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Macht kaputt was euch kaputt macht

Ton Steine Scherben
Language: German


Ton Steine Scherben

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Ton Steine Scherben, Macht kaputt was euch kaputt macht, 1970.


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(Bob Dylan)
Einheitsfrontlied
(Bertolt Brecht)
Die letzte Schlacht gewinnen wir
(Ton Steine Scherben)


Krause-Möbius
Single: 1970
Album: Warum geht es mir so dreckig? [1971]

Denn/Poi: Rock in Deutschland, Vol. I [1981]
Auswahl I - Klassiker & Raritäten [1983]
Alles Lüge - The Best Of [Rio Reiser, 2000]




Dieser Song wurde erst für das Theaterstück des Hoffmanns Comic Teaters "Rita & Paul" geschrieben. Der Text von Norbert Krause, wurde von einem frühen Song von Rio inspieriert.
Er wiederum wurde durch Bob Dylans "Subterranean Homesick Blues" inspiriert.
Der Text dort lautete: "bombs are falling, tanks are rolling, soldiers dying, men are crying...".
Ich glaube, die Parallelen sind nicht zu übersehen. Dieser Song erschien im Juni 1970 das erste Mal auf Single.
In dem Song "Samstag Nachmittag" von 1975 wird von der Gitarre zweimal kurz der "Macht kaputt..."-Riff gespielt.
RioLyrics


Assieme a Keine Macht für Niemand questa è la canzone più celebre della storica combat rock band tedesca Ton Steine Scherben; un altro titolo, e un altro slogan che ha fatto storia. Ancora usatissimo in Germania, come si può vedere dalla foto sopra; lo si potrebbe tradurre in mille modi, con quel suo kaputt; abbiamo scelto volutamente il più forte.

L'origine della canzone risale al 1969, ancora prima della formazione ufficiale della band, nel 1970. La musica fu scritta da Ralph Möbius, più noto come Rio Reiser, e il testo da Norbert Krause. Immediatamente il suo titolo divenne uno dei più usati slogan degli Autonomi tedeschi. Il suo primo uso documentato si ebbe con il movimento di occupazione delle case, ma ben presto si diffuse in tutto il movimento studentesco e anarchico.

In origine la canzone era stata scritta per la pièce teatrale Rita und Paul della compagnia Hoffmans Comic Theater; veniva eseguito in una scena in cui il protagonista maschile, il giovane operaio Paul, assiste alla tv ad un commento del giornalista conservatore Matthias Walden, appartenente al gruppo editoriale del riciclato nazista Axel Springer (quello cui tuttora appartiene la Bild Zeitung, per intenderci). Ascoltando le parole del giornalista, Paul viene preso da un tale accesso di collera da prendere il televisore e sfasciarlo per terra. Norbert Krause, membro dello Hoffmanns Comic Theater e autore del testo, affermò che esso gli era stato ispirato in alcune parti da Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan.

Nel 1970, i membri dei futuri Ton Steine Scherben si separarono dallo Hoffmans Comic Theater fondando il collettivo Rote Steine ("Pietre Rosse"); il primo brano del collettivo portava ugualmente il titolo di Macht kaputt was euch kaputt macht. Nel 1970 la ARD, la televisione pubblica tedesca, mandò in onda un documentario intitolato Fünf Finger sind eine Faust ("Cinque dita sono un pugno"), dedicato agli scopi e alle motivazioni dell'opposizione extraparlamentare; il documentario prevedeva, nella colonna sonora, sia questa canzone che un'altra già presente nello spettacolo Rita und Paul, Wir streiken ("Noi scioperiamo"). Il giorno dopo, i telefoni della ARD furono letteralmente presi d'assalto da telespettatori che domandavano di chi fossero le due canzoni presenti nel documentario, e dove si potesse acquistarle. Nel frattempo si erano formati i Ton Steine Scherben: R.P.S. Lanrue, Rio Reiser, Wolfgang Seidel e Kai Sichtermann. Incisero immediatamente un singolo, che fino alla fine del 1970 vendette 6000 copie.

Il 6 settembre 1970 i Ton Steine Scherben intervevennero al Love-and-Peace Festival, che si teneva sull'isola di Fehmarn (tale evento è stato più volte definito la "Woodstock tedesca"). Macht kaputt was euch kaputt macht fu interpretata come terzo brano in programma, e poi ancora come ultimo; poco prima si era esibito per l'ultima volta Jimi Hendrix. All'improvviso, mentre i TSS si stavano esibendo, il palco prese improvvisamente fuoco, così che il festival dovette essere interrotto. Anche se, probabilmente, i TSS non erano assolutamente responsabili dell'incendio (sembra che fosse stato appiccato da alcuni lavoratori infuriati del fatto che l'organizzatore era scappato il giorno stesso con tutto l'incasso), si sparse la voce che il fuoco era stato dato da loro; la notorietà del gruppo ne ebbe un'impennata.

Nel 1971 la canzone fu inserita nel primo album dei TSS, dal titolo assolutamente esplicito di Warum geht es mir so dreckig? ("Perché mi va così di merda?"), divenendo una delle loro etichette eterne; ancora oggi è possibile leggerlo in migliaia di cartelli durante le manifestazioni e di scritte sui muri.

Radios laufen, Platten laufen,
Filme laufen, TV's laufen,
Reisen kaufen, Autos kaufen,
Häuser kaufen, Möbel kaufen.
Wofür?

Macht kaputt, was euch kaputt macht!
Macht kaputt, was euch kaputt macht!

Züge rollen, Dollars rollen,
Maschinen laufen, Menschen schuften,
Fabriken bauen, Maschinen bauen,
Motoren bauen, Kanonen bauen.
Für wen?

Macht kaputt, was euch kaputt macht!
Macht kaputt, was euch kaputt macht!

Bomber fliegen, Panzer rollen,
Polizisten schlagen, Soldaten fallen,
Die Chefs schützen, Die Aktien schützen,
Das Recht schützen, Den Staat schützen.
Vor uns!

Macht kaputt, was euch kaputt macht!
Macht kaputt, was euch kaputt macht!

Contributed by Riccardo Venturi - 2007/11/30 - 21:06




Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
30 novembre 2007

FOTTETE QUEL CHE VI FOTTE

Radio che vanno, dischi che girano,
film che vanno, tv che vanno,
comprare viaggi, comprare auto,
comprare case, comprare mobili.
Perché?

Fottete quel che vi fotte!
Fottete quel che vi fotte!

Treni che marciano, dollari che scorrono,
macchine che vanno, gente che sgobba,
costruire fabbriche, costruire macchine,
costruire motori, costruire cannoni.
Per chi?

Fottete quel che vi fotte!
Fottete quel che vi fotte!

Bombe che volano, carri armati che marciano,
poliziotti che pestano, soldati che cadono,
proteggono i capi, proteggono le azioni*,
proteggono il diritto, proteggono lo stato.
Prima di noi!

Fottete quel che vi fotte!
Fottete quel che vi fotte!

* Nel senso di "quote azionarie", ndt.

2007/11/30 - 22:01




Language: English

English version by Riccardo Venturi
November 30, 2007
FUCK OFF ALL WHAT FUCKS YOU OFF

Radios going, disks turning
movies going, tubes going
buying tours, buying cars,
buying houses, buying furniture.
What for?

Fuck off all what fucks you off!
Fuck off all what fucks you off!

Trains running, dollars running,
machines running, people working,
building factories, building machines,
building motors, building guns.
Who for?

Fuck off all what fucks you off!
Fuck off all what fucks you off!

Bombs flying, tanks marching,
cops beating, soldiers falling
protecting chiefs, protecting shares,
protecting the right, protecting the state.
Instead of us!

Fuck off all what fucks you off!
Fuck off all what fucks you off!

2007/11/30 - 22:13




Language: French

Version française – BRISEZ CE QUI VOUS BRISE ! – Marco Valdo M.I. – 2016
Chanson allemande – Macht kaputt was euch kaputt macht – Norbert Krause – 1969

Interprétation : Ton Steine Scherben
Paroles : Norbert Krause
Musique : Ralph Möbius (alias Rio Reiser)

Ah, regarde Lucien l’âne mon ami, nous sommes en 1969 et le soufflé de la prospérité allemande (en RFA tout au moins) n’est pas prêt à retomber ; bien au contraire, il gonfle, gonfle, gonfle autant qu’il peut gonfler. C’est cette atmosphère à la dynamique adipeuse que décrit la chanson ; une atmosphère étouffante pour les gens qui ne partageaient pas cette grandiose euphorie.

Oh, dit Lucien Lane, c’est souvent, sinon toujours ainsi. C’est un des aspects de la Guerre de Cent Mille Ans que les riches font aux pauvres afin de faire taire toute protestation contre leur insolente escroquerie généralisée que d’aucuns nomment exploitation ; d’autres qualifient de profit ; bref, ce comportement de sangsues cannibales. Il y a de quoi avoir une solide envie de tout foutre en l’air, de crier sa honte et d’appeler à la révolte

C’est précisément, reprend Marco Valdo M.I., le propos de la canzone. En deux temps, assez rationnels. Temps un : description des faits ; temps deux : appel à la révolte. Cette incitation, lancée à la cantonade à détruire ce qui détruit, à réduire à néant toutes ces choses toxiques est nettement exposée dans le titre : Macht kaputt was euch kaputt macht – Détruis ce qui te détruit. La preuve que cette proclamation rencontrait un sentiment fort répandu dans la population de l’Allemagne nouvelle – en ces années-là, celle qui regroupait ceux qui avaient résisté aux temps du Reich de Mille Ans qui n’en avait duré que douze ; ceux qui en avaient été dégoûtés après y avoir cru ; ceux qui trop jeunes avaient grandi dans la terreur et l’abjection ; ceux qui venus au monde après la fin du Millénaire de douze ans qui, etc, et n’avaient connu au départ de leur vie que ruines, ressentiments et misères, tous ceux-là qui avaient aussi vu gonfler la baudruche.

À propos du titre de la canzone, dit Lucien l’âne en riant, il est curieux qu’en allemand, Kaputt – peut être traduit utilement par « foutu ». Chez nous, je ne sais par quel héritage, on utilise en français pour dire « c’est foutu », l’expression « c’est kaputt », alors qu’en latin, « caput » désigne la tête.

Laissons ce casse-tête à notre ami Ventu, friand de philologie. Ceci dit, une manière de rendre ce titre – il y en a tant et tant de ces tournures que je renonce à en faire une énumération exhaustive, donc, une façon de le faire sonner en français est : « Foutez en l’air ce qui vous en l’air ! ». Le titre de cette chanson correspondait tellement bien à un sentiment général chez certains (ceux ci-dessus recensés) qu’elle fut immédiatement adoptée comme une antienne qui fut scandée dans les manifestations, écrites sur les murs, peintes sur des panneaux et des pancartes, imprimées sur des vêtements, et ainsi de suite. Ce titre servit quasi-immédiatement de slogan aux Autonomes allemands ; on le retrouva repris en chœur dans les mouvements pour le logement et fit florès dans tout le mouvement étudiant et anarchiste, un peu partout en Allemagne. C’était un début et on n’était qu’au début.

Début ? Quel début ? Début de quoi ?, Marco Valdo M.I. mon ami. Tout cela est bien énigmatique. Pourrais-tu éclairer ma lanterne ?

On était au début des remous qui vont faire suite à 1968 ; les générations nées autour de la guerre avaient commencé leur vie dans la misère et les ruines, avait entretemps accédé aux richesses d’ersatz de la société de consommation où on leur avait proposé des objets, des ombres, des silhouettes, des plaisirs insipides et mornes, des attrape-nigauds en lieu et place de leur vie et de leur propre bonheur. Les plus lucides ouvraient la voie au rejet de l’imposture démocratique et consommatrice, de la réification de leurs êtres et de leurs sentiments ; tout s’évaluait, la valeur – qui n’est rien d’autre qu’un concept marchand – tenait lieu de conscience de soi et du monde. L’homme se mesurait sur la balance de l’épicier, le bien-être tournait à la boulimie. Ce double mouvement : l’accession aux objets, aux choses et la réduction concomitante de la personne au consommateur, d’une part et d’autre part, la volonté rationnelle et raisonnable de rejeter les faux semblants et les icônes, a commencé à se préciser et à se développer autour de ces années-là et la confrontation est toujours en cours. On n’était pas passé impunément des Lumières aux bilans trimestriels, de la philosophie émancipatrice au voile publicitaire du mercantilisme. Les Dieux – la plupart monomaniaques, sous les formes les plus communes en nos régions de Yahvé, de Dieu ou d’Allah – entendaient sauvegarder leur valeur à la bourse des éternités de pacotille ainsi que multiplier leurs clientèles ; leurs courtiers s’activent encore dans le placement des assurances vie-éternelle. Ces assureurs comme leurs confrères d’autres domaines ont le tour professionnel pour vendre du vent et des leurres. Face à ces religions prônant dieux, commerces et imageries, la chanson est un hymne iconoclaste.

« Brisez ce qui vous brise !
Détruisez ce qui vous détruit ! »


Oh, Marco Valdo M.I. mon ami, comme elle disait juste, comme elle avait raison. Et ses échos se répercutent encore à présent. Quand donc comprendront-ils ces humains drogués au salut et aux hochets des apparences ? C’est tout l’enjeu de la Guerre de Cent Mille Ans La Guerre de Cent mille ans, cette guerre aux mille méandres et détours, que les riches, les puissants et leurs séides font aux pauvres du monde entier afin de maintenir la richesse, de rencontrer leur adipeuse ambition, leur domination stupide et mortifère. Reprenons notre tâche et brisons ce monde qui nous abîme la vie, tissons le linceul de ce vieux monde mercantile, intéressé, ambitieux, impotent, avide et cacochyme.

Heureusement !

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane

BRISEZ CE QUI VOUS BRISE !

Les radios parlent, les disques chantent,
On tourne des films, les télés se vendent,
On achète des voyages, on achète des voitures,
On achète des maisons, on achète des meubles.
Pour quoi ?

Brisez ce qui vous brise !
Détruisez ce qui vous détruit !

Les trains roulent, les dollars roulent,
Les machines tournent, les hommes triment ,
Des usines fabriquent, fabriquent des machines,
Fabriquent des moteurs, fabriquent des armes.
Pour qui ?

Brisez ce qui vous brise !
Cassez ce qui vous casse !

Les bombardiers volent, les chars roulent ,
Les policiers frappent, les soldats meurent,
Protègent les chefs, protègent les riches,
Protègent le Droit, protègent l’État.
Avant nous !

Brisez ce qui vous brise !
Cassez ce qui vous casse !

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2016/12/23 - 10:58




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