Miki figlio di Breko come il padre era falegname
Passò la notte a fare prove in cantina con agli amici
Miki suonava il sax ed aveva sempre fame
Mentre la zuppa bolliva un po’ di patate e di ceci
C’era legna di noce antico nella stufa a fare fuoco
Mobili di vero massello dai nonni ereditati
Erano fuochi sacri ma sapeva bene il cuoco
Che suo figlio Miki in vita ne avrebbe altri realizzati
Morì con settantuno ragazzi a Tuzla nel mese maggio
Erano stanchi di assedio e di quella guerra molesta
Nella musica nei canti cercavano un po’ di coraggio
Di tornare a una vita fatta di pace e di festa
Nella piazza di Kapija il loro rock trasgressivo
Fu ridotto al silenzio da un ordigno fascista
Sulla città multietnica arrivò quel giorno il castigo
Dei nazionalisti della Republika Srpska
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Un mese dopo ricordo un giovane uomo in toscana
Chiese perdono agli amici con tre biglietti di addio
Appesa ad un albicocco la sua vita moriva
Era nonviolento era mite e credeva pure in un Dio
Si chiamava Alex Langer ed era stato un esempio
Di fiducia di impegno di lotta e di speranza
Sempre si era battuto contro le guerre e lo scempio
Dell’ ambiente della pace e della convivenza
Son passati trent’anni a Sarajevo è rinata
il ponte di Mostar riunisce sponda bosniaca e croata
Sono due generazioni i ragazzi sono sempre ragazzi
Chi è rassegnato e chi ha buone ragioni per gridare siete pazzi
A Tuzla ho incontrato una madre mentre una tomba pulisce
E’ quella del figlio ventenne ed in mezzo ai fiori inserisce
Una sigaretta accesa mi guarda e mi dice capisci
Al mio Alem piaceva fumare e cantare insieme agli amici
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Passò la notte a fare prove in cantina con agli amici
Miki suonava il sax ed aveva sempre fame
Mentre la zuppa bolliva un po’ di patate e di ceci
C’era legna di noce antico nella stufa a fare fuoco
Mobili di vero massello dai nonni ereditati
Erano fuochi sacri ma sapeva bene il cuoco
Che suo figlio Miki in vita ne avrebbe altri realizzati
Morì con settantuno ragazzi a Tuzla nel mese maggio
Erano stanchi di assedio e di quella guerra molesta
Nella musica nei canti cercavano un po’ di coraggio
Di tornare a una vita fatta di pace e di festa
Nella piazza di Kapija il loro rock trasgressivo
Fu ridotto al silenzio da un ordigno fascista
Sulla città multietnica arrivò quel giorno il castigo
Dei nazionalisti della Republika Srpska
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Un mese dopo ricordo un giovane uomo in toscana
Chiese perdono agli amici con tre biglietti di addio
Appesa ad un albicocco la sua vita moriva
Era nonviolento era mite e credeva pure in un Dio
Si chiamava Alex Langer ed era stato un esempio
Di fiducia di impegno di lotta e di speranza
Sempre si era battuto contro le guerre e lo scempio
Dell’ ambiente della pace e della convivenza
Son passati trent’anni a Sarajevo è rinata
il ponte di Mostar riunisce sponda bosniaca e croata
Sono due generazioni i ragazzi sono sempre ragazzi
Chi è rassegnato e chi ha buone ragioni per gridare siete pazzi
A Tuzla ho incontrato una madre mentre una tomba pulisce
E’ quella del figlio ventenne ed in mezzo ai fiori inserisce
Una sigaretta accesa mi guarda e mi dice capisci
Al mio Alem piaceva fumare e cantare insieme agli amici
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Mir sada mir sada ognuno cantava nel cuore
Mir sada mir sada pace subito pace ora
Contributed by Paolo Rizzi - 2025/3/12 - 18:45
Che schegge
Per piacere puoi mettere nell'elenco delle mie canzoni una foto di Langer invece della mia insulsa faccina sorridente
un abbraccio
paolo
Per piacere puoi mettere nell'elenco delle mie canzoni una foto di Langer invece della mia insulsa faccina sorridente
un abbraccio
paolo
p.r. - 2025/3/12 - 18:58
"Splenda il sole" su questo sito c'era gia una bellissima canzone dedicata a Alexander Langer è quella di Massimo Priviero, ascoltatela.... con umiltà aggiungo ora questa mia
p.r. - 2025/3/12 - 19:14
Carissimo Paolo, prima di tutto la tua faccia non e' assolutamente "insulsa", e poi sulle tue canzoni ci va la tua faccia. Non c'è niente da fare :-) Quella di Alexander Langer andrà sulle canzoni di Alexander Langer, se esistono (a proposito: Alex avrà mai scritto una canzone, mi chiedo...). Ultima cosa: nella tua introduzione ti ho corretto il Pian dei Giullari: si chiama così, altro che "parco". E' un antico quartiere collinare ultraricco e ultraelegante di Firenze, accanto a Arcetri e appena sopra il piazzale Michelangelo. Saluti e un abbraccio!
Riccardo Venturi - 2025/3/13 - 00:00
Estratto del testo di Langer publicato sul sito della fondazione
https://www.alexanderlanger.org/it/34/166
DI FRONTE AI GIOVANI MASSACRATI A TUZLA
30.5.1995, L'Alto Adige
Venerdì 19 maggio 1995 Selim Beslagic, sindaco della città bosniaca di Tuzla, era in visita a Bolzano. Nella Sala di Giunta del Municipio diceva a Marcello Ferrari, suo collega ospitante: "speriamo che voi qui a Bolzano non dobbiate mai vivere quello che oggi succede alle nostre città miste, a Sarajevo, a Tuzla, a Zenica, a Gorazde, dove la pressione nazionalista e l'assedio esterno spaccano la convivenza interna..."
Esattamente sette giorni dopo, quando Beslagic dopo una tappa al Comune di Bologna era ormai tornato a casa, bombe serbe provocavano una strage nella sua città: decine e decine di giovani ammazzati e lacerati mentre si ritrovavano intorno ad un bar, sul corso. Da allora non è stato più possibile stabilire un contatto telefonico.
Cosa si può oggi ancora sensatamente proporre o fare, quando ogni ragionevole possibilità europea è stata, nei mesi e negli anni, buttata via, in nome del cedimento alla nefasta politica di ridisegnare la Jugoslavia ed in particolare la Bosnia Herzegovina secondo linee etniche, in stati e cantoni etnici, possibilmente epurati da coloro che non rientrano nella maggioranza etnica locale? Cosa dire, quando ormai i "poliziotti del mondo" - quali dovrebbero essere i caschi blu dell'ONU - servono da ostaggi dileggiati, invece che da tutori dell'ordine e del diritto internazionale? Cosa inventare, quando anche la generosa volontà di pace di decine di migliaia di volontari nonviolenti di tutta Europa si infrange di fronte al sopruso, al taglieggiamento sistematico, al cecchinaggio, alla propaganda dell'odio etnico instillata da televisioni e giornali? Si può decidere che il diritto internazionale deve semplicemente abdicare - in quel caso si potranno ancora fornire le armi ai più deboli, ai bosniaci, perché si difendano come meglio possono, da sè, e si darà corso al ritiro - organizzato e protetto - dei contingenti ONU, diventati non solo inutili, ma addirittura controproducenti, visto che la loro trasformazione in "scudi umani" sembra paralizzare ogni azione. Sarebbe una decisione pesante e vergognosa, perché vorrebbe dire che ognuno faccia per sé……
Link a tutti gli critti di Alex Langer sulla ex Jugoslavia dal sito
https://www.alexanderlanger.org/it/34
https://www.alexanderlanger.org/it/34/166
DI FRONTE AI GIOVANI MASSACRATI A TUZLA
30.5.1995, L'Alto Adige
Venerdì 19 maggio 1995 Selim Beslagic, sindaco della città bosniaca di Tuzla, era in visita a Bolzano. Nella Sala di Giunta del Municipio diceva a Marcello Ferrari, suo collega ospitante: "speriamo che voi qui a Bolzano non dobbiate mai vivere quello che oggi succede alle nostre città miste, a Sarajevo, a Tuzla, a Zenica, a Gorazde, dove la pressione nazionalista e l'assedio esterno spaccano la convivenza interna..."
Esattamente sette giorni dopo, quando Beslagic dopo una tappa al Comune di Bologna era ormai tornato a casa, bombe serbe provocavano una strage nella sua città: decine e decine di giovani ammazzati e lacerati mentre si ritrovavano intorno ad un bar, sul corso. Da allora non è stato più possibile stabilire un contatto telefonico.
Cosa si può oggi ancora sensatamente proporre o fare, quando ogni ragionevole possibilità europea è stata, nei mesi e negli anni, buttata via, in nome del cedimento alla nefasta politica di ridisegnare la Jugoslavia ed in particolare la Bosnia Herzegovina secondo linee etniche, in stati e cantoni etnici, possibilmente epurati da coloro che non rientrano nella maggioranza etnica locale? Cosa dire, quando ormai i "poliziotti del mondo" - quali dovrebbero essere i caschi blu dell'ONU - servono da ostaggi dileggiati, invece che da tutori dell'ordine e del diritto internazionale? Cosa inventare, quando anche la generosa volontà di pace di decine di migliaia di volontari nonviolenti di tutta Europa si infrange di fronte al sopruso, al taglieggiamento sistematico, al cecchinaggio, alla propaganda dell'odio etnico instillata da televisioni e giornali? Si può decidere che il diritto internazionale deve semplicemente abdicare - in quel caso si potranno ancora fornire le armi ai più deboli, ai bosniaci, perché si difendano come meglio possono, da sè, e si darà corso al ritiro - organizzato e protetto - dei contingenti ONU, diventati non solo inutili, ma addirittura controproducenti, visto che la loro trasformazione in "scudi umani" sembra paralizzare ogni azione. Sarebbe una decisione pesante e vergognosa, perché vorrebbe dire che ognuno faccia per sé……
Link a tutti gli critti di Alex Langer sulla ex Jugoslavia dal sito
https://www.alexanderlanger.org/it/34
p.r. - 2025/3/13 - 10:58
articolo pubblicato in occasione della celebrazione dei 25 anni dalla strage : Gioventù interrotta
25 maggio 1995 a Tuzla: Gioventù interrotta
Đukić, comandante del gruppo Tattico “Ozren” della VRS (Esercito della Republika Srpska) è stato condannato dalla Corte speciale di Sarajevo a 25 anni di carcere, in quanto responsabile di aver ordinato il 25 maggio il bombardamento della città di Tuzla – dichiarata zona protetta con la Risoluzione UN 824 del 6 maggio 1993 - provocando la morte di questi ragazzi.
Nel febbraio del 2014 è stato poi rilasciato a seguito della sentenza della Corte superiore BiH – a causa di una errata applicazione della legge – che annullava il verdetto di condanna a 25 anni di reclusione. Nel giugno dello stesso anno il Tribunale speciale ha emesso una nuova condanna, riducendola a 20 anni, ma pochi giorni dopo l’avvocato difensore ha dichiarato che il suo cliente si trovava in Serbia per cure mediche. A ottobre 2014 è stato emesso un mandato di cattura, dato che Đukić non aveva risposto alla convocazione per scontare la pena, ed è stato chiesto alla Serbia di ratificare il verdetto, come prevede l'accordo di cooperazione legale tra i due paesi. Ma la Corte suprema di Belgrado ha più volte rimandato l’udienza.
25 maggio 1995 a Tuzla: Gioventù interrotta
Đukić, comandante del gruppo Tattico “Ozren” della VRS (Esercito della Republika Srpska) è stato condannato dalla Corte speciale di Sarajevo a 25 anni di carcere, in quanto responsabile di aver ordinato il 25 maggio il bombardamento della città di Tuzla – dichiarata zona protetta con la Risoluzione UN 824 del 6 maggio 1993 - provocando la morte di questi ragazzi.
Nel febbraio del 2014 è stato poi rilasciato a seguito della sentenza della Corte superiore BiH – a causa di una errata applicazione della legge – che annullava il verdetto di condanna a 25 anni di reclusione. Nel giugno dello stesso anno il Tribunale speciale ha emesso una nuova condanna, riducendola a 20 anni, ma pochi giorni dopo l’avvocato difensore ha dichiarato che il suo cliente si trovava in Serbia per cure mediche. A ottobre 2014 è stato emesso un mandato di cattura, dato che Đukić non aveva risposto alla convocazione per scontare la pena, ed è stato chiesto alla Serbia di ratificare il verdetto, come prevede l'accordo di cooperazione legale tra i due paesi. Ma la Corte suprema di Belgrado ha più volte rimandato l’udienza.
p.r - 2025/3/13 - 11:02
Tre video di Alex
https://www.youtube.com/watch?v=sYomXc...;t=9s profondo dolce
https://www.alexanderlanger.org/it/104... parlamento europeo
https://www.alexanderlanger.org/it/104... non per il potere
https://www.youtube.com/watch?v=sYomXc...;t=9s profondo dolce
https://www.alexanderlanger.org/it/104... parlamento europeo
https://www.alexanderlanger.org/it/104... non per il potere
p.r - 2025/3/13 - 11:06
Alexander Langer e Alessandro Leo grande. Vi mando il link al podcast in 3 puntate che Leogrande,il bravissimo giornalista ahimè scomparso nel 2017, ha dedicato a Langer
*
Dialogo tra Alexander e Alessandro.
C'è un bel libro del 2019 che ha per titolo "Dialogo sull Albania" di Giovanni Accardo con prefazione di Goffredo Fofi che accomuna i due Alessandri, il loro pensiero il loro agire. A me è piaciuto molto

Il mondo di Leogrande | Il viaggio di Alexander Langer | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound
Il viaggio di Alexander Langer - Il mondo di Leogrande - Alessandro Leogrande racconta la vita di Alexander Langer, figura 'atipica' del Sessantotto italiano, in una puntata di Passioni del 23/05/2010.
*
Dialogo tra Alexander e Alessandro.
C'è un bel libro del 2019 che ha per titolo "Dialogo sull Albania" di Giovanni Accardo con prefazione di Goffredo Fofi che accomuna i due Alessandri, il loro pensiero il loro agire. A me è piaciuto molto

Dialogo sull’Albania
P.r - 2025/3/15 - 07:45
oggi 25 maggio 30 anni dalla strage di TUZLA
L'Osservatorio Balcani è un istituto di ricerca e studio che ha sede a Tuzla, Bosnia ed Erzegovina, e che si occupa di analizzare la situazione politica, sociale ed economica dei Balcani. L'Osservatorio ha compiuto 30 anni di attività nel 2025, avendo iniziato le sue attività nel 1995.
Ecco alcuni punti chiave sull'Osservatorio Balcani e sulla sua attività:
Sede: Tuzla, Bosnia ed Erzegovina.
Focus: Analisi della situazione nei Balcani (politica, sociale, economica).
30 anni di attività: L'Osservatorio ha iniziato le sue attività nel 1995.
Ruolo: Promuovere la comprensione e il dialogo nella regione, fornendo analisi e studi sulla situazione nei Balcani.
Importanza: La città di Tuzla è un centro strategico nella regione e un punto di riferimento per l'Osservatorio.
L'Osservatorio Balcani è un istituto importante che contribuisce alla conoscenza e alla comprensione dei Balcani, offrendo un punto di vista indipendente e analizzando le dinamiche che si verificano nella regione.
Tuzla una madre ricorda il figlio Sandro
30 Years After Bosnia’s Tuzla Massacre, A Mother’s Grief Endures
L'Osservatorio Balcani è un istituto di ricerca e studio che ha sede a Tuzla, Bosnia ed Erzegovina, e che si occupa di analizzare la situazione politica, sociale ed economica dei Balcani. L'Osservatorio ha compiuto 30 anni di attività nel 2025, avendo iniziato le sue attività nel 1995.
Ecco alcuni punti chiave sull'Osservatorio Balcani e sulla sua attività:
Sede: Tuzla, Bosnia ed Erzegovina.
Focus: Analisi della situazione nei Balcani (politica, sociale, economica).
30 anni di attività: L'Osservatorio ha iniziato le sue attività nel 1995.
Ruolo: Promuovere la comprensione e il dialogo nella regione, fornendo analisi e studi sulla situazione nei Balcani.
Importanza: La città di Tuzla è un centro strategico nella regione e un punto di riferimento per l'Osservatorio.
L'Osservatorio Balcani è un istituto importante che contribuisce alla conoscenza e alla comprensione dei Balcani, offrendo un punto di vista indipendente e analizzando le dinamiche che si verificano nella regione.
Tuzla una madre ricorda il figlio Sandro
30 Years After Bosnia’s Tuzla Massacre, A Mother’s Grief Endures
P.r. - 2025/5/25 - 09:51
Di Paolo Bergamaschi, l'autore del brano che ho appena postato: L'arte della convivenza, ho trovato questo articolo sulla cittadinanza onoraria data dalla città di Tuzla ad Alex.
Lo aggiungo qui alla canzone che gli ho dedicato qualche mese fa.
Bella la conclusione dell'articolo eccola
Mi torna alla mente un curioso particolare. Un giorno a Strasburgo nell'ufficio di Alex in Parlamento europeo rimossi una pila di documenti per appoggiarmi al davanzale. Con mia sorpresa trovai sotto alle carte un fumetto di Dylan Dog. Langer non era un uomo di frivolezze e io non avevo mai letto un giornalino del personaggio creato da Tiziano Sclavi. L'ho fatto in seguito. Se Dylan Dog è conosciuto come l'indagatore dell'incubo per me Alex Langer è stato "l'indagatore dell'incubo della guerra" perché la guerra è un incubo da cui bisogna uscire. Dylan Dog si vanta di avere un "quinto senso e mezzo" che gli consente di sbrogliare le situazioni più allucinanti. Anche Alex Langer aveva un "quinto senso e mezzo" che gli consentiva di scoprire e indicare vie di pace nel labirinto infernale delle guerre. Mi piace ricordarlo così. Un visionario della pace di altri tempi che, però, non ha fatto, per nulla, il suo tempo perché quello che ha detto, scritto e costruito ha ancora molto da offrire.
09/11/2022 - Paolo Bergamaschi
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bo...
Lo aggiungo qui alla canzone che gli ho dedicato qualche mese fa.
Bella la conclusione dell'articolo eccola
Mi torna alla mente un curioso particolare. Un giorno a Strasburgo nell'ufficio di Alex in Parlamento europeo rimossi una pila di documenti per appoggiarmi al davanzale. Con mia sorpresa trovai sotto alle carte un fumetto di Dylan Dog. Langer non era un uomo di frivolezze e io non avevo mai letto un giornalino del personaggio creato da Tiziano Sclavi. L'ho fatto in seguito. Se Dylan Dog è conosciuto come l'indagatore dell'incubo per me Alex Langer è stato "l'indagatore dell'incubo della guerra" perché la guerra è un incubo da cui bisogna uscire. Dylan Dog si vanta di avere un "quinto senso e mezzo" che gli consente di sbrogliare le situazioni più allucinanti. Anche Alex Langer aveva un "quinto senso e mezzo" che gli consentiva di scoprire e indicare vie di pace nel labirinto infernale delle guerre. Mi piace ricordarlo così. Un visionario della pace di altri tempi che, però, non ha fatto, per nulla, il suo tempo perché quello che ha detto, scritto e costruito ha ancora molto da offrire.
09/11/2022 - Paolo Bergamaschi
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bo...
P.r - 2025/7/2 - 08:14
Commemorazioni in giro per l Italia
https://www.alexanderlanger.org/it/0/5256
https://www.alexanderlanger.org/it/0/5256
P.r. - 2025/7/3 - 11:53
Alex Langer il ricordo del suo lavoro a 30 anni dalla morte
https://share.google/7QS9mrB2CCU3JeVXC
https://share.google/7QS9mrB2CCU3JeVXC
P.r. - 2025/7/4 - 07:36
Alex Langer il suo biglietto di addio con le tre parole conclusive .... e le citazioni del cantautore Wolf Bierman
Seid nicht traurig, macht weiter, WAS GUT WAR,”
RIFLESSIONI del giornalista Simone Zoppellaro
Passiamo ora da una suggestione a un’altra, o forse a una risonanza. “Non siate tristi, portate avanti ciò che era giusto” sono le parole a cui Langer ha affidato il suo ultimo messaggio pubblico prima di togliersi la vita. “Seid nicht traurig, macht weiter, was gut war,” nell’originale tedesco. Colpisce che in tante traduzioni, e persino in titoli di volume, la traduzione italiana sia forzata al presente, “ciò che è giusto,” quasi a voler farne il custode di una verità monolitica cui il sudtirolese fu sistematicamente estraneo, se non a volergli mettere in bocca idee – questo il rischio, speriamo di sbagliarci – che non gli competono
estratto dall'articolo completo al link in fondo
In questo articolo il giornalista cita un cantautore tedesco mi sembra molto interessante per una ricerca su questo sito
Il 14 novembre 1977 sulle pagine del quotidiano Lotta continua usciva una pagina “a cura di Alexander Langer,” come si legge, tutta dedicata a Gerulf Pannach, cantautore espulso dalla DDR, e al ben più noto Wolf Biermann, uno dei più grandi poeti tedeschi e europei della sua generazione, di cui il nostro traduce anche Die Stasi-Ballade, (La Ballata degli «Stasi», nella versione di Langer), straordinaria canzone – ironica e spietata – contro il regime comunista e la sua polizia segreta. Andando a rileggere Lotta continua di quegli anni, colpisce la frequenza con cui Biermann viene menzionato in articoli, spesso senza firma, che potrebbero essere scritti da Langer stesso, che in più in Germania aveva vissuto e lavorato negli anni del massimo successo di Biermann.
Ma è di un’altra sua canzone che vorrei parlarvi, eseguita per la prima volta improvvisandola a Alexanderplatz, a Berlino Est nel 1973, nel bel mezzo dei Giochi mondiali della gioventù (Weltjugendspiele), in un tentativo riuscito di eludere la censura che pesava contro il poeta e la Stasi che, come sempre, lo pedinava. Si tratta di una libera (e provocatoria contro il regime, ancora una volta) rielaborazione, come scrive lo stesso Biermann – figlio di padre ebreo ucciso ad Auschwitz – della nota canzone di Carlos Puebla dedicata a Ernesto Che Guevara. Parliamo di una canzone notissima, qui in Germania, come può esserlo una canzone di De André in Italia. Il ritornello: “Uns bleibt, was gut war und klar war: / Dass man bei dir immer durchsah / Und Liebe, Hass, doch nie Furcht sah / Comandante Che Guevara”, ovvero: “Ci resta ciò che era giusto e chiaro: / quanto sempre in te traspariva / e l’amore e l’odio, mai la paura, / comandante Che Guevara”. Quelle tre sillabe, poste persino nello stesso ordine dovuto a una subordinata, saranno tornate in mente a Langer in quei giorni, quando definiva il proprio addio al mondo? O forse hanno agito nel suo inconscio, con la forza che – lo sappiamo bene – posso avere le canzoni in certi momenti della vita?
"Was gut war": tre sillabe per ricordare Alexander Langer, trent'anni dopo
RIFLESSIONI del giornalista Simone Zoppellaro
Passiamo ora da una suggestione a un’altra, o forse a una risonanza. “Non siate tristi, portate avanti ciò che era giusto” sono le parole a cui Langer ha affidato il suo ultimo messaggio pubblico prima di togliersi la vita. “Seid nicht traurig, macht weiter, was gut war,” nell’originale tedesco. Colpisce che in tante traduzioni, e persino in titoli di volume, la traduzione italiana sia forzata al presente, “ciò che è giusto,” quasi a voler farne il custode di una verità monolitica cui il sudtirolese fu sistematicamente estraneo, se non a volergli mettere in bocca idee – questo il rischio, speriamo di sbagliarci – che non gli competono
estratto dall'articolo completo al link in fondo
In questo articolo il giornalista cita un cantautore tedesco mi sembra molto interessante per una ricerca su questo sito
Il 14 novembre 1977 sulle pagine del quotidiano Lotta continua usciva una pagina “a cura di Alexander Langer,” come si legge, tutta dedicata a Gerulf Pannach, cantautore espulso dalla DDR, e al ben più noto Wolf Biermann, uno dei più grandi poeti tedeschi e europei della sua generazione, di cui il nostro traduce anche Die Stasi-Ballade, (La Ballata degli «Stasi», nella versione di Langer), straordinaria canzone – ironica e spietata – contro il regime comunista e la sua polizia segreta. Andando a rileggere Lotta continua di quegli anni, colpisce la frequenza con cui Biermann viene menzionato in articoli, spesso senza firma, che potrebbero essere scritti da Langer stesso, che in più in Germania aveva vissuto e lavorato negli anni del massimo successo di Biermann.
Ma è di un’altra sua canzone che vorrei parlarvi, eseguita per la prima volta improvvisandola a Alexanderplatz, a Berlino Est nel 1973, nel bel mezzo dei Giochi mondiali della gioventù (Weltjugendspiele), in un tentativo riuscito di eludere la censura che pesava contro il poeta e la Stasi che, come sempre, lo pedinava. Si tratta di una libera (e provocatoria contro il regime, ancora una volta) rielaborazione, come scrive lo stesso Biermann – figlio di padre ebreo ucciso ad Auschwitz – della nota canzone di Carlos Puebla dedicata a Ernesto Che Guevara. Parliamo di una canzone notissima, qui in Germania, come può esserlo una canzone di De André in Italia. Il ritornello: “Uns bleibt, was gut war und klar war: / Dass man bei dir immer durchsah / Und Liebe, Hass, doch nie Furcht sah / Comandante Che Guevara”, ovvero: “Ci resta ciò che era giusto e chiaro: / quanto sempre in te traspariva / e l’amore e l’odio, mai la paura, / comandante Che Guevara”. Quelle tre sillabe, poste persino nello stesso ordine dovuto a una subordinata, saranno tornate in mente a Langer in quei giorni, quando definiva il proprio addio al mondo? O forse hanno agito nel suo inconscio, con la forza che – lo sappiamo bene – posso avere le canzoni in certi momenti della vita?
"Was gut war": tre sillabe per ricordare Alexander Langer, trent'anni dopo
Paolo Rizzi - 2025/7/10 - 11:12
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La strage di Tuzla del 25 maggio 1995 forse fu “la goccia che fece traboccare il vaso” e minò la sua fiducia ostinata nella “azione nonviolenta” che per trent’anni aveva costellato la sua vita da attivista militante, pacifista, parlamentare europeo, ambientalista e fondatore dei Verdi italiani.
Il disperato appello del sindaco di Tuzla Selim Beslagic, che pochi giorni prima della strage, chiedeva di fare qualcosa contro l’assedio della sua città, da due anni bersaglio dei cecchini, forse lo scosse ulteriormente e Alex scrisse una lettera pubblica chiedendo che i caschi blu delle Nazioni Unite agissero contro gli assedianti, contraddicendo in parte i principi che da sempre lo avevano animato.
La lettera con tutti gli altri scritti di Alexander Langer è raccolta nel libro a lui dedicato: “Il viaggiatore leggero”
Questa mia canzone è anche un omaggio a Maurizio Maggiani e alle belle pagine dedicate a Tuzla nel suo libro “Il viaggiatore notturno” da cui ho estratto il personaggio di Miki.
Ed infine un terzo omaggio va al bravissimo fotografo giornalista Mario Boccia che per cinque anni ha raccontato con le sue fotografie la terribile guerra dei Balcani ed i cui scritti a commento delle immagini si possono leggere sul sito di Osservatorio Balcani. Da uno di questi suoi servizi giornalistici ho preso le foto e la storia della mamma di Alem
La città di Tuzla il 31 ottobre 2021 gli ha conferito la cittadinanza onoraria postuma. Sarajevo l’aveva già fatto nel febbraio dello scorso anno. “Alexander Langer è il simbolo dell’empatia per la Bosnia e il dramma che stava vivendo”, ha sottolineato Jasmin Imamovic, sindaco di Tuzla, durante la cerimonia, “lui si batteva per la pace e la riconciliazione contro chi seminava l’odio”. “Langer non ha sopportato il dolore per la sofferenza del popolo bosniaco” .
Il conflitto nella Ex Jugoslavia è stato un capitolo fondamentale nella mia vita, per due anni ho ospitato nella mia casa di Milano Biliana Marianovic e suo figlio Marco scappati da Sarajevo e poi a guerra conclusa ho potuto collaborare a progetti con le scuole di Mostar in cooperazione con gli studenti della città di Gorizia unendo la protezione di due fiumi bellissimi : L’Isonzo e la Neretva.
Europa Verde
Nella sua veste di parlamentare europeo, Langer intensifica il suo rapporto con la ex-Jugoslavia, attraverso la “Carovana europea di pace” (settembre 1991) e poi il “Forum di Verona per la pace e la riconciliazione” (dal 1992). Scoppiata la guerra in Bosnia, mantiene rapporti molto stretti, in particolare con la città inter-etnica di Tuzla e col suo sindaco socialdemocratico Selim Beslagic, che, insieme a Renzo Imbeni, accompagna nel 1995 a Strasburgo, Bolzano e Bologna. Dopo la strage di Tuzla nella “festa di primavera” (oltre settanta giovani uccisi da un bombardamento serbo), Langer aveva ricevuto dal sindaco Beslagic copia del suo drammatico e ultimativo messaggio al Consiglio di sicurezza dell’ONU: “Voi state a guardare e non fate niente, mentre il nuovo fascismo ci sta bombardando: se non intervenite per fermarli, voi che potete, siete complici, è impossibile che non vi rendiate conto”. Anche in conseguenza di questa tragedia, il 26 giugno 1995 (pochi giorni prima della sua morte volontaria) si reca a capo di una delegazione europea a Cannes, dove si svolge il vertice dei capi di Stato e di governo europei. Presenta il drammatico appello L’Europa muore o rinasce a Sarajevo e, nell’incontro col neoeletto presidente francese Jacques Chirac, chiede esplicitamente un intervento di “polizia internazionale” in Bosnia, dove l’assedio di Sarajevo dura ormai da oltre tre anni. Chirac gli risponde negativamente con una sorta di elucubrazione “pacifista”…, mentre nel frattempo ha ordinato la ripresa degli esperimenti nucleari militari a Mururoa, che il suo predecessore Mitterrand aveva sospeso. Una settimana dopo la morte di Langer ci sarà il genocidio di Srebrenica, che si sarebbe potuto evitare accogliendo la sua richiesta a Chirac e agli altri leader europei.