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Nathalie

Gilbert Bécaud
Language: French


Gilbert Bécaud

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(Marco Valdo M.I.)
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(Gilbert Bécaud)
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(Gilbert Bécaud)


[1964]
Paroles / Testo / Lyrics / Sanat: Pierre Delanoë (1918-2006)
Musique / Musica / Music / Sävel: Gilbert Bécaud
Single: Mon arbre / Nathalie, La voix de son maître EGF 701 [1964]
EP: L'aventure / Nathalie / Mon arbre / Ma souris danse, La voix de son maître [1964]

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"Questa canzone di Gilbert Bécaud, autore della musica (le parole sono di Pierre Delanoë) venne pubblicata nel 1964, in piena guerra fredda: si tratta di un brano d'amore, e non parla di guerra e pace...o forse sì." - Vito Vita



Pierre Delanoë (1918-2006)
Pierre Delanoë (1918-2006)
Scritta dal celebre paroliere Pierre Delanoë (pseudonimo di Pierre Charles Marcel Napoléon Leroyer, 1918-2006) e musicata dallo stesso Gilbert Bécaud, “Nathalie” fu pubblicata nel febbraio del 1964, sia come singolo che come EP, dall'etichetta La voix de son maître (vale a dire, La Voce del Padrone) di Pathé-Marconi. La “canzone dell'amicizia franco-sovietica”, come è stata definita, non è peraltro mai stata tra i più grandi successi commerciali di Gilbert Bécaud; ma è comunque divenuta uno dei suoi più grandi successi internazionali, nonché una canzone la cui rilevanza è andata ben oltre quello artistico e della musica popolare. Poiché Vito Vita la propone a questo sito proprio in questo attuale contesto storico, con un'intuizione veramente notevole, ci occuperemo qui di meglio raccontare la storia di questa canzone e le sue implicazioni.

Nathalie BecaudSiamo nel 1964; sono gli anni dell'acme del conflitto Est-Ovest dopo la crisi dei missili a Cuba (1962), l'assassinio del presidente Kennedy e il fallimento della politica distensiva di Nikita Chrušćëv -che, infatti, di lì a poco, nel medesimo 1964, verrà rimosso con il conseguente inizio della stagnazione Brežneviana e del “ricongelamento” delle relazioni tra i due blocchi di allora. In tutto questo contesto, si ha però una cauta apertura dell'URSS alla Francia, principalmente nel campo culturale e turistico. “Nathalie” sembra quasi esserne una sorta di “inno”, o quantomeno una canzone che capita a puntino cogliendo alla perfezione il momento. La canzone può essere peraltro considerata anche assai rappresentativa del “Sistema Bécaud”, che amava raccontare storie semplici nelle sue canzoni, ma in cui sono presentati personaggi concisi e che attirano l'ascoltatore per il loro stato d'animo appropriato e denso. Il fatto che la trama in essa descritta possa essere considerata realistica è dovuto anche alla presenza come narratore in prima persona, caratteristica anche dell'esibizione canora di Bécaud.

Come detto, la canzone non divenne però un “hit” in Francia; al contrario, inizialmente riscosse debole interesse da parte del pubblico in termini di vendite. Non è però un fatto strano; gli chansonniers più rinomati assieme a Bécaud (Maurice Chevalier, Charles Trenet, Juliette Gréco, Edith Piaf, Patachou) non raggiungono quasi mai vendite elevatissime dei loro dischi. Le loro canzoni, però, circolano lo stesso; ed il loro successo si misura spesso in parametri che sfuggono alle nude regole di mercato. Così, ad esempio, nel 1964 il nome “Nathalie” diventa un assoluto il più popolare imposto alle neonate; la “Piccola Larousse” dei nomi di battesimo arriva a scrivere che “Nathalie è salito in cima alla lista dei nomi femminili più popolari 'alla velocità di uno tsunami” e che era stato dato a otto bambine su cento. Il nome, peraltro, rimase di moda per oltre un decennio, ed ha sicuramente segnato un'epoca.

A partire dalla Francia, dove poteva essere recepita immediatamente una canzone del genere? Se ponessi questa domanda a dieci persone, nove mi risponderebbero: “in Germania, per forza”. Nel 1965, il celebre paroliere Kurt Hertha (1926-2007) ne fa una versione tedesca assai fedele, che viene incisa da Gilbert Bécaud stesso. Bécaud ha, peraltro, un'ottima pronuncia tedesca e Nathalie non sarà l'unica canzone da lui incisa in quella lingua (saranno 19 in tutto, raccolte in un intero album). La canzone diviene un successo anche in Germania: resta nella “hit parade” tedesca del 1965 per ben 22 settimane. Politicamente, il successo di Nathalie cade nell'era della Guerra Fredda e del confronto est-ovest; siamo, è bene ricordarlo, a soli 3 anni di distanza dalla costruzione del Muro di Berlino (1961), a due dalla crisi dei missili cubani che aveva portato il mondo sull'orlo della terza guerra mondiale (1962) e ad uno solo dall'accordo per fermare i test nucleari (1963). Nel 1964, l'anno in cui esce Nathalie, la Francia è la quarta potenza nucleare del mondo ma non aderisce all'accordo per l'opposizione tenace del generale De Gaulle; si profila però un cauto allentamento della tensione internazionale anche se le relazioni franco-russe sono decisamente gelide a partire dalla disastrosa guerra d'Indocina (1946-1954). In realtà, l'antisovietismo è assai diffuso nella borghesia francese e le intenzioni del paroliere di Nathalie, Pierre Delanoë, erano tutt'altro che filosovietiche; intendeva anzi, secondo le sue stesse parole, raccontare di “un amore impossibile nell'orrore del dominio sovietico”. La canzone di Delanoë e Gilbert Bécaud non apre nessun “nuovo orizzonte” e si inserisce, anzi, in un filone generale assai diffuso all'epoca, che comporta una rappresentazione positiva degli individui al di là della Cortina di Ferro. Esempi ne sono la storia d'amore tra James Bond e Tatiana Romanova (si noti il cognome “zarista”) nel film Agente 007 – Dalla Russia con amore e, soprattutto, la Lara Antipova del Dottor Zhivago (il film è del 1965). Lo storico Didier Francfort (autore, tra le altre cose, di un ponderosissimo Le chant des nations: Musiques et cultures en Europe 1870-1914) arriva a dire che, in Francia, “esiste un affetto naturale per il russo”, che raggiunge il suo culmine proprio negli anni '60.

La canzone di Delanoë, insomma, sfugge un po' di mano all'autore del suo testo, e va detto che Gilbert Bécaud non fa assolutamente niente perché essa non sfugga. Complessi calcoli googlistici, sui quali ovviamente non mi pronuncio, hanno stabilito che la versione originale francese di Nathalie è il titolo bécaudiano più consultato in Rete, con oltre 7,2 milioni di visualizzazioni, superiore anche a ...Et maintenant. Insomma, un vero e proprio evergreen dalla popolarità non solo internazionale, ma anche intergenerazionale. Ha dichiarato una cantante tedesca, Suzie Kerstgens (nata nel 1971, vocalist e cofondatrice della band Klee): ”Nathalie è una di quelle canzoni che sono state scritte e interpretate prima della nostra pubertà, e che ci tornava sempre in testa perché la avevamo sentita suonare dai dischi dei nostri genitori”.

Insomma, andò a finire, come detto, che Nathalie, forse suo malgrado e magari anche con una buona dose di ruffianismo -arte nella quale i francesi sono notoriamente maestri incontrastati, con noialtri italiani appena un gradino sotto- divenne una chanson symbole della “distensione” nel nome dell'ammòre impossibile, però coronato da una notte di calda passione moscovita tra il turista francese e la giovane studentessa universitaria, guida dell'Inturist. E sia ben chiaro: non storco affatto la bocca, perché -tutto sommato- è un'azzeccatissima canzonetta nella quale si parla di amore al di là delle divisioni politiche e storiche, dei blocchi e delle ideologie contrapposte. Ed ha avuto la sua importanza in un particolare periodo, quello, -per dirla con Guccini- della “pace un po' alla buona”. Durò pochino; nel 1964 stesso, Nikita Chrušćëv, che di quella “pace alla buona” era stato protagonista oltre ad avere “destalinizzato” l'Unione Sovietica, venne silurato morendo pochi anni dopo da pensionato e accuratamente controllato dal KGB. Comincia l'era brežneviana. Ma, almeno all'inizio, la “distensione” in salsa franco-russa sembra procedere spedita in campo culturale e turistico, anche perché senz'altro favorita da De Gaulle che poteva così rivendicare l'agognata “autonomia francese” da politiche occidentali troppo legate agli USA. All'inizio del 1965, l'agenzia turistica statale Inturist -acronimo di Иностранный Турист, cioè “turista straniero” (fondata nel 1929 e che esiste ancora, seppur rigorosamente privatizzata e attualmente facente parte di AFK Sistema, con cospicue quote della Banca di Mosca), pubblicò per la prima volta un annuncio di viaggi-vacanza in URSS sul quotidiano francese Le Monde. Qui occorre fare preciso riferimento all'opportunissima osservazione di Marco Valdo M.I. a proposito delle guide dell'Inturist: nell'era post-staliniana si trattava prevalentemente di giovani e belle donne, studentesse universitarie o comunque con un'istruzione accademica, e specializzate nelle principali lingue del mondo. Insomma, il ritratto perfetto di Natalija, o Nathalie che dir si voglia. Gli ingredienti ci sono tutti quanti, compresa l'allegra atmosfera dello studentato a base di champagne (sostituito però, e non so quanto per pure questioni di rima, dallo “spumante di Crimea” [Krimsekt] nella versione tedesca) e, soprattutto, di reciproche curiosità con un bel miscuglio di Mosca, di pianure ucraine (!!!!) e di Champs-Elysées. Poi la storia si avvia alla sua naturale conclusione: il letto. Beh, insomma, "fate l'amore e non la guerra" trova qui una sua perfetta applicazione. Ci pensassero anche oggi, sarebbe meglio.

Ovviamente, via via che la canzone si fa sempre più nota in Francia e all'estero, e visto il significato che sta assumendo, alle autorità sovietiche la cosa non sfugge affatto; Nathalie, insomma, diventa quel che oggi si chiamerebbe uno “spottone”. Alla fine di aprile del 1965, la ministra dell'istruzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Ekaterina Furceva, invita Gilbert Bécaud a tenere un concerto nella Sala Grande del Palazzo dei Congressi di Mosca; è prevista addirittura una registrazione televisiva. A dire il vero, Gilbert Bécaud non è il primo chansonnier francese che ha ricevuto un simile invito: nel 1960 era toccato a Charles Aznavour, che però era un po' “sovietico” in quanto di origine armena (l'Armenia faceva allora parte dell'URSS). Nell'invito a Bécaud, Nathalie gioca evidentemente un ruolo decisivo; e qui si assiste a un favoloso paradosso. Gilbert Bécaud, infatti, è generalmente considerato di destra (anche se, in realtà, è un apolitico). Un importante uomo politico francese, però, ne parla così: “Oltre i nostri confini, fin dall'inizio degli anni '50, Gilbert Bécaud è considerato come un ambasciatore della canzone francese”; ebbene, tale uomo politico è nientemeno che Georges Marchais, che sarà in seguito segretario generale del Partito Comunista Francese. Indi per cui, l'ambasciatore Gilbert Bécaud arriva a Mosca il 22 aprile 1965 e rimarrà in URSS quasi un mese, fino al 17 maggio quando torna a Parigi. Al suo arrivo, narra quella che forse è una leggenda ma che comunque la dice lunga, gli viene assegnata un'assistente personale rigorosamente giovane, bella e biondissima dal nome di Natalija. Il successo e la rilevanza internazionale sono enormi, ma non sono tutte rose e fiori per il cantante tolonese; interviene la censura sovietica, specialmente in vista della registrazione televisiva, che considera la canzone un po' troppo “sopra le righe” dal punto di vista politico e minaccia per questo di far annullare detta registrazione. Il testo della canzone viene sottoposto ad un'analisi approfondita da parte di un traduttore statale altamente accreditato, ed approvato dopo che Gilbert Bécaud minaccia di non esibirsi se il suo programma fosse stato censurato.

Proprio in quei giorni, e tanto per sottolineare tutto il contesto storico (siamo o non siamo un sito di Storia attraverso musica, canti, canzoni e canzonette...?), il ministro degli esteri sovietico, il bielorusso Andrej Gromyko, è in visita ufficiale a Parigi, e qui non si tratta propriamente di canzonette. Gilbert Bécaud, attentissimo alla sua immagine mediatica, è molto preoccupato: teme infatti che la stampa sovietica dia ben poco risalto alla sua tournée in URSS. Per contrastare la visita di Gromyko in Francia, Bécaud si decide a invitare a Mosca al suo seguito, molto napoleonicamente, una compagnia di personalità parigine che rappresentino veramente il “Tout Paris”, come si suol dire; e così sbarcano a Mosca una cinquantina di personaggi del jet-set parigino che vanno dai playboy Gunter Sachs e Porfirio Rubirosa all'attrice Elsa Martinelli, dal pubblicitario Marcel Bleustein-Blanchet allo stilista Pierre Cardin, da Ira Fürstenberg all'attore Curd Jürgens, e via discorrendo. L'agente PR di Gilbert Bécaud, Georges Cravenne, ha pensato a tutto, compreso un cortometraggio documentario dedicato alla tournée -intitolato, si pensi un po', “Nathalie”. Curiosamente, da tutta questa compagnia manca soltanto l'autore del testo della canzone, Pierre Delanoë, dichiaratamente anticomunista e che voleva parlare dell'amore impossibile sotto il tallone d'Oltrecortina. Georges Cravenne manco lo invita, con tanti saluti a Nathalie. A Mosca, tutta la compagnia con in testa l'ambasciatore Bécaud sfila sulla Piazza Rossa che è già addobbata per il 1° Maggio, e la scena si ripete a Leningrado in un tripudio di bandiere rosse, falci e martello e eroi della Rivoluzione d'Ottobre. Scoppia una specie di scandalo internazionale in Francia; poco dopo il ritorno in Francia, Georges Cravenne riceve a tale proposito una telefonata non amichevolissima dall'allora primo ministro gollista, Georges Pompidou (che sarà poi presidente della Repubblica). Però tutti questi curiosi avvenimenti sembrano davvero riprodurre la canzone, che così diventa una sorta di autentico manifesto. Anche il soggiorno a Parigi di Andrej Gromyko, ad un certo punto, prevede una passeggiata della delegazione sovietica per gli Champs-Elysées: proprio quello che Nathalie avrebbe dovuto fare durante la sua visita di ritorno a Parigi. La finzione della canzone diventa quasi un film della Storia.

Sebbene io sia notoriamente allergico alle “morali”, almeno qualche conclusione si può trarre al termine di questa lunghissima introduzione, che peraltro mi è costata tre settimane di ricerche e che, per questo, compare soltanto oggi in questa pagina già avviata. Dopo soltanto una settimana dal concerto di Gilbert Bécaud a Mosca, si tenne nella capitale sovietica una pubblica sezione di jazz. Sembrava che l' “Occidente” fosse davvero sbarcato nella tana dell'orso e dei mangiatori di bambini; ancora nel 1962, Nikita Chruščëv, inaugurando il Festival Mondiale della Gioventù, aveva definito tale stile musicale come una “degenerazione internazionale” (non mi spingerei a definirlo tale neppure io, che pure non sopporto il jazz e lo trovo generalmente di una noia galattica). Nel 1966, a Mosca in visita ufficiale si recherà il presidente De Gaulle in persona. Secondo Thomas Gomart, capo dell'Institut Français des Relations Internationales, il valore e l'inserimento di questa canzone negli eventi del cauto riavvicinamento tra la Quinta Repubblica e l'Unione Sovietica è indubbio. Però, va detto, Gilbert Bécaud era tutt'altro che un cantante politicamente impegnato, e Nathalie voleva essere soltanto una canzone d'amore poetica per la libertà di movimento e che trascendesse i sistemi e i confini in uno spirito di amicizia, tolleranza e ricerca universale di armonia. Addirittura, Delanoë affermò che Bécaud, all'inizio, la avesse trovata “troppo politica” ed inappropriata. Il successo della canzone gli fece dimenticare le sue titubanze, ma poi a Bécaud rizzarono i capelli in testa quando, dopo un po', fu accusato di avere cantato una “canzone comunista” quando, secondo il suo dire, voleva solo cantare “una canzone di vita normale in una città normale”. E forse questo, manzonianamente, è il sugo di tutta la storia: una vita normale, una città normale, un normale giovanotto che va a letto con una normalissima bella ragazza. Mi fermo qui. [RV]
La place Rouge était vide
Devant moi marchait Nathalie
Il avait un joli nom, mon guide
Nathalie

La place Rouge était blanche
La neige faisait un tapis
Et je suivais par ce froid dimanche
Nathalie

Elle parlait en phrases sobres
De la révolution d'octobre
Je pensais déjà
Qu'après le tombeau de Lénine
On irait au café Pouchkine
Boire un chocolat

La place Rouge était vide
Je lui pris son bras, elle a souri
Il avait des cheveux blonds, mon guide
Nathalie, Nathalie...

Dans sa chambre à l'université
Une bande d'étudiants
L'attendait impatiemment
On a ri, on a beaucoup parlé
Ils voulaient tout savoir
Nathalie traduisait

Moscou, les plaines d'Ukraine
Et les Champs-Élysées
On a tout mélangé
Et l'on a chanté

Et puis ils ont débouché
En riant à l'avance
Du champagne de France
Et l'on a dansé

Et quand la chambre fut vide
Tous les amis étaient partis
Je suis resté seul avec mon guide
Nathalie

Plus question de phrases sobres
Ni de révolution d'octobre
On n'en était plus là
Fini le tombeau de Lénine
Le chocolat de chez Pouchkine
C'est, c'était loin déjà

Que ma vie me semble vide
Mais je sais qu'un jour à Paris
C'est moi qui lui servirai de guide
Nathalie, Nathalie

Contributed by Vito Vita - 2022/4/7 - 04:55




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Anonimo Toscano del XX Secolo, 7-4-2022 15:39

nathagilb.jpg.crdown
Natalija

La Piazza Bella [1] era vuota,
Natalija camminava innanzi a me,
Aveva un bel nome, la mia guida,
Natalija

La Piazza Rossa [2] era bianca,
La neve era come un tappeto,
E io, in quella fredda domenica,
Seguivo Natalija

Lei parlava sobriamente
Della Rivoluzione d'Ottobre,
E io pensavo già
Che, dopo il Mausoleo di Lenin,
Saremmo andati al Caffè Puškin [3]
A bere una cioccolata

La Piazza Rossa era vuota,
Le presi il braccio, lei sorrise,
Era bionda, la mia guida,
Natalija, Natalija...

Nella sua stanza all'università
Un branco di študiènti [4]
La aspettava con impacijencija
E giù risate, si è parlato tanto,
Volevan sapere ogni cosa
E Natalija traduceva

Mosca, le pianure ucraìne,
E gli Sciòn Elisé,
S'è tutto un po' mescolé
E s'è canté

E poi hanno stappato,
Ridendo prima di farlo,
Dello sciampàgn' francese,
E s'è ballato [5]

E quando la stanza è rimasta vuota,
Partiti tutti gli amici,
So' rimasto solo 'olla mi' guida,
Natalija

Basta frasi sobrie,
Basta Rivoluzione d'Ottobre,
'Un ce ne fregava più nulla,
Basta Mausoleo di Lenin,
Adieu alla cioccolata del Puškin,
Era ed è tutto già lontano [6]

Come mi par vuota la mia vita,
Ma so che un giorno, a Parigi,
Sarò io a farle da guida,
Natalija, Natalija
[1] In questo verso iniziale traduco così per sfatare, finalmente, un mito e un'inesattezza storica. La storica ed enorme piazza moscovita, le cui origini sono antiche, si chiamava in origine Пожар [Požar], ovvero: “Posto Bruciato”, dato che vi sorgevano numerosi edifici in buon legno, che pigliavano regolarmente fuoco. Soltanto dal XVII secolo si prese a chiamarla “Piazza Bella”, in russo appunto Красная Площадь [Krasnaja Płošćaď] servendosi di un appellativo, quello di “bello”, che all'inizio era risevato esclusivamente alla Cattedrale di San Basilio; in pratica, era come una metafora per “Piazza della Cattedrale”. L'aggettivo красный [krasnyj] aveva, nel russo dell'epoca, comunemente il significato di “bello”; il passaggio ad indicare il colore rosso, che il termine ha nel russo moderno, è attestato per la prima volta nel 1515 ed è unico del russo (il termine è già paleoslavo, красьнъ /krasĭnŭ/, col significato di “bello, buono”); per lo shift semantico sembra si debba partire da un senso di “bello = decorativo, colorato”, che si attaglia particolarmente alle cupole policrome della Cattedrale. Da notare che il termine comune per “bello” in russo moderno, красивый [krasivyj] è comunque un derivato di красный. Nella piazza, comunque, non esiste alcun edificio che si distingue particolarmente per il colore rosso; sicuramente, nella “percezione” del nome della Piazza, molta importanza ha avuto l'identificazione con la Russia comunista, anche se storicamente non c'entra assolutamente niente. Il significato di красный come “bello” non è, fra l'altro, del tutto scomparso dal russo moderno; lo si usa ancora in tale senso nel linguaggio poetico e solenne, nonché in tutta una serie di modi di dire che, in senso lato, hanno il significato di “alla bell'e meglio”.

[2] Qui torno alla denominazione comune della Piazza.

[3] Nel 1964, anno di composizione della canzone, a Mosca non esisteva alcun “Caffè Puškin”. Il nome fu immaginato da Pierre Delanoë. Nel 1999 fu effettivamente e finalmente aperto un locale a Mosca chiamato “Caffè Puškin”: ad inaugurarlo fu chiamato proprio Gilbert Bécaud.

[4] Da pronunciare rigorosamente “alla russa”, motu proprio traductoris.

[5] Di questa canzone esiste una traduzione italiana su Lyricstranslate. Non sono solito intervenire con alcun tipo di giudizio su traduzioni altrui (e me ne guardo bene), ma avverto che, in questo specifico caso, la traduttrice ha pesantemente frainteso il senso di questa strofa.

[6] Cioè, i due trombano come opòssum, con la speranza che la bella Natalija non sia stata per questo spedita assai poco cerimoniosamente in Сибирь e abbia potuto raggiungere Gilbert Bécaud in Francia.

2022/4/7 - 15:41




Language: Italian

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio: William Manusardi



In italiano, una versione d'arte e cantata non era mai esistita fin quando, in un anno che non mi è dato sapere, l'artista musicale lunigiano (credo di Pontremoli), William Manusardi non ci ha pensato. Così scrive a corredo del video YouTube della canzone:

”Nathalie è una delle più belle canzoni, composte (1964) e cantate da Gilbert Becaud, con testo francese di Pierre Delanoe. Io l'ho sempre cantata in francese; non mi risulta nessuna esecuzione in lingua italiana. Così mi sono permesso un testo (traducendo dal francese all'italiano). Spero che non faccia troppo schifo e che Gilbert Becaud non si rivolti nella tomba. Saluti e... a risentirci. Wiliam Manusardi”.

A noialtri non pare affatto che la traduzione di William Manusardi faccia schifo, senza contare la sua bella voce e la sua interpretazione. Tant'è che qui la presentiamo dopo averne trascritto il testo all'ascolto. Se poi Gilbert Bécaud dovesse rivoltarsi nella tomba, qualcuno lo fermi...! [RV]
Nathalie

La Piazza Rossa era vuota,
Davanti a me camminava Nathalie,
Aveva un bel nome la mia guida,
Nathalie...

La Piazza Rossa era bianca,
Come un tappeto di neve in abbondanza,
Ed io seguivo in quella fredda domenica
Nathalie...

Ella parlava con frasi corte
Della Rivoluzione d'Ottobre,
Io pensavo già
Che dopo la tomba di Lenìn
Si andrà al caffè Pushkìn
A bere una cioccolata...

La Piazza Rossa era vuota,
La presi sottobraccio, ella sorrise,
Aveva i capelli biondi la mia guida,
Nathalie, Nathalie...

Nella sua stanza all'università,
Un gruppo di studenti
La attendevano impazienti...
Abbiamo riso, abbiam parlato tanto
Volevan sapere tutto quanto,
Nathalie traduceva...

Mosca, le pianure d'Ucràina,
Ed i Campi Elisi,
Tutto abbiam mescolato ed abbiam cantato,
Abbiam stappato su richiesta
Dello champagne di Francia,
Abbiam molto bevuto e abbiam cantato...

E quando la stanza si vuotò,
Ed il gruppo di amici se ne andò,
Rimasi solo con la mia guida,
Nathalie...

Basta con le frasi corte,
Con la Rivoluzione d'Ottobre,
Non eravam più là...
Basta con la tomba di Lenìn
E con la cioccolata da Pushkìn,
Tutto era lontan già...

Come mi sembra vuota la mia vita,
Ma so che un giorno, qui a Parigi,
Sarò io a farle da guida,
Nathalie...Nathalie!

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/4/29 - 11:58




Language: Italian (Emiliano Bolognese)

Versione bolognese / Bolognese version / Version bolognaise / Bolognankielinen versio: Dino Sarti

Nathalie

La Piàza Ròssa l'è vuda,
Davanti da me, Nathalie
L'aveva un gran bel nôm la guida:
Nathalie

La Piàza Ròssa l'è biènca,
La nèiv ch'la m'rivèva fein qué
A batevan tôt i déint qu'la dmanga,
Nathalie

Li la se spieghèva al côs dal Soviet,
E d'la rivoluzian d'Utòber
E me a pinséva zà
Che dòp la visita a Lenin
A sren andè al cafè Pushkin
A tor un quel bujênt...

La Piàza Ròssa l'è vuda,
Ai tucò un bràz...l'am suridé,
L'aveva i cavî biond la guida,
Nathalie...Nathalie

La só stanzia a l'Universitè
L'era peina ed studeint
Chi l'asptevan impazient...
Che malép! I s'fen d'intourn a lî,
I vlèven tôt saveir:
Nathalie la tradusé...

Mosca, l'ombra dal Cremléin,
E Pôrta Sant'Isi,
Avèn tôt armistié e avèin cantè!
E po', coi tirabussôn
Avren del gran champagne
E in fen tôt un bèl bagn e avèin balè!

Meinter che fòra l'anvèva
E tôt i studeint andon vî,
Avanzé in dal stanzia con la guida:
Nathalie

...an c'scôrén pió del côs dal Soviet
Né dal rivoluzian d'Utòber
A gni pinsévan pió,
Anch ed la tòmba ed Lenin
E dal famòus cafè Pushkin,
Ai n'è pasè dal teimp...

Mo ai-ò anch in meint la mî guida,
E se a Bulagna la vein
A srò mé che po' ai farò da guida:
Nathalie, Nathalie...

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/7/12 - 21:03




Language: German

Deutsche Version / Versione tedesca / German version / Version allemande / Saksankielinen versio: Kurt Hertha [1965]
Cantata in tedesco da Gilbert Bécaud
Sung in German by Gilbert Bécaud
Chantée en allemand par Gilbert Bécaud
Saksaksi lauloi Gilbert Bécaud


Nathalie

Moskau war groß und so kalt,
neben mir ging Nathalie,
Mir gefiel nicht allein ihr Name,
Nathalie.

Moskau war kalt aber schön,
ich glaube, ich sah nur sie,
Auf dem Roten Platz blieb sie stehen,
Nathalie.

Sprach in gelerntem Ton
von der Oktoberrevolution,
ich versteh: Komm her!
Sah nebenbei mir Lenin an,
und dachte vielleicht geh ich dann
mit ihr ins Café Puschkin.

Moskau war nicht mehr so kalt,
und sie saß mir vis à vis.
Sie hatte so schöne blaue Augen,
Nathalie, Nathalie.

In ihrem Zimmer bei der Universität
Waren Freunde da von ihr,
und es wurde ziemlich spät,
Denn wir lachten, der Krimsekt war so gut,
Und schon tanzten sie,
und mit mir Nathalie.

Dai dai...

Auf einmal, da sind alle fort,
die Zeit vergeht, ich weiß nicht wie,
ich hielt sie noch in meinen Armen,
Nathalie.

Nichts mehr von dem gelernten Ton,
nichts mehr von der Revolution,
Nur wir zwei allein...
Ich wollte fragen, wo ich bin,
Der Rote Platz, Café Puschkin,
das, das alles klang so weit.

Und nun bin ich fern von ihr,
ihre Küsse vergesse ich nie,
Eines Tages kommt sie zu mir,
Nathalie, Nathalie...

Dai dai...

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/4/28 - 19:35




Language: Spanish

Versione spagnola 1 / Spanish version 1 / Version espagnole 1 / Espanjankielinen versio 1:
Hermanos Arriagada [1964]
arriherma.jpg.crdown

La prima versione conosciuta di Nathalie in lingua spagnola è del 1964 e non proviene dalla Spagna (difficile ipotizzare che sarebbe stata fatta passare nella Spagna franchista), bensì dal Cile. Fu realizzata da un trio canoro formato da tre fratelli, Los Hermanos Arriagada (Omar Arriagada, Jorge Arriagada e Mario Arriagada). E' possibile che i tre fratelli Arriagada siano titolari di un record, o quasi: sono in attività da settant'anni, essendosi formati, giovanissimi, nel 1952. Tuttoria si esibiscono, sebbene siano diventati un duo: il fratello maggiore, Mario, è morto nel 2008. Dal 1965 i fratelli Arriagada si sono trasferiti personalmente e professionalmente in Messico.



La versione spagnola di Nathalie fatta dai Fratelli Arriagada è probabilmente la prima fatta in qualsiasi lingua, e si trasformò presto in una specie di fenomeno, specialmente in America Latina. Trasmessa per la prima volta dalla storica emittente radiofonica cilena Radio Cooperativa (che esiste da ben 87 anni) con l'orchestra di Juan Azúa, fu poi incisa in disco con la partecipazione dell'orchestra di René Calderón e Valentín Trujillo (con il batterista Arturo Giolito che segnava un particolare tempo al brano). Non molto tempo dopo, Jorge Arriagada ricevette informazioni precise sul fatto che la canzone era già stata inserita in antologie scolastiche a Cuba, mentre in parecchie zone del Perù era stata proibita per una presupposta “apologia del comunismo”. Andò però a finire che Nathalie in spagnolo divenne per davvero una canzone amata e eseguita dalle organizzazioni di sinistra, nonostante i Fratelli Arriagada non avessero mai manifestato nessun impegno politico nelle loro canzoni. [RV]

arrianat
Nathalie

La Plaza Roja desierta
Delante de mí, Nathalie
Tenía un lindo nombre mi guia,
Nathalie

La Plaza Roja muy blanca
La nieve formaba un tapiz
Y yo seguía aquel frío domingo
a Nathalie

Hablaba en francés muy sobrio
De la Revolución de Octubre
Y yo pensaba ya
Que de la tumba de Lenín
Iríamos al Café Pushkin
A tomar un chocolate

La Plaza Roja desierta
Le tomé un brazo y sonrió
Rubio era el cabello de mi guía,
Nathalie, Nathalie

En su pieza de la universidad
Un grupo de estudiantes
La esperaba impaciente
Reímos, mucho conversamos
Querían saberlo todo
Nathalie traducía

Moscú
Los llanos de Ucrania y Les Champs-Élysées
De todo se habló, después cantamos
Luego, ellos muy alegres
Abrieron botellas de champagne de Francia
Y después bailamos, eh!

Y cuando todos ya se fueron
Estuvo la pieza en silencio
Quedé yo sólo con mi guía,
Nathalie

Ya no hubo más preguntas
Sobre la Revolución de Octubre
Ya no estabamos allí
Se acabó la tumba de Lenín
El chocolate del Café Pushkin
Todo, lejos quedó

Que vacía que quedó mí vida
Mas se que un día en París
Seré yo quién servirá de guía, Nathalie
Nathalie.

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/4/29 - 20:27




Language: Finnish

Versione finlandese / Finnish version / Version finnoise / Suomennos: Sauvo Puhtila a.k.a. Saukki


The song originally performed by Tapani Perttu on his 1969 single Nathalie / Leikkimajan aikaan
NATHALIE

Punaisen torin jo näin,
se peittyi mattoon valkeaan.
Oli oppaanani mulla kaunis
Nathalie.

Punaisen torin kun näin,
en muusta kiinnostunutkaan.
Mua johti halki pakkasillan
Nathalie.

Syttyi vallankumous,
koitti vapaus, oikeus,
sen kuulla mä sain.
Mausoleumi Leninin,
kahvilassa Puškinin
hän joi kaakaon vain.

Hotelliin tulimme taas,
ja kättä kauan puristin.
Oli vaalea ja kovin kaunis
Nathalie, Nathalie.

Silloin hän mua pyysi vieraakseen,
luo ystävien vei,
koko yö niin juhlittiin.
Tarinoin kuin poika tytölleen,
hän vastustellut ei,
katsoin silmiin sinisiin.

Aika riensi nopeasti,
niin lensi Suomeen asti
ajatukset laidalta Moskovan.
Kerroin sulle Helsingistä,
kerroin ihmisistä,
lupasit mun olla ja tanssittiin.

Kun sinut kotiisi vein,
sai lämpö posket hehkumaan.
Sinun luonasi sain lepohetken
Nathalie.

Väistyi vallankumous,
kaiken voitti rakkaus
tuo ihmeellinen.
Sai olla patsaat paikallaan,
sai juoda Puškinissa kuka vaan
kaakaon sen.

Nyt sua odotan vain,
kun kerran saan sun Helsinkiin,
sua luotani en päästä koskaan
Nathalie, Nathalie.

Contributed by Juha Rämö - 2022/4/7 - 12:00




Language: Croatian

Versione croata / Croatian version / Version croate / Kroatiankielinen versio: Slobodan Šelebaj [1965]
Cantata da Vice Vukov
Performed by Vice Vukov
Interprétée par Vice Vukov
Laulaa Vice Vukov


Natali

Crveni trg, bijeli snijeg,
preda mnom si hodala ti,
ja sam mislio na lijepo ime,
Natali

Crveni trg, zimski dan,
gledao sam svijet oko nas
ali slušao sam tvoje riječi,
Natali

Pričala je tiho kratko
o slavnome Oktobru,
o svemu što zna
zatim Kremlj pa stare crkve,
nije znala da želim sad
s njom na topli čaj.

Crveni trg, zimski dan,
toplo si me gledala ti,
ja sam uhvatio bijelu ruku,
Natali, Natali...

Na mansardi u sobi punoj svjetla
i mirisa i cvijeća,
ja sam dočekao noć.
Tu sam sreo i pričao i pio
sa mnogo prijatelja
plavokose Natali.

Moskva i prostranstva Kremlja
pričali smo opet
i odjednom glasno pjevali svi
hura je sve, šala,
priča potekli su smijeh
i francuski šampanj pa ruski ples.

La la la...

Duboka noć, prazan stan,
ostao sam sam sa Natali,
ja sam milovao plavu kosu,
Natali.

Ne nije više bilo riječi
o Revoluciji, o Oktobru,
mi smo bili tu.
Niti Kremlj ni stare crkve
ni hladni grad ni bijeli snijeg,
sve sad je bilo san.

Život moj je prazan sada
kada nema tu Natali.
Znam da volim tvoju plavu kosu,
Natali, Natali...

La la la...

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/4/29 - 10:19


Juste un mot à propos de cette fonction du « guide » – ici, Nathalie, mais aussi tous les autres du genre. Dans ces pays de tradition soviétique, le guide est en fait un agent des services chargé de guider (montrer ce qui peut être montré) et de surveiller l’étranger en visite, de lui présenter des gens à rencontrer et d’empêcher ses contacts avec la population ou avec des opposants. Par ailleurs, ces guides-agents de surveillance et de dénonciation n’avaient pas le choix : ça faisait partie de leur métier, c’était même leur rôle principal ; on ne pouvait être guide sans en référer aux « organes ». En cas de dérapage – par rapport aux « ordres » ou de dénonciation de sympathies avec l’étranger par un de leurs collègues ou de leurs amis, ils avaient intérêt à quitter le pays avant qu’on ne les sanctionne – sinon on les revoyait parfois longtemps après ou jamais.

Il faut donc lire la chanson au-delà du côté carte postale et amourette touristique mélancolique et comprendre l’espoir qu’elle contient à la fin de permettre au « guide Nathalie » de rejoindre Paris et d’échapper à ce monde oppressant. Ou alors, Delanoé et Bécaud étaient des sourds et des aveugles qui se fiaient aux discours publicitaires de l’Intourist.

En fait, c’est comme en Zinovie (voir notamment : Le Rêve et le Réel).

Ce serait pareil aujourd’hui.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane

Marco Valdo M.I. - 2022/4/7 - 09:15


praticamente è Nikita vent'anni prima...

Lorenzo - 2022/4/28 - 21:28


E' vero, e è da notare che nel film danno all'eroina un nome che in russo è maschile (vedi Nikita Chrušćëv) - è un bel nome cristiano greco ortodosso che significa "vincitore" (Νικητής, pronunciato [nikitìs] nella pronuncia bizantina, quindi greca moderna). Nella canzone, perlomeno, hanno preso un autentico nome femminile russo, anche se francesizzato...

Riccardo Venturi - 2022/4/28 - 22:32


Nous français écrivons "Lénine" et "Pouchkine" pour avoir la prononciation correcte des deux noms, pas "Lenin" ou "Puskin". ..

Daniel - 2022/5/14 - 08:40


Cher Daniel, tu as bien raison et j'ai corrigé les paroles de la chanson. En effet, je m'étais étonné de voir les deux noms écrits de cette façon-là en français... Merci pour l'indication.

Riccardo Venturi - 2022/5/17 - 21:39


Molto interessante tutta la pagina. Conoscevo la versione di Dino Sarti in bolognese: è particolare che molte canzoni francesi siano state tradotte da vari artisti del nord Italia nei rispettivi dialetti, penso a Svampa e Amodei con Brassens o anche a Farassino con Aznavour. Non sono un linguista, ma penso che si tratti di affinità sonore dovute a una origine e soprattutto a uno sviluppo simile dei vari linguaggi.

Vito Vita - 2023/1/9 - 20:33




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