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La vera storia di Jan di Leida

Max Manfredi
Lingua: Italiano


Max Manfredi


Prologo

Germania del 1500: i segni della fine sembrano vicini
La riforma protestante di Lutero va diffondendosi;
ma un gruppo di fanatici più radicali,
detti Anabattisti (Ribattezzatori)
si impadroniscono con la forza della città di Münster,
e fondano il " Regno dei Giusti ",
la " Gerusalemme Celeste ".
Dopo la morte in battaglia dell'amico Jan Matthys,
il sarto e saltimbanco Jan di Leida
decide di travestirsi coi panni del Messia.
Adorato dalla gente per il suo talento di guitto,
esercita potere assoluto su Münster,
praticando la poligamia e dettando esecuzioni
capitali anche fra i suoi.
Ma è un regno che dura pochi anni,
quasi il tempo di un assedio; un regno affamato,
stremato, un regno di cadaveri, topi,
donne in delirio.
Il vescovo e i nobili protestanti
Riconquistano Münster, massacrandone gli abitanti.
L'Agnello cresce all'ombra del Macellaio,
ed anche il Macellaio ha il suo Angelo.


LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDA

Aspettavano il Regno dei Giusti,
E ce n'era da aspettare.
Jan di Leida aveva amici robusti:
"Su ragazzi diamoci da fare".
Erano tempi contundenti, nascevano bambini a due teste
E c'era il diavolo in tutti i conventi, c'erano croci sulle finestre.

Sulla porta della bottega, Jan vide l'Angelo del Macellaio:
Lo riconobbe subito per via dello sguardo buio.
Gli parlava nel dialetto delle bestie da macello
E gli disse:"Fatti lupo, Jan, o quelli, quelli ti fanno agnello".
La morale di questa storia, la morale è un cavallo baio
Che galoppa dove vuole e porta l'Angelo del Macellaio.

Con la fede come spada, con la bibbia come scudo
Per il suo Regno dei Giusti, Jan di Leida girava nudo.
Per costruire il regno, Jan ci mise tanto poco:
L'Anticristo aveva mille facce
(E ognuna conosceva il fuoco).
Mise il buio sulle spalle, buio come un mantello;
Vide fuoco all'orizzonte (era il sangue dell'Agnello! )

Sposò diciotto donne e una fu regina.
Gli apostoli correvano a bandire la dottrina:
"Sulla forca i ricchi e i preti,
E' il momento della gloria,
Beni e donne son di tutti e sipario sulla storia! "

La morale di questa favola
È un vangelo, sì ma "buon peso":
Tutto sarà tolto al povero, anche quello che lui s'è ripreso.
Con la fede come spada, con la birra come scudo,
Tra profeti, topi e guitti, Jan di Leida regnava nudo.

Nell'assedio della fame, rivide l'Angelo del Macellaio;
Ma non si riconobbero: avevano lo sguardo buio.
Nella peste dell'aprile era un tremito di gole:
"Il tuo amico l'han beccato, il tuo regno è neve al sole! "
E cinsero d'assedio la sua bella Gerusalemme:
Sputarono sul trono e calpestarono le gemme.

Tutti i giorni alla tortura, con la folla che applaudiva
E le donne che seguivano un vangelo alla deriva.
E poi l'hanno messo in alto,
In una gabbia d'acciaio,
E restava per vegliarlo solo l'Angelo del Macellaio.
Tutti gli angeli di pietra non fiatarono per niente:
Forse avevano dei business con la polvere d'Oriente.

Con la fede come spada, con la bibbia come scudo,
per la sua Gerusalemme, Jan di Leida gira nudo... nudo.



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