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Addio Venezia addio [El diciaòto novembre]

Coro Pane e Guerra
Language: Italian (Veneto Veneziano)


Coro Pane e Guerra

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(Al Stewart)
Addio mia bella addio
(Carlo Alberto Bosi)
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(Giulio Andreetta)


[ca. 1917/18]
Canto popolare veneziano
Sull'aria di Addio mia bella addio [?]
Dall'album autoprodotto "Canti di lavoro, emigrazione, guerra...ed altre storie" [registrazioni 2000 e 2001].
Il sito ufficiale del Gruppo Pane e Guerra:
http://freeweb.supereva.com/paneguerra/

Nato a Venezia al momento in cui la guerra cominciava a farsi sentire e vedere in città, e soprattutto quando i primi profughi cominciavano a sfollare dai quartieri colpiti dalle prime incursioni marittime e aeree, venendo poi costretti a lunghissimi e massacranti viaggi verso i campi profughi siti spesso lontanissimo (quello della canzone è addirittura a Pesaro) questo canto, facente storicamente parte del repertorio di Luisa Ronchini e Gualtiero Bertelli è stato riproposto dal Gruppo Pane e Guerra nei suoi "Canti di lavoro, emigrazione, guerra...e altre storie" (la registrazione di Bertelli e della Ronchini è con il Canzoniere Popolare Veneto, Dischi del Sole, 1968, DS 173/75). È per questo motivo che glielo attribuiamo più che volentieri, con un saluto a Dario Cangelli che del gruppo è un po' il "mentore ufficiale sulle mailing list", nonché il flautista.

Addio Venezia addio. Canzoniere Popolare Veneto, 1968.
Addio Venezia addio. Canzoniere Popolare Veneto, 1968.


La sistemazione storica della canzone è meglio precisata grazie ad una mail privata di Gualtiero Bertelli stesso (che ringraziamo di cuore), e dalla quale riproduciamo la relativa parte:

"Addio Venezia Addio l'abbiamo raccolta diverse volte sia io che Luisa, con versioni poco diverse tra loro. Quella che abbiamo sempre utilizzato, perché era la più completa dal punto di vista del testo e precisa da quello della musica, mi è stata cantata, e ovviamente ho ancora la registrazione, nel 1966 da mia madre Lidia Gottardo e da mia zia Linda. Ho visto la pagina che mi hai indicato e ha ragione l'amico Cangelli quando dice che la musica si discosta dalla versione lombarda. Certamente la ricorda, ma poi le variazioni melodiche e soprattutto il ritmo, l'espressione, la rendono significativamente diversa. Ho inciso da solo, e con voce sola, nella sua versione integrale Adio venezia Adio (ma sarebbe più corretto citarla col primo capoverso El diciaoto novembre) nel bellissimo LP sulla prima guerra mondiale dal titolo Addio padre edito dai dischi del sole. Non ricordo se hanno ristampato anche il CD, ma è un documento che un sito come il vostro dovrebbe cercare di avere, eventualmente vi posso aiutare.
Il canto parla dei veneziani che dopo la rotta di Caporetto, mentre la città incominciava ad essere preda delle incursioni nemiche, sono andati profughi il varie località della costa adriatica. La nonna di mia madre, dalla quale le sorelle avevano appreso il canto, andò a Pesaro, ma un altro gruppo che ho registrato era andato a Rimini e la famiglia di mio padre andò invece a Loreto. Tieni conto che la linea del Piave, dove fu arrestata l'avanzata austriaca, si trova a una trentina di chilometri da Venezia. Ti allego il testo preciso perché in quello pubblicato da voi ci sono alcune difformità lievi che, specie per i brani in dialetto, sono inevitabili nei vari passaggi. Anzi non mi stupirei di trovare difformità discrittura anche nei testi stesi da noi o da me stesso perché, essendo il dialetto una lingua parlata, la scrittura da spazio a libere grafie." (Gualtiero Bertelli)

Ovviamente restauriamo il testo secondo quello inviatoci da Gualtiero Bertelli. [RV]

Da una mail privata di Dario Cangelli, che riproduco con il suo consenso:

Per cominciare con le risposte e le precisazioni, volevo dire due parole su "Addio Venezia addio":

- In realtà la fonte a cui ci siamo ispirati, una quindicina d'anni fa, ci è stata fornita da Mimmo Boninelli ricercatore storico, il quale ci ha passato una versione del canto raccolta sul campo da Luisa Ronchini e Gualtiero Bertelli.
La canzone quindi appare sul primo disco del Canzoniere Popolare del Veneto, che quanto a data deve essere del 1966/67, con il titolo di "Adio Venesia Adio", mentre peraltro il titolo del disco è per l'appunto "Addio Venezia Addio", a testimoniare la centralità di questo canto su tutta la raccolta.
Un'altra versione, di Luisa Ronchini, meno levigata e quindi più "roots" anche se registrata più recentemente dalla Ronchini a fine anni 80 con il fido Alberto d'Amico alla chitarra, si trova nella raccolta "Luisa Ronchini, una voce unica e sola" edito da NOTA nel 2002.

Per inciso - dedicato a voi toscani - questa raccolta contiene una incredibile versione del canto tradizionale anarchico di galera "Le quattro stagioni" che mette i brividi. Nove minuti di travaglio e potenza.

Beh, quindi, per tornare al canto in questione, mi sa che è molto meglio dare a Bertelli-Ronchini quel che è di Bertelli-Ronchini. Non vorrei mai fare un torto al grande e generoso Gualtiero Bertelli.

- seconda annotazione ma importante, il tema non è quello di "Addio mia bella addio": a parte la prima frase, di poche note, il tema si discosta notevolmente da quello lombardo. Ci vorrebbe un Bermani per chiarire eventuali dubbi, da semplice esecutore ti assicuro che i temi sono ben diversi.

(Dario Cangelli)
El diciaòto novembre,
una giornata scura
montando in vaporèto
i n’ha fato ciapar paura.

Col fischio della sirena,
col rombo del cannone,
noialtri pòvari profughi
intenti all’incursione.
Variante: "messi in confusione".

El marinèr da bordo
diceva: Andate a basso,
ché qualche mitragliatrice
potrebbe farvi danno.

Adio, Venessia, adio,
noi se ne andiamo,
adio, Venessia, adio,
Venezia salutiamo.

Variante:
Cessato il pericolo
Venessia salutiamo:
Adio Venessia adio
noi se ne andiamo.


Passando per Malamoco
ghe gera de le donéte,
che tutte ci dimandavano:
Ma da che parte siete?

Siamo dal Cannaregio,
San Giacomo e Castèlo,
siamo fuggiti via
col nostro fagotèlo.

E arrivati a Chioggia
si misero acampati
come fussimo stati
i pòvari soldati.

Dopo tre ore bone
'rivata la tradòta,
ai pòvari bambini
un poca de acqua sporca.

E a noi per colazione
la carne congelada,
e dentro ghe conteneva
qualche bona pissada.

E da Rovigo a Ferrara
una lunga fermata,
durante tutta la notte
fino alla matinata.

Dopo quarantott’ore
nostro penoso viaggio,
siamo arrivati a Pesaro,
uso pellegrinaggio.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/8/6 - 23:39




Language: Italian (Veneto Veneziano)

Versione eseguita da Gualtiero Bertelli, da una registrazione del 1965. Il testo presenta qualche strofa in meno e una grafia maggiormente "veneziana".
ADIO VENESIA ADIO

Adio Venesia adio
noi se ne andiamo
adio Venesia adio
Venesia salutiamo.

Pasando per Malamoco
ghe gera de le donete
che tutte ci dimandavano
ma da che parte siete.

Siamo da Cannaregio
San Giacomo e Castèlo
siamo fuggiti via
col nostro fagotèlo.

E arivati a Chiogia
si misero accampati
come fussimo stati
i povari soldati.

Dopo tre ore bone
rivata la tradota
ai povari bambini
un poca de aqua sporca.

E a noi per colasione
la carne congelada
che dentro ghe conteneva
qualche bona pissada.

E da Rovigo a Ferara
una lunga fermata
durante tuta la note
fino a la matinata.

Dopo quarantot'ore
del nostro penoso viagio
siamo arrivati a Pesaro
uso pelegrinagio.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/8/7 - 18:59




Language: Italian

La versione italiana a cura di una persona assai gradita: Marco "Che" Randolo. Grazie a Marco per la sua fatica! [RV]
ADDIO VENEZIA
[IL DICIOTTO DI NOVEMBRE]

Il diciotto novembre,
una giornata scura,
salendo sulla barca
ci hanno spaventati.

Col fischio della sirena,
col rombo del cannone,
noi poveri profughi
attenti all'incursione.
(Variante: "messi in confusione")

Il marinaio da bordo,
diceva: Andate sotto,
perchè qualche mitragliatrice
potrebbe farvi danno.

Addio, Venezia, addio,
noi ce ne andiamo.
Addio Venezia, addio,
Venezia salutiamo.

Variante:
Cessato il pericolo
Venezia salutiamo:
Addio Venezia addio
noi ce ne andiamo.

Passando per Malamoco
c'erano delle donnette,
e tutte ci chiedevano:
di dove siete?

Siamo del Cannareggio,
San Giacomo e Castello,
siamo fuggiti via
con il nostro fagotto.

E arrivati a Chioggia
ci misero accampati
come se fossimo stati
poveri soldati.

Dopo tre ore buone,
arrivata la tradotta,
ai poveri bambini
un po' d'acqua sporca.

E a noi per colazione
carne congelata,
che dentro conteneva
più di qualche pisciata.

E da Rovigo a Ferrara
una lunga fermata,
durata tutta la notte
fino alla mattinata.

Dopo quarantott’ore
nostro penoso viaggio,
siamo arrivati a Pesaro,
come fosse un pellegrinaggio.

Contributed by MarcoChe - 2006/9/7 - 19:21




Language: English

English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Riccardo Venturi, 18-11-2019 20:49

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coro Pane e Guerra - Impiraresse e Il 18 di novembre




The city of Venice had to endure 42 air raids during WW1; the very first one occurred on 24 May 1915, the same day Italy declared war on the Austro-Hungarian Empire. The air bombing of 18 November 1917 occurred shortly after Caporetto rout and was among the hardest ones the city had to suffer. Venice had about 114,000 inhabitants before the war; in April 1918, only 40,000 were left. Most Venice refugees were moved to other Adriatic coast towns not affected by war, like Ancona or Pesaro in the Marche region. This song in the Venetian dialect is focused on this event.
GOODBYE VENICE [18 NOVEMBER]

On 18 November
Darkness suddenly fell,
When we boarded the steamboat [1]
We were caught by fear.

Hearing the siren whistle,
Hearing the cannon roar,
We poor people had to seek refuge
Under the air raid. [2]

The steamboat steward
Told us to look for shelter
So that we couldn't be harmed
By machine-gun shootings.

Goodbye, Venice, goodbye,
We are leaving!
Goodbye, Venice, goodbye,
We say goodbye to you. [3]

As we passed through Malamocco,
All the neighbourhood women
Were asking us:
Where are you coming from?

We're coming from Cannaregio,
San Giacomo and Castello,
We have to evacuate from Venice
With just a small bundle.

Once ashore in Chioggia
We had to camp there
As if we were
Poor soldiers.

After three hours and more
A troop-train came to take us,
The poor children were given
Some dirty water to drink.

For lunch, we were given
Frozen meat to eat,
So tasting, that we all thought
There was piss inside.

Then midway Rovigo and Ferrara
The train made a long stop,
All the night long
Until the morning came.

After two days journey
In pain and in distress,
We finally came to Pesaro
Looking like pilgrims.
[1] Venice public service steamboat (Vaporetto).

[2] Var.Upset and confused

[3] Var.
When danger was over
We said goodbye to Venice,
Goodbye, Venice, goodbye,
We are leaving!

2019/11/18 - 20:51




Language: French

Version française de Riccardo Venturi
9. mai 2006

18 novembre 1917: la ville de Venise est faite la cible d'une des premières incursions aériennes de l'histoire de l'aviation militaire. La population de quartiers entiers doit fuir pour échapper au bombardement et à la réponse de la défense antiaérienne italienne. Les habitants des quartiers de Cannareggio, Castello et St.Jacques (S.Giacomo) sont transferés dans un champ de réfugiés à Pesaro, à plus de 300 km de Venise. Voici l'histoire de leur voyage, en dialecte vénitien, accompagnée de ma version française (assez libre).
La chanson est restée longtemps oubliée jusqu'à quand, en 1968, deux chanteurs populaires vénitiens, Gualtiero Bertelli et Luisa Ronchini, l'ont redécouverte et insérée dans leur album qui porte le même nom de la chanson. La chanson est normalement interprétée par une voix masculine, qui chante seulement le deuxième et le troisième couplet, et par un chœur de femmes, qui chante le tous les autres couplets.
ADIEU VENISE, ADIEU
LE DIX-HUIT NOVEMBRE

Le dix-huit novembre,
une journée noire.
A bord du vapeur
on était tous morts de peur.

Le cri de la sirène
et les canons qui grondent,
nous, les pauvres réfugiés
pris par les incursions.

Et le marin à bord
nous dit d'aller en bas,
sinon on va attraper
une rafale de mitraille.

Adieu Venise, adieu,
aujourd'hui nous partons,
Adieu Venise, adieu,
notre adieu te disons.

Au passage par Malamocco
y avait des bonnes femmes,
et toutes nous demandaient :
Mais d'où venez-vous ?

Nous venons de Cannareggio,
St. Jacques et Castello,
nous fuyons à qui mieux mieux
avec nos petits fardeaux.

A l'arrivée à Chioggia
ils ont fait campement
comme s'il étaient
des pauvres soldats.

Après trois longues heures
le train militaire arrive,
aux enfants on donne à boire
un peu de flotte sale.

Pour nous, comme déjeuner
de la viande congelée,
quelqu'un devait bien
y avoir pissé dedans.

Entre Rovigo et Ferrare
on fait un long arrêt
pendant toute la nuit
jusqu'au matin sonnant.

Après quarante huit heures
de ce terrible voyage
nous arrivons à Pesaro
comme en pèlerinage.

Adieu Venise, adieu,
aujourd'hui nous partons,
Adieu Venise, adieu,
notre adieu te disons.

2006/5/9 - 21:59


Mia nonna ( che in quella data aveva dovuto lasciare Venezia con i suoi 4 figli)cantava così' : SEMO DE CANAREGIO, S.GIACOMO E CASTEO, SEMO SCAMPAI ( e non "fuggiti" ) VIA TUTI COL NOSTRO FAGOTEO

Arpalice Boldrin - 2014/12/4 - 15:04


Video della canzone su youtube (Versione del Canzoniere Popolare Veneto)

Giada - 2015/3/2 - 08:01


E, tanto per continuare con questo giorno ricco di anniversari, ricordiamo anche il 18 novembre 1917 e il bombardamento di Venezia dopo la rotta di Caporetto: quel giorno, Venezia fu vittima di una rovinosa incursione aerea che provocò 52 morti e danni gravissimi (fu colpita anche piazza San Marco). Si può dire che Venezia fu, durante la I guerra mondiale, una specie di "bersaglio di prova" per i neonati attacchi aerei: dal 1915 al 1918 ne subì ben 42, per un totale di 1029 bombe e la distruzione di 79 edifici.

veneziacartina


La Venezia storica aveva circa 114.000 abitanti all'epoca; nell'aprile del 1918 ne erano rimasti solo 40.000, e significa che oltre due terzi degli abitanti erano scappati via come profughi.

18 novembre 1917: la birreria Spiess presso il ponte di Rialto distrutta durante l'incursione aerea.
18 novembre 1917: la birreria Spiess presso il ponte di Rialto distrutta durante l'incursione aerea.


"Una giornata scura", come dice la canzone; ma scura per quello che accadde. Come sempre accade per gli attacchi aerei, era invece una bella giornata di sole.

Nella mail a suo tempo inviataci da Gualtiero Bertelli (si veda l'introduzione alla canzone), si affermava che nel 1917 "Venezia cominciava ad essere vittima di incursioni aeree". Il particolare non è purtroppo esatto: la prima incursione aerea su Venezia si ebbe addirittura il 24 maggio 1915, il giorno stesso dell'entrata in guerra dell'Italia.

Venezia, febbraio 1918: la Chiesa degli Scalzi distrutta dopo un attacco aereo.
Venezia, febbraio 1918: la Chiesa degli Scalzi distrutta dopo un attacco aereo.

Riccardo Venturi - 2019/11/18 - 18:37




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