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Assenza

Gualtiero Bertelli
Language: Italian


Gualtiero Bertelli

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2009
Gualtiero Bertelli & La Compagnia delle Acque
Anni cinquanta
Anni cinquanta

Tra le tracce più suggestive vi è Assenza, canzone che emotivamente tocca corde molto profonde. Introdotta dall’arpeggio della chitarra acustica (Simone Nogarin), su cui si appoggia la voce, una voce che si incrina e, magistralmente, commuove, accompagnata dal suono avvolgente del violoncello (Domenico Santaniello).

“Assenza l’ho scritta per uno spettacolo di teatro realizzato con Gian Antonio Stella ed era cantata da una donna. Era nata al femminile, nel periodo in cui le donne ucraine scappavano dalla loro terra e arrivavano in Italia o in altri paesi dove erano accolte. La moglie vede partire il marito soldato o il contrario. È stata scritta agli inizi del conflitto russo ucraino”.
Quando ti vedo, io ti vedo bella,
con gli occhi grandi della tua partenza. 
Della partenza, occhi sicuri,
mani bagnate della partenza. 
Ti vedo giovane, nei tuoi vent'anni
rimasti quelli della tua partenza.
Anni rubati ai nostri domani,
e di quei giorni io mi sento senza. 

Da troppo tempo ti vedo,
da troppo tempo ormai non vedo. 
Chissà che occhi hanno ora le tue mani.

Quando ti penso, io ti penso dolce,
con il sorriso della partenza. 
Sorriso triste, sorriso solo,
sorriso ignoto della partenza. 
Ti vedo bello nel tuo sorriso,
rimasto quello della partenza.
Quanti sorrisi dal finestrino,
di quei sorrisi io mi sento senza. 

Da troppo tempo sorridi,
da troppo tempo ti penso e sorridi. 
Chissà che occhi hanno ora i tuoi sorrisi.

Quando ti parlo dico cose dette,
col cuore gonfio della tua partenza. 
Parole sole, parole già più sole,
sulle labbra ormai secche di partenza. 
Ti parlo piano per non destare il tempo,
che ci lascia dormire di speranza.
Ti parlo di domani mai percorsi,
rincorsi in anni persi nell'assenza. 

Da troppo tempo sono senza,
le tue labbra, i tuoi baci sono senza. 
Chissà che gusto hanno ora le tue parole.

Quando ti sogno, io sogno una croce,
croce di legno, croce senza fiori. 
Abbandonata in mezzo ad un deserto,
di voci, di urla, di dolori. 
Ti sogno senza volto, non ti vedo
e vedo il tuo ultimo pensiero.
Correre su di me, su nostro figlio,
sul mondo che mi porto tutto intero. 

Da troppo tempo ti sogno,
da troppo tempo mi perdo nel sogno. 
E non so dirti quale sia il dolore e quale la speranza.
E non so dirti quale sia la rabbia, quale la speranza.

Contributed by Dq82 - 2025/8/2 - 18:30




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