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Le pressoir

Eugène Pottier
Language: French


Eugène Pottier

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‎[1870?]‎
Versi di Eugène Pottier
Musica di Max Rongier (1971)‎
Interpretata da Armand Mestral nel disco collettivo “La Commune en chantant” del ‎‎1971.‎

la commune en chantant
Dans un ciel d’automne orageuse
La lie a barbouillé l’azur.
Sa hotte au dos, la vendangeuse
Porte à cuver le raisin mûr.
En bouillonnant la grappe tombe,
Puis la vis tourne avec effort :
On dirait la vaste hécatombe
De martyrs pâmés dans la mort.

Chantons le martyre en extase !
Chantons la vendange et l’espoir !
Chantons les grappes qu’on écrase,
Les grains saignant sous le pressoir.

Où sont mes grappes ? Leur sang coule,
Disent les pampres du coteau,
On les torture, un pied les foule,
Le Pressoir les tient sous l’étau !
Tu les crois mortes, pauvre feuille,
Plus vivantes à chaque tour,
Le bon vigneron les recueille
En flot de jeunesse et d’amour.

Ce jus d’enivrante agonie
Bu par les peuples en chemin,
Ce vin capiteux du génie
Monte au cerveau du genre humain.‎
En nous cette foule immolée
Trouve un Panthéon grandissant :
Socrate, Jean Hus, Galilée,
Vivent passés dans notre sang.

Le martyr en son heure aiguë
Meurt dans les spasmes de l’amant ;
Ces ivrognes de la Ciguë
S’en vont soûlés de dévouement ;
Ces demi-dieux et les poètes
Pour l’échafaud n’ont que dédains,
Quand la gloire égrenne leurs têtes
Dans un banquet de Girondins.

Ah ! qu’un chant d’espoir vous soutienne
Nations, marcs pressurés,
Vous que l’exil jette à Cayenne,
Chairs à pressoir, grains torturés
Si le présent n’a pas mémoire,
Dans la coupe de l’avenir,
Versez, versez votre âme à boire.
La grande soif va revenir.

Quand viendra le beau Vendémiaire,
On verra des pressoirs sacrés
Le vin, l’amour et la lumière,
Couler pour tous les altérés ;
Du gibet quittant les insignes,
Jésus déclouant ses bras las,
Au Calvaire planté de vignes ;
Mettra sa croix pour échalas.‎

Contributed by Dead End - 2012/12/21 - 11:11




Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
21 dicembre 2012

chantsrev

Da aggiungere che l'anno di composizione di questo canto non è certo, anche se è probabile -come del resto per l' Internazionale - che sia attorno al 1870/71. Quel che è certo è che trovò posto a pagina 143 della prima edizione dei Chants Révolutionnaires, pubblicati dalla Libraire Dentu & C. di Parigi nel 1887 con prefazione di Henri Rochefort, e di cui qui si riproduce il frontespizio. Non mi risulta che siano mai state eseguite traduzioni italiane di questo canto. [RV]
IL TORCHIO A VINO

In un ciel di burrasca autunnale
la feccia ha imbrattato l'azzurro.
Gerla in spalla, la vendemmiatrice
porta l'uva matura a fermentare.
Ribollendo il grappolo cade,
poi la vite gira con sforzo :
La si direbbe la grande ecatombe
di martiri agonizzanti a morte.

Cantiamo il martirio estasiato !
Cantiamo vendemmia e speranza !
Cantiamo i grappoli schiacciati,
gli acini sanguinanti nel torchio.

Dove i miei grappoli ? Cola il lor sangue,
dicono i pàmpini che stan sul poggio.
Li si tortura, un piede li calpesta,
il Torchio li tiene nella morsa !
Li credi morti, tu povera foglia,
eppur son più vivi ad ogni giro :
il buon vignaiolo li raccoglie
in liquido di giovinezza e d'amore.

Questo succo d'inebriante agonia
bevuto dai popoli in marcia,
questo vino ubriacante del genio
monta alla testa del genere umano.
In noi questa folla immolata
trova un Pantheon che sempre cresce :
Socrate, Jan Hus, Galileo
vivon passati dentro al nostro sangue.

Il martire, all'estrema sua ora
muore tra gli spasmi dell'amante ;
questi bevitor di cicuta
se ne vanno ebbri di devozione ;
questi semidei, assieme ai poeti
per il patibolo non ha che disprezzo,
quando la gloria sgrana le lor teste
ad un banchetto di Girondini.

Che vi sostenga un canto di speranza,
o nazioni, vinacce pressate !
Voi che l'esilio getta alla Cajenna,
carne da torchio, acini torturati.
E se il presente non ha memoria,
dentro al calice dell'avvenire
versate, versate la vostra anima da bere.
La grande sete ritornerà.

Quando verrà il buon Vendemmiaio
saranno visti dei torchi sacrati
e il vino, e la luce, e l'amore
colar per tutti gli ubriacati ;
della forca lasciando le insegne
Gesù, schiodando le sue braccia stanche
sul Calvario piantato di vigne
metterà la sua croce come sostegno.

2012/12/21 - 17:10




Language: Italian

Versione metrica di Salvo Lo Galbo
IL TORCHIO

Il cielo d’autunno è in burrasca.
La feccia ha macchiato il suo blu.
Dai tralci, ogni grappolo casca;
in massa, ne buttano giù
i vendemmiai in fondo alla gerla.
E con impotente pietà
la vite si torce a vederla,
la Strage che se ne farà.

Il sangue dai pampini cola;
i figli, non ci sono più.
Li si trucida, li si immola
a un torchio che gli passa su.
Ma non muoiono, o meste foglie!
Son vivi a ogni giro di più;
e il liquido che se ne coglie
è d’amore e di gioventù.

Il pantheon di questa genia
in noi, cresce sempre di più.
Succo d’inebriante agonia
che attraverso i secoli fu
bevuto dai popoli in marcia.
È nelle ferite, nel pus,
nel sangue che l’acino squarcia,
il sangue di Ipazia e Jan Hus.

Divinità in terra caduta,
ebbro di devozione, va,
questo bevitor di cicuta
sprezzando il patibolo, ed ha
sguardo che lo stomaco buca
quando in un bagno di ragù
si serve, fumante alla nuca,
a un banchetto di Ghepeù.

Tu, martire della Caienna,
tu, popolo pressato, tu,
carne da torchio che cempenna
di torture, di schiavitù,
se il presente ti può tradire,
versa la tua anima già
al calice dell’avvenire:
la grande sete tornerà.

Quando verrà il Vendemmiatore
il Torchio, lo benedirà;
e al vino, alla luce, all’amore
la Terra ubriaca berrà.
E con l’egual rosso all’addome,
pianterà la sua croce su
un Golgota di vigne, come
sostegno di tutte, Gesù.

Contributed by Parvus - 2016/7/24 - 12:04


I Chants révolutionnaires di Pottier sono interamente disponibili su Wikisource. Probabilmente andrebbero inseriti tutti. Però mi permetto di suggerire un inserimento graduale, senza "frenesie", e attendendo che io o qualcun altro li traduca via via; altrimenti si rischierebbe di fabbricare una gran quantità di pagine tutte assieme senza poterli apprezzare come meritano. Aggiungo che il francese pottieriano è quasi sempre assai solenne e "immaginifico", e di non facile traduzione. Insomma, aspettare la traduzione e inserirne due o tre alla volta in modo da dare tempo; credo sia una proposta raisonnable. Saluti.

Riccardo Venturi - 2012/12/21 - 17:17


Sono d'accordo. Io per il momento mi sono limitato a contribuire i canti riproposti nel disco “La Commune en chantant”...

Dead End - 2012/12/21 - 18:24


Ho visto, infatti, ma ora ti lancio una propostaccia, caro il mio Dead. Si fa una cosina fatta ammodino con zio Pottier. A te, confidando comunque che col francese sembri cavartela bene, lo "scrutamento" di tutti i Chants Révolutionnaires (esclusi ovviamente quelli già presenti, ivi compresa l'Internazionale che -comunque- andrà situata nella sua raccolta, pure lei) e l'inserimento graduale, direi a gruppi di tre. Avendo già fatto la traduzione, puoi anche procedere coi prossimi come e quando più ti aggrada; poi si studierà anche un "box" apposito. Sinceramente credo che sia una cosa che non è mai stata tentata nella sua integralità. Vediamo un po' che ne viene fuori.

Riccardo Venturi - 2012/12/21 - 18:42


Mais oui, sempre meglio Eugène Pottier che Harry Potter!
Maperò s'inizia dopo il SS Natale, vabbene?!?

Dead End - 2012/12/21 - 19:50


Paragone quanto mai calzante, visto che "Pottier" e "Potter" voglion dire esattamente la stessa cosa ("vasaio").
Dopo il SS Natale cosa viene, la Befana Gestapo...?
Salud!

Riccardo Venturi - 2012/12/21 - 22:57


ESSatto!

Dead End - 2012/12/23 - 20:55




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