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Sognando

Don Backy
Language: Italian


Don Backy

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Don Backy, Sognando


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Tsunami
(Manic Street Preachers)
Ti regalerò una rosa
(Simone Cristicchi)
Mastrogiovanni
(Alessio Lega)


[1971]
Testo e musica di Aldo Caponi [Don Backy]
Lyrics and music by Aldo Caponi [Don Backy]
Interpretata anche da Mina
Prima incisione: 1974
First recording: 1974
Album: Sognando [1978]
Su Single / Single Release: 1978



Il signor Aldo Caponi, da Santa Croce sull'Arno (Pisa), paese di concerie di pellame, di odori mefitici e che ha condiviso con Firenze la rovinosa alluvione del 1966, è con tutta probabilità e ragionevolezza uno dei più grandi cantautori italiani. Dimenticavo: si fa chiamare “Don Backy” da una quarantina d'anni buoni; quel nome d'arte americaneggiante, come imponevano l'epoca e il roccherròlle, glielo diede il suo ex amico Adriano Celentano. Il quale, a scrivere testi e musiche, non gli lega nemmeno le scarpe. Solo che Adriano Celentano è famoso in tutto il mondo, mentre Aldo Caponi, alias Don Backy, dopo qualche anno di grande notorietà e canzoni splendide (Immensità, Poesia, Casa bianca...) ha conosciuto il dimenticatoio. Ma è sempre in attività, fa una marea di cose e scrive sempre canzoni bellissime che meriterebbero ben altra sorte.



Quella che segue la scrisse nel 1971. Rifiutata da tutti per il tema scabroso, nel 1974 Don Backy la incise a sue spese per una piccola etichetta artigianale. Nel 1976 fu notata e registrata da Mina; nel 1978, infine, Don Backy la pubblicò in album e singolo. E' una storia di follia, di manicomi, di camicie di forza, di guardiani, di visioni. Mi azzardo a dire che è una delle più belle canzoni in lingua italiana, anche se ovviamente è una mia personale opinione; ma, certamente, se non fosse stata tale non si sarebbe scomodata a cantarla tale Mina Mazzini da Cremona. Non sono peraltro un eccessivo “fan” di Mina; però l'interpretazione che ne diede, devo riconoscerlo, è stupenda. Anche se preferisco sempre ascoltare questa terribile canzone dalla voce roca del suo autore.

Terribile, e (re)incisa nello stesso anno della Legge Basaglia, il 1978. Un anno a sua volta terribile per la storia recente italiana. Un anno e anni in cui, però, c'era nella società italiana intera, e tutto questo si riverberava anche nelle canzoni -persino in quelle di cantautori non strettamente “impegnati” o “politicizzati” come Don Backy- una tensione che si toccava con mano. Una canzone, una storia. Don Backy ne raccontò la genesi, la storia vera di un ragazzo ricoverato in un manicomio ligure. Fu ripetutamente scartata al Festival di Sanremo. "Sognando" è un sincero omaggio a tutte le persone che hanno vissuto e sofferto in quei luoghi di detenzione. [RV]

Me ne sto lì seduto e assente,
con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente

Avrei una voglia di gridare,
ma non capisco a quale scopo
poi d'improvviso piango un poco
e rido quasi fosse un gioco

Se sento voci, non rispondo
Io vivo in uno strano mondo
Dove ci son pochi problemi
Dove la gente non ha schemi

Non ho futuro, né presente,
e vivo adesso eternamente
il mio passato è ormai per me distante

Ma ho tutto quello che mi serve,
nemmeno il mare nel suo scrigno
ha quelle cose che io sogno,
e non capisco perché piango

Non so che cosa sia l'amore
E non conosco il batticuore
per me la donna rappresenta
Chi mi accudisce e mi sostenta

Ma ogni tanto sento che
gli artigli neri della notte
mi fanno fare azioni non esatte

D'un tratto sento quella voce,
e qui incomincia la mia croce
vorrei scordare e ricordare,
la mente mia sta per scoppiare

E spacco tutto quel che trovo
Ed a finirla poi ci provo
Tanto per me non c'è speranza
Di uscire mai da questa stanza

Sopra un lettino cigolante,
in questo posto allucinante
io cerco spesso di volare nel cielo

Non so che male posso fare,
se cerco solo di volare
io non capisco i miei guardiani,
perché mi legano le mani

E a tutti i costi voglion che
Indossi un camice per me
Le braccia indietro forte spingo
E a questo punto sempre piango

Mio Dio che grande confusione,
e che magnifica visione
un'ombra chiara mi attraversa la mente

Le mani forte adesso mordo
e per un attimo ricordo
che un tempo forse non lontano,
qualcuno mi diceva: 't'amo'

In un addio svanì la voce
Scese nell'animo una pace
Ed è così che da quel dì
Io son seduto e fermo qui.

Contributed by Riccardo Venturi - 2009/2/12 - 04:20




Language: Italian

La versione di Mina.





La versione cantata da Mina è ovviamente riportata al femminile; l'adattamento fu effettuato da Don Backy stesso. Vi sono altre lievissime differenze testuali. Proviene dallo storico album "Singolare" del 1976, di cui è il brano di apertura. L'arrangiamento e la direzione orchestrale sono del m. Pino Presti.

SOGNANDO

Me ne sto lì seduta e assente,
con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente

Avrei una voglia di gridare,
ma non capisco a quale scopo
poi d'improvviso piango un poco
e rido quasi fosse un gioco

Se sento voci, non rispondo,
io vivo in uno strano mondo
dove ci son pochi problemi,
dove la gente non ha schemi

Non ho futuro, né presente,
e vivo adesso eternamente
il mio passato è ormai per me distante

Ma ho tutto quello che mi serve,
nemmeno il mare nel suo scrigno
ha quelle cose che io sogno,
e non capisco perché piango

Non so che cosa sia l'amore
E non capisco il batticuore
per me un uomo rappresenta
Chi mi accudisce e mi sostenta

Ma ogni tanto sento che
gli artigli neri della notte
mi fanno fare azioni non esatte

D'un tratto sento quella voce,
e qui comincia la mia croce
vorrei scordare e ricordare,
la mente mia sta per scoppiare

E spacco tutto ciò che trovo
Ed a finirla poi ci provo
Tanto per me non c'è speranza
Di uscire mai da questa stanza

Sopra un lettino cigolante,
in questo posto allucinante
io sogno spesso di volare nel cielo

Non so che male posso fare,
se sogno solo di volare,
io non capisco i miei guardiani
perché mi legano le mani

E a tutti i costi voglion che
Indossi un camice per me
Le braccia indietro forte spingo
E a questo punto sempre piango

Mio Dio che grande confusione,
e che magnifica visione
un'ombra chiara mi attraversa la mente

Le mani forte adesso mordo
e per un attimo ricordo
che un tempo forse non lontano,
qualcuno mi diceva: 't'amo'

In un addio svanì la voce
Scese nell'animo una pace
Ed è così che da quel dì
Io son seduta e ferma qui.

Contributed by Riccardo Venturi - 2009/2/12 - 05:05




Language: English

English version by Riccardo Venturi
February 12, 2009

DREAMING

I'm sitting there in my absence
wearing a hat on my front,
strange things are passing thru my mind

Sometimes I feel like crying,
don't understand the reason why
then I suddenly cry just a little
and laugh as if it were a game

If I hear voices, I don't reply,
I'm living in a strange world
where problems are scarce,
where people don't have schemes

I have no future, I have no present
my life is like eternity
and my past is now so distant

But I got everything I need,
neither the sea in its blue shrine
has the things I'm dreaming of
and can't understand why I'm crying

I don't know what is love,
heartthrob is unknown to me,
a man only means to me
one who cares for me.

But sometimes I feel that
the black claws of the night
make me do unright things

And I can suddenly hear that voice,
and there all my pains begin,
I'd like to forget and remember,
my mind is going to explode

And I crash everything I get
then I try to end it up,
anyway I have no hope
to ever get out of this room

On a squeaking rusty bed
laying in this dreadful place
I often dream of flying in the sky

Don't know what evil I can do
if I only dream of flying,
and don't understand why the wardens
are tying my hands so strong

And why they want to force me
To wear this special jacket,
I strongly push my arms backwards
and at this point I always cry

My God, what a great confusion
and what a wonderful vision,
a white shadow's passing thru my mind

I'm biting wildly my hands
and for a moment I can remember
that maybe not so long ago
someone told me I love you

The voice faded away with a farewell,
my soul was filled up with peace,
that's why, since that day,
I'm sitting here and can't move.

2009/2/12 - 05:48




Language: French

Version française "à la Marco Valdo M.I." - Chanson italienne - Mes rêves - Don Backy (1971)



Don Backy n'est pas né au Minnesota ou au Mid-West, comme son nom pourrait faire penser. De son vrai nom Aldo Caponi, il est né dans une ville industrielle mi-chemin entre Florence et Pise, Santa Croce sull'Arno, une série interminable de tanneries qui empestent l'air et les rivières. Son destin était d'aller bosser dans une de ces tanneries, mais il aimait la musique et, surtout, était un poète de la chanson. Lié au “clan” d'Adriano Celentano, dont il était ami, il connut le célébrité dans les années soixante avec des chansons inoubliables; puis il dut découvrir ce que c'est l'envie et la fausse amitié. D'un jour à l'autre il se retrouva dans l'oubli complet; le puissant Celentano l'avait drôlement arrangé. C'est alors qu'il commença à écrire des chansons tout à fait différentes, et qu'il alla les chanter aux fêtes de village ou dans des petits théâtres pleins de fumée, quand on pouvait encore y fumer dedans. Lui, qu'il avait chanté (et gagné) à San Remo. Il devint un peintre, aussi. Il écrivait des chansons merveilleuses, mais il fallait qu'il les fît enregistrer par des petites maisons inconnues, souvent à ses dépens. En 1971, il connut un jeune homme qui était renfermé dans un asile d'aliénés en Ligurie. Son histoire l'impressionna et décida d'en faire une chanson; c'est l'histoire d'une des chansons les plus dramatiques et terribles de ce pays, “Sognando”. Une histoire d'aliénation, d'asiles, de camisoles de force, de visions, de voix.

Le thème de cette chanson ne pouvait pas plaire à l'industrie de la musique même si Don Backy était encore célèbre; imaginons maintenant qu'il était presque oublié. Encore une fois, trois ans après, en 1974, il fut obligé à la graver à ses dépens chez une petite maison artisanale. Il dessina personellement la couverture. Deux ans après, en 1976, la chanson fut remarquée par une des plus grandes chanteuses italiennes, Mina, un véritable “monstre sacré”; Mina avait connu Don Backy dans les années d'or; elle ne l'avait pas oublié. Du reste, ce fut elle qui, en 1968, prit le risque d'interpréter une petite chanson d'un jeune gênois inconnu, en le rendant célèbre d'un jour à l'autre. La chanson s'intitulait “Marinella”, et le jeune gênois s'appelait Fabrizio De André. Et c'est alors que Don Backy recouvra sa juste place dans la chanson italienne. Don Backy n'avait jamais été un chanteur “engagé”, il écrivait des histoires poétiques; mais enfin, en 1978, il put graver la chanson de sa propre voix, une voix rauque au fort accent toscan. 1978. Un annus horribilis pour l'Italie, mais une époque où la société italienne était traversée par une tension permanente qui se réfléchissait même dans les chansons des chanteurs qui n'étaient pas normalement “engagés”. Malgré l'interprétation de Mina qui l'avait rendue (justement) célèbre, “Sognando” ne fut pas acceptée au festival de San Remo, ce qui aurait pu redonner à Don Backy toute la célébrité qu'il avait perdue (ou bien, que quelqu'un lui avait fait perdre); ce n'était pas le juste milieu pour une chanson de souffrance. Mais c'est peut-être le plus sincère hommage à toutes les femmes, à tous les hommes qui ont souffert dans ces lieux de détention.

Écoutez-la; c'est une chanson terrible et rare. Une chansons que vous n'oublierez jamais. Ainsi parlait Riccardo Venturi.

MES RÊVES

Je suis là, assis, absent
avec un chapeau sur le front,
mon esprit traversé par des idées sombres

J'aurais envie de hurler
mais je ne sais pas dans quel but,
soudainement je pleure un peu,
je ris comme si c'était un jeu

J'entends des voix: pas de réponse,
je vis dans un étrange monde
où il n'y a que peu de problèmes,
où les gens n'ont pas de schèmes

Je n'ai ni avenir, ni présent,
je ne vis qu'éternellement
et mon passé est tellement distant

Mais j'ai tout ce qui m'est utile,
pas même l'océan dans son coffret
saurait renfermer tous mes rêves
et je ne sais pourquoi je pleure

Je ne sais ce que c'est l'amour,
le moindre battement de cœur,
une femme n'est autre pour moi
que quelqu'un qui prend soin de moi.

Mais à la fois je sens que
les griffes noires de la nuit
m'ordonnent de faire des actions inexactes

Soudain j'entends une voix,
c'est mon supplice qui commence
je voudrais oublier et me souvenir
et mon esprit va éclater.

Je casse tout ce que je trouve,
j'essaie de mettre fin à mes jours
pour moi il n'y a aucun espoir
de sortir jamais de cette chambre

Sur un lit à barreaux qui grince
dans cet endroit hallucinant
je rêve souvent de voler dans le ciel

Je ne sais qu'est-ce qu'il y a de mal
si je ne rêve que de voler,
je ne comprends pas mes gardiens,
pourquoi me lient-ils les mains?

Pourquoi veulent-ils me forcer
à me mettre une camisole à moi,
je repousse mes bras à l'arrière
et à ce point-ci je pleure toujours.

Mon Dieu, que de confusion,
une merveilleuse vision,
une ombre claire traverse mon esprit

Je mords mes mais jusqu'au sang,
je me souviens pour un instant
qu'une fois, peut-être pas si loin,
quelqu'un me disait Je t'aime.

La voix disparut en un adieu,
la paix descendit dans mon âme,
c'est pour ça que depuis ce jour-là
je suis assis, et ne bouge pas.

Contributed by Riccardo Venturi - 2009/3/27 - 02:21




Language: French

Version française "supplémentaire" de Marco Valdo M.I.
Versione francese "supplementare" di Marco Valdo M.I.

Version française - EN RÊVANT – Marco Valdo M.I. – 2009
Chanson italienne – Sognando – Don Backy (Aldo Caponi) – 1971

EN RÊVANT

Je suis là assis et absent
Avec mon chapeau sur le front
Et des choses étranges qui me passent par la tête.

J'aurais envie de crier
Mais je ne sais pas dans quel but
Puis soudain, je pleure un peu
Et je ris comme dans un jeu.

J'entends des voix, je ne réponds pas
Je vis dans un monde étrange
Où il y a peu de problèmes
Où les gens cherchent après eux-mêmes

Je n'ai pas de futur, ni de présent,
Et je vis à présent éternellement
Mon passé est désormais pour moi distant

Mais j'ai tout ce dont j'ai besoin,
Même la mer dans son écrin
A ces choses auxquelles je rêve,
Et je ne comprends pas pourquoi je pleure.

Je ne sais ce qu'est l'amour
Et je ne connais pas le cœur qui bat
Pour moi, la femme représente
Ce qui me soutient et qui me sustente.

Mais parfois je sens que
Les griffes noires de la nuit
Me font faire des choses incorrectes.

D'un coup, j'entends cette voix
Et là commence alors mon chemin de croix
Je voudrais oublier et me rappeler
Mon esprit est prêt à éclater.

Et je casse tout ce que je trouve
Et j'essaie d'en finir
Tant pour moi, il n'y a pas d'espoir
De sortir jamais de cette chambre.

Sur un petit lit grinçant
Dans ce lieu hallucinant
Je cherche souvent à voler dans le ciel.

Je ne sais quel mal je fais,
quand je cherche seulement à voler.
Je me comprends pas pourquoi mes gardiens
Me lient les mains

Et veulent à toutes forces
Que j'endosse une camisole
Que je tire fortement les bras en arrière.
Alors, à ce moment, je pleure toujours.

Mon Dieu, quelle grande confusion,
Et quelle magnifique vision
Une ombre claire me traverse l'esprit.

Là, je mords mes mains à sang
Et pour un instant, je me souviens
Qu'un temps sans doute pas trop lointain
Quelqu'un me disait : Je t'aime.

En un adieu s'évanouit la voix
Descendit dans mon âme une paix
Et c'est ainsi que de ce jour
Je suis assis et je reste ici.

Contributed by CCG/AWS Staff + Marco Valdo M.I. - 2009/3/28 - 18:22




Language: Portuguese

Versione portoghese di Riccardo Venturi
Tradução portuguesa de Riccardo Venturi
7 / 5 / 2012



La presente versione è un omaggio che voglio fare precisamente a Don Backy e alla sua canzone. Sicuramente tutti avranno capito che verso "Sognando" ho una partecipazione che va al di là di parecchie cose, ma non voglio scendere nei particolari; dico soltanto che è una delle due sole canzoni che, quando mi capita di cantarmele (rigorosamente da solo), mi fanno letteralmente trasfigurare (l'altra è "Il Natale è il 24" di Piero Ciampi). La lingua portoghese si presta particolarmente bene alla traduzione di questa canzone e permette di mantenerne quasi intatta la struttura fonetica e ritmica anche se, in alcuni piccoli punti, mi sono permesso qualche libertà per tenere una rima o quantomeno un'assonanza. La traduzione è condotta "al femminile" perché ho constatato che consentiva maggiore aderenza al testo, ma se devo immaginarmi qualcuno di madrelingua portoghese che la canta, questo è Roberto Carlos. [RV]

SONHANDO

Estou sentada aí, ausente
tendo um chapéu em minha frente,
coisas estranhas passam pela minha mente

Tenho vontade de gritar
mais não entendo com que fim
pois de repente choro um pouco,
e rio como quase num jogo

Se entendo vozes não respondo
eu vivo num estranho mundo
onde há poucos problemas,
onde a gente não tem esquemas.

Não há futuro nem presente
e vivo agora eternamente,
o meu passado já é tão distante

Mas tenho tudo o que me serve,
também o mar no seu escrínio
não tem as coisas que eu sonho
e não comprendo porquê choro

Não sei o que seria o amor,
não sinto alegria ou dor,
p'ra mim um homem representa
quem me assiste e me sustenta

Embora às vezes sinto que
as garras pretas da noite
puxam-me a acções não exactas

Repente entendo aquela voz
e aqui começa a minha cruz
queria lembrar e esquecer
e a minha mente vai exploder.

E parto tudo o que eu acho
queria acabar con minha vida
e já não espero neste quarto
que p'ra mim haja saída.

Sobre uma cama fria e rangente
neste lugar alucinante
eu sonho muito que vôo no céu

Não sei que mal posso fazer
se no meu sonho estou a voar
e não comprendo os meus guardiãos
porquê querem atar-me as mãos

E porquê querem me forçar
numa camisa especial,
puxo meus braços para trás
e a este ponto sempre choro.

Meu Deus que grande confusão
e que magnífica visão
uma sombra clara passa pela minha mente

Mordo-me agora as mãos sangrantes
e lembro-me por uns instantes,
talvez houvesse, um dia alguém,
um que me dizia Eu te amo.

E num adeus a voz morreu,
em minh'alma a paz descendeu
e assim é desde aquele dia
que estou sentada calma e fria.

Contributed by Riccardo Venturi - 2012/5/7 - 17:43




Language: Swedish

Svensk översättning av Riccardo Venturi
5. november 2016 01:35
I MINA DRÖMMAR

Jag sitter här i min frånvaro
Med en hatt på mitt huvud,
Underliga saker går över mitt sinne

Jag ville gärna skrika och skrika,
Men varför, det vet jag aldrig
Oväntat börjar jag gråta lite
Och skratta nästan som i spel

Hör jag röster svarar jag inte,
Jag lever i en underlig värld
Där det finns få problem,
Där människor har inte schema.

Ingen framtid, ingen nutid,
Jag lever nu i evighet,
Min förflutna tid är nu så avlägsen

Men jag har allting jag behövs,
Inte ens havet i sitt vattenskrin
Har allt vad jag drömmer om
Och jag vet inte varför jag gråter

Jag vet inte vad kärleken är,
Jag får aldrig hjärtklappning,
För mig är en man bara
Nå'n som har vård om mig.

Men då och då har jag känslan
Att nattens svarta klor tvingar
Mig till onormala handlingar

Plötsligt får jag höra denna röst
Och då börjar mitt lidande,
Jag ville glömma och erinra
Och mitt sinne exploderar

Jag bryter allt jag råkar på,
Jag ville ta mitt eget liv,
För mig är allt hopp ute
Att nå'nsin gå ut från det här rummet.

På en gnisslande sjuksäng
I den här sinnesvillande platsen
Drömmer jag ofta om att jag flyger i himlen

Jag vet inte vad ont kunde jag göra
Om jag bara drömmer om att flyga,
Jag förstår inte vad vårdarna gör,
Varför binder de mina händer?

Varför tvingar de mig till
Att ta på mig en tvångströja,
Varför fattar de mina armar?
Och då alltid börjar jag gråta.

Herra Gud, i en sådan förvirring
Får jag se någonting underbart,
En ljus skugga går över mitt sinne

Nu biter jag kraftigt mina händer
Och plötsligt kommer jag ihåg
Att någon kanske för länge se'n
Sade mig Jag älskar dig

Rösten försvann med en adjö,
Själen min fylldes med fred.
Så nu sitter jag här kvar
Och rör mig inte härifrån.

2016/11/5 - 01:38


Un altro paio di considerazioni "a ruota libera" su questa canzone.

La prima riguarda l'interpretazione di Mina. Come ho detto nell'introduzione, non sono un eccessivo "fan" della "Tigre di Cremona"; pur ovviamente riconoscendole tutte le qualità vocali che ha, e che sono indiscusse e indiscutibili, le ritengo spesso un suo limite interpretativo. Spingendole al massimo delle sue possibilità, spesso -a mio parere- Mina snatura le canzoni che le sono affidate (o che decide di interpretare); un esempio tipico è proprio la "Marinella" di De André, che pure contribuì in modo decisivo a renderlo famoso. È un'interpretazione da night club di lusso, da "Bussola", che è inadatta alla canzone o che comunque la rende un'altra cosa.

Nel caso di "Sognando", però, queste considerazioni -fortunatamente- non valgono. È uno dei rarissimi casi in cui Mina si è come messa da parte, di fronte ad un testo del genere. Un'interpretazione sommessa, sentita, senza forzare la voce, o meglio forzandola soltanto nell'unico punto dove era necessario, quel decisivo e terribile "E non capisco i miei guardiani/perché mi legano le mani". Qui Mina ha effettuato un atto di rispetto che le rende onore e che fa della sua interpretazione di "Sognando" un caposaldo della canzone italiana (senza naturalmente dimenticare mai l'interpretazione in proprio di Don Backy).

La seconda considerazione riguarda l'ennesima storia di dimenticanze nella canzone italiana. "Sognando" non fu accettata mai a San Remo; e anche se lo fosse stata, all'epoca, non v'è alcun dubbio che non avrebbe avuto successo, che le sarebbe stata preferita una qualsiasi melensaggine insignificante; è una storia regolare per moltissime tra le migliori canzoni che siano mai state presentate all'Ariston. Senonché, nell'anno di grazia 2007, una canzone che parlava di matti e di follia, Ti regalerò una rosa di Simone Cristicchi, non solo è stata accettata al Festivalone, ma lo ha addirittura vinto.

Tanto per sgombrare il campo da equivoci, dico subito che non amo eccessivamente quella canzone; ho, da subito, "sposato" l'opinione di chi la ha definita una sorta di "Minchia, signor matto" (parafrasando la famosa, o famigerata, "Minchia, signor tenente" di Giorgio Faletti). Ovviamente, l'italico giornalame, dopo la vittoria di Cristicchi si è lanciata nei consueti incensi: "Finalmente una canzone che parla di sofferenza! Finalmente una vittoria non banale! Finalmente 'certi temi' vengono affrontati per la prima volta!"

Per quello che ancora può dai suoi palcoscenici defilati, Don Backy si è giustamente risentito; ha fatto presente che lui, di 'certi temi' aveva parlato oltre trent'anni prima, passando pressoché inosservato nonostante Mina; aggiungiamo noi, ne aveva parlato con una qualità testuale e con una capacità musicale che il signor Cristicchi neanche si sogna. E visto che il suddetto signor Cristicchi, lodevolmente, si occupa dei problemi degli alienati mentali, almeno una menzione di "Sognando" se la poteva far sfuggire. Anche perché è relativamente comodo occuparsene adesso che la 178 è legge dello Stato da 31 anni; meno comodo occuparsene 30 anni e rotti fa, coi manicomi ancora aperti e con il rifiuto totale di qualsiasi forma di espressione artistica che ne parlasse (si veda a quel che è successo alle canzoni, ancora più dirette, di Gianni Nebbiosi; ma certo quelle, in nessun modo, potevano essere "canzoni da San Remo").

Con questa pagina, quindi, vogliamo dare un contributo perché a "Sognando" sia ridato il posto che merita.

Riccardo Venturi - 2009/3/28 - 18:55


Dopo aver visto alla televisione "C'era una volta la città del matti", mi è venuta voglia di riascoltare questa canzone e ho capito subito che avrei potuto trovarla in questo sito.
La fiction sul lavoro di Basaglia e i suoi collaboratori è stata una lodevole eccezione nel piattume (o pattume) dei programmi Rai.

Silva - 2010/2/13 - 19:00


solo chi ha vissuto vicino a chi è stato colpito da questa disgrazia capisce fino in fondo quanto siano vere le parole di questa canzone. mi piacerebbe sapere se Don Backy ha scritto questa canzone avendo provato sulla sua pelle certe sensazioni o se è stata solo la sua sensibilità da grande artista a fare questa meravigliosa canzone.

luciano - 2011/3/21 - 22:56


Vi ringrazio per la grande considerazione dedicata alla canzone e a me. Ho inviato le traduzioni in francese e inglese a Mina, perché è stato bravissimo il traduttore a non snaturarne il senso.Tante volte le venisse in mente una versione in quegli idiomi.
Posso dire a Luciano, che non ho provato (per fortuna) sulla mia pelle direttamente quelle sensazioni, ma ho cercato di scendere nell'universo/mondo di un ragazzino autistico.
Ciao. Don Backy

Don Backy - 2012/5/6 - 19:33


Avoir un cerveau détruit, ne jamais pouvoir se faire comprendre par les mots, marcher avec incertitude est un destin curieux, terrible et à peine supportable. Des fois, ça fait trop mal et alors, je crie Hou ! Hou !

Ainsi Parlait Atalante

Marco Valdo M.I. - 2012/5/6 - 20:55


Carissimo Don Backy, io persisto nel credere che tutti i ringraziamenti siano dovuti a te per questa canzone fondamentale, e per tutte le altre. Sono uno dei traduttori, e devo dirti che questa canzone l'ho ascoltata per la prima volta non molto dopo che è uscita; avevo, allora, quindici o sedici anni. Non mi ha più abbandonato. Non avrei potuto mai, neanche volendo, snaturarne il senso; è una cosa, questa canzone, che mi porto dentro per parecchi motivi. Nel mondo di quel ragazzo hai saputo scenderci in profondo, e idealmente ti abbraccio anche se, ovviamente, non ci siamo mai conosciuti. Vorrà dire che quando passo da Santa Croce sull'Arno sulla FI-PI-LI, ti manderò un saluto col pensiero. Grazie per esserci venuto a trovarci su questo sito, che io ed altri mandiamo avanti senza rumore; un saluto davvero caro.

Riccardo Venturi - 2012/5/7 - 00:55


Vorrei solo dire: Grazie Don Backy; la tua canzone mi emoziona fino alle lacrime. Sei stato un grande e tuttora lo sei. Un consiglio: rifuggi le trasmissioni televisive nelle quali vogliono ridurti al ruolo di comparsa e vogliono farti parlare a comando. Tu sei stato un protagonista e tuttora lo sei. L'unica tua colpa è di avere detto le cose giuste, nel modo giusto ma con troppo anticipo sugli altri. Questo è il triste destino di tutte le persone geniali. Galileo Galiei docet! Lucio Di Martino

2012/9/2 - 22:30


D'accordo sulla genialità di Aldo Caponi detto "Don Backy" (diceva di essere contrario ai capelloni etcetera, e poi assumeva uno pseudonimo inglese e si faceva crescere i capelli anche lui!) ma paragonarlo a Galilei mi pare proprio una gran cazzata.

Paco - 2012/9/4 - 16:34


Beh, ma in fondo sia Galileo Galilei che Don Backy sono della provincia di Pisa... :-P

Riccardo Venturi - 2012/9/4 - 16:44


Il paragone a Galileo Galilei era dovuto solo al fatto che, anche lui come Don Backy, ha precorso i tempi ed ha detto delle cose quando era sconveniente dirle. Sono due persone geniali anche se in materie assolutamente diverse. Anche Don Backy meriterebbe di essere studiato a scuola, come oggi già si studia Pasolini e fra non molto si studierà Rino Gaetano e Giorgio Gaber. Sicuramente meritano di essere annoverati tra gli artisti più vicini alla nostra epoca che hanno scritto le cose migliori. Lucio Di Martino

2012/9/6 - 20:50


Giustissimo! Viva la squola con Dombacchi, Gaetano e Gaber
abbasso quella con Dante, Petrarca e Boccaccio

Manu' - 2012/9/6 - 23:16


D'accordo con Paco... E poi, meglio un morto in casa che un pisano all'uscio...

Marco Messeri - 2012/9/7 - 00:38


No Manù. Si continui a studiare Dante, Petrarca e Boccaccio ma senza trascurare fenomeni più recenti che, comunque, hanno segnato la nostra epoca. Lucio Di Martino

2012/9/10 - 23:09


Mi chiedo se quel Marco Messeri che si è dichiarato d'accordo con Paco sia questo Marco Messeri. Essendo quest'ultimo livornese di nascita, e vista la sua considerazione sui pisani, ci sarebbe quasi da crederlo, sebbene "Messeri" sia un cognome assai comune in Toscana. Ad ogni modo, non credo che questa sia la pagina adatta per eventuali diatribe regionalistiche; con tutto il rispetto (anzi, l'irrispetto), non ha molto in comune col "Vernacoliere". Sarebbe bene cercare di tenerlo presente.

Riccardo Venturi - 2012/11/24 - 19:22


Un gigantesco grazie a Don Backy per averci regalato un brano a dir poco stupendo

Leo - 2013/12/25 - 00:13


Sono alla ricerca del 45 giri con la canzone "Sognando" ma finora non sono riuscito a trovarlo. Qualcuno può aiutarmi? Lucio Di Martino

Lucio Di Martino - 2014/3/18 - 22:22


Grazie a tutti, anche ai livornesi (diavoli accesi), che se non ci mettono almeno un tentativo di far ridere, non si sentono tali. Sì, Riccardo, le diatribe regionalistiche lasciano il tempo che trovano e sono - forse - divertenti soltanto al bar con gli amici. Qui parliamo di questa canzone che, pian piano, sta sorgendo dal dimenticatoio dove era stata relegata. Lo dimostra il fatto che nonh ho mai potuto toglierla dal repertorio fin dall'anno in cui l'ho scritta (1971) e vi assicuro che cantarla nei concerti non è stato sempre facile in quegli anni....

Don Backy - 2014/6/11 - 18:09


È UNA CANZONE CHE STRIZZA IL CUORE:DON BAKI HA TRATTATO UN TEMA TERRIBILE CON EStrema poetica
delicatezza.È una canzone che turba perché ci costringe a chiederci "chi è il matto?",e chi siamo noi che,con le nostre regole imposte,procediamo tanto dolore?.Bravo DON Baki

Fabrizia - 2014/9/8 - 14:19


Come autore di testi può darsi, ma come autore di musiche è decisamente meglio Celentano; una cosa come Prisencolinensinainciusol (naturalmente parlo delle musiche), Don Backy non riuscirebbe a concepirla in un milione di anni.

Antonio - 2014/9/26 - 21:18


A Firenze negli anni '70 si diceva "Prendinculounettodacciughe, olràit!" Scherzi a parte, credo che si tratti di cose molto diverse; Don Backy non ha mai "roccheggiato", almeno a quanto ne so io. Per il resto non sono nessuno per giudicare il valore musicale di questo o quello; ma tra una canzone come "Sognando" e l'anche alto valore musicale di un brano come Prisencoli eccetera, sceglierò sempre la prima. Saluti cari.

Riccardo Venturi - 2014/9/26 - 23:30


È venuto, oggi, un amico a pranzo a casa mia, ed è successa una cosa che merita di essere raccontata sia pure per sommi capi. Praticamente: pochi minuti prima era stato al bar qui all'angolo a comprare le sigarette, e il tabaccaio stava canterellando una data canzone, di cui non ricordava il titolo. "Sai, quella canzone di Don Backy...e di Mina..."; al che, ha cominciato a cantarne la musica -diciamo qualcosa del genere, perché il mio amico è un bravissimo e capace ragazzo, ma non è stato mai sfiorato in vita sua dalla benché minima dote canora. Ci ho messo infatti un attimo a riconoscere "Sognando", andando in soccorso al mio amico che, comunque, era visibilmente emozionato di aver risentito quella canzone, questa canzone che continua a girare, girare e girare in modo pressoché sotterraneo fino ad affiorare, ad esempio, in un tabaccaio che la canta mentre consegna un pacchetto di MS da dieci. E' andata a finire che siamo stati almeno un quarto d'ora a parlare di "Sognando", del signor Aldo Caponi da Santa Croce sull'Arno, e della particolare storia di questa canzone. Se per caso Don Backy continuasse ogni tanto a leggere questa pagina, deve sapere che, 45 anni dopo, non ha cessato di far tremare chi la ascolta.

Anche perché, tutto sommato e nonostante i famosi "tempi mutati", le cose che dice non hanno affato cessato di esistere. E' di questi giorni la notizia, ad esempio, della finta chiusura degli "Ospedali Psichiatrici Giudiziari" (OPG), i lager di stato dove si può venire rinchiusi per sempre anche per un reato di poco conto. Chiusura? E' stato chiuso soltanto un nome, sostituito da un'altra sigla (REMS); ma non cambia affatto la sostanza. E, a tale riguardo, vorrei consigliare la lettura di Vito il recluso (a cura di Francesco Maranta, ed. Sensibili alle Foglie. 2005 -il volumetto è in libero scaricamento in formato PDF). Leggendo la storia di Vito de Rosa, rimasto rinchiuso oltre 50 anni in un OPG, si capirà meglio quel che sto dicendo.

La canzone di Don Backy dice tante cose. Sotto la patina dell'infelice "storia d'amore" paventata nel testo, si leggono bene i disagi, le torture, i letti di contenzione, i tentativi di suicidio. Dice assai più cose di parecchi testi militanti, perché non di rado la sensibilità di un poeta "milita" assai più dei nudi fatti e delle descrizioni. Nei letti di contenzione si muore ancora, come nel caso di Francesco Mastrogiovanni. una persona cui "i suoi guardiani hanno legato le mani" fino a togliergli la vita.

Riccardo Venturi - 2015/3/10 - 16:22


Visto che c'è la versione portoghese,mi piacerebbe veramente tanto sentirla cantare da Caetano Veloso. Ho sempre pensato che la sua voce fosse affine alla canzone...Un sogno

Valerio cozzoli - 2016/12/11 - 15:13


Avevo 9anni quando la sentii la prima volta ora ne ho 50 stesse identiche emozioni stupenda poesia cantata dalla straordinaria Mina dopo tanti anni la sentii cantata da Don Backy e seppi che era sua Grazie una canzone che non ha tempo e mai passera

Davide - 2019/5/31 - 18:21


Versione degli Avast (2014)


2019/12/20 - 11:09


La nuova versione di Gianni Maroccolo con Stefano Edda Rampoldi e la partecipazione dello stesso Don Backy.


2020/6/12 - 13:37




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