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Attorno a quella sedia

Fabio Bello
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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Una nota cronologica solo per chiarire il senso di una strofa:
la canzone nasce di getto a novembre 1984 leggendo un minuscolo trafiletto sul giornale che segnalava senza pathos un'esecuzione capitale negli States corredandola dell'annuncio che il giorno dopo sarebbe toccato anche a una donna, "fatto che non accadava da anni".

La canzone in origine aveva due strofe in più a cui il tempo non ha reso giustizia e sono state perciò messe da parte.

Nei concerti dell'epoca la dedicammo spesso a Bruce Cockburn, ispiratore musicale e di denuncia ed impegno civile.
L'America è una grande terra,
L'America è al di là del mare.
Patria di moltitudini,
Persone come me e te.
L'America ha un posto per tutti
E ogni tanto leggi
Che ha ancora sedie in uso.

Certo è meglio che morire in silenzio
E noi sappiamo quanto spesso accade;
Purtroppo sempre conosciamo
Dove e come e mai perché.
Qui almeno una voce si può alzare,
Può ponderare il sì,
Può tentare di urlare forte no.

Ma intanto una sedia si è accesa,
Una siringa si è svuotata;
Una donna domani aspetta
Il medesimo destino:
Sarà la prima in tanti anni,
Che differenza fa?
Ditemi un po' che differenza fa.

Hanno ucciso? Sembra sicuro,
Hanno ammesso, ma qualcuno no:
Chissà se il bene comune
sarà meglio tutelato...
Ormai la leva è abbassata,
La luce si è diffusa:
Il silenzio di chi assiste è ormai un rito.

Fuori - ci crederesti mai? -
La vita continua:
Solo questo ci può dare
Il coraggio di cantare.
Miliardi di voci faran sì
Che la vita continui per tutti,
Che la vita continui davvero per tutti?

inviata da Fabio Bello - 8/4/2009 - 17:09


In difficile equilibrio tra Occidente e Russia, l’Uzbekistan compie un passo importante in difesa dei diritti umani

CON LA NUOVA COSTITUZIONE L’UZBEKISTAN ABOLISCE LA PENA DI MORTE

Gianni Sartori

Non conosco abbastanza la vera Storia dell’Uzbekistan (intendo dire: oltre alle versioni contrapposte - all’apparenza alquanto strumentali, propagandistiche -che circolano) per prendere posizione sulla recente polemica in merito alla mancata esposizione - già programmata -del dipinto a olio “Quando (le truppe dell’Armata Rossa nda) bombardarono Bukhara”. L’’opera di Vjačeslav Akhunov (sette metri per due, appena arrivata dagli USA, ma rimasta impacchetta) si riferisce agli eventi del 1920. Secondo un’altra versione era stato bombardato più che altro l’Ark di Bukhara, il palazzo-fortezza dell’emiro Mohammed Alim Khan. Secondo altre ancora, sarebbe stato egli stesso (prima di fuggire in Afghanistan con il tesoro reale) a far minare il palazzo (e in particolare i locali dell’harem) perché non venisse “contaminato” dai comunisti. Comunque sia, in attesa di saperne di più, per ora sospendo il giudizio.

Ma intanto dall’Uzbekistan giungono anche altre notizie, molto più gradite e confortanti. Con l’approvazione di una nuova Carta Costituzionale (vedi il referendum del 30 aprile) viene infatti abolita la pena di morte.

Un inciso. Anche se parlar “bene”, relativamente beninteso, della Russia di questi tempi può essere controproducente, non posso non notare che in questo l’Uzbekistan (un paese in difficile equilibrio tra i due schieramenti) si allinea più con Mosca che con Washington. Infatti, mentre la Russia l’ha abolita ormai da un trentennio, viene mantenuta e praticata in diversi Stati degli USA.

E’ apparso evidente a tutta l’opinione pubblica uzbeka che gran parte del merito per la definitiva scomparsa di questa norma iniqua spetta a una donna coraggiosa: Tamara Chikunova.

Deceduta due anni fa, questa autentica “Madre Coraggio”, dopo che il figlio era stato giustiziato nel luglio del 2000, si era impegnata senza tregua prima per la moratoria e poi per l’abolizione. Da indagini successivi il figlio era poi risultato innocente del crimine per cui era stato condannata. L’ennesimo esempio di un errore giudiziario che - nel caso la condanna a morte sia già stata eseguita - risulta assolutamente irrimediabile, irreversibile.

In attesa che anche il resto del Pianeta si adegui, consoliamoci con questa importante vittoria dell’etica (o semplicemente del buon senso).

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 11/5/2023 - 21:36




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