.S.: oh, non è che ogni canzone deve finire con un manifestante ammazzato, eh.
olio di ricino e manganello / fanno il mondo tutto più bello
ma col papa e i gonnelloni / stiamo tutti molto più buoni


Oggi a San Lorenzo in via Scurreria
succede un fatto che sembra pazzia.
Devi sapere, stamane a maggio
Bergoglio il papa ci offre un suo miraggio.
Tutti i fedeli si mettono a festa
ma c'è Rebecca con la sua protesta:
'na brava ragazza dà un po' fastidio
col cartellone s'arrangia un presidio.

Ahi ahi Rebecca!
S'arrabbia muta contro il Vaticano
No, non si aspetta
chi le causava questo gran baccano!

Cartello arancione e la scritta in nero,
protesta contro un monarca straniero
che viene a Genova a far la lezione
di quante tasse gli dà la nazione.
Ecco d'un tratto, fiumana di gente,
sguizza fuori una persona invadente
che, in malo modo, mira al cartellone
Rebecca ripara da uno strattone.

Ahi ahi Rebecca!
Si scansa e vuol chiamar la polizia.
No, non si aspetta
chi può trovare in mezzo alla via.

La signora in borghese era un'agente
«io son la polizia», dice prepotente
Ne viene un altro, accorrono in due
Quattro guardie e Rebecca sulle sue.
«Su che basi volete sequestrare
il cartello che uso per protestare?
Costituzione, articolo ventuno
La protesta non si nega a nessuno!»

Ahi ahi Rebecca!
In quale guaio ti sei cacciata
No non si aspetta
quando finirà questa giornata.

«Se non stai zitta ti porto in Questura»,
sono convinti di farle paura.
Rebecca l'ho detto è un bel tipetto
con la minaccia non la mandi al letto:
«Per qual motivo in Questura portarmi?
voglio sapere cosa contestarmi
portatemi adesso in centrale, vediamo!»
«I documenti! Noi non rispondiamo!»

Ahi ahi Rebecca
e la poliziotta zelante
No non si aspetta
se mai arriverà la volante

Le intima di furia: «Mi dia i documenti»
È incensurata non come i delinquenti
che ai cortei si coprono il viso
quando gli spacchiamo duri il sorriso"

«O cara fanciulla perché dai noia?
non vederci come fossimo boia
capo straniero non puoi contestare
vai via adesso e lasciaci lavorare»

Ahi ahi Rebecca
guardia materna dovevi beccare
No non si aspetta
La morale stantia da sacrestale

"Mia madre l'ha detto, tu sei emancipata
sarai archeologa oppure astronauta
e invece mi trovo da poliziotta
a stare appresso a una che borbotta.
Un tipaccio noioso e scassacazzo
se non va via la prendo e poi l'ammazzo!"

«Ora mi dite cosa ho fatto di male
è un mio diritto stare a protestare!»

Ahi ahi Rebecca
le guardie sono qui proprio per te
No non si aspetta
i tempi bui dell'autodafé

Le parlan sopra: «Non interrompete
le mani addoso non le mettete!
Bella sorella, non mi intimorisci
tu il distintivo ora esibisci!»
Quella se lo copre, lo tiene nascosto
si accorge che fa qualcosa di losco
«Non ho fatto nulla», confermano gli altri
un po' come successe a quell'Aldrovandi
ovunque lesioni, turatevi il naso
che il sindacato fece pur l'applauso!

Ahi ahi Rebecca
la guardia se ne frega della legge
Non se lo aspetta
da chi in teoria è pagata per protegge'

«Suvvia, signorina, faccia la brava
oggi stai lontana da corteo e papa
Se ti fai vedere nelle vicinanze,
ti porto in centrale senza speranze».
La guardia è donna, il papa sarà nero
sono oppressori del pianeta intero
terzo millennio, la caccia alle streghe
fa la polizia in tenuta borghese!

Ahi ahi Rebecca
la question romana ti fa male
No non si aspetta
monaca in divisa sull'altare

Per un cartello nemmeno blasfemo
torna a casa dopo 'sto patemo.
Tutto sommato, il fine è lieto
lo si sa da Alimonda a Bolzaneto.
Basta stato etico e confessionale
polizia di costumi e di morale.
Genova subisce papolatria
Rimpiangiamo i cannoni a Porta Pia!

Ahi ahi Rebecca
e la poliziotta zelante
SI STAGLIA UN GRIDO
VIA IL VATICANO DALLO STATO ITALIANO
VIA IL VATICANO DALLO STATO ITALIANO
VIA IL VATICANO DALLO STATO ITALIANO

Contributed by [ΔR-PLU] - 2017/5/28 - 16:53



Language: French

Version française – REBECCA ET LA POLICIÈRE ZÉLÉE – Marco Valdo M.I. – 2019
Chanson italienne – Rebecca e la poliziotta zelante – Roberto Amabile – 2017

LE VATICAN HORS DE L’ÉTAT ITALIEN


Par la grâce de la papolâtrie très « pop », les discours anticléricaux font l’objet d’une marginalisation chez les militantes et militants des groupes laïques. Ces personnes évitent l’anticléricalisme soit par peur, soit par opportunisme politique dans la grande majorité des cas. Au contraire, elles se mettent à courir derrière une église (l’Église catholique apostolique romaine) qui s’ouvre « timidement » à ces questions, et on ne sait jamais à quel point si c’est par conviction ou par propagande. À ces gens – naïfs jusqu’à quel point ? – il faudrait enseigner que les maigres libertés de droit (peu en fait) dont nous jouissons ont été arrachées à ce système clérical qui a étouffé et étouffe encore toujours la planète (depuis des millénaires maintenant). Eh bien, non, ils attendent qu’une figure religieuse les réconforte et leur dise qu’ils ne sont pas nés « dans l’erreur ». Ils ne pouvaient pas se le dire eux-mêmes ? L’autodétermination ? Ce n’est pas une émancipation, c’est une cooptation. Ceux qui le font par opportunisme politique sont au contraire comparables à ceux qui disent « je ne suis pas antifasciste, je suis démocratique », des gens qui devraient être effacés de l’histoire pour leur position mais qui jouissent évidemment d’une trop grande considération aujourd’hui.

Le 27 mai 2017, à Gênes, Bergoglio, professionnellement Pape François, parcourait les rues de la ville pour se montrer aux fidèles. L’atmosphère d’harmonie spirituelle unanime fut brisée par Rebecca, qui manifestait en silence avec sa pancarte orange et son écriture noire, qui disait :

LE VATICAN HORS DE L’ÉTAT ITALIEN

C’était simple, propre, direct. Tellement direct qu’une dame de la foule se jette sur Rebecca, l’attrape et tente de lui arracher sa pancarte. Il s’avère que c’est une policière en civil, d’autres agents arrivent, il y a une querelle où la « raison d’État » s’oppose évidemment à ces libertés que cet État doit garantir, une « raison » irrationnelle qui est au-dessus de toute critique même la plus élaborée et la plus silencieuse. Un État qui n’admet pas la contradiction.
Ils vérifient ses antécédents, elle est « propre » et la policière elle-même dit très maternellement que les agents sont « ici pour ceux comme toi », elle lui intime de s’en aller et de ne pas se faire voir pendant les étapes papales. Une maternité déjà vue : de l’huile de ricin pour le dîner et puis tout le monde au lit à coups de matraque.

Moralité :
Huile de ricin et matraque améliorent le monde entier
Et on est tous bien meilleurs grâce au pape et à ses enjuponnés.
(texte condensé du commentaire italien de Roberto Amabile)
REBECCA ET LA POLICIÈRE ZÉLÉE

Aujourd’hui dans la rue Scurreria à San Lorenzo,
Il s’est passé quelque chose qui stupéfie le sage.
Vous devez savoir qu’en ce matin du mai nouveau,
Bergoglio le pape y a offert son mirage.
Tous les fidèles sont à la fête,
Et Rebecca est là avec sa protestation :
La bonne fille est un peu dérangeante
Avec sa pancarte, elle fait une manifestation.

Aïe, aïe, Rebecca !
En silence, elle rage contre le Vatican
Non, elle ne s’attend pas
Que ça déclenche un tel boucan !

Écriteau orange et écriture noire,
Protestent contre un monarque étranger
Qui vient à Gênes pour se désoler
Du peu d’impôts que le pays lui donne.
Soudain d’un coup, du flot des gens,
Surgit une personne importune
Qui, d’un mauvais œil, vise le panneau d’affichage.
Et bouscule Rebecca d’une bourrade.

Aïe, aïe, Rebecca !
Esquive et appelle la police.
Non, elle ne s’attend pas à
À trouver au milieu de la rue cette milice.

La femme en civil est une agente
« Je suis la police », dit l’impudente.
Vient un autre, accourent en paires
Quatre agents et Rebecca est sur ses gardes.
« Sur quelle base voulez-vous séquestrer
L’écriteau que j’utilise pour protester ?
Constitution, article vingt et un :
À tous est permise la protestation ! »

Aïe, aïe, Rebecca !
Dans quel pétrin, tu t’es mise là ?
Non, on ne sait pas
Comment cette journée s’achèvera.

« Si tu ne te tais pas, je t’emmène au commissariat. »
Ils sont convaincus qu’ils lui font peur.
Rebecca, je l’ai dit, c’est une fille bien,
Elle n’a pas si vite peur.
« Pour quel motif, vous m’emmenez au commissariat ?
Je veux savoir ce que vous me reprochez,
Emmenez-moi au poste maintenant, on verra bien. »
« Vos papiers ! Nous, on ne répond pas ! »

Aïe, aïe, Rebecca !
Et la policière zélée
Non, elle n’attend pas
Que la patrouille fasse son arrivée.

Elle ordonne furieusement : « Donne-moi tes papiers. »
Rebecca est sans taches. Pas comme les délinquants
Qui dans les cortèges se couvrent le visage
« quand nous leur faisons de durs sourires »
« O chère fille, pourquoi fais-tu des ennuis ?
Il ne faut pas nous voir comme des bourreaux.
Tu ne peux pas contester un chef étranger.
Va-t’en maintenant et laisse-nous travailler. »

Aïe, aïe, Rebecca !
Tu devais tomber sur une agente si pie.
Non, elle ne s’attend pas
À cette morale rassie de sacristie.

"Ma mère m’a dit, tu es émancipée,
Tu seras archéologue ou astronaute
Et au contraire, je me retrouve policière
À m’en prendre à une qui ronchonne,
Une nana ennuyeuse et casse-couilles.
« Si tu ne pars pas, je te prends et je t’assomme ! »
« Maintenant dites-moi où j’ai fauté,
C’est mon droit de manifester ! »

Aïe, aïe, Rebecca !
Les agents sont là juste pour toi.
Non, on ne s’attend pas
Aux temps sombres de leur loi.

Ils lui parlent de haut : « Ne m’interrompez pas,
Dit-elle, ne me touchez pas !
Belle sœur, tu ne m’effraye pas,
Montre ton badge ! »
L’agente le couvre, elle le cache.
Rebecca comprend que c’est louche.
Elle dit : « Je n’ai rien fait » et les autres n’ont rien vu .
Un peu comme ce qui est arrivé à Aldrovandi
Mort des lésions, mais personne n’a rien vu.
Le syndicat a même applaudi !

Aïe, aïe, Rebecca !
L’agent se fout de la loi.
On ne s’attend pas à la voir violer
Par qui est payé pour la protéger.

« Allez, mademoiselle, soyez complaisante.
Aujourd’hui, restez loin du Pape et de son escorte.
Si on vous retrouve en ville,
On vous emmènera au poste sans espoir. »
L’agent est une femme, le pape est un pape noir.
Ce sont les oppresseurs de la planète entière.
Au troisième millénaire, la chasse aux sorcières
Est faite par la police en civil !

Aïe, aïe, Rebecca !
La question romaine, quel bordel !
On ne s’attend pas à
Voir une nonne en uniforme sur l’autel.

Avec son écriteau qui même pas, ne blasphème,
Elle rentre chez elle après ce curieux baptême.
Tout compte fait, la fin est heureuse
On le sait depuis le crime de la place Alimonda.
Assez d’un État éthique et confessionnal,
D’une police des mœurs et de la morale
Gênes souffre de papolâtrie pâteuse,
On regrette les canons de Porta Pia !

Aïe, aïe, Rebecca !
Et la policière zélée
Se sont disputées,
Mais un cri restera :
Vatican hors de l’État italien,
Vatican hors de l’État italien,
Vatican hors de l’État italien !

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2019/6/15 - 16:41




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