Dagli affetti e dal lavoro ci han banditi i prepotenti,
Su quest’isole ridenti ci han voluti confinar
Solo perché in cor ci splende una fede e una speranza
Di fraterna comunanza, di giustizia e di bontà.
Non ci scuote, non ci piega il terror dell’oppressione,
Nell’esilio la fazione si ritempra sempre più.
Noi vogliamo la ribelle che c’infiamma il nostro core,
Nel suo manto di splendore l’avvenire additerà
Su quest’isole ridenti ci han voluti confinar
Solo perché in cor ci splende una fede e una speranza
Di fraterna comunanza, di giustizia e di bontà.
Ma se vinti adesso siamo, non per questo muterem
L’ideal che professiamo sempre in cuore porterem!
L’ideal che professiamo sempre in cuore porterem!
Non ci scuote, non ci piega il terror dell’oppressione,
Nell’esilio la fazione si ritempra sempre più.
Noi vogliamo la ribelle che c’infiamma il nostro core,
Nel suo manto di splendore l’avvenire additerà
Alle plebi della terra, invitandole a pugnar,
Sgominando nella guerra il servaggio secolar!
Alle plebi della terra, invitandole a pugnar,
Sgominando nella guerra il servaggio secolar!
Sgominando nella guerra il servaggio secolar!
Alle plebi della terra, invitandole a pugnar,
Sgominando nella guerra il servaggio secolar!
Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 2025/6/10 - 09:35
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Testo: Il Deposito - Canti di Lotta
Musica: Canto dei malfattori
Nel disco “Canti dei Lager” di Sergio Liberovici si trova una registrazione eseguita da Silverio Pisu nel 1966. Nel testo compare un’ altra canzone nota come “Al libro, all’aratro ed al martello” pubblicata da Catanuto e Schirone nel volume “Il canto anarchico in Italia la cui melodia è ripresa da una canzonetta del 1920 cantata dal tenore Cav. Elpidio Gaiotto dal titolo “Mamma non l’amo più”.
Il canto dei confinati di Ustica 1927 eseguito dal Coro Ingrato si rifà all’aria del “Canto dei malfattori” in quanto nel materiale cartaceo sequestrato in quel tempo all’anarchico Boldrini e poi finito nell’archvio Centrale di Stato, l’autore aveva chiaramente indicato che la melodia che accompagnava il testo era proprio il Canto dei Malfattori. Antonio Gramsci fu esiliato a Ustica nel 1926 ma vi rimase solo per 44 giorni. Copia di quel documento è conservato nell’archivio della FAI a Milano, viale Monza. - commento video YouTube