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Edward

Anonymous
Language: Scots


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1. Old Blind Dogs, Edward


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Roud Folk Song Index #200

Scottish popular ballad
Ballata popolare scozzese
Ballade populaire écossaise
Skotlantilainen kansanlaulu
Thomas Percy's Reliques of Ancient English Poetry:
consisting of Old Heroic Ballads, Songs, and other
Pieces of our earlier Poets, (Chiefly of the Lyric kind.)
Together with some few of later Date. Volume the First.
London: Printed for J. Dodsley in Pall-Mall.
M DCC LXV [1765], pages 53-56.

Musica / Music / Musique / Sävel:
Vedi introduzione / See Introduction / Voir l'introduction

edwaedwa


Thomas Percy (1729-1811)
Thomas Percy (1729-1811)
Il tradizionale testo di Edward (nota anche come Edward, Edward, Child #13B) proviene dalle celeberrime Reliques of Ancient English Poetry di Thomas Percy (1729-1811), vescovo di Dromore e antiquario, ed è indubbiamente una delle ballate tradizionali preferite dai lettori più raffinati. Una copia della ballata sembra fosse stata consegnata al celebre antiquario da un magistrato scozzese, Sir David Dalrymple, e fu probabilmente lo stesso Percy ad introdurre le grafie “anticheggianti”, quhy per why, ze, zour per ye, your, ecc., che qui si mantengono per rispetto della tradizione. La lingua della ballata è comunque l’inglese di Scozia.

Sir David Dalrymple (1726-1792)
Sir David Dalrymple (1726-1792)
E’ notissima l’influenza che le Reliques del Percy, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1765, ebbero sulla formazione e sulla diffusione del Romanticismo in Gran Bretagna e, in seguito, in tutta Europa; si può quindi comprendere perché questa ballata, considerata tra le migliori dell’ “antica poesia popolare” britannica, abbia avuto sugli sviluppi culturali europei. Redatta in forma di dialogo, questa ballata è, giustamente, considerata magistrale. Si serve d’ogni artificio per amplificare la tensione drammatica, dalla ripetizione progressiva e martellante alle domande retoriche che fanno gradualmente la catastrofe tenendola però continuamente in sospeso; la κλίμαξ giunge al culmine quando viene rivelata la colpa della madre, nelle ultime righe della ballata. Tale espediente, che è esattamente l’opposto degli schemi ballatistici usuali (di solito, i colpevoli vengono rivelati all’inizio), è di grande efficacia letteraria: indi per cui, si è portati a credere (come del resto, ovviamente, aveva già fatto Francis James Child) che “Edward” sia fin troppo magistrale per essere autenticamente popolare. Come si vedrà meglio in seguito, alcuni analoghi europei (scandinavi e finlandesi, in particolare) fanno capire che il “materiale grezzo” della ballata è molto antico, e che autentiche versioni popolari angloscozzesi (e irlandesi) esistono e sono ben note da tempo; ma la Edward “mediata” dal Percy ha senz’altro subito rimaneggiamenti letterari, probabilmente da parte del Percy stesso. D'altro canto, e lo ripeteremo ad nauseam, è soprattutto a questa versione che la ballata è diventata notissima ed ha addirittura influenzato un intero periodo culturale di primaria importanza. Come è noto, tra le altre cose, Thomas Percy si rifiutava categoricamente di mostrare ad altri il materiale che raccoglieva, custodendolo rigorosamente sotto chiave con il pretesto di “non farlo rovinare” ma, in realtà, anche per rimaneggiarlo e combinarci sopra ogni sorta di coltissimo e poetico pastrocchio (come poi fece, e da par suo, Sir Walter Scott).

William Motherwell (1797-1835)
William Motherwell (1797-1835)
In realtà, come si può vedere, questa versione fu classificata dal Child come #13B. La versione 13A è in realtà quella data da William Motherwell, con il titolo popolare di Son Davie (Motherwell’s Manuscript, p. 139; poi in Motherwell, Minstrelsy: Ancient and Modern, 1827, p. 339). Tale versione (che il Motherwell aveva raccolto, a suo dire, da una certa “Mrs. King”, un’anziana donna di Kilbarchan), deve essere considerata, dal punto di vista strettamente filologico, come la principale della tradizione scozzese, e la cosa non sfuggì certamente a Francis James Child. Peraltro, il Motherwell era incline a considerare la ballata non come completa ed autonoma, ma come un frammento staccatosi da Lizie Wan (Child #51) e The Twa Brothers (“I due fratelli”; Child #49). In effetti, tali due Murder Ballads contengono più o meno l’intera storia di Edward. Già il Motherwell, che fu contemporaneo di Thomas Percy, pensava che quest’ultimo avesse discretamente alterato il testo della ballata consegnatogli dal Dalrymple (testo che, peraltro, nessuno vide mai); il Motherwell pensò addirittura che His Lordship (così chiama il Percy, dandogli il suo titolo vescovile) avesse persino cambiato il nome dell’eroe della ballata. In effetti, “Edward” è un nome che non ricorre mai nelle ballate popolari scozzesi, tranne quando si allude ad un re d’Inghilterra. Da buon scozzese, il Percy avrebbe dunque dato al figlio degenere un nome inglese? Ovviamente, non è dato saperlo con certezza.

Tra tutti i crimini, quello del parricidio è forse il più esecrabile ed esecrato ed è quindi sottoposto a pene particolarmente severe, imposte dall’autorità o, come in questo caso, autoimposte per un senso di colpa insostenibile. A tale riguardo, però, ricordiamo che il termine “parricidio” (e “parricida”), in origine non ha assolutamente niente a che vedere con il “padre”: già dalle Leggi delle XII Tavole si vede infatti che il termine (paricidas) significa in realtà “uccisore di un proprio pari”. Il parricidio è l’assassinio di un uguale, non solo per legami familiari, ma anche per censo, per carica, per importanza sociale. Nel caso del “padre”, il parricidio ha una connotazione doppia: non si uccide soltanto il genitore e il capofamiglia, ma anche un pari grado e, fondamentalmente, è come uccidere se stessi. La vicenda di Edward, a tale riguardo, è esemplare e assolutamente classica; la racconteremo per sommi capi partendo dalla fine, cioè nel senso esattamente inverso a quello dell’originale.

Per motivi che non è dato sapere (raramente nelle ballate tradizionali vi sono simili introspezioni, e ci si attiene ai fatti compiuti), una donna ha convinto il proprio figlio, Edward, ad ammazzare il padre nonché di lei consorte. Alcuni hanno, naturalmente, ipotizzato una relazione incestuosa tra la madre e il figlio; dico “naturalmente”, perché l’ “incestite” è una diffusa malattia tra gli studiosi e gli appassionati di antiche ballate europee, malattia che porta a vedere l’incesto un po’ ovunque; fatto sta che il figlio obbedisce alla madre e infilza il genitore a fil di spada. Con l'arma ancora gocciolante del sangue paterno, si presenta alla madre che, per somma crudeltà, comincia a tempestarlo di inutili domande le cui risposte da parte di Edward lei stessa si premura di smentire con atroce logica, quasi prendendolo in giro. Alla fine la verità viene rivelata (la potremmo chiamare un segreto di Pulcinella), e si passa all’espiazione del crimine, autoinflittasi da Edward e che prevede una pena ben peggiore della morte: l’esilio. Tutto verrà abbandonato per sempre: le proprietà, la moglie, i figli (ai quali viene lasciato the warldis room, forse l’espressione più famosa di tutta la ballata, ovvero “il vasto mondo”, “lo spazio del mondo”) per mendicarsi la vita. Questa è la terribile eredità che Edward lascia ai suoi cari. Ma quando la simpatica madre chiede a Edward che cosa egli intenda lasciarle, Edward se la trascina letteralmente con sé all’inferno per essere stata la malvagia consigliera. Non sfuggirà comunque, tra le altre cose, il quasi perfetto parallelismo tra la storia di Edward ed il mito greco dell’uccisione di Agamennone (il padre) da parte di Oreste (il figlio), su consiglio della madre (Clitennestra). Come dire: sono storie antiche quanto il mondo, e che affiorano ai quattro angoli della Terra. Con un immane salto temporale, si potrebbe dire che, in fondo, il procedimento di Edward e di altre ballate angloscozzesi ed europee del genere non differisce poi molto, per fare un esempio, dalle storie poliziesche del tenente Colombo. Una caratteristica di queste ballate che è stata spesso fatta notare da fior di studiosi, è il loro andamento “cinematografico” ante litteram.

Jeannie Robertson (1908-1975)
Jeannie Robertson (1908-1975)
La versione scozzese autenticamente popolare, quella raccolta dal Motherwell nel 1822 e di cui già Whitelaw (1845) e Child avevano presentato il testo (versione #13A), era ritenuta del tutto scomparsa dalla tradizione popolare viva da più di cento anni negli anni ‘50 del XX secolo. Tutto questo fino al 1953, quando Hamish Henderson (singolare e poliedrica figura di fede comunista, poeta, autore di canzoni, song catcher, intellettuale e soldato) si imbatté nella cantastorie popolare di etnia Scottish Traveller Regina "Jeannie" Robertson che gliene cantò versione (e, in seguito, la incise). Era My Son David. Questo causò un vero e proprio sconquasso tra gli studiosi, convinti che le ballate del filone di Edward fossero oramai uscite da tempo immemore dalla tradizione popolare, e li convinse a riesaminare l’intero corpus delle ballate scozzesi alla luce dello sterminato repertorio della Robertson.

Hamish Henderson (1919-2002)
Hamish Henderson (1919-2002)
La storia di Edward, come detto, presenta ciò che è un autentico abominio persino per le ballate popolari, che generalmente non sono un modello di gentilezza e comprensione. Il parricidio è un evento che definire “forte” sarebbe un eufemismo; come si è visto, infatti, le versioni autenticamente popolari (scozzesi e scandinave) narrano generalmente di un fratricidio (spesso di tale “John”, ma i nomi delle ballate sono sempre gli stessi) ed alcune addirittura dell’uccisione di un cognato. Le versioni europee, però, mantengono generalmente la madre come “consigliera infernale”. Le versioni americane (che in questa pagina non presentiamo; Roud ne ha catalogate 148) mantengono pur esse l’impianto della vicenda, ma spesso la madre non prende assolutamente parte al crimine. Ma, secondo lo studio dettagliato di Archer Taylor, Edward and Svend i Rosengård (1931), molte delle versioni americane sono forse più vicine all’originale, da cui probabilmente derivarono anche le versioni scandinave (o viceversa; ma è un po’ la questione se sia nato prima l’uovo o la gallina). Il testo “storico” di Edward presenta un’altra importante divergenza dal filone; Edward, infatti, intende andare in esilio, che è una pena commisurata al suo crimine ed è ben più grave della morte fisica. L’esilio rappresenta la “morte da vivi”, lo sradicamento totale, la condanna all'invisibilità ed all'eterno vagare in terre lontane in preda al rimorso; Edward lo sa, e se lo autoimpone in quanto cosciente di ciò che ha commesso. Nelle versioni probabilmente originali (scozzesi e scandinave) il protagonista si macchia di fratricidio e si autoimpone quindi la tipica pena riservata a questo genere di crimine e all'omicidio in generale: essere abbandonato al largo in una “barca sfondata” o a cui viene tolto il tappo di sgorgo. La “barca sfondata” (bottomless boat) è una costante in tutte le versioni scozzesi di Son Davie. Va detto che tale pena è tipicamente di origine scandinava ed in tali paesi veniva applicata, e questo fa propendere per un'origine scandinava di tali versioni, sebbene nelle tipiche versioni scandinave ("Sven i Rosengård" ecc.) il protagonista scelga proprio l'esilio come in Edward. Naturalmente, vi è chi ha cercato di indagare se la vicenda di Edward possa avere qualche effettivo addentellato storico. Nella società tradizionale dei clan non solo in perenne lotta tra di loro, ma anche segnati da conflitti familiari di ogni genere, non è poi così improbabile che una vicenda del genere sia effettivamente e chissà quando e dove avvenuta; ma occorre pensare che, in certe epoche, si è trattato di qualcosa che, se non era proprio all’ordine del giorno, non era poi nemmeno così tanto rara, un po’ dappertutto. Neppure in Scandinavia, ovviamente, dove gli sbudellamenti familiari erano frequenti.

Son Davie, né tantomeno Edward ci sono pervenute con una melodia accertata come autentica; come detto, il Motherwell non poté (o non volle) trascrivere il canto di Mrs. King nel 1822. Per avere una melodia popolare autentica occorse attendere il 1953, con la variante My Son David raccolta da Hamish Henderson dalla voce di Jeannie Robertson. Per il resto, la storia delle sue versioni musicate è fatta esclusivamente di musica appositamente composta, ed all’inizio riguarda soltanto le sue versioni in altre lingue. In primis quella tedesca di Johann Gottfried Herder (1773), armonizzata nel XIX secolo da ben tre musicisti di prim’ordine: Carl Loewe (1818), Franz Schubert (1827) e Johannes Brahms (1878). Non è esagerato affermare che la versione tedesca di Herder sia almeno celebre quanto l’originale, e che le sia dovuta buona parte della sua diffusione in Europa -grazie anche alle sue versioni musicate che ci hanno indotto ad includere la ballata anche nel Percorso sulla Musica Classica. Anche le versioni russe (quella di Katierina Karlovna Pavlova del 1839 e quella del conte Aleksiej Konstantinovič Tolstoj del 1871) sono palesemente derivate non dall’originale, ma dalla versione tedesca di Herder. La seconda, in particolare, fu messa in musica da un altro sommo musicista: Piotr Ilič Čajkovskij. E l’originale? A parte le melodie “folkloristiche” moderne (tra le quali si distacca quella della versione degli Old Blind Dogs che abbiamo qui scelto per presentare la ballata), esiste a mia conoscenza solo una versione classica, composta peraltro in tempi relativamente moderni: quella di Ivor Gurney (1890-1937) e Francis George Scott (1880-1958) [1914].



La (bella) melodia moderna arrangiata dagli Old Blind Dogs è stata composta, basandosi su armonie tradizionali, da Jonny Hardie, Aaron Jones e Donald Hay nel 1999.



La pagina, pur attenendosi alle versioni europee e tralasciando quelle americane, non sarebbe mai potuta essere completa (pur nella sua sommarietà) senza aver dato conto almeno di qualche versione irlandese (What put the Blood?) e scandinava (la danese “Svend i Rosengaard”, la svedese “Sven i Rosengård” e la finlandese Velisurmaaja).

Come è stato accennato all’inizio di questa introduzione, “la lingua della ballata è comunque l’inglese di Scozia”. Le grafie fake-antique che abbiamo qui mantenuto rendono probabilmente il testo originale incomprensibile ai più, né è la versione modernizzata degli Old Blind Dogs più “immediata” anche per chi conosce l’inglese standard mediamente bene. E’ stata quindi inserita in nota una traduzione in inglese moderno, che segue fedelmente il testo originale modificando un po’ la sintassi, “anglicizzando” l’ortografia di alcune parole e traducendone altre. Si tratta comunque di una versione assolutamente letterale; come tutte le old ballads, anche se rimaneggiate, Edward è lontanissima dagli standard linguistici dell'inglese letterario (a tale riguardo, si veda anche la versione di Giordano Dell'Armellina) [RV 10-11-2025]
Quhy dois zour brand sae drap wi bluid, [1]
Edward, Edward?
Quhy dois zour brand sae drap wi bluid
And quhy sae sad gang zee, o?

O, I hae killed my hauke sae guid,
Mither, mither:
O, I hae killed my hauke sae guid
And I had nae mair bot hee, o.

Zour haukis bluid was nevir sae reid;
Edward, Edward;
Zour haukis bluid was nevir sae reid,
My deir son I tell thee, o.

I hae killed my reid-roan steid,
Mither, mither:
O, I hae killed my reid-roan steid,
That erst was sae fair and frie, o.

Zour steid was auld, and ze hae gat mair,
Edward, Edward;
Zour steid was auld, and ze hae gat mair,
Sum other dule ze drie, o;

O, I hae killed my fadir deir,
Mither, mither:
O, I hae killed my fadir deir,
Alas! And wae is mee, o.

And quhatten penance will ze drie for that
Edward, Edward;
And quhatten penance will ze drie for that?
My deir son, now tell me, o;

Ile set my feit in zonder boat,
Mither, mither:
Ile set my feit in zonder boat,
And Ile fare ovir the sea, o.

And quhat wul ze doe wi zour towirs and zour ha,
Edward, Edward?
And quhat wul ze doe wi zour towirs and zour ha
That were sae fair to see, o?

Ile let thame stand tul they doun fa,
Mither, mither:
Ile let thame stand tul they doun fa,
For here nevir mair maun I bee, o.

And quhat wul ze leive to zour bairns and zour wife,
Edward, Edward?
And quhat wul ze leive to zour bairns and zour wife,
Quhan zou gang ovir the sea, o?

The warldis room, late them beg thrae life,
Mither, mither,
The warldis room, late them beg thrae life,
For thame nevir mair wul I see, o.

And quhat wul ze leive to zour ain mither deir,
Edward, Edward?
And quhat wul ze leive to zour ain mither deir,
My deir son, now tell mee, o?

The curse of hell frae me sall ze beir,
Mither, mither,
The curse of hell frae me sall ze beir,
Sic counseils ze gave to me, o.
[1] Traduzione in inglese moderno
Modern English translation

--> elizabethancostume.net

Why does your sword so drip with blood,
Edward,Edward,
Why does your sword so drip with blood,
And why so sad go you, O?

O I have killed my hawk so good,
Mother, Mother,
O I have killed my hawk so good,
And I had no other save he, O.

Your hawk's blood was never so red,
Edward, Edward,
Your hawk's blood was never so red,
My dear son I tell you, O.

O I have killed my red roan steed,
Mother,Mother,
O I have killed my red roan steed,
that was so fair and free, O.

Your steed was old and you have got more,
Edward, Edward,
Your steed was old and you have got more,
You suffer some other grief, O.

O I have killed my father dear,
Mother, Mother,
O I have killed my father dear,
Alas and woe is me, O.

And what penance will you do for that,
Edward, Edward,
And what penance will you do for that,
My dear son, now tell me O.

I'll set my foot on yonder ship,
Mother, Mother,
I'll set my foot on yonder ship,
And I'll fare over the sea, O.

And what will you do with your towers and your hall,
Edward, Edward,
And what will you do with your towers and your hall,
that were so fair to see, O?

I'll let them stand till they down fall,
Mother, Mother,
I'll let them stand till they down fall,
For here nevermore may I be, O.

And what will you leave to your children and your wife,
Edward, Edward,
And what will you leave to your children and your wife,
when you go over the see, O?

The world's room, let them beg through life,
Mother, Mother,
The world's room, let them beg through life,
For them will I nevermore see, O.

And what will you leave to your own mother dear,
Edward, Edward,
And what will you leave to your own mother dear,
My dear son now tell me, O.

The curse of hell you shall get from me,
Mother, Mother,
The curse of hell you shall get from me,
Such counsel you gave to me, O.

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/6 - 11:52




Language: Scots

Edward, Edward [1999]
La versione degli Old Blind Dogs
Old Blind Dogs' version
Version des Old Blind Dogs
Old Blind Dogsin versio




Registrata nel 1999, la versione di Edward eseguita dalla band scozzese degli Old Blind Dogs è, come dire, un “recupero” quasi integrale dell’antica ballata probabilmente rimaneggiata dal Percy. Segue molto fedelmente la linea testuale della sua “ava”, ma in uno scozzese attuale e in grafia standard moderna. Non che risulti più facilmente comprensibile a chi non è abituato almeno un po’ all’inglese di Scozia, ma sicuramente -almeno a livello scritto- un po’ meno outlandish. Nel 2006 la versione fu inserita nell'album intitolato The World's Room, che è un'espressione ripresa proprio dal testo di "Edward" (the warldis room) "il vasto mondo". [RV]
Edward, Edward

Why dis yer brand sae drap wi bluid
Young Edward, oh, young Edward
Why dis yer brand sae drap wi bluid
And why so sad gang ye-o
Why dis yer brand sae drap wi bluid
Young Edward, oh, young Edward
Why dis yer brand sae drap wi bluid
And why so sad gang ye-o

I hae killed my hawk sae guid
My dear mother, my dear mother
I hae killed my hawk sae guid
And I had nae mair but he-o
I hae killed my hawk sae guid
My dear mother, my dear mother
I hae killed my hawk sae guid
And I had nae mair but he-o

Yer hawkis bluid wis never sae reid
Young Edward, oh, young Edward
Yer hawkis bluid wis never saе reid
My dear son, I tell taе thee-o
Yer hawkis bluid wis never sae reid
Young Edward, oh, young Edward
Yer hawkis bluid wis never sae reid
My dear son, I tell tae thee-o

I hae killed my reid-roan steed
My dear mother, my dear mother
I hae killed my reid-roan steed
That erst wis so fair and free-o
I hae killed my reid-roan steed
My dear mother, my dear mother
I hae killed my reid-roan steed
That erst wis so fair and free-o

Yer steed wis auld, and ye hae gat mair
Young Edward, oh, young Edward
Yer steed wis auld, and ye hae gat mair
Some other dule ye dree-o
Yer steed wis auld, and ye hae gat mair
Young Edward, oh, young Edward
Yer steed wis auld, and ye hae gat mair
Some other dule ye dree-o

I hae killed my faither dear
My dear mother, my dear mother
I hae killed my faither dear
Alas and wae is me-o
I hae killed my faither dear
My dear mother, my dear mother
I hae killed my faither dear
Alas and wae is me-o

And whatten penance'll ye dree for that
Young Edward, oh, young Edward
And whatten penance'll ye dree for that
My dear son, now tell tae me-o
And whatten penance'll ye dree for that
Young Edward, oh, young Edward
And whatten penance'll ye dree for that
My dear son, now tell tae me-o

I will sail in yonder boat
My dear mother, my dear mother
I will sail in yonder boat
And awa and over the sea-o
I will sail in yonder boat
My dear mother, my dear mother
I will sail in yonder boat
And awa and over the sea-o

And whit'll ye dae wi yer towers and haw
Young Edward, oh, young Edward
And whit'll ye dae wi yer towers and haw
That war sae fair tae see-o
And whit'll ye dae wi yer towers and haw
Young Edward, oh, young Edward
And whit'll ye dae wi yer towers and haw
That war sae fair tae see-o

Thay can stand until thay faw doun
My dear mother, my dear mother
Thay can stand until thay faw doun
For here never mair maun I be-o
Thay can stand until thay faw doun
My dear mother, my dear mother
Thay can stand until thay faw doun
For here never mair maun I be-o

And whit'll ye leave yer bairns and wife
Young Edward, oh, young Edward
And whit'll ye leave yer bairns and wife
When ye gang over the sea-o
And whit'll ye leave yer bairns and wife
Young Edward, oh, young Edward
And whit'll ye leave yer bairns and wife
When ye gang over the sea-o

The warldis room, let thaim beg
My dear mother, my dear mother
The warldis room, let thaim beg
For thaim niver mair will I see-o
The warldis room, let thaim beg
My dear mother, my dear mother
The warldis room, let thaim beg
For thaim niver mair will I see-o

And whit'll ye leave yer mother dear
Young Edward, oh, young Edward
And whit'll ye leave yer mother dear
When ye gang over the sea-o
And whit'll ye leave yer mother dear
Young Edward, oh, young Edward
And whit'll ye leave yer mother dear
My dear son, now tell tae me-o

The curse o hell shall ye bear
My dear mother, my dear mother
The curse o hell shall ye bear
For sic coonsels ye gae tae me-o
The curse o hell shall ye bear
My dear mother, my dear mother
The curse o hell shall ye bear
For sic coonsels ye gae tae me-o

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/6 - 15:43




Language: English

Edward
Versione in inglese standard di Giordano Dell'Armellina
Standard English version by Giordano Dell'Armellina
1999

Giordano Dell'Armellina.
Giordano Dell'Armellina.


Un importante contributo italiano alla conoscenza ed all’ascolto di Edward è l’armonizzazione ed esecuzione della ballata contenuta nel CD The Ancient Mariner – Ballate britanniche del tempo che fu (1999), opera di Giordano Dell’Armellina. Con Dell’Armellina collaborano qui Maurizio Dehò (violino), Giampietro Marazza (fisarmonica) e Silvia Bozzeda (canto). Qui Edward è eseguita (come d'obbligo) in duetto da Dell'Armellina e dalla Bozzeda; la melodia è una creazione originale di Giordano Dell'Armellina. La versione è in inglese standard, opera anch’essa di Dell’Armellina; a tale riguardo, non si tratta di una pura e semplice modernizzazione grafica, ma di una vera e propria traduzione, e a volte con soluzioni autonome che si allontanano un po’ dall’originale. Mentre la Bozzeda canta in un inglese impeccabile, Dell’Armellina fa qualche piccola concessione allo scozzese, pronunciando le “r” in modo pieno (in inglese la “r” è molto “evanescente”, mentre in scozzese viene pronunciata quasi esageratamente, “rrrrr”, alla mediterranea).



Edward

“Why does your sword so drip with blood,
Edward, Edward?
Why does your sword so drip with blood,
And why so sad are ye, O?”

“Oh I have killed my hawk so good,
Mother, mother.
Oh, I have killed my hawk so good,
And I had no more but he, O.”

“Your hawk’s blood was never so red,
Edward, Edward.
Your hawk’s blood was never so red,
My dear son, I’ll tell thee, O.”

“Oh, I have killed my red-roan steed,
Mother, mother.
Oh, I have killed my red-roan steed,
That was so fair and free, O.”

“Your steed was old and your stables filled,
Edward, Edward.
Your steed was old and your stables filled,
Now say what may it be, O.”

“It was my father that I killed,
Mother, mother.
It was my father that I killed,
Alas, and woe is me, O.”

“What penance will you do for that,
Edward, Edward?
What penance will you do for that,
My dear son now tell me, O.”

“I’ll set my feet in yonder boat,
Mother, mother.
I’ll set my feet in yonder boat,
And I’ll fare over the sea, O.”

“What will you do with your towers and hall,
Edward, Edward?
What will you do with your towers and hall,
That are so fair to see, O?”

“I’ll let them stand till down they fall,
Mother, mother.
I’ll let them stand till down they fall,
For here nevermore may I be, O”

“What will ye leave to your babes and your wife,
Edward, Edward?
What will ye leave to your babes and your wife,
When ye go over the sea, O?”

“The world’s room, let them beg through life,
Mother, mother.
The world’s room, let them beg through life,
For them nevermore will I see, O.”

“And what will ye leave to your mother dear,
Edward, Edward?
And what will ye leave to your mother dear,
My dear son now tell me, O.”

“Oh the curse of hell from me shall ye bear,
Mother, mother.
Oh the curse of hell from me shall ye bear,
Such counsel ye gave to me, O.”

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/10 - 11:43




Language: Italian

Edward
Versione italiana di Riccardo Venturi
Italian version by Riccardo Venturi
~ 1985

edwedw.
Edward

Perché la tua spada gocciola così di sangue,
Edward, Edward?
Perché la tua spada gocciola così di sangue
E perché te ne vai tanto triste?

Oh, ho ucciso il mio falco valente,
Madre, madre:
Oh, ho ucciso il mio falco valente,
Ed io non avevo che quello.

Il sangue d'un falco non fu mai tanto rosso,
Edward, Edward:
Il sangue d'un falco non fu mai tanto rosso,
Questo ti dico, figlio mio;

Oh, ho ucciso il mio cavallo roano,
Madre, madre,
Oh, ho ucciso il mio cavallo roano
Prima così libero e felice.

Il tuo cavallo era vecchio, ne hai altri,
Edward, Edward;
Il tuo cavallo era vecchio, ne hai altri,
Qualche altra pena t'affligge.

Oh, ho ucciso il mio amato padre,
Madre, madre;
Oh, ho ucciso il mio amato padre,
Ahimè, ed il male mi colga!

E quale pena ne vuoi portare,
Edward, Edward?
Quale pena ne vuoi portare,
Dimmelo adesso, caro figliolo;

Salirò su quella barca,
Madre, madre;
Salirò su quella barca
E me ne andrò per il mare.

E che ne farai delle tue torri e castelli,
Edward, Edward?
E che ne farai delle tue torri e castelli,
Un tempo, alla vista, così tanto belli?

Li lascerò in piedi finché giù non cadranno,
Madre, madre;
Li lascerò in piedi finché giù non cadranno,
Ché, tanto, mai più vi potrò ritornare.

E che lascerai ai tuoi figli e a tua moglie,
Edward, Edward?
Che lascerai ai tuoi figli e a tua moglie
Quando tu te ne andrai per il mare?

Il vasto mondo per mendicarsi la vita,
Madre, madre;
Il vasto mondo per mendicarsi la vita,
Ché, tanto, non li rivedrò mai più.

E che lascerai alla tua cara madre,
Edward, Edward?
Che lascerai alla tua cara madre?
Dimmelo adesso, caro figliolo;

Da me avrai la maledizione infernale,
Madre, madre;
Da me avrai la maledizione infernale,
Tu, che m'hai dato siffatti consigli.

2025/11/6 - 14:43




Language: German

Edward
La versione tedesca di Johann Gottfried Herder (1744-1803)
German version by Johann Gottfried Herder (1744-1803)
1773

Musica / Music / Musique / Sävel:
1. Johann Carl Gottfried Loewe (1796-1869)
Edward, Ballade 1 Op. 1 [1818]
2. Franz Schubert (1797-1828) - Op. D923 [1827]
3. Johannes Brahms (1833-1897) - Op. 75 n. 1 [1878]

Johann Gottfried Herder (1744-1803)
Johann Gottfried Herder (1744-1803)


La prima edizione delle Reliques del Percy è del 1765, e Edward vi è già contenuta; in tutta Europa, pur con tutti i suoi limiti e i suoi palesi rimaneggiamenti, fu salutata veramente come l’inizio di una “nuova era”, dando l’avvio alla stagione del Romanticismo inglese (in primis con le Lyrical Ballads di Wordsworth e Coleridge, che riconobbero da subito di ispirarsi alle antiche ballate più o meno “popolari” sia negli argomenti che nel linguaggio) e, poi, in tutta Europa. Il primo paese al di fuori dell’Inghilterra che lo recepì fu, come è lecito attendersi, la Germania; il “brodo di coltura” del tempo lo faceva presagire. Il filosofo, teologo e letterato Johann Gottfried Herder fu una delle prime importanti figure del Romanticismo tedesco; ed eccocelo, già nel 1773, con la sua versione di Edward tratta dalla raccolta significativamente intitolata Stimmen der Völker "Voci dei popoli", probabilmente la più famosa in ogni lingua diversa dallo scozzese (talmente famosa da farla considerare da molti una ballata tedesca).

loewedw


Fu probabilmente attraverso tale versione, più che sull’incomprensibile originale scozzese, che Edward si diffuse in mezza Europa, arrivando fino alla Russia. E fu la prima versione a ricevere l’onore di essere messa in musica (dato che una melodia originale non si conosceva per nessuna sua versione), per la prima volta da Carl Loewe nel 1818. La sua trascrizione in musica della traduzione tedesca di Herder (Ball. op. 1 n.1 ) viene qui presentata con il canto (nientepopodimeno che) di Dietrich Fischer-Dieskau (al pianoforte: Jörg Demus):



Nel 1827 fu la volta del grande Franz Schubert, solo un anno prima della sua prematura morte all’età di 31 anni. Questa la sua Op. D923:

edwaschu


Qui nell’esecuzione della soprano Martha Guth (al pianoforte: Penelope Crawford):



Nel 1878, infine, si cimentò con Edward anche Johannes Brahms (op. 75 n. 1, originariamente in forma di Lied):

edwabrah


Qui nell’esecuzione della soprano Edith Mathis (str. 2 e 4), della contralto Brigitte Fassbänder (str. 1 e 2) e del tenore Peter Schreier (str. 1-3). Al piano: Karl Engel.



Nota. Il testo viene dato nella grafia originale della versione herderiana, che riflette l’uso tedesco dell’epoca. In nota il testo viene ripetuto in tedesco attuale.
Edward [Dein Schwerdt, wie ists von Blut so...]

Dein Schwerdt, wie ists von Blut so roth? [1]
Edward, Edward!
Dein Schwerdt, wie ists von Blut so roth
Und gehst so traurig da! - O!
Ich hab geschlagen meinen Geyer todt
Mutter, Mutter!
Ich hab geschlagen meinen Geyer todt,
Und das, das geht mir nah! - O!

Dein's Geyers Blut ist nicht so roth!
Edward, Edward!
Dein's Geyers Blut ist nicht so roth,
Mein Sohn, bekenn mir frey! - O!
Ich hab geschlagen mein Rothroß todt!
Mutter, Mutter!
Ich hab geschlagen mein Rothroß todt!
Und's war so stolz und treu! O!

Dein Roß war alt und hasts nicht noth!
Edward, Edward,
Dein Roß war alt und hasts nicht noth,
Dich drückt ein ander Schmerz. O!
Ich hab geschlagen meinen Vater todt,
Mutter, Mutter!
Ich hab geschlagen meinen Vater todt,
Und das, das quält mein Herz! O!

Und was wirst du nun an dir thun?
Edward, Edward!
Und was wirst du nun an dir thun?
Mein Sohn, bekenn mir mehr! O!
Auf Erden soll mein Fuß nicht ruhn!
Mutter, Mutter!
Auf Erden soll mein Fuß nicht ruhn!
Will wandern über Meer! O!

Und was soll werden dein Hof und Hall,
Edward, Edward,
Und was soll werden dein Hof und Hall,
So herrlich sonst und schön! O!
Ach! immer stehs und sink' und fall,
Mutter, Mutter!
Ach immer stehs und sink' und fall,
Ich werd es nimmer sehn! O!

Und was soll werden dein Weib und Kind,
Edward, Edward?
Und was soll werden dein Weib und Kind,
Wann du gehst über Meer - O!
Die Welt ist groß! laß sie betteln drinn,
Mutter, Mutter!
Die Welt ist groß! laß sie betteln drinn,
Ich seh sie nimmermehr! - O!

Und was soll deine Mutter thun?
Edward, Edward!
Und was soll deine Mutter thun?
Mein Sohn, das sage mir! O!
Der Fluch der Hölle soll auf Euch ruhn,
Mutter, Mutter!
Der Fluch der Hölle soll auf Euch ruhn,
Denn ihr, ihr riethets mir! O.
[1] Dein Schwert, wie ist’s von Blut so rot?
Edward, Edward!
Dein Schwert, wie ist’s von Blut so rot?
Und gehst so traurig da? O!
Ich hab geschlagen meinen Geier tot,
Mutter, Mutter!
Ich hab geschlagen meinen Geier tot,
Und das, das geht mir nah. O!

Deines Geiers Blut ist nicht so rot,
Edward, Edward!
Deines Geiers Blut ist nicht so rot,
Mein Sohn, bekenn mir frei. O!
Ich hab geschlagen mein Rotroß tot,
Mutter, Mutter!
Ich hab geschlagen mein Rotroß tot,
Und’s war so stolz und treu. O!

Dein Roß war alt und hast’s nicht not,
Edward, Edward!
Dein Roß war alt und hast’s nicht not,
Dich drückt ein andrer Schmerz. O!
Ich hab geschlagen meinen Vater tot!
Mutter, Mutter!
Ich hab geschlagen meinen Vater tot,
Und das, das quält mein Herz! O!

Und was wirst du nun an dir tun,
Edward, Edward?
Und was wirst du nun an dir tun,
Mein Sohn, das sage mir! O!
Auf Erden soll mein Fuß nicht ruhn,
Mutter, Mutter!
Auf Erden soll mein Fuß nicht ruhn,
Will wandern übers Meer! O!

Und was soll werden dein Hof und Hall,
Edward, Edward?
Und was soll werden dein Hof und Hall,
So herrlich sonst, so schön? O!
Ach immer steh’s und sink und fall!
Mutter, Mutter!
Ach immer steh’s und sink und fall,
Ich werd es nimmer sehn! O!

Und was soll werden aus Weib und Kind,
Edward, Edward?
Und was soll werden aus Weib und Kind,
Wann du gehst übers Meer? O!
Die Welt ist groß, laß sie betteln drin,
Mutter, Mutter!
Die Welt ist groß, laß sie betteln drin,
Ich seh sie nimmermehr! O!

Und was soll deine Mutter tun,
Edward, Edward?
Und was soll deine Mutter tun,
Mein Sohn, das sage mir? O!
Der Fluch der Hölle soll auf euch ruhn,
Mutter, Mutter!
Der Fluch der Hölle soll auf euch ruhn,
Denn ihr, ihr rietet’s mir! O!

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/7 - 18:35




Language: Russian

Эдвард
Versione russa di Katierina Karlovna Pavlova / Каролина Карловна Павлова (1807-1893)
Russian version by Katyerina Karlovna Pavlova / Каролина Карловна Павлова (1807-1893)
1839

Katierina Karlovna Pavlova (1807-1893)
Katierina Karlovna Pavlova (1807-1893)


Come detto, l’influenza delle Reliques del Percy fu immensa nella formazione del Romanticismo letterario prima in Gran Bretagna, poi in tutta Europa. La poetessa Katierina Karlovna Pavlova tenne un importante salotto letterario; di origine tedesca (il suo cognome da ragazza era Janisch), fu perfettamente trilingue in russo, tedesco e francese. Scrisse infatti poesie originariamente in una delle tre lingue (ma prevalentemente in russo), autotraducendosele poi nelle altre due. Pur non avendo mai ottenuto il successo dei colleghi maschi (probabilmente proprio perché si trattava di una donna), è considerata un’importante figura di “minore” sia nella letteratura russa che in quella tedesca. Negli ultimi anni della sua vita fu completamente dimenticata; ma le maggiori poetesse russe del XX secolo, tra le quali Marina Cvetajeva e Sofija Parnok, la dichiararono espressamente come fonte di ispirazione.

L’Opera Omnia poetico della Pavlova contiene anche questa traduzione russa di Edward, datata 1839. Preceduta dalla dicitura: С английского и шотландского – Народная баллада – ЭДВАРД (Старинная шотландская баллада) (“Dall’inglese e dallo scozzese – Ballata popolare -EDWARD [Antica ballata scozzese)”], è basata palesemente sulla versione tedesna di Herder, e non sarebbe potuto essere altrimenti: la ballata pervenne così alla Pavlova, di madrelingua tedesca. In Russia ed in altri paesi, Edward fu conosciuta esclusivamente grazie a tale versione, essendo escluso che si potesse comprendere l’originale scozzese. Si tratta comunque di una versione che mostra in modo inequivocabile la preferenza accordata dal Romanticismo europeo a questa antica Murder Ballad “letterarizzata”. La versione della Pavlova non risulta essere mai stata messa in musica e cantata, ma ricerche saranno perennemente in corso finché il fiato ci assisterà. [RV 7-11-2025]
Эдвард [1]

„Как грустно ты главу склонил,
Эдвард! Эдвард!
Как грустно ты главу склонил,
И как твой меч красен, — О?“
— „Я сокола мечом убил,
Матерь! Матерь!
Я сокола мечом убил;
Такого нет, как он, — О!“

— „Не сокол меч окровенил,
Эдвард! Эдвард!
Не сокол меч окровенил,
Не тем ты сокрушен. — О!“
— „Коня я своего убил,
Матерь! Матерь!
Коня я своего убил,
А верный конь был он, — О!“

— „Твой конь уже был стар и хил,
Эдвард! Эдвард!
Твой конь уже был стар и хил,
О чем бы так тужить, — О?“
— „Отца я своего убил;
Матерь' Матерь!
Отца я своего убил:
Мне горько, горько жить! — О!“

— „И чем теперь, скажи же мне,
Эдвард! Эдвард!
И чем теперь, скажи же мне,
Искупишь грех ты свой, — О?“
— „Скитаться буду по земле,
Матерь! Матерь!
Скитаться буду по земле,
Покину край родной, — О!“

— „И кем же будет сохранен,
Эдвард! Эдвард!
И кем же будет сохранен
Здесь твой богатый дом, — О?“
— „Опустевай и рушись он,
Матерь! Матерь!
Опустевай и рушись он!
Уж не бывать мне в нем. — О!“

— „И с кем же ты оставишь тут,
Эдвард! Эдвард!
И с кем же ты оставишь тут
Жену, детей своих, — О?“
— „Пусть по миру они пойдут,
Матерь! Матерь!
Пусть по миру они пойдут;
Навек покину их. — О!“

— „А мне в замену всех утрат,
Эдвард! Эдвард!
А мне в замену всех утрат,
Что даст любовь твоя? — О!“
— „Проклятие тебе и ад,
Матерь! Матерь!
Проклятие тебе и ад!
Тебя послушал я! — О!“
[1] Ädvard

“Kak grustno ty płavu skłonił,
Ädvard! Ädvard!
Kak grustno ty płavu skłonił,
I kaka tvoj mieč krasien, - O”?
- “Ja sokoła miečom ubił,
Matieŕ! Matieŕ!
Ja sokoła miečom ubił;
Takovo niet, kak on,- O!”

- “Nie sokoł mieč okrovienił,
Ädvard! Ädvard!
Nie sokoł mieč okrovienił,
Nie tiem ty sokrušen. - O!”
- “Konia ja svojevo ubił,
Matieŕ! Matieŕ!
Konia ja svojevo ubił,
A viernyj koń był on, - O!”

- “Tvoj koń uže był star i chił,
Ädvard! Ädvard!
Tvoj koń uže był star i chił,
O čem by tak tužit’, - O?”
“Otca ja svojevo ubił !
Matieŕ! Matieŕ!
Otca ja svojevo ubił :
Mnie goŕko, goŕko žit’! - O!”

- “I čem tiepieŕ, skaži že mnie,
Ädvard! Ädvard!
I čem tiepieŕ, skaži že mnie
Iskupiś griech ty svoj, - O?”
- “Skitat’sia budu po ziemlie,
Matieŕ! Matieŕ!
Skitat’sia budu po ziemlie,
Pokinu kraj rodnoj, - O!”

I kiem že budiet sochranien,
Ädvard! Ädvard!
I kiem že budiet sochranien,
Zdieś tvoj bogatyj dom, - O?”
- “Opustevaj i rušiś on,
Matieŕ! Matieŕ!
Opustevaj i rušiś on!
Už nie byvat’ mnie v niem. - O!”

- “I s kiem že ty ostaviś tut,
Ädvard! Ädvard!
I s kiem že ty ostaviś tut
Ženu, dietiej svoich, - O?”
- “Pust’ po miru oni projdut,
Matieŕ! Matieŕ!
Pust’ po miru oni projdut;
Paviek pokinu ich. - O!”

- “A mbie v zamienu vsiech utrat,
Ädvard! Ädvard!
A mnie v zamienu vsiech utrat,
Što dast liubov’ tvoja? O!”
- “Prokliatije tiebie i ad,
Matieŕ! Matieŕ!
Prokliatije tiebie i ad!
Tiebia poslušał ja! - O!”

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/7 - 17:54




Language: Russian

Шотландская баллада
La versione russa di Alieksiej Konstantinovič Tolstoj / Алексей Константинович Толстой (1817-1875)
Russian version by Alieksiej Konstantinovič Tolstoj / Алексей Константинович Толстой (1817-1875)
1871

A. K. Tolstoj (ritratto di Ilia Riepin)
A. K. Tolstoj (ritratto di Ilia Riepin)


Come già Katierina Karlovna Pavlova, conte Alieksiej Konstantinovič Tolstoj tradusse Edward (con il titolo di “Ballata scozzese”) dalla versione tedesca di Herder. Una caratteristica indicativa di questa versione russa, è che il conte Tolstoj (cugino di secondo grado di Leone Tolstoj) la riteneva una creazione originale tedesca di Herder, e che non conosceva né l’originale delle Reliques del Percy, né la versione russa della Pavlova. Soltanto dopo che la versione fu completata, qualcuno glielo fece notare, e Tolstoj reperì l’originale e apportò di conseguenza alcune correzioni e integrazioni alla sua versione. In questo modo, si può dire che la versione di Tolstoj sia in generale più fedele all’originale. Tuttavia, nella versione è assente il richiamo "madre, madre" d ogni strofa(la "rivelazione" avviene solo nell'ultima strofa, aggiungendo forse pathos), e viene tralasciata l'intera strofa delle "torri e castelli". In una lettera a Markievič del 13 dicembre 1871, Tolstoj scrive: “Sono rimasto totalmente sopraffatto quando la ho letta. Chiunque, secondo me, ne rimarrebbe scosso dalla testa ai piedi. Provo questa sensazione ogni volta che la rileggo, e posso compararla soltanto alla scena di Lady Macbeth.” Markievič informò Tolstoj che la ballata aveva impressionato molto anche altri lettori.

Doveva sicuramente avere impressionato anche il sommo compositore Piotr Ilič Čajkovskij (1840-1893), che, nel 1880, la mise in musica (“Sei Duetti” Op. 46 n° 2). Qui la ascoltiamo dapprima nella versione russa (la traduzione del conte Tolstoj; Trio Naissa, soprano Brana Bajović, baritono Marko Milisavljević, al piano Natalija Rašić, Koncerti Studenata, Niš 10.04.2013):



Questa invece la versione tedesca di Herder sulla medesima melodia (soprano: Victoria De Los Ángeles; baritono: Dietrich Fischer-Dieskau; al piano Gerald Moore. [RV]

Шотландская баллада [1]

Чьей кровию меч свой ты так обагрил,
Эдвард, Эдвард?
Чьей кровию меч свой ты так обагрил?
Зачем ты глядишь так сурово?
То сокола я, рассердяся, убил,
То сокола я, рассердяся, убил,
И негде добыть мне другого!

У сокола кровь так красна не бежит,
Эдвард, Эдвард!
У сокола кровь так красна не бежит
Твой меч окровавлен краснее!
Мой конь краснобурый был мною убит,
Мой конь краснобурый был мною убит,
Тоскую по добром коне я!

Конь стар у тебя, эта кровь не его,
Эдвард, Эдвард!
Конь стар у тебя, эта кровь не его,
Не то в твоём сумрачном взоре!
Отца я сейчас заколол моего,
Отца я сейчас заколол моего,
И лютое жжёт меня горе!

А грех чем тяжёлый искупишь ты свой,
Эдвард, Эдвард!
А грех чем тяжёлый искупишь ты свой?
Чем сымешь ты с совести ношу?
Я сяду в ладью непогодой морской,
Я сяду в ладью непогодой морской,
И ветру все парусы брошу!

Что ж будет с твоими детьми и с женой,
Эдвард, Эдвард?
Что ж будет с твоими детьми и с женой,
В их горькой, беспомощной доле?
Пусть по миру ходят за хлебом с сумой,
Пусть по миру ходят за хлебом с сумой,
Я с ними не сви жуся боле!

А матери что ты оставишь своей,
Эдвард, Эдвард?
А матери что ты оставишь своей,
Тебя что у груди качала?
Проклятье тебе до скончания дней,
Проклятье тебе до скончания дней!
Тебе, что мне грех нашептала!
[1] Šotlandskaja bałłada

Ćej kroviju mieč svoj ty tak obagrił,
Ädvard, Ädvard?
Ćej kroviju mieč svoj ty tak obagrił,
Začem ty gliadiś tak surovo?
To sokoła ja, rassierdiasia, ubił,
To sokoła ja, rassierdiasia, ubił,
I niegdie dobyt’ mnie drugovo!

U sokoła krov’ tak krasna nie biežit,
Ädvard, Ädvard?
U sokoła krov’ tak krasna nie biežit,
Tvoj mieč okrovavlien krasnieje!
Moj koń krasnoburyj był mnoju ubit,
Moj koń krasnoburyj był mnoju ubit,zo
Toskuju po dobrom konie ja!

Koń star u tiebia, äta krov’ nie jevo,
Ädvard, Ädvard?
Koń star u tiebia, äta krov’ nie jevo,
Nie to v tvojom sumračnom vzorie!
Otca ja siejčas zakołoł mojevo,
Otca ja siejčas zakołoł mojevo,
I liutoje žžiot mienia gorie!

A griech čem tiažołyj iskupiś ty svoj?
Ädvard, Ädvard?
A griech čem tiažołyj iskupiś ty svoj?
Čem symieś ty s soviesti nošu?
Ja siadu v dad’iu niepogodoj morskoj,
Ja siadu v dad’iu niepogodoj morskoj,
I vietru vsie parusy brošu!

Što ž budiet s tvoimi diet’mi i s ženoj,
Ädvard, Ädvard?
Što ž budiet s tvoimi diet’mi i s ženoj,
V ich goŕkoj, biespomošćnoj dolie?
Pust’ po miru chodiat za chliebom s sumoj,
Pust’ po miru chodiat za chliebom s sumoj,
Ja s nimi nie svi žusia bolie!

A matieri što ty ostaviś svojej,
Ädvard, Ädvard?
A matieri što ty ostaviś svojej,
Tiebia što u grudi kačała?
Prokliat’ie tiebie do skončanija dniej,
Prokliat’ie tiebie do skončanija dniej,
Tiebie, što mnie griech našeptała!

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/10 - 08:47




Language: Spanish

Eduardo
Versione spagnola di Mario Bojórquez
Spanish version by Mario Bojórquez
2020

¿Puede un poema suspender el ánimo, quebrar la respiración y entorpecer el habla por emociones difíciles de expresar?, en esta entrega de Apuntes para una literatura ancilar, nuestro editor, el poeta Mario Bojórquez nos conduce por esta pregunta a través de su traducción del escocés medieval de la balada Eduardo, seguida por un video con una interpretación musical moderna del texto.

Eduardo: una balada medieval escocesa.
Apuntes para una literatura ancilar


Mario Bojórquez
Mario Bojórquez


¿Puede un poema suspender el ánimo, quebrar la respiración y entorpecer el habla por emociones difíciles de expresar? Sí, cuando al penetrar en el territorio complejo de la poesía muchas veces sentimos que una congestión espiritual nos sobrecoge y, aún cuando no lo quisiéramos, el llanto acude al ojo, o una sensación de desasosiego oprime el pecho de modo que la respiración se altera y la transpiración enjuga la frente como en una fiebre intensa y, aparentemente, sin efectos secundarios, que nos obliga a seguir la lectura hasta el final o arrojando el libro lejos como si un animal ponzoñoso lo habitara, comprendemos que hemos sido tocados por el rayo de la poesía.

En un ensayo previo recordaba esto:

En su conferencia “Nombre y Naturaleza de la Poesía” para la Universidad de Harvard, A. E. Housman, recuerda una sentencia de Eliphaz el Temanita: “un espíritu, una sombra pasó por mi cara, y el vello de mi carne se me puso de puntas” y agrega: “La experiencia me ha enseñado, cuando me afeito por las mañanas, estar pendiente de mis pensamientos, porque, si una línea de poesía anda por mi memoria, mi piel se eriza de tal manera que la navaja deja de servir. Este síntoma extraño va acompañado de un escalofrío que me recorre la espina; a veces sufro otro que consiste en la sensación de un nudo en la garganta y de agua en los ojos; y hay un tercero que sólo podría describir con la ayuda de una frase de Keats contenida en una de sus cartas, en donde dice, hablando de Fanny Brawne, ‘cualquier cosa que me trae el recuerdo de ella me atraviesa como una lanza’. El asiento de esta sensación es la boca del estómago.”

Esto es lo que me sucede con la lectura de la balada medieval escocesa Edward, está compuesta como muchas obras del periodo, a partir del modelo paralelístico que la poesía provençal había tomado de los salmos, donde un primer verso se repite con las mismas o con similares palabras para lograr el efecto sinonímico; la forma dialogada ya antes pasó por las composiciones populares de muy diverso signo, pienso por ejemplo entre griegos y romanos con sus églogas o idilios; y, finalmente, el procedimiento, o figura retórica primordial, esto es lo que esencialmente llamamos “execración”, la cual se comete como “un deseo vehemente de que sobrevengan males a uno mismo”.

Al poema se le conoce como la Balada 13 de Child, ya que en el 1882 el editor Francis James Child reunió en un tomo algunas composiciones populares que todavía se cantan en Inglaterra y Escocia; el Obispo Thomas Percy fue el primero que reunió antiguos poemas que se cantaban bajo el nombre de Reliques of English Ancient Poetry de 1765, es probable que los mismos temas hayan pasado a otras tradiciones y otras lenguas, se conocen versiones finesas, suecas o irlandesas con los mismos motivos y leyendas y algunos nombres cambiados; en el periodo romántico con Samuel Taylor Coleridge y William Wordsworth sus Lyrical Ballads de 1798, tratan de recuperar el fundamento popular y anónimo de sus composiciones en homenaje de aquel legado; yo alcanzo a leer entre las líneas de la Balada 12 de Lord Randall, el tema que ocupa al poema de John Keats “La belle dame sans merci”, una mujer que en el bosque profundo enamora y envenena a su amado con una sopa de anguilas.

El uso de las palabras y sus variaciones filológicas ocurren muchas veces por una derivación que se adivina, no es raro reconocer ‘mother’ en ‘mither’ o en ‘fader’ a ‘father’, más dificil puede ser reconocer ‘will’ en ‘wul’ o ‘blood’ en ‘bluid’, pero ‘mair’ está más o menos cerca de ‘more’ o ‘gang’ de ‘go’ y aun ‘auld’ de ‘old’. La lectura paciente de Beowulf y Morte D’Arthur puede entrenarnos en los ‘ye’ y los ‘thee’. A mí, además, me sirvió haber practicado algo de inglés-yat, que aún se habla en las orillas del Mississipi, para traducir poemas de Frederick Douglass. Desde muy jovencito conocí este poema en una versión muy ritmica que imagino preparó Ricardo Baeza para los Clásicos Jackson y que después fueron Grolier y que aun más recientemente la editorial Océano con el CONACULTA repuso hace algunos años en pasta dura y en rústica. Yo sigo aquí la versión del primer tomo de Norton Anthology of English Literature, que hace más de treinta y cinco años mi amigo Benito Ramírez puso en mis manos.
Eduardo

—¿Por qué chorrea sangre tu espada
Eduardo, Eduardo,
por qué gotea sangre tu espada
y por qué vienes tan triste, Oh?
—Oh, es que he matado a mi halcón hermoso,
madre, madre,
oh, es que he matado a mi hermoso halcón,
y no tengo otro más que ése, oh.

—La sangre de tu halcón no era tan roja,
Eduardo, Eduardo,
la sangre de tu halcón tan roja no era,
mi querido hijo, ya te lo he dicho, oh.
—Oh, es que he matado a mi caballo ruano,
madre, madre,
oh, es que he matado a mi ruano corcel,
que tan bravo y tan libre era, oh.

—Tu caballo era viejo y tenemos muchos más,
Eduardo, Eduardo,
tu corcel era ya muy viejo y tienes otros más,
es muy distinta tu pena y tu dolor, oh.
—Oh, es que he matado a mi padre querido,
madre, madre,
oh, es que he matado a mi querido padre,
cuánto me aflige, ay mísero de mí, oh.

—¿Y qué penitencia habrás de imponerte por tal acción,
Eduardo, Eduardo,
y qué penitencia te habrás de imponer,
mi querido hijo, dímelo ahora, oh?
—Pondré mi pie en un barco extranjero,
madre, madre,
en un barco extranjero pondré ambos pies
y muy lejos iré atravesando el mar, oh.

—¿Y qué harás con tus torres y almenas,
Eduardo, Eduardo,
y qué harás con tus almenas y torres,
tan hermosas de ver, oh?
—Dejaré que se abatan piedra por piedra,
madre, madre,
que se abatan y caigan y demuelan
porque aquí nunca regresaré jamás, oh.

—¿Y qué harás de tus hijos y de tu esposa,
Eduardo, Eduardo,
y dónde quedarán tu esposa y tus pequeños hijos,
cuando te hayas marchado atravesando el mar, oh?
—Es el mundo muy ancho que mendiguen, zozobren,
madre, madre,
pidan limosna y se pierdan a través de la vida,
porque yo nunca volveré a verlos, oh.

—¿Y qué dejarás a tu madre querida,
Eduardo, Eduardo,
y qué dejarás a tu querida madre,
amado hijo, dímelo por piedad, oh?
—La condena al infierno por haberme parido,
madre, madre,
El fuego del infierno por haberme procreado,
y por los malos consejos que me diste, oh.

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/10 - 10:32




Language: Scots

Son Davie
Motherwell’s Manuscript, p. 139
William Motherwell, Minstrelsy: Ancient and Modern, John Wylie, Glasgow MDCCCXXVII
Child 13A

mothminst


Un giovane William Motherwell raccolse nel 1819 questa che fu poi considerata dal Child come l’autentica versione principale del canto noto come Edward; non a caso, nelle Child Ballads è la versione #13A. Pare che il Motherwell la abbia sentita cantare e raccolta da un’anziana donna di Kilbarchan, nel Renfrewshire, tale “Mrs King”; il problema è che il Motherwell non sapeva suonare nemmeno il campanello di casa sua. E’ una caratteristica dei più antichi raccoglitori e catalogatori: erano interessati alle ballate come forma di poesia popolare, ed erano digiuni di qualunque cognizione musicale (lo stesso Child aveva una preparazione assai approssimativa nel campo). Non abbiamo quindi una melodia per tale versione; per averne una relativa ad un’ altra versione, occorrerà attendere il 1953. Il testo dato dal Motherwell (Manuscript, p. 139; Minstrelsy, p. 339) sarà ripreso, prima del Child, anche da Alexander Whitelaw, The Book of Scottish Ballads, pubblicato nel 1845.

Son Davie presenta chiaramente la struttura di Edward. E’ una ballata inserita pienamente in un “filone” europeo di storiacce familiari che affonda le sue radici in una remota antichità (e che la cronaca attuale non si è purtroppo ancora premurata di smentire). Il parricidio di Edward è però un autentico abominio che potrebbe essere stato introdotto posteriormente, se non dal Percy stesso perlomeno da un “qualcuno” che desiderava assestare un pugno nello stomaco anche agli usuali cantori e fruitori di ballate, che certo ne avevano sentite di tutte. Son Davie e tutte le versioni scandinave (ed americane) della ballata presentano invece un fratricidio; un crimine leggermente meno grave e più “consueto”, a condizione che la vittima fosse un fratello maschio ammazzato da un altro fratello maschio. L’assassinio di un fratello da parte di una sorella era considerato come degno dei più neri pozzi dell’Inferno, mentre l’omicidio di una sorella da parte di un fratello era visto generalmente come “accettabile”, specialmente se la sorella disobbediva e s’innamorava di qualcuno malvisto dalla famiglia. Così andava, sembra.

Tale versione presenta dunque quella che deve essere la forma originale della ballata (ripresa anche dalle numerose versioni americane). Viene qui presentata munita di una traduzione italiana (in nota). [RV 11-11-2025]
1 'What bluid's that on thy coat lap, [1]
Son Davie, son Davie?
What bluid's that on thy coat lap?
And the truth come tell to me.'

2 'It is the bluid of my great hawk,
Mother lady, mother lady:
It is the bluid of my great hawk,
And the truth I have told to thee.'

3 'Hawk's bluid was neer sae red,
Son Davie, son Davie:
Hawk's bluid was neer sae red,
And the truth come tell to me.'

4 'It is the bluid of my greyhound,
Mother lady, mother lady:
It is the bluid of my greyhound,
And it wadna rin for me.'

5 'Hound's bluid was neer sae red,
Son Davie, son Davie:
Hound's bluid was neer sae red,
And the truth come tell to me.'

6 'It is the bluid o my brither John,
Mother lady, mother lady:
It is the bluid o my brither John,
And the truth I have told to thee.'

7 'What about did the plea begin,
Son Davie, son Davie?'
'It began about the cutting of a willow wand
That would never been a tree.'

8 'What death dost thou desire to die,
Son Davie, son Davie?
What death dost thou desire to die?
And the truth come tell to me.'

9 'I'll set my foot in a bottomless ship,
Mother lady, mother lady:
I'll set my foot in a bottomless ship,
And ye'll never see mair o me.'

10 'What wilt thou leave to thy poor wife,
Son Davie, son Davie?'
'Grief and sorrow all her life,
And she'll never see mair o me.'

11 'What wilt thou leave to thy old son,
Son Davie, son Davie?'
'I'll leave him the weary world to wander up and down,
And he'll never get mair o me.'

12 'What wilt thou leave to thy mother dear,
Son Davie, son Davie?'
'A fire o coals to burn her, wi hearty cheer,
And she'll never get mair o me.'
[1] Traduzione italiana / Italian translation:
Riccardo Venturi, 11-11-2025

1 “Che sangue c’è sulla falda della tua veste,
David, figlio, David, figlio?
Che sangue c’è sulla falda della tua veste?
E tu vieni qua e dimmi la verità.”

2 “E’ il sangue del mio gran falco,
Signora madre, Signora madre;
E’ il sangue del mio gran falco,
E la verità ve l’ho detta.”

3 “Il sangue d’un falco non fu mai sì rosso,
David, figlio, David, figlio:
Il sangue d’un falco non fu mai sì rosso,
E tu vieni qua e dimmi la verità.”

4 “E’ il sangue del mio levriero,
Signora madre, Signora madre,
E’ il sangue del mio levriero
E, fosse per me, non sarebbe scorso.”

5 “Il sangue d’una cane non fu mai sì rosso,
David, figlio, David, figlio:
Il sangue d’un cane non fu mai sì rosso,
E tu vieni qua e dimmi la verità.”

6 “E’ il sangue di mio fratello John,
Signora madre, Signora madre,
E’ il sangue di mio fratello John,
E la verità ve l’ho detta.”

7 “A proposito di cosa è iniziata la lite,
David, figlio, David, figlio?”
“Sul taglio di un rametto di salice
Che non sarebbe mai divenuto albero.”

8 “Che morte desideri fare,
David, figlio, David, figlio?
Che morte desideri fare?
E tu vieni qua e dimmi la verità.”

9 “Metterò piede in una barca sfondata,
Signora madre, Signora madre;
Metterò piede in una barca sfondata,
E voi non mi vedrete mai più.”

10 “Cosa vuoi lasciare alla tua povera moglie,
David, figlio, David, figlio?”
“Pena e dolore per tutta la sua vita,
E lei non mi vedrà mai più.”

11 “Cosa vuoi lasciare al tuo figlio maggiore,
David, figlio, David, figlio?”
“Il triste mondo per girovagare,
Altro da me non avrà mai più.”

12 “Cosa vuoi lasciare alla tua cara madre,
David, figlio, David, figlio?
“Un fuoco di tizzoni per bruciarci dentro,
Con mia grande gioia!
Altro da me non avrà mai più.”

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/11 - 10:12




Language: Scots

My son David
Versione raccolta da Hamish Henderson e cantata da Regina "Jeannie" Robertson [1953]
Version collected by Hamish Henderson and sung by Regina "Jeannie" Robertson [1953]
Child #13A



Si rimanda a Terre Celtiche per maggiori notizie. La figlia di Jeannie Robertson, Lizzie Higgins (anch'essa una celebre cantastorie popolare e folklorista), dichiarò al riguardo: “Questa antica ballata è quasi universalmente chiamata Edward (o simili), ma il Son David è presente soltanto in Scozia. (…) Quando Hamish Henderson scoprì Jeannie Robertson nel 1953 e rese noto il suo repertorio, questa ballata suscitò particolare sensazione tra gli studiosi, poiché si pensava che fosse totalmente scomparsa dalla tradizione orale da più di cent’anni. Di conseguenza, il suo repertorio fu esaminato con il massimo interesse.” (Si veda anche l’introduzione generale). Il testo della versione era peraltro già noto al Child (che, infatti, la inserì come versione #13A; l’unica versione collaterale della ballata), ma nessuno la aveva mai ascoltata cantata).

“This old ballad is almost universally called Edward (or something similar), and the Son David title appears only in Scotland. (…) When Hamish Henderson ‘discovered’ Jeannie Robertson in 1953 and demonstrated her repertoire to the world, this particular ballad caused a sensation amongst scholars, as it had been thought to have been completely lost from the oral traditions for well over a hundred years, and caused the rest of her repertoire to be examined with the greatest of interest.”


Regina Christina Robertson, detta "Jeannie",, nata il 21 ottobre 1908 e scomparsa il 13 marzo 1975, è stata una cantastorie popolare scozzese di etnia Scottish Traveller. Nata a Aberdeen, è conosciuta, oltre che per My Son David, anche per aver cantato per la prima volta a Hamish Henderson la canzone tradizionale I’m a Man You Don’t Meet Every Day, nota anche come “Jock Stewart”, incisa in seguito da Archie Fisher, The Dubliners, The McCalmans, The Pogues e dai Tannahill Weavers. La canzone era nota soltanto in alcune versioni americane di ca. il 1880, ed australiane di ca. il 1850.



Figlia di un suonatore di cornamusa (Donald Robertson, morto nel 1909 quando Jeannie aveva solo un anno) e della cantastorie Maria Stewart, era una cittadina (viveva al n° 90 di Hilton Street, dove è commemorata da una “targa blu”). Durante le sue ricerche di song catcher, nel 1953 Hamish Henderson sentì parlare della Robertson e andò letteralmente a bussarle alla porta a Aberdeen. La Robertson, stupita da quel tipo sbucato fuori dal nulla, fu all’inizio molto riluttante a lasciarlo entrare; lo sottopose quindi a una “prova”, sfidandolo a recitare i versi iniziali della Child Ballad #163 (Roud 2861), The Battle of Harlaw, cosa che Henderson fece senza esitazione guadagnandosi la stima e l'amicizia di Henderson.



Nel novembre del 1953, la Robertson, con il suo sterminato repertorio di ballate tradizionali alcune delle quali si credevano scomparse del tutto dalla tradizione orale, era già ospite nell’appartamento londinese di Alan Lomax e si preparava alla sua prima apparizione televisiva. Jeannie Robertson era dotata di una memoria prodigiosa; particolarmente impressionante fu la sua esecuzione senza sbavature della ballata Andrew Lammie (o Mills o’ Tifty’s Annie), che dura oltre 13 minuti!



Nel 1956, la canzone fu incisa da Ewan MacColl in The English and Scottish Popular Ballads (The Child Ballads) - Volume II (ripubblicata in: Ewan Mac Coll, Ballads - Murder, Intrigue, Love, Discord, 2016:




My son David è stata incisa anche, nel 1967, dal nipote di Jeannie Robertson, Stanley Robertson e, nel 1970, dalla figlia Lizie Higgins (quest'ultima incisione è liberamente ascoltabile e scaricabile dal sito della Vaughan Williams Memorial Library della English Folk Dance and Song Society). Tra le versioni più recenti si segnala quella di Moira Smiley (con la partecipazione di Taylor Ashton per il Rhizome Project:

My son David

“O what’s the blood that’s on your sword, [1]
My son David, O son David?
What’s the blood it’s on your sword?
Come promise, tell me true.”

“O that’s the blood of my grey mair,
Hey lady mother, ho lady mother;
That’s the blood of my grey mair,
Because it widnae rule by me.”

“O that blood it is owre clear,
My son David, O son David;
That blood it is owre clear,
Come promise, tell me true.”

“O that’s the blood of my grey hound,
Hey lady mother, ho lady mother;
That’s the blood of my grey hound,
Because it widnae rule by me.”

“O that blood it is owre clear,
My son David, O son David;
That blood it is owre clear,
Come promise, tell me true.”

“O that’s the blood of my huntin’ haak,
Hey lady mother, ho lady mother;
That’s the blood of my huntin’ haak,
Because it widnae rule by me.”

“O that blood it is owre clear,
My son David, O son David;
That blood it is owre clear,
Come promise, tell me true.”

“O that’s the blood of my brother John,
Hey lady mother, ho lady mother;
That’s the blood of my brother John,
Because he drew his sword tae me.

“I’m gaun awa’ in a bottomless boat,
In a bottomless boat, in a bottomless boat,
But I’m gaun awa’ in a bottomless boat,
And I’ll ne’er return again.”

“O whan will you come back again
My son David, O son David?
Whan will you come back again?
Come promise, tell me true.”

“When the sun and the moon meets in yon glen,
Hey lady mother, ho lady mother;
When the sun and the moon meets in yon glen,
For I’ll return again.”
[1] Traduzione italiana / Italian translation:
Riccardo Venturi, 12-11-2025 18:48

“Che sangue c’è sulla tua spada,
David, figlio mio, David, figlio?
Che sangue c’è sulla tua spada?
Vieni, e prometti di dirmi la verità.”

“E’ il sangue della mia giumenta grigia,
Signora madre, Signora madre;
E’ il sangue della mia giumenta grigia
Perché non vuol essere comandata da me.”

“Questo sangue è troppo chiaro,
David, figlio mio, David, figlio;
Questo sangue è troppo chiaro,
Vieni, e prometti di dirmi la verità.”

“E’ il sangue del mio levriero,
Signora madre, Signora madre;
E’ il sangue del mio levriero
Perché non vuol essere comandato da me.”

“Questo sangue è troppo chiaro,
David, figlio mio, David, figlio;
Questo sangue è troppo chiaro,
Vieni, e prometti di dirmi la verità.”

“E’ il sangue del mio falcone da caccia,
Signora madre, Signora madre;
E’ il sangue del mio falcone da caccia,
Perché non vuol essere comandato da me.”

“Questo sangue è troppo chiaro,
David, figlio mio, David, figlio;
Questo sangue è troppo chiaro,
Vieni, e prometti di dirmi la verità.”

“E’ il sangue di mio fratello John,
Signora madre, Signora madre;
E’ il sangue di mio fratello John,
Perché ha rivolto la sua spada contro di me.”

“Me ne andrò via su una barca sfondata,
In una barca sfondata, in una barca sfondata,
Me ne andrò via su una barca sfondata
E non tornerò mai più.”

“Quando ritornerai,
David, figlio mio, David, figlio?
Quando ritornerai?
Vieni, e prometti di dirmi la verità.”

“Quando il sole e la luna s’incontreranno in quella valle,
Signora madre, Signora madre;
Quando il sole e la luna s’incontreranno in quella valle,
Allora ritornerò.”

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/7 - 09:44




Language: English

My Son David
Versione anglicizzata incisa da June Tabor e The Oysterband
Anglicized version recorded by June Tabor and The Oysterband
2011



Contiene (in nota) la traduzione di Cattia Salto tratta dalla relativa pagina di Terre Celtiche; vengono riprodotte anche le note originali. Nella medesima pagina, si avverte che un’ulteriore versione della ballata, ancora diffusa tra i Travellers (gli zingari angloscozzesi e irlandesi), fu raccolta dal canto di Margaret Stewart di Aberdeen. E’ stata incisa da June Tabor e dal gruppo The Oysterband nel 2011, nell’album “Ragged Kingdom”.
My Son David

“What’s the blood on the point of your sword, [1]
O Son David, my Son David?
What’s the blood on the point of your sword,
Promise, tell me true?”

“That’s the blood of my grey mare
O Lady Mother, my Lady Mother;
That’s the blood of my grey mare –
She would not rule by me.”

“Your grey mare’s blood was never so red,
O Son David, my Son David;
Your grey mare’s blood was never so red,
Promise, tell me true.”

“That’s the blood of my hawking hound,
O Lady Mother, my Lady Mother;
That’s the blood of my hawking hound,
She would not rule by me.”

“Your hawking hound’s blood was never so clear,
O Son David, my Son David;
Your hawking hound’s blood was never so clear,
Promise, tell me true.”

“That’s the blood of my brother John,
O Lady Mother, my Lady Mother;
That’s the blood of my brother John,
He drew his sword to me.”

“What did you fall out about,
O Son David, my Son David?
It’s all for a little holly bush
That’ll never grow to a tree?”

“I’ll set my foot on a bottomless boat,
O Lady Mother, my Lady Mother;
Set my foot on a bottomless boat,
Sail upon the sea.”

“When will you come back again,
O Son David, my Son David?
When will you come back again?
Promise, tell me true?”

“When the Sun and Moon meet in yonder glen,
O Lady Mother, my Lady Mother;
When the Sun and Moon meet in yonder glen,
And that will never be.”
[1] Traduzione italiana / Italian translation:
Cattia Salto (da / from Terre Celtiche)


David, figlio mio

“Che sangue c’è sulla punta della tua spada,
David, figlio mio?
Che sangue c’è sulla punta della tua spada,
prometti di dirmi la verità?”

“E’ il sangue del mia giumenta bianca
signora Madre, signora Madre
è il sangue della mia giumenta bianca
non voleva lasciarsi comandare da me"

“Il sangue della tua giumenta bianca non fu mai tanto rosso,
oh David, figlio mio
Il sangue della tua giumenta bianca non fu mai tanto rosso,
vieni qua, prometti di dirmi la verità”

“E’ il sangue del mio falco valente,
signora Madre, signora Madre
è il sangue del mio falco valente,
non voleva lasciarsi comandare da me.”

“Il sangue del falco non fu mai tanto pallido,
David, figlio mio:
Il sangue del falco non fu mai tanto pallido, 
prometti di dirmi la verità”

“E’ il sangue di mio fratello John,
signora Madre; signora Madre
E’ il sangue di mio fratello John,
che cavò la sua spada su di me.”

“E quale pena ne vuoi portare,
David, figlio mio?
Tutto per un piccolo cespuglio di agrifoglio *
che non diventerà mai un albero?”

“Salirò su una barca sfondata, **
signora Madre; signora Madre
salirò su una barca sfondata,
e me ne andrò per mare.”

“Quando ritornerai,
David figlio mio?
Quando ritornerai
prometti di dirmi la verità?”

“Quando il sole e la luna s’incontreranno in quella valle,
signora Madre; signora Madre;
quando il sole e la luna si incontreranno in quella valle,
e che non accadrà mai.”

* Alcuni studiosi ritengono che la questione tra i due fratelli sia celata dietro al significato del cespuglio nel bosco: per Cecil Sharp “breaking of a little bush that should have been a tree” vuole indicare la deflorazione di una fanciulla e quindi deduce che la lite sia nata per gelosia, essendo entrambi i fratelli innamorati della stessa ragazza (più probabilmente la sorella). La ballata per certi aspetti richiama “The Bonny Hind” (vedi) la ballata in cui fratello e sorella hanno un rapporto incestuoso, lei muore in alcune versioni perchè si uccide, in altre perchè è il fratello a ucciderla, e il corpo viene sepolto sotto un albero di agrifoglio.E così sorge la domanda: quale dei due fratelli ha ucciso la sorella? E’ David o John ad aver prima violentato la sorella e poi ad averla uccisa quando scopre che è rimasta incinta? Un prequel di nuovo tipico come nella ballata “Sheath and Knife” qui). A mio avviso, il cespuglio che non diventerà mai un albero potrebbe semplicemente stare a indicare la giovane età del fratello ucciso in duello il quale non diventerà mai un adulto! E tuttavia l’Agrifoglio è un albero dalla simbologia maschile, legato all’amore fraterno e alla paternità e quindi c’è da pensare più ad una gravidanza conseguente all’incesto: il protagonista ha ucciso la sorella che era rimasta incita del loro figlio-fratello. L’omicidio non è quindi il risultato – più o meno accidentale – di una lite, ma un deliberato atto per salvaguardare il buon nome della famiglia.

** Giordano Dall’Armellina così scrive: “Lo aspetta la morte che avverrà, secondo l’usanza scandinava che si applicava agli omicidi, con l’abbandono del colpevole su una barca al largo, senza timone né remi. Si possono ipotizzare due interpretazioni riguardo alla dipartita di Edoardo in barca. La prima ci suggerisce l’idea che Edoardo ha deciso di morire. La sua scelta di andare per mare potrebbe simbolicamente rappresentare il suo ultimo viaggio verso l’altro mondo. Era credenza comune, non solo in Europa, che l’anima dovesse attraversare un fiume o un mare per arrivare al mondo dei morti. Già gli Egizi, nel libro dei morti, rappresentavano l’ultimo viaggio su una grande nave. .. L’ipotesi che Edoardo si stia preparando al viaggio verso l’oltretomba è rinforzata dalla presenza del testamento alla fine della ballata. La seconda ipotesi, che non esclude la prima, riguarda l’usanza dei Vichinghi di condannare gli assassini abbandonando il colpevole su una barca al largo senza remi e timone. E’ in pratica una condanna a morte secondo la quale la barca dovrebbe dirigersi verso l’inferno.“

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/12 - 18:55




Language: English

What Put the Blood?
Ballata popolare irlandese
Irish popular ballad
- Chappell's "Popular Music of Olden Times", p. 522 ("The Willow Tree")
- Wood's "Songs of Scotland" III, 84-85
- Joyce's "Old Irish Folk Music and Song", p. 189 ("The Gardner's Son")




La tradizione irlandese della ballata è, anch’essa, lunga e complicata; qui ne presentiamo una delle versioni, che peraltro non sono state catalogate da Roud (che si limita alle 148 versioni americane, alle 46 scozzesi e alle 4 inglesi). Le versioni irlandesi sono però discretamente uniformi nel testo, che va usualmente sotto il titolo di “What Put the Blood” sebbene alcune rechino titoli diversi (come “The Willow Tree” o “The Gardner’s Son”. La versione che qui presentiamo è quella incisa cantata e incisa nel 1962 da Paddy Tunney (1921-2002) nel suo album fondamentale The Man of Songs (ripubblicato nel 1978 con il titolo di Lough Erne Shore Songs). Paddy Tunney incise la canzone anche nel 1976, nell’album The Flowery Vale. La versione incisa da Paddy Tunney proviene dal Wexford, da dove si diffuse nell’Irlanda settentrionale. [RV]
“Where have you been the whole day long? [1]
Son, come tell it unto me.”
“I was fishing and fowling the whole day long
All through mother’s treachery.”

“What put the blood on your right shoulder?
Son, come tell it unto me.”
“’Twas the killing of a hare that I killed today,
That I killed right manfully.”

“The blood of the old hare, it could never be so red.
Son, come tell it unto me.”
“’Twas the killing of a boy that I killed today,
That I killed most manfully.”

“What came between yourself and the boy?
Son, come tell it unto me.”
“It was mostly the cutting of a rod
That would never come a tree.”

“What are you going to do when your daddy finds out?
Son, come tell it unto me.”
“I will put my foot on board a ship
And sail to a foreign country.”

“What are you going to do with your lovely young wife?
Son, come tell it unto me.”
“She can put her foot on board of a ship
And sail e’er after me.”

“What are you going to do with your two fine young babes?
Son, come tell it unto me.”
“I’ll give one to my father and the other to my mother
For to bear them company.”

“What are you going to do with your two fine racehorses?
Son, come tell it unto me.”
“I will take the bridles off their necks
For they’ll run for more for me.”

“What are you going to do with your two fine greyhounds?
Son, come tell it unto me.”
“I will take the leads all off their necks
For they’ll run for more for me.”

“What are you going to do with your houses and your lands?
Son, come tell it unto me.”
“I will lay them bare to the birds on the air
For there is no more welcome there for me.”
[1] Traduzione italiana / Italian translation:
Riccardo Venturi, 12-11-2025 19:59

“Dove sei stato tutto il giorno?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“A pescare e a uccellare per tutto il giorno,
Malgrado il tradimento di mia madre.”

“Cosa ha insanguinato la tua spalla destra?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“E’ stata una lepre che ho ammazzato oggi,
Che ho ammazzato arditamente.”

“Il sangue di una vecchie lepre non potrebbe mai esser tanto rosso,
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“E’ stato un ragazzo che ho ammazzato oggi,
Che ho ammazzato arditamente.”

“Che è successo tra te e quel ragazzo?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“E’ stato per il taglio di un ramoscello
Che non sarebbe mai divenuto albero.”

“Cosa farai quando il babbo lo verrà a sapere?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“Salirò a bordo di una nave
E me ne andrò in qualche terra straniera.”

“Che ne farai della tua amorevole e giovane moglie?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“Lei può pure salire a bordo di una nave,
Può andarsene e seguirmi.”

“Che ne farai dei tuoi due bei bambini?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“Uno lo darò a mio padre e l’altro a mia madre,
Per tener loro compagnia.”

“Che ne farai dei tuoi due bei cavalli da corsa?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
Prenderò le redini e le stringerò loro al collo,
Ché, tanto, per me non correranno più.”

“Che ne farai dei tuoi due bei levrieri?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“Prenderò i guinzagli e li stringerò loro al collo,
Ché, tanto, per me non correranno più.”

“Che ne farai delle tue case e le tue terre?
Figlio, vieni qua e dimmelo.”
“Le lascerò deserte agli uccelli là in aria,
Perché qui io non sono più il benvenuto.”

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/12 - 17:18




Language: Danish

Svend i Rosengaard
Ballata popolare danese
Danish popular ballad
DgF 340


Valravn, "Svend i Rosengård", (2015)


L’esempio del filone scandinavo della ballata è senz’altro Svend i Rosengård DgF 340 (“Rosengaard” nella grafia antica che qui abbiamo mantenuto). Senza addentrarci troppo in problemi di derivazione, vale a dire se le versioni scandinave precedano o seguano quelle scozzesi, possiamo dire (come abbiamo già accennato) che il filone è diffuso particolarmente nel Nord Europa, senza però trascurare altre aree. Svend i Rosengård, che qui si presenta, è la versione danese (in realtà, decine di varianti sono attestate in Danimarca); si tratta di una versione “fratricida” la cui prima parte è sostanzialmente identica all’impianto di Edward / Son Davie. Molte delle versioni danesi si limitano a questa prima parte; qui abbiamo preferito però darne una versione più lunga (da A. P. Berggreen, Folkesange og Melodier, 1842), che diverge dal filone per una sequela di “eventualità impossibili” (uno stilema tipico di tutta la balladry europea medievale). Il fratricidio è rivelato subito (II strofa) e, particolare assai interessante, la pena che il colpevole si autoimpone è l'esilio, come in Edward. A tale riguardo, le "eventualità impossibili" servono proprio a rafforzare il fatto che il protagonista va in esilio e non tornerà mai. E’ possibile, naturalmente, che in questa versione vi sia stata una commistione tra due differenti ballate. Da notare che il termine Rosengaard (lett.: “Giardino delle Rose”) è noto fin dal Medioevo come termine spiritoso per indicare bettole e osterie frequentate da bevitori di birra, dalle loro mogli piuttosto compiacenti, da prostitute, giocatori d’azzardo ecc. Il termine può significare tout court “bordello”, dato che i bordelli avevano spesso nomi piacevoli (“Giardino delle Rose”, “Casa delle Fanciulle”, “Casa delle Figlie” ecc.). Non è però chiaro se questa sia effettivamente l’ambientazione della ballata. La versione data come esempio musicale è del “primo tipo”, vale a dire più breve; musicata e incisa dal gruppo Valravn nel 2015. [RV 11-11-2025]
Svend i Rosengaard [1]

- “Hvor har du været saa længe
Svend i Rosengaard ?”
- “Og jeg har været i Enge,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- Hvorfor er dit Sværd saa blodigt
Svend i Rosengaard ?
- “For jeg har dræbt min Broder,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Og hvor vil du hen da vende
Svend i Rosengaard ?”
- “Jeg vil af Landet rende,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvad vil du gjøre af Konen din
Svend i Rosengaard ?”
- “Hun maa spinde for Føden sin,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Og hvad vil du gjøre af Børnene dine
Svend i Rosengaard ?”
- “Dem vil jeg sætte hos Frænderne mine,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar vil du hjem da vende
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar alle Qvinder blive Enke,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar blive alle Qvinder Enke,
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar alle Mænd ere døde,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar ere alle Mænd døde
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar Hus og Gaard ligge øde,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar ligge Hus og Gaard øde
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar vi se hvide Ravne,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar se vi hvide Ravne
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar vi se sorte Svaner,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar se vi sorte Svaner
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar vi se Stenen flyde,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar se vi Stenen flyde
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar vi se Fjerene synke,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar se vi Fjerene synke
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar vi se Havet brænde,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”

- “Hvornaar se vi Havet brænde
Svend i Rosengaard ?”
- “Naar vi se Verdens Ende,
Kjær’ moder vor
I vente mig sent eller aldrig.”
[1] Traduzione italiana / Italian translation:
Riccardo Venturi, 11-11-2025 20:46

Svend di Rosengaard

- “Dove sei stato per sì tanto tempo,
Svend di Rosengaard ?”
- “Sono stato in mezzo ai prati,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- Perché la tua spada è lorda di sangue,
Svend di Rosengaard ?
- “Perché ho ammazzato mio fratello,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.””

- “E quando ritornerai,
Svend di Rosengaard ?”
- “Me ne andrò via dal paese,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.””

- “E che ne farai di tua moglie,
Svend di Rosengaard ?”
- “Che mendichi per mangiare,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.””

- “E che ne farai dei tuoi figli,
Svend di Rosengaard ?”
- “Li affiderò a dei miei parenti,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Quando tornerai a casa,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando tutte le mogli saranno vedove,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando tutte le mogli saranno vedove,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando tutti i mariti saranno morti,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando tutti i mariti saranno morti,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando case e fattorie saran deserte,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando case e fattorie saran deserte,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando vedremo corvi bianchi,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando vedremo corvi bianchi,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando vedremo cigni neri,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando vedremo cigni neri,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando vedremo galleggiar pietre,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando vedremo galleggiar pietre,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando vedremo affondar le piume,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando vedremo affondar le piume,
Svend di Rosengaard ?”
- “Quando vedremo bruciare il mare,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando vedremo bruciare il mare,
Svend di Rosengaard !”
- “Quando vedremo la fine del mondo,
Diletta madre nostra,
Farò tardi o non tornerò mai.”

2025/11/11 - 19:29




Language: Swedish

Sven i Rosengård
Ballata popolare svedese
Swedish popular ballad
SMB 153
TSMB D320


sveniros


La tradizione svedese è forse quella che presenta le testimonianze (scritte) più antiche di una ballata del filone “Edward / Son Davie / Sven i Rosengaard”: risalgono infatti al XVII secolo. Come si può vedere, le versioni svedesi non differiscono da quelle danesi se non per la formulazione un po’ diversa delle “eventualità impossibili” in risposta al “Quando tornerai a casa?” della madre. Nelle versioni svedesi il protagonista va in esilio (utav landet) oppure vaga per il paese (utom landet). Il testo che qui presentiamio è “composito” perché, in pratica, rappresenta due versioni della ballata: la prima è quella eseguita dal gruppo Garmarna (album: Förbundet, 2020):


Garmarna, "Sven i Rosengård"


La seconda integra le strofe (ovvero le “eventualità impossibili”) riportate qui tra [parentesi quadre], ed è stata eseguita dal gruppo Runrand nel 2025:



Dal sito dello Svensk Visarkiv (“Archivio del canto popolare svedese”) è possibile ascoltare due frammenti autenticamente popolari. Il primo (SVA BB 547026) registrato nel 1963 a Nötö, nell’arcipelago di Åboland, dal canto della sig.ra Edit Johansson; il secondo (SVA BB 534716) registrato nel 1955 a Grängarde, in Dalecarlia, dal canto di Elin Lind. Dal medesimo sito è possibile accedere (in pdf) anche alla sezione 153 di SMB che raccoglie 24 pagine fitte di versioni di Sven i Rosengård. La prima versione seicentesca cui abbiamo accennato (di provenienza forse svedese settentrionale) consta di trentatré strofe e ve la abbiamo qui risparmiata. [RV 12-11-2025]

Nota. SMB = Svenska Medeltida Ballader "Ballate Medievali Svedesi".
Sven i Rosengård [1]

- “Var har du varit så länge,
Sven i Rosengård ?”
- “Jag har vart i stallet,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “Vad har du gjort i stallet,
Sven i Rosengård ?”
- “Jag har vattnat fålarne,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “Vi är ditt svärd så blodigt,
Sven i Rosengård ?”
- “Jag har slagit min broder,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “Vad vill du nu då göra,
Sven i Rosengård?”
- “Jag rymmer utav landet, [2]
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När får jag dig hem vänta,
Sven i Rosengård?
- “När kyrkan blir änka,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När blir kyrkan änka,
Sven i Rosengård ?”
- “När där finns inga bänkar, [3]
Kära moder vår,
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När får jag dig hem vänta,
Sven i Rosengård ?”
- När korpen blir viter,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “Och när blir korpen viter,
Sven i Rosengård ?”
- “När svanen blir svarter,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När får jag dig hem vänta,
Sven i Rosengård ?
- “När tallen, han lövas,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När lövas tallen,
Sven i Rosengård ?”
- “När björken, hon barras,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

[ - “När får jag dig hemvänta,
Sven i Rosengård ?
“När hösten hon grönskar,
Kära moder vår.
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När grönskar hösten,
Sven i Rosengård ?”
“När alla enbär mogna,
Kära moder vår
I vänten mig sent eller aldrig.”

- “När får jag dig hemvänta,
Sven i Rosengård ?
- “När kvällen alltid är lyster,
Kära moder vår
I vänten mig så sent eller aldrig.”

- “När är kvällen alltid lyster,
Sven i Rosengård ?”
- “När natten aldrig kommer,
Kära moder vår
I vänten mig så sent eller aldrig.”]
[1] Traduzione italiana / Italian translation:
Riccardo Venturi, 12-11-2025 11:42

- “Dove sei stato sì a lungo,
Sven di Rosengård ?”
- “Sono stato nella scuderia,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Cosa hai fatto nella scuderia,
Sven di Rosengård ?”
- “Ho dato da bere ai destrieri,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Perché la tua spada gronda di sangue,
Sven di Rosengård ?”
- “Ho ammazzato mio fratello,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E ora che cosa vuoi fare,
Sven di Rosengård?”
- “Scapperò via dal paese, *
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Quando devo aspettarti a casa,
Sven di Rosengård?
- “Quando la chiesa sarà vedova,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando la chiesa sarà vedova,
Sven di Rosengård ?”
- “Quando non ci saranno più panche, **
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Quando devo aspettarti a casa,
Sven di Rosengård ?”
- Quando i corvi diventeran bianchi,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando i corvi diventeran bianchi,
Sven di Rosengård ?”
- “Quando i cigni diventeran neri,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Quando devo aspettarti a casa,
Sven di Rosengård ?
- “Quando il pino metterà foglie,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando il pino metterà foglie,
Sven di Rosengård ?”
- “Quando la betulla perderà le foglie,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

[ - “Quando devo aspettarti a casa,
Sven di Rosengård ?
“Quando verdeggerà d’autunno,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando verdeggerà d’autunno,
Sven di Rosengård ?”
“Quando le coccole di ginepro matureranno,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “Quando devo aspettarti a casa,
Sven di Rosengård ?
- “Quando le sere saran luminose,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”

- “E quando le sere saran luminose,
Sven di Rosengård ?”
- “Quando la notte non verrà mai,
Diletta madre nostra
Farò tardi o non tornerò mai.”]

[2] Var. utom landet * "scapperò vagando per il paese"

[3] Var. när alla klockor stannar ** "quando tutte le campane smetteranno di suonare"

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/12 - 10:41




Language: Finnish

Velisurmaaja / Poikani poloinen
Versione finlandese
Finnish version

In realtà, la rappresentante finlandese del filone c’era già da tempo, nel sito (18 aprile 2019): si tratta di Velisurmaaja “Il fratricida”, nota anche come Poikani poloinen “Povero figlio mio”. Solo che, nel 2019, era stata inserita in tutt’altro contesto e, ovviamente, ancora non esisteva il recentissimo percorso sulle Murder Ballads. Un accenno a questa versione finlandese non poteva però essere tralasciato qui; rimandiamo quindi alla relativa pagina per i testi e le traduzioni, limitandoci qui a (re)inserire il video della versione dei Niekku (che è troppo bella):



Accompagnato da un video della sig.ra Anne Karpinen, che canta un po' "Sven i Rosengård" in svedese, e un po' "Velisurmaaja":

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/11/12 - 12:08


Nel “licenziare questa pagina alle stampe” (come si diceva una volta…), segnalo che, su lieder.net, esiste una sezione apposita dedicata a Edward e alla versione tedesca di Herder (q.v.). Nella pagina sono presenti anche delle traduzioni d’arte in catalano (di Salvador Pila), in neerlandese (di Lau Kanen), in inglese (di Kelly Dean Hansen) e in francese (di Guy Laffaille). Lieder.net è un ottimo sito, ma il materiale traduttorio che vi è contenuto non è di pubblico dominio e il sito non perde occasione per ricordarlo. Essendo nota la nostra estrema contrarietà nei confronti del “copyright” e della “proprietà intellettuale” (che ci impedisce di metterci lì a richiedere "autorizzazioni" ecc.) e non desiderando d’altronde infrangere la Legge® e vederci comminare pene le quali, al confronto, farebbero impallidire quella riservata a Edward, ci limitiamo a segnalare la cosa e a fornire un link.

Riccardo Venturi - 2025/11/12 - 12:52




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