انا مش كافر

Ziad Rahbani, una voce critica per la storia del Libano - il manifesto

Pasquale Porciello 27 luglio 2025



È scritto nero su bianco che «il cuore del grande artista e creatore Ziad Rahbani ha smesso di battere». Il bollettino medico diramato ieri mattina dall’ospedale in cui il maestro ha passato le ultime ore è categorico. Ma i medici non hanno sempre ragione e il cuore di Ziad Rahbani non si è fermato e non si fermerà.

Pianista, compositore, cantante, drammaturgo, attore, regista, Ziad Rahbani diventa un archetipo già durante la sua vita, proprio come la madre. Nato il primo gennaio del 1954 dal compositore Assi Rahbani e dalla cantante Nouhad Haddad, conosciuta nel mondo intero come Fairuz, l’usignolo d’oriente, a 17 anni compone la musica per un testo scritto dallo zio Mansour Rahbani e cantato sua madre, Sa’luni Nass (La gente mi ha chiesto), che diventa da subito un brano iconico e che gli dà un’immediata visibilità.

LA SUA È UNA PERSONALITÀ complessa, multiforme: è ironico, pungente, ma anche schivo e solitario. «Non so se Ziad Rahbani abbia influenzato lo humor libanese o ne sia un risultato. Probabilmente entrambe le cose. Quello che ancora oggi mi stupisce è che anche chi non ha assistito personalmente ai suoi spettacoli, li conosce in qualche modo perché lui è diventato parte dell’immaginario collettivo. Si è sempre attorniato di grandissimi artisti, come Joseph Saar o la famosissima Suraya, una donna libera, una personalità affascinante, qualità difficili da esprimere in un contesto come quello di quegli anni. La sua arte ha permeato la società libanese, molto più che il suo messaggio. Se da un lato tutti conoscono Ziad Rahbani e tutti lo ammirano, poi nei fatti la sua visione di uguaglianza e giustizia non ha avuto la stessa fortuna della sua opera». Caroline Hatem, regista, attrice, ballerina, coreografa, non nasconde la sua fascinazione per quello che non esita a definire un mito. Come pure mitologico definisce il sodalizio artistico con Fairuz.

Ziad Rahbani, di famiglia cristiana, ma ateo, frequentatore degli ambienti di sinistra, sempre definitosi comunista, ha sempre avuto posizioni chiare, una voce dissidente e critica in un paese che è stato ed è basato su una divisione del potere di tipo comunitario/confessionale che conta il più alto numero di campi profughi palestinesi. Una crisi, questa, che, assieme a molte altre, porterà il paese in una guerra civile che durerà 15 anni (1975-90) e mai del tutto risolta. Ziad Rahbani è un artista e un intellettuale che prende posizione, ma non nel senso classico.

(continua...)