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Francesco Guccini: Canzone quasi d'amore

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Language: Italian


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Francesco Guccini, Canzone quasi d'amore


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(Francesco Guccini)


it.fan.musica.guccini
[1976]
Testo e musica di Francesco Guccini
Lyrics and Music by Francesco Guccini
Paroles et musique de Francesco Guccini
Album: Via Paolo Fabbri 43

CANZONE QUASI DI QUALCHE COSA
di Riccardo Venturi, it.fan.guccini, 23 giugno 1998.

Non starò più a pensare parole che non trovo
Per dirti cose vecchie con il vestito nuovo
O raccontarti il vuoto che al solito ho di dentro
E partorire il topo giocando coi ricordi
Giocando coi miei sogni, col tempo

pandaverde

(E come faccio a trovarle le parole per te, che vivi in un'altra città, che oramai vivi un'altra vita, della quale non so e non voglio sapere niente? 5 anni fa esatti, il 24 giugno 1993, ci siamo visti per l'ultima volta. Con la tua Panda verde, per dirmi che te ne andavi. E quali cose vecchie? Forse m'illudevo che fra di noi fossero sempre nuove, chissà. E quale vestito nuovo? Avevo una vecchia sahariana sfoderata che aveva visto tempi migliori, in quella piazza piena d'alberi mezzi spelacchiati, con una pioggerellina fitta fuori stagione. Il vuoto è latente, cara mia. Forse non te lo avevo mai raccontato troppo, preferendo appunto giocare coi ricordi, coi miei sogni e col tempo. Ma il topo partorito quel giorno, non lo sai, mi ha roso dentro. Passai giorni senza sapere neanche dov'ero, e quando mi ripescai da qualche parte ero un'altra persona, o forse la stessa che passava rasente ai muri per paura di vedere sè stesso in qualche altro volto)

O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
O che per le mie navi son quasi chiusi i porti,
Io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi
Non voglio menar vanto di me e della mia vita
Costretta come dita dei piedi

calli

(Forse vuoi, ma i capelli hanno sempre la stessa lunghezza ed ogni tanto si arricciolano sempre, come prima. Sono cambiato poco, di fuori. Ci sarebbe da dire tanto sulle navi e sui porti; la mia è perennemente in bacino di carenaggio, ogni viaggio che fa ritorna sempre con le stive cariche di sogni, delusioni, vita e confusione, e con sempre nuove falle che tento in qualche modo di tappare, non sempre riuscendoci. Ho avuto la fortuna di poter contare su un buon albero maestro, ma l'albero di trinchetto mi s'è spezzato una sera dello scorso novembre. Parlo sempre tanto, e scrivo, come [non] vedi, e le fedi non solo non le ho ancora, ma ti dico ragionevolmente che non le avrò mai; e siccome non le avrò mai, tendo inesorabilmente a credere in molte cose, ed a combattere con immutatata ironia le mie eterne battaglie con me stesso. Voglio disperatamente bene al genere umano. Poi non meno nessun vanto, no; la mia vita costretta nei piedi mi ha fatto venire dei calli durissimi)

Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
E moriamo ogni giorno dei medesimi mali
Perchè siam tutti soli ed è nostro destino
Tentare goffi voli di azione e di parola
Volando come vola il tacchino

tacchino

(Non lo so se le sai, e se moriamo ogni giorno abbiamo anche la forza per rinascere. Goffamente, forse, ed in mezzo a chi è sempre pronto a fartelo notare. Quante volte, ora che ci ripenso, me lo hai fatto notare anche tu. Con le tue false sicurezze, con i tuoi inanellati pugni chiusi, con le tue griffes strascicate nei centri sociali. Riconoscimi, dovunque tu sia, la coerenza d'un tacchino che ha provato e che tuttora prova a volare incurante della propria natura. Ascoltati anche Van Loon, se puoi. Ma già, dopo anni gucciniani non ti piaceva più, lo trovasti all'improvviso noioso. Le sue canzoni, per te, erano diventate "lagne". T'era presa la fissa del ballo e Guccini non si balla, lo si pensa).

Non posso farci niente, e tu puoi fare meno
Sono vecchio d'orgoglio, mi commuove il tuo seno
E di questa parola io quasi mi vergogno
Ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente
In tributi alla gente o al sogno

occhiodio

(C'è una vita sola, piena di orgoglio, di seni, di commozioni, di gente, di sogni. Ad un certo punto tu volevi riempirla pure di Dio, ti ricordi? Ah, stasera ci stiamo arrivando, finalmente. Ci stiamo arrivando).

Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
E quasi non t'accorgi dell'energia dispersa
A ricercare i visi che ti han dimenticato
Vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza
Inseguendo la scienza o il peccato

oldjacket

(Eh no, stasera è una sera diversa da tutte le altre, Avvocato. Che i visi che ci son passati accanto quando eravamo insieme mi abbiano dimenticato, lo capisco e lo spero, anche se ogni tanto, per strani ed indefinibili percorsi, qualcuno ne incrocio ancora. Ho comunque altro per disperdere la mia energia; ma non ti accorgi che ho in mano, adesso, proprio adesso, un paio di forbici che stanno tagliando gli ultimi fili che ci legavano? Non ti accorgi che per farlo sto rischiando d'essere mandato affanculo da tutti? E mi sono messo una bella giacca nuova per scrivere, stasera. Sto buttando al mare la scienza, il peccato. Sto seppellendo il mio passato, io oggi rinasco.)

Tutto questo lo sai e sai dove comincia
La grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
Perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
E abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri
Saggi, falsi, sinceri, coglioni

urlo

(Ci sei nata tu in provincia, con la tua grazia e il tuo tedio a morte mezzo inventato e mezzo vero. Il tedio che coglievo sempre nella tua voce. Sarai finalmente contenta di vivere nella tua grande città d'arte, ma il giorno ritorni in provincia a guadagnarti il pane. Io, di giorno, mi guardo il mare, vigliacco e fiero, saggio, falso sincero e coglione.)

Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata;
Tienila in mia memoria, ma non è un capitale
T'accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto
Che la noia di un altro non vale

gestombrello

(Non me ne importa nulla! Non m'importa un accidente se vorrai tenere qualcosa in mia memoria, non sono una pietra tombale. Non m'importa delle tue noie presenti e future, se ne hai e se ne avrai, non m'importa con chi le vorrai condividere. Stasera, dopo cinque anni, ho la mente sgombra, ho fatto finalmente rotolare via il tuo macigno. Ascoltando una canzone di Guccini, pensa un po', Una "lagna" di Francesco Guccini. E sto per tagliare l'ultimo filo, l'ultimo idiota giuramento che ci eravamo fatti. Sto per tagliare il "vazduh", il filo del soffio vitale che altri adesso si meritano.)

ZAC !
forbici

D'ALTRA PARTE, LO VEDI, SCRIVO ANCORA CANZONI
Scrivo altre cose, ma non saranno mai più per te.

E PAGO LA MIA CASA, PAGO LE MIE ILLUSIONI
E delle bollette Telecom inenarrabili.

FINGO D'AVER CAPITO CHE VIVERE E' INCONTRARSI
Vivere è essere liberi da sè stessi.

AVER SONNO
Non ne ho.

APPETITO
Sempre colossale.

FAR DEI FIGLI
Non ne ho e non ne voglio.

MANGIARE
Stasera ho fatto le triglie.

BERE
Tanto.

LEGGERE
Tanto.

AMARE
Tanto.

GRATTARSI
Un ginocchio in questo momento.
Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi,
giocando coi miei giorni, col tempo

O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che "per le mie navi son quasi chiusi i porti";
io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita
costretta come dita dei piedi

Queste cose le sai perché siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perché siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino...

Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d' orgoglio, mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno,
ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente o al sogno

Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza,
inseguendo la scienza o il peccato

Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
perché siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
saggi, falsi, sinceri... coglioni!

Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia di un altro non vale

D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare...

grattarsi.

Contributed by Riccardo Venturi - 2009/7/21 - 22:14




Language: English

English version by Riccardo Venturi [1998]
From In Alamanno e in Goto
ALMOST A LOVE SONG

I won’t look anymore for words that I can’t find
To tell you the same old things pretending they are new
Or to tell you, as usual, how I feel empty inside
Lingering on my thoughts and on my memories
Playing with my days, with time

And so, shall I tell you that I have cut my hair
Or that almost all ports are closed for my ships
I always speak and speak, but I still have no faith
I do not want to boast about myself, my life,
Pressed like toes in tight shoes.

You know these things, for we all are the same
And we die every day of the same diseases
For we all are alone, and we are destined
To try clumsy flights with our actions and words
Flying like a turkey would do

I can’t help it, and you, you can’t do it as well
I, with my old pride, moved at seeing your breast
I do pronounce this word almost with shame, you know,
But we got only one life, we can’t waste it
With tributes to people or to dreams

Every night is the same, and it's different yet
And you almost don’t notice the energy you waste
To look for faces of people who have forgotten you
Wearing worn out dresses good for any occasion
Longing for wisdom or sin

You know these things, you know where the grace
And deadly tediousness of country life begin
For we all are the same, we are good and bad,
We got the same illness, we’re cowardly and bold,
Wise, false, sincere, and fool

But where will you go? Where did you already go?
I give you, if you want, this used boredom
Keep it in memory, but it’s no capital
It won’t take much time before you understand
That it’s not worth another’s boredom

You see, on the other hand, I still write songs
And I pay for my home, I pay for my illusions
Pretending to understand that life is being sleepy
Or hungry, and meeting, having babies and eating,
Drinking, reading, loving, or scratching.

2009/7/21 - 23:20




Language: Spanish

La versione spagnola (argentina) composta e cantata da Juan Carlos "Flaco" Biondini
Trascrizione all'ascolto di Lorenzo Masetti



Credo di aver capito quasi tutto, tranne la traduzione di "coglioni" che è coperta dal coro del pubblico... e alla fine ho qualche dubbio sul "ganar dos mil".
CANCIÓN CASI DE AMOR

No seguiré buscar palabras que no encuentro
y decir cosas viejas con el vestido nuevo
contarte del vació que hemos siempre dentro
escupir el veneno viviendo de recuerdos
que juegan con mis días, y el tiempo

O quieres que te diga que uso mas corto el pelo
o que "para mis barcos se han cerrado los puertos"
yo hablo siempre tanto, pero no tengo fe
las virtudes no exalto de mi o de mi vida
semejante a los dedos de un pie

Estas cosas las sabes, somos todos iguales
y cada día morimos por idénticos males
estamos todos solos y también destinados
a intentar vuelos cortos de acción o de palabra
volando con dos alas de pavo...

Yo no puedo hacer nada y tu puedes aun menos
tengo un orgullo viejo, me conmueve tu seno
y al decir esta frase yo casi me avergüenzo
mas vida hay una sola, no la desperdiciemos
dando todo a la gente o al sueño

Las noches son iguales, y todas diferentes
y las pasas en vela torturando tu mente
buscando aquellas caras que ya te han olvidado
y ahora visten corbatas, según la conveniencia
y persiguen la ciencia o el pecado

Estas cosas las sabes y también donde empieza
la paz o el tedio enorme de una ciudad pequeña
somos todos iguales, buenos, malos o puros
y con los mismos males, somos viles o enteros
sabios, falso, sinceros... cojones (???)!

Pero ¿donde te vas? pero ¿donde te has ido?
te regalo si quiero mi alma de aburrido
úsala en mi memoria pero no es importante
te darás cuenta sola, al cabo de algún tiempo
que usar un tedio ajeno no vale

Ademas ya lo ves aun escribo canciones
y así pago a mi casa, pago mis ilusiones
y finjo de entender que vivir es hallarse,
tener sueño, apetito, hacer hijos, viajar
ganar dos mil (??), amar...

rascarse.

Contributed by Lorenzo - 2018/1/21 - 16:10




Language: Spanish

Traduzione spagnola di Patxo Sans
Traducción al español por Patxo Sans

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CANCIÓN CASI DE AMOR

No estaré ya para buscar palabras que no encuentro
Para decirte cosas viejas con el vestido nuevo,
Para contarte lo vacío que acostumbro a tener dentro
Y parir al ratón viviendo sobre los recuerdos,
Jugando con mis días, con el tiempo…

O quizás quieres que diga, que tengo los pelos más cortos
O que para mis naves ya están casi cerrados los puertos;
Yo sigo hablando tanto, pero ya no me quedan credos,
No quiero dármelas cuanto de mi o de mi vida
Constreñida como los dedos por los pies…

Estas cosas las sabes por que somos todos iguales
Y morimos cada día de los mismos males,
Porque estamos todos solos y es nuestro destino
Intentar vuelos hinchados de acción o de palabra,
Volando como vuela el pavo…

No puedo hacer tanto y tu puedes hacer menos,
Soy viejo en el orgullo, me conmueve tu seno,
Y de esta palabra casi me avergüenzo
Pero solo hay una vida, no la despreciemos para nada
En tributos a la gente o al sueño…

Las noches son iguales pero cada noche es diversa
Y casi no te das cuenta de la energía dispersa
En buscar a los rostros que te han olvidado
Vistiendo ropas lisas, buenas en cada circunstancia,
Siguiendo a la ciencia o al pecado…

Todo esto lo sabes es donde comienza,
La gracia, el tedio muerto de vivir en provincia,
Porque somos todos iguales, somos malos y buenos
Y tenemos los mismos males, somos bellacos y leales,
Sabios, falsos, sinceros, ...gilipollas

¿Pero a dónde te irás, a dónde te has marchado ya?
Te doy, si quisieras este aburrimiento ya usado,
Tenlo en memoria mía pero no es una gran fortuna
Te darás cuenta sola, no dentro de mucho,
Que el aburrimiento de otro no vale…

Por otra parte, lo ves, todavía escribo canciones
Y pago mi casa, pago mis ilusiones,
Pienso que haber entendido que vivir y conocerse,
Tener sueño, apetito, hacer hijos, comer,
Beber, leer, amar…

¡Rascarse!

Contributed by Riccardo Venturi - 2018/1/20 - 23:52




Language: Latin

Versione latina di Rhumak
da Yle - Colloquia Latina

Vobis proponere volui unum carminum mi carissimorum Francisci Guccini, cantoris italici, quod "Canzone quasi d'amore" (Carmen paene amantis) inscribitur. Quamvis longum et forsitan mendis meis, quibus indulgenter ignoscatis oro, inquinatum, legi valde dignum est, ut puto. Quod ad me, conatus sum nec verbatim nec nimis libere vertere, sed sat verbatim ut sensus totus intellegeretur et sat libere ut concinnitas musica carminis pristini non perderetur: nam censuerim versori bono non sensum modo, sed etiam rhythmum vertendum esse (seu non necessario idem servare vel potius, si oportet, "vertere" ut in verba fecerat). sed ne vos morer, ecce igitur carmen.
CARMEN PAENE AMANTIS

Iam non requiram, quae invenio minus,
verba, ut tibi res fer vetulas novam
vestem induens, ut vana narrem,
quae soleo intus habere, ut inde

postrema mente praeteritis seram,
dum huc usque vivo per memoranda, dum
huc usque ludo cum diebus
temporibusque meis moratus.

Mavisne dicam caesariem meam
iam nunc brevem esse, an navibu iam meis
paene esse clusum quemque portum?
Multa loquor, careo ac fidebus:

Me gloriari nec cupidus fui
meaque vita, quae riget artior
constricta tamquam artus suismet
comparibus digitus pedum stat.

Notae tibi sunt scilicet haece res,
cum simus omnes e simili statu,
qui vivit ex curis eisdem et
perpetitur serie dierum;

cum simus omnes soli et habemus hanc
fortunam, ut actorum eloquiive nos
nitamur inferno volatu,
gallus uti volat, ut volemus.

Nil ipse possum tuque minus potes:
fastu senex sum; meque sinu moves
(huius pudet me paene verbi)
tam penite ut lacriment ocelli,

Ast una vita est: quam caveamus in
vulgi tributum amittere neu qua pars
nobis profusa inter tributa
sit patientibu somniorum.

par atque dispar vespera volvitur,
nil inde sentis vim tibi perditam
vultus requirendo, tui nil
qui memorantur, et induendo

vestis vetustas experientiae
cuivis adaptas, dum sapientiam
sectare, vel sectare quantum
obprobrium lateat per actum.

Quo ibis? quo et isti iam? tibi si voles
tritum per usum isthoc dabo taedium: hoc
serves memor: norisque taedia
alterius pretio carere.

Carmenque pergo scribere, cum domo
frustrationes solvere: fingo me
sensisse vivendum esse amare
cumbere, ali, legere et fricare.

Contributed by Riccardo Venturi - 2009/7/21 - 23:23


Trovo giusto riportare la "presentazione" che lo stesso Guccini fa di questa canzone nel Vinile (non so se sia mai stata riportata nelle versioni in CD):

"Canzone quasi d'amore" (Gennaio '75) che non è una canzone d'amore, è un cercare di prendere coscienza del "fare" una canzone, del come e del perchè si usano certi temi ricorrenti piuttosto che altri, del come e del perché si usano certe parole e non altre. E la frase "per le mie navi son quasi chiusi i porti" è proprio messa lì per dire come è facile costruire un falso "poetico" e come è facile per tutti caderci e come incredibilmente (?), delle volte si possa anche venderlo. Dico che sono un cantastorie (non nel senso "storico" del termine) e che racconto, attraverso me, quello che faccio e che vedo, e non mi si deve dare di poeta o altro. Un po' quello che dico nell'"Avvelenata" (Marzo '75) ma in modo diverso, ironico (spero) e grottesco.

Lorenzo Caccianiga - 2010/3/19 - 17:41


solo un commento del mio amico antonio pillon, il quale rileva che il tacchino è un nobile animale e non fa certo voli bassi essendo un guerriro di natura(vedi canzone Guccini)

saluti

2010/4/26 - 12:13


Ma la mia nonna ripeteva questo detto (contado novarese): "l'om l'asu el pulon, tri cujon" : l'uomo (nel senso del maschio), l'asino, il tacchino: tre coglioni.

Gian Piero Testa - 2010/4/26 - 13:55


Carissimi, questa è una delle mie canzoni preferite di Guccini e quindi, scusandomi, privilegio per un attimo il mio lato più "intransigente" e mi arrogo il diritto di puntualizzare che la frase "per le mie navi son quasi chiusi i porti" nell'originale di Francesco è virgolettata, proprio a voler significare la facilità nello scrivere e nel vendere un falso "poetico". E come sia facile che tutti ci caschino. Vi prego di provvedere alla correzione perchè non è una differenza da poco, questa.

Flavio Poltronieri - 2018/1/21 - 09:50


Fatto, e grazie per la precisazione. Salud!

Riccardo Venturi - 2018/1/21 - 10:45


Il problema è che Flaco Biondini non la canta in "spagnolo", ma proprio in argentino; in gran parte si capisce, ma alcuni punti (tipo all'inizio, al terzo verso della prima strofa) sono incomprensibili (almeno a me, anche per i rumori, gli applausi e l'abbassamento momentaneo della registrazione). Se c'è qualche esperto di argentino...

Riccardo Venturi - 2018/1/21 - 11:08


2019
Note di Viaggio
Malika Ayane interpreta Canzone quasi d'amore
note

Malika Ayane sapeva fin dall’inizio di voler interpretare Canzone quasi d’amore, perché, a suo dire, è stata la colonna sonora della sua adolescenza. L’ho immaginata come un discorso tra sé e sé, come un bilancio, raccontato sottovoce, del proprio passato e del proprio presente, fatto di tante domande e di poche certezze. L’introduzione, voce e chitarra, è stata registrata in diretta, senza preoccuparci di tempo e velocità, il resto dell’arrangiamento ho voluto affidarlo al pianoforte e all’orchestra d’archi di modo che la bellezza e il fascino della melodia del brano emergessero a pieno.”




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FRANCESCO GUCCINI il nuovo disco traccia per traccia - Newsic.it

Note di Viaggio – capitolo 1: venite avanti… è il nuovo disco di Francesco Guccini. La prima parte di un progetto più ampio di disco-raccolta delle sue più belle e indimenticabili canzoni completamente riarrangiate e prodotte da Mauro Pagani e interpretate dalle grandi voci della musica italiana.

2019/11/16 - 16:03


Opinione personale: si sente la passione di Malika Ayane per questa canzone ma secondo me sbaglia le pause, che soprattutto alla fine sono fondamentali.

Comunque io spero fortemente che nel secondo capitolo troveremo Libera nos domine interpretata dagli Zen Circus e Canzone di notte n.2 rifatta da Giorgio Canali & Rossofuoco. Qualcuno ha il contatto di Pagani per passargli il suggerimento?

Lorenzo - 2019/11/16 - 16:08


D'accordo con Lorenzo su questo capolavoro. Poi non trovo assolutamente adatto neanche il suo timbro di voce troppo giovane per parlare di bilanci in maniera emotivamente credibile!

Flavio Poltronieri - 2019/11/16 - 16:46


beh in realtà Malika Ayane ha 35 anni che è più o meno l'età che aveva Guccini quando ha scritto questa canzone. Poi certo ci sono quelli che appena giovani sono invecchiati e quelli a cui rimane la voce giovane :)

Lorenzo - 2019/11/16 - 16:50


La voce non è solo un timbro. Esprime con le parole quello che sei e hai vissuto ma è altro in essa a renderlo vero o falso. Comunque come diceva Guccini in una sua canzone (che nemmeno quella mi piace, tra l'altro) "ognuno vada dove vuole andare", spero solo non si cominci a fare con Guccini quello che si è fatto con De André...

Flavio Poltronieri - 2019/11/16 - 17:31




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