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Minas piedras

Juanes
Lingua: Spagnolo


Juanes

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Juanes y Andrés Calamaro - Minas Piedras


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[2007]
Letra y Música de Juanes
Testo e Musica di Juanes
Lyrics and Music by Juanes
Album: "La vida es un ratico"
jua


Juanes, da sempre impegnato nel sociale, ha scritto questa canzone dopo aver conosciuto le vittime delle mine antiuomo a Cocorná, provincia di Antioquía, Colombia.
Questa è la seconda canzone (la prima è stata Fíjate bien) con la quale il cantante colombiano ha cercato di attirare l'attenzione verso il problema delle oltre 100 mila mine inesplose messe a terra dalle FARC, forze armate rivoluzionarie della Colombia, in tutto il territorio.
Juanes ha dichiarato di essere rimasto colpito non solo dalla tragica storia di queste persone ma dalla loro voglia di andare avanti, di studiare e di superarsi.
Persone piene di speranza nonostante le avversità.

In Colombia, bambini e adolescenti sono ancora molto vulnerabili alle conseguenze del conflitto armato in corso ed il numero delle vittime delle mine antiuomo è aumentato sensibilmente negli ultimi anni.
I bambini sono particolarmente esposti al rischio di essere feriti o uccisi dalle mine o da altri ordigni perchè queste armi, piccole, colorate e di forma strana vengono spesso scambiate dai piccoli per giocattoli.
Le mine antiuomo e gli ordigni inesplosi sono presenti in 31 delle 32 provincie colombiane e, sempre più spesso, vengono rinvenuti non solo in zone di combattimento, ma anche nei cortili delle scuole, nei pressi di fonti d'acqua e su strade di campagna.
I bambini rifugiati e sfollati che ritornano a casa dopo una guerra sono ancora più a rischio, in quanto ignari dei pericoli ai quali vanno incontro giocando lungo aree e sentieri pericolosi spesso si ritrovano privi di arti, della vista, dell'udito a causa dell'esplosione delle mine.
Essendo fisicamente più piccoli degli adulti, i bambini corrono maggiori rischi di restare uccisi durante un'esplosione e l'85 % dei bambini feriti dalle mine muore prima di raggiungere l'ospedale.
Nei casi in cui le cure mediche sono possibili, il costo diventa proibitivo per le famiglie povere, specialmente perchè i bambini hanno bisogno di maggiori cure rispetto agli adulti. Durante la crescita, inoltre, devono essere adattate loro continuamente nuove protesi, e un bambino sopravvissuto ad un'esplosione potrebbe essere costretto a subire numerose amputazioni.
Senza le cure appropiate, i bambini colpiti dalle mine non possono tornare a scuola e perdono così la possibilità di ricevere un'istruzione e di socializzare, e in prospettiva futura, di trovare un lavoro e di potersi sposare; ciò fa sì che in molti casi essi vengano considerati un peso per le loro famiglie.
Secondo la Campagna per la messa a bando delle mine, produrre una mina costa 3 dollari, mentre, una volta interrata, può costare oltre 1000 dollari trovarla e distruggerla.
Malgrago i progressi, alcuni dei maggiori produttori di mine devono impegnarsi verso il Trattato sulla messa a bando delle mine antiuomo.

"Le mine rendono i bambini orfani. Quando le madri rimangono mutilate o vengono uccise, ai bambini vengono a mancare un'adeguata nutrizione, la possibilità di essere vaccinati e la protezione dal pericolo dello sfruttamento. Quando invece sono i padri a cadere vittime degli esplosivi, i bambini vengono tolti dalle scuole e obbligati a lavorare per contribuire al reddito familiare.
Le mine, destinati ad essere utilizzate in guerra contro i soldati, stanno devastando le vite dei bambini nei periodi di pace." Carol Bellamy

www.unicef.it
Son caminos de caminos
donde las piedras son las minas
que van rompiendo huesos
de la tierra que se queja
dejando inválida la esperanza.

La dulce voz de un niño
se torna en la tormenta
de un llanto incontrolable
de dolores viscerales
que no entiende la inocencia.

Los árboles están llorando
son testigos de tantos
años de violencia
El mar esta marrón
mezcla de sangre con la tierra.

Pero ahí vienen bajando
de la montaña con la esperanza
las madres que ven por sus hijos
y que sus libros para la escuela
son su soñar.

Pero ahí vienen bajando
de la montaña con la esperanza
hombres y niños malheridos
buscando asilo, buscando un sitio
para soñar y amar.

No merecemos el olvido
somos la voz del pueblo
dice un señor sentado
con sus dos ojos vendados
pero que aún tiene
la esperanza en sus manos.

Los árboles están llorando
son testigos de tantos
años de violencia
El mar esta marrón
mezcla de sangre con la tierra.

Pero ahí vienen bajando
de la montaña con la esperanza
las madres que ven por sus hijos
y que sus libros para la escuela
son su soñar.

Pero ahí vienen bajando
de la montaña con la esperanza
hombres y niños malheridos
buscando asilo, buscando un sitio
para soñar y amar.

Son caminos de caminos
caminos de caminos
caminos de caminos
son caminos de caminos
caminos de caminos.

inviata da Marcia - 23/1/2008 - 19:24




Lingua: Portoghese

La versione portoghese proveniente da www.musicas.mus.br
MINHAS PEDRAS

São caminhos de caminhos
Da onde as pedras são as minas
que vão rompendo ossos
da terra que se lamenta
deixando inválida a esperança

A doce voz de uma criança
Se transforma em uma tempestade
de um choro incontrolável
de dores viscerais
que não entende a inocência.

As árvores estão chorando
são testemunhas de tantos
anos de violência
O mar está marrom
Mistura de sangue com a terra.

Mas aí vêm descendo
da montanha com a esperança
As mães que ficam por seus filhos
e que seus livros para a escola
são seus sonhos.

Mas aí vêm descendo
a montanha com a esperança
Homens e crianças desafortunados
buscando abrigo, buscando um espaço
para sonhar e amar.

Não merecemos o esquecimento
Somos a voz do povo
Disse um senhor sentado
Com seus dois olhos vendados
Mas que ainda tem
a esperança em suas mãos.

As árvores estão chorando
são testemunhas de tantos
anos de violência
O mar está marrom
Mistura de sangue com a terra.

Mas aí vêm descendo
da montanha com a esperança
As mães que ficam por seus filhos
e que seus livros para a escola
são seus sonhos.

Mas aí vêm descendo
da montanha com a esperança
Homens e crianças desafortunados
buscando abrigo, buscando um espaço
para sonhar e amar.

São caminhos de caminhos
caminhos de caminhos
caminhos de caminhos
são caminhos de caminhos
são caminhos de caminhos.

inviata da Marcia - 24/1/2008 - 10:39





Versione in duetto con Pau dei Negrita


LA VIDA… ES UN RATICO (“La vita è un momento”) è il quarto album in studio di Juanes ed è uscito ad ottobre 2007 in tutto il mondo, facendo seguito al fortunato “Mi Sangre”, che grazie alla hit “La Camisa Negra” in esso contenuta, ha spopolato anche in Italia. Questa nuova versione italiana dell’album contiene il duetto inedito “Dove le pietre sono mine (Minas piedras)” con la partecipazione di Pau dei Negrita, nato dall’incontro tra i due lo scorso gennaio a Milano e sfociato in uno showcase, dove Juanes ha avuto modo, sia di presentare l’album che di salire sul palco con Pau e Drigo dei Negrita e presentare il brano per la prima volta. Juanes, oltre ad essere il leader della scena mondiale latina, con ben oltre 9 milioni di dischi venduti nel mondo e ben 12 Grammys Latini nel suo palmarès, è soprattutto un cantautore e musicista socialmente impegnato. Il suo messaggio musicale di pace nasce dalla considerazione delle difficoltà nel suo Paese, la Colombia. Da tempo ha difatti attivato la sua crociata contro i pericoli dei campi minati in Colombia ed in altri luoghi nel mondo. A tal fine Juanes ha creato la “Fundacion Mi Sangre” per sensibilizzare il resto del mondo sui problemi delle mine antiuomo e soprattutto per offrire un aiuto concreto alle vittime attraverso la riabilitazione e l'integrazione nella società. La Colombia è infatti uno dei Paesi con il numero più alto di vittime da mine anti-uomo dopo l’Afghanistan e la Cambogia. La collaborazione trai i 2 artisti è sostenuta anche dall’Inter Campus, che dal 1997 è impegnato in un programma di intervento sociale e cooperazione in 17 nazioni nel mondo - tra cui la Colombia - utilizzando il gioco del calcio come strumento di promozione a beneficio di 9.000 bambini bisognosi tra gli 8 ed i 14 anni, sotto la guida di 200 operatori locali.
dal blog "Ditelo sui tetti"
DOVE LE PIETRE SONO MINE

Sono le strade della gente
Dove le pietre sono mine
Che devastano la carne
Nella terra che s'arrende
Lasciando a pezzi la speranza

Il sorriso di un bambino
Perso nella tormenta
Di un pianto viscerale
E un dramma universale
Che violenta l'innocenza

E i salici piangenti
Son testimoni
dei troppi anni di violenza
Il mare non è blu,
mezcla de sangre con la tierra…

ma come un rio dalla montagna
stanno arrivando con la speranza
le madri strette ai propri figli sudando amore, sudando lacrime di dignità

come un rio dalla montagna
stanno arrivando con la speranza
bambini e uomini feriti,
cercando asilo
cercando un posto
dove sognar e amar

Non meritiamo quest'oblio,
Siamo l'urlo della gente
Dice un uomo tra i lamenti, occhi e bende sanguinanti
Ma con ancora… la speranza tra le mani…


Los árboles están llorando
Son testigos de tantos
anos de violencia
El mar esta marrón
mezcla de sangre con la tierra

Pero ahí Viene bajando
de la montana con la esperanza
Las madres que ven por sus hijos, y que sus libros Para la escuela son su sonar

Pero ahí Vienen bajando
de la montaña con la esperanza
Hombres y niños mal heridos
Buscando asilo,
buscando un sitio
Para sonar y amar

Son Caminos de caminos
Caminos de caminos
Caminos de caminos
Son Caminos de caminos
Son Caminos de…
…Caminos

27/7/2008 - 12:30


Discurso pronunciado por Gervasio Sánchez (periodista y fotógrafo) durante la entrega de los premios Ortega y Gasset el 7 de mayo.

En el acto estaban presentes la Vicepresidenta del Gobierno, varias ministras y ministros, exministros del Partido Popular, la Presidenta de la Comunidad de Madrid, el Alcalde de Madrid, el Presidente del Senado y centenares de personas.

Estimados miembros del jurado, señoras y señores:

Es para mí un gran honor recibir el Premio Ortega y Gasset de Fotografía convocado por El País, diario donde publiqué mis fotos iniciáticas de América Latina en la década de los ochenta y mis mejores trabajos realizados en diferentes conflictos del mundo durante la década de los noventa, muy especialmente las fotografías que tomé durante el cerco de Sarajevo. ….

Quiero dar las gracias a los responsables de Heraldo de Aragón, del Magazine de La Vanguardia y la Cadena Ser por respetar siempre mi trabajo como periodista y permitir que los protagonistas de mis historias, tantas veces seres humanos extraviados en los desaguaderos de la historia, tengan un espacio donde llorar y gritar.

No quiero olvidar a las organizaciones humanitarias Intermon Oxfam, Manos Unidas y Médicos Sin Fronteras, la compañía DKV SEGUROS y a mi editor Leopoldo Blume por apoyarme sin fisuras en los últimos doce años y permitir que el proyecto Vidas Minadas al que pertenece la fotografía premiada tenga vida propia y un largo recorrido que puede durar décadas.

Señoras y señores, aunque sólo tengo un hijo natural, Diego Sánchez, puedo decir que como Martín Luther King, el gran soñador afroamericano asesinado hace 40 años, también tengo otros cuatro hijos víctimas de las minas antipersonas: la mozambiqueña Sofia Elface Fumo, a la que ustedes han conocido junto a su hija Alia en la imagen premiada, que concentra todo el dolor de las víctimas, pero también la belleza de la vida y, sobre todo, la incansable lucha por la supervivencia y la dignidad de las víctimas, el camboyano Sokheurm Man, el bosnio Adis Smajic y la pequeña colombiana Mónica Paola Ojeda, que se quedó ciega tras ser víctima de una explosión a los ocho años.

Sí, son mis cuatro hijos adoptivos a los que he visto al borde de la muerte, he visto llorar, gritar de dolor, crecer, enamorarse, tener hijos, llegar a la universidad. Les aseguro que no hay nada más bello en el mundo que ver a una víctima de la guerra perseguir la felicidad.

Es verdad que la guerra funde nuestras mentes y nos roba los sueños, como se dice en la película Cuentos de la luna pálida de Kenji Mizoguchi.

Es verdad que las armas que circulan por los campos de batalla suelen fabricarse en países desarrollados como el nuestro, que fue un gran exportador de minas en el pasado y que hoy dedica muy poco esfuerzo a la ayuda a las víctimas de la minas y al desminado.

Es verdad que todos los gobiernos españoles desde el inicio de la transición encabezados por los presidentes Adolfo Suarez, Leopoldo Calvo Sotelo, Felipe González, José María Aznar y José Luis Rodríguez Zapatero permitieron y permiten las ventas de armas españolas a países con conflictos internos o guerras abiertas.

Es verdad que en la anterior legislatura se ha duplicado la venta de armas españolas al mismo tiempo que el presidente incidía en su mensaje contra la guerra y que hoy fabriquemos cuatro tipos distintos de bombas de racimo cuyo comportamiento en el terreno es similar al de las minas antipersonas.

Es verdad que me siento escandalizado cada vez que me topo con armas españolas en los olvidados campos de batalla del tercer mundo y que me avergüenzo de mis representantes políticos.

Pero como Martin Luther King me quiero negar a creer que el banco de la justicia está en quiebra, y como él, yo también tengo un sueño: que, por fin, un presidente de un gobierno español tenga las agallas suficientes para poner fin al silencioso mercadeo de armas que convierte a nuestro país, nos guste o no, en un exportador de la muerte.

Muchas gracias.

La foto premiada. Sofia Elface Fumo, con su hija Alia
La foto premiada. Sofia Elface Fumo, con su hija Alia

16/1/2009 - 17:49




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