Clamimi par non,
il nom ca plui ti plàs,
Chel che ti pàr miòr
scielgilu par me.
Clamimi par non,
Decit tros ains chi ai,
chei ca ti coventin
chei ca no varai mai.
E ti prei, sior omp
No sta cjalami i voi
Dome ai, tal font
A reste ché ca soi
E ti prei, sior omp
Perdone i miei cjavei,
Une femine, an dit
vares di veiu biei.
Clamimi par non
Dimi ce chi ai di fa,
Trop cuarp chi ai di dà
Par Îà fin insomp.
Clamimi par non
Ma falu in tal scùr
Parcè ca in cheste storie
a fàs plui poure la liis.
E ti prei, siòr omp
No sta cjalami i voi
Dome ai, tal font
A reste ché ca soi
E ti prei, sior omp
Perdone i miei cjavei,
Une femine, an dit
vares di veiu biei.
E ti prei, Signòr
Visiti tu il gno nom
E vise la me mame
Ca la so fuarce, che,
la ai ancjmé.
il nom ca plui ti plàs,
Chel che ti pàr miòr
scielgilu par me.
Clamimi par non,
Decit tros ains chi ai,
chei ca ti coventin
chei ca no varai mai.
E ti prei, sior omp
No sta cjalami i voi
Dome ai, tal font
A reste ché ca soi
E ti prei, sior omp
Perdone i miei cjavei,
Une femine, an dit
vares di veiu biei.
Clamimi par non
Dimi ce chi ai di fa,
Trop cuarp chi ai di dà
Par Îà fin insomp.
Clamimi par non
Ma falu in tal scùr
Parcè ca in cheste storie
a fàs plui poure la liis.
E ti prei, siòr omp
No sta cjalami i voi
Dome ai, tal font
A reste ché ca soi
E ti prei, sior omp
Perdone i miei cjavei,
Une femine, an dit
vares di veiu biei.
E ti prei, Signòr
Visiti tu il gno nom
E vise la me mame
Ca la so fuarce, che,
la ai ancjmé.
Contributed by Dq82 - 2025/11/22 - 21:17
Language: Italian
Traduzione italiana dal libretto dell’album / Italian translation from the album booklet / Traduction italienne tirée du livret de l’album / Albumin vihkosen italiankielinen käännös
CHIAMAMI PER NOME
Chiamami per nome
Tl nome che ti piace di più
Quello Che ti sembra migliore
Sceglilo per me.
Chiamami per nome,
Decidi quanti anni ho,
Quelli che ti servono
Quelli che mai avrò.
E ti prego, signor uomo
Non guardarmi negli occhi
Solo dentro a quelli, in fondo
Resta la mia identità
E ti prego, signor uomo
Perdona i miei capelli
Una donna, hanno detto
Dovrebbe averli belli
Chiamami per nome
Dimmi cosa devo fare
Quanto corpo ti devo dare
Per andare fino in fondo.
Chiamami per nome
Ma fallo nel buio
Perché in questa storia
Fa più paura la luce
E ti prego, signor uomo
Non guardarmi negli occhi
Solo dentro a quelli, in fondo
Resta la mia identita
E ti prego, signor uomo
Perdona i miei capelli
Una donna, hanno detto
Dovrebbe averli belli
E ti prego, Dio
Ricordati tu il mio nome
E di alla mia mamma
Che la sua forza, almeno quella,
ce l'ho ancora.
Chiamami per nome
Tl nome che ti piace di più
Quello Che ti sembra migliore
Sceglilo per me.
Chiamami per nome,
Decidi quanti anni ho,
Quelli che ti servono
Quelli che mai avrò.
E ti prego, signor uomo
Non guardarmi negli occhi
Solo dentro a quelli, in fondo
Resta la mia identità
E ti prego, signor uomo
Perdona i miei capelli
Una donna, hanno detto
Dovrebbe averli belli
Chiamami per nome
Dimmi cosa devo fare
Quanto corpo ti devo dare
Per andare fino in fondo.
Chiamami per nome
Ma fallo nel buio
Perché in questa storia
Fa più paura la luce
E ti prego, signor uomo
Non guardarmi negli occhi
Solo dentro a quelli, in fondo
Resta la mia identita
E ti prego, signor uomo
Perdona i miei capelli
Una donna, hanno detto
Dovrebbe averli belli
E ti prego, Dio
Ricordati tu il mio nome
E di alla mia mamma
Che la sua forza, almeno quella,
ce l'ho ancora.
Contributed by Dq82 - 2025/11/24 - 17:32
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Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Nicole Coceancig
Album / Albumi: Zohra
Aperto dallo strumentale “Dentri di un furgon”, il disco entra nel vivo con "Di trop che o ai cjaminat", in cui la protagonista racconta la sua condizione di fuggitiva costretta a travestirsi da uomo per sopravvivere, un destino comune a molte donne sole sulla rotta balcanica. La tensione emotiva resta alta con “Clamimi par non” a cui la Coceancig affida un immaginario dialogo con un trafficante di esseri umani, e le struggenti “Cjare mame” e “Rose Sveade d’Unviâr”. Il vertice del disco arriva con “Silos”, brano che premiato con la ,enzione per il Miglior Testo al Premio Andrea Parodi 2025 e il cui titolo al grande edificio triestino ottocentesco, un tempo deposito di granaglie e poi luogo di accoglienza per profughi istriani, fiumani e dalmati. Oggi, invece, è un simbolo di degrado e disumanizzazione: uno spazio invivibile, privo di pavimenti e servizi, dove chi giunge lungo la rotta balcanica attende il riconoscimento dormendo nel fango, tra ratti e gelo. Coceancig, però, sceglie una strada diversa dalla semplice denuncia. “Silos” è un dialogo immaginario tra Zohra e Maria, la madre di Cristo: una sovrapposizione potente tra l’Occidente cristiano e la realtà che esso produce e tollera. Così, “Zohra” è anche, e forse soprattutto, una riflessione sulla condizione femminile. La protagonista parte solo perché travestita da uomo: un paradosso doloroso che rivela la negazione profonda dell’autonomia femminile. Completano il disco il canto di speranza “La Liende Dal Silveri” giocata su una raffinata melodia in cui spicca l’intreccio tra archi, corde e voci e la villotta tradizionale “A no‘nd è mai stade ploe”. Ad impreziosire il tutto il booklet con traduzioni, note e riflessioni critiche che trasforma il disco in un oggetto narrativo complesso, quasi un’opera aperta. “Zohra” è, dunque, un disco che attraversa e mette in discussione confini fisici, culturali e morali. È un’opera che non consola e non attenua: illumina, espone, interroga. La scrittura di Coceancig, insieme all’impianto musicale e narrativo, costruisce uno dei lavori più solidi, consapevoli e urgenti della stagione italiana. Come la sua protagonista, questo album non chiede permesso. Cammina. E ci costringe a seguirla.
blogfoolk
In “Clamimi par non” (chiamami per nome) canti: “Chiamami per nome / ma fallo nel buio / perché in questa storia fa più paura la luce”. Ritornando alla domanda di prima… proprio per questo. Zohra è travestita e in questo brano, un ipotetico dialogo con il suo passeur (trafficante di esseri umani, colui al quale viene pagata una certa tariffa, non solo in denaro, per arrivare fino ad una determinata meta del viaggio), chiede lui di darle il nome che vuole, l’età che ha bisogno che lei abbia, di prendersi tutto il corpo che vuole, ma di fare tutto ciò nel buio, perché in questa dolorosa storia con un segreto così grande da mantenere, la luce è più pericolosa del buio.
nota.it