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La grève

Eugène Pottier
Language: French



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L'abolition de la peine de mort
(Eugène Pottier)
L’anthropophage
(Eugène Pottier)
Le Peuple
(Eugène Pottier)


‎[1884]‎
In “Chants révolutionnaires”, 1887 (edizione ampliata nel 1908)‎

Canzone dedicata ad Émile Basly (1854-1928), minatore dall’età di 12 anni, fondatore nel 1883 del ‎sindacato dei minatori di Anzin, nel bacino minerario del Nord-Pas de Calais, e leader del grande ‎sciopero del 1884.‎

Nella seconda metà dell’800 la scoperta di nuovi giacimenti di carbone e l’ingresso di nuovi ‎competitori sul mercato fece andare in crisi la Compagnie des mines d'Anzin, fino a quel momento ‎monopolista dell’estrazione nel Nord-pas de Calais. La botta finale venne nel 1882 in seguito al ‎crac della banca cattolica Union Générale. Naturalmente i padroni la crisi la fecero pagare prima di ‎tutto ai lavoratori e la prima misura di contenimento della spesa fu l’eliminazione dei ‎‎“raccommodeurs”, gli operai addetti alla manutenzione delle gallerie. La compagnia decise che ad ‎armare e manutenere le gallerie dovevano pensarci gli stessi minatori i quali, siccome erano pagati ‎in base al materiale estratto, videro sensibilmente diminuire le paghe. ‎
Furbi i padroni, se l’erano studiata bene, due piccioni con una fava!‎
Nel 1884 i minatori cominciarono uno sciopero che durò quasi due mesi, che si risolse con una ‎sconfitta ma che ebbe grande seguito nell’opinione pubblica e che alla fine portò comunque ad un ‎risultato significativo sul piano nazionale, l’approvazione della legge Waldeck-Rousseau sulla ‎libertà di organizzazione sindacale.‎

”Germinal”, scena dal film di Claude Berri ‎del 1993.‎
”Germinal”, scena dal film di Claude Berri ‎del 1993.‎


Lo scrittore Émile Zola si ispirò allo sciopero di Anzin per scrivere quello che forse è il suo ‎capolavoro, “Germinal”.‎

Nel ritornello della canzone “les mineurs sonnent le tocsin” si riferisce alle campane pubbliche un ‎tempo utilizzate nei paesi per avvisare di un incendio, di un attacco e per chiamare a raccolta la ‎popolazione.‎


chantsrev Eugène Pottier fu frequentatore di circoli rivoluzionari repubblicani già dal 1832 per poi approdare a quelli socialisti e fourieristi nel 1848, anno in cui partecipò alle rivoluzioni di gennaio e giugno: fu in questo periodo, frequentando anche i locali dove venivano declamate poesie e canzoni, che inizia a comporre canti di propaganda a sfondo politico-sociale stampati e diffusi su fogli volanti.

Tra i tanti testi è degno di nota quel “Propaganda delle canzoni” che rappresentava, all’epoca, il suo manifesto politico: In tempo di pace, l’esercito è una morsa / Nelle mani di chi governa, / Per serrare la gogna al collo / Del popolo senza giberne. / ... Aderì all’Internazionale e nel 1870 organizzò una Camera del lavoro con 500 membri aderenti anch’essi all’Internazionale, fu uno strenuo antimilitarista, oltre che pacifista; partecipò attivamente alla Comune di Parigi nel marzo 1871 ed alla sua caduta venne ricercato e condannato a morte in contumacia ma riuscì ad espatriare rifugiandosi prima in Belgio e poi a Londra e negli Stati Uniti dove soggiornò poi sette anni continuando il suo impegno sociale.
Rientrò in Francia nel 1880, in seguito all’amnistia. La raccolta “Chants rèvolutionnaires" fu pubblicato per la prima volta solo nel 1887, stampato in 1.500 copie qualche mese prima della scomparsa dell’autore. “Muore il 6 novembre 1887. Seimila persone seguono, il giorno dopo, il suo funerale (tra gli oratori, per gli anarchici, Luisa Michel), la polizia interviene perchè non sopporta la bandiera rossa dietro al feretro ma dovette cedere, di fronte alla protesta di quei vecchi cospiratori ex galeotti, ex garibaldini, poeti e ribelli, che conducevano al finale riposo la salma di tanto battagliero militante”

Caserne et forêt - Défends-toi, Paris !‎ - Don Quichotte - Elle n'est pas morte! - En avant la classe ouvrière - Guillaume et Paris - J’ai faim‎ - Jean Misère - L’anthropophage - L’auge - L'abolition de la peine de mort - L'insurgé - L'Internationale - La grève - La grève des femmes - La guerre - La mort d'un globe - Le pressoir - La Terreur Blanche - Laissez faire, laissez passer! - Le chômage - Le défilé de l'Empire - Le grand Krack - Le Moblot - Les classes dirigeantes - Leur bon Dieu - Madeleine et Marie‎ - N’en faut plus‎ - Propagande des chansons - Quand viendra-t-elle ?‎ - Tu ne sais donc rien ?‎


Au secours ! vaincre est nécessaire.
Les mineurs sonnent le tocsin,
Saignons à blanc notre misère,
On fait grève au bassin d’Anzin.

Faire triompher cette grève,
Compagnons, c’est le grand devoir !
Partout où l’exploité se lève,
À ses côtés il doit nous voir.
Aux combattants il faut des vivres :
Nous, leurs copains, nous, ventres creux,
Sur chaque pain de quatre livres
Tirons une miche pour eux !

Ces hommes arrachant la houille,
Forçats dont le bagne fait peur,
Sans eux, croyez-vous qu’elle bouille,
La grande industrie à vapeur ?
S’ils croisent, noirs sur leur poitrine,
Leurs bras musculeux et poilus,
Nous voyons stopper la machine,
Le cœur du travail ne bat plus !‎

Les familles sont dans les larmes,
Duel social bien avisé ;
Ce tocsin de feu crie : Aux armes !
Tout le bassin est soulevé.
Sous les attaques féodales,
Le serf aura-t-il le dessous ?
Compagnons, nous fondons des balles,
Quand nous leur portons nos gros sous !

Des balles pour la haute pègre,
Qui, n’ayant nul droit au sous-sol
Ose traiter en race nègre
Ceux-là qu’a dépouillés son vol ;
Plomb pour la race massacrante
Qui, sans vergogne du total,
Tous les ans touche comme rente,
Quinze ou vingt fois son capital.

Oh ! ces mangeurs de chair humaine,
Leur avarice est un défi.
Mais la Terre est donc leur domaine ?
Ils n’ont qu’un Dieu, le dieu Profit !
L’homme fond dans leur main rapace :
Tous les épuisés, les vieillards,
Chassés, réduits à la besace,
Leur ont sué des milliards !

Grands seigneurs de la banqueroute,
Porteurs d’actions, hobereaux,
Voleurs ! vous vous croyez sans doute
Le droit de devenir bourreaux ?
Malheur ! voir au siècle où nous sommes,
Le capitaliste aigrefin
Dresser ainsi, pour dix mille hommes,
La guillotine de la faim !

Tant d’horreurs ne seront pas vaines ;
La souffrance enfante toujours !
Nous sentons courir dans nos veines
Le frisson brûlant des grands jours ;
Aux faubourgs, la pâle famine
Soulève un vivant ouragan ;
Et du ventre noir de la mine
Il sort des laves de volcan !

Au secours ! vaincre est nécessaire.
Les mineurs sonnent le tocsin,
Saignons à blanc nôtre misère,
On fait grève au bassin d’Anzin !‎

Contributed by Dead End - 2012/10/22 - 09:54




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