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Pizzolungo

Pippo Pollina
Language: Italian



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2022
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Con la strage di Pizzolungo si intende l'attentato dinamitardo compiuto a Pizzolungo, nel trapanese, con cui Cosa Nostra intendeva uccidere il magistrato italiano Carlo Palermo, ma che invece provocò la morte di una donna e dei suoi due figli gemelli.
Barbara Bizzo con i figli Salvatore e Giuseppe Asta
Barbara Bizzo con i figli Salvatore e Giuseppe Asta

La mattina del 2 aprile del 1985, poco dopo le 8:35, sulla strada provinciale che attraversa Pizzolungo, posizionata sul ciglio della strada, un'autobomba è pronta per l'attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo che dalla casa dove alloggia a Bonagia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una Fiat 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta non blindata. In prossimità dell'auto carica di tritolo l'auto di Carlo Palermo supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo, 30 anni, che accompagna a scuola i figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di 6 anni. La coupé si viene a trovare tra l'autobomba e la 132. L'autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l'auto di Carlo Palermo. L'esplosione si udì a chilometri di distanza.

La coupé invece fa da scudo all'auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito. Nella Scirocco esplosa muoiono dilaniati la donna e i due bambini. Il corpo squarciato della donna viene catapultato fuori dall'auto mentre i corpi a brandelli dei bambini finiscono dispersi molto più lontano. Sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile. Tra i soccorritori, giungono dalla vicina via Ariston il marito della donna, Nunzio Asta, con suo cognato ma anche la Scirocco è così ridotta in frammenti che sul luogo dell'attentato trovano solo la 132 e la Ritmo e i due non sospettano che i loro famigliari possano essere stati coinvolti nell'esplosione. Dopo l'arrivo della polizia e delle autoambulanze Nunzio Asta torna a casa e si reca in auto al lavoro nella sua officina. Poco dopo la polizia gli telefona per chiedergli il numero di targa della sua auto, senza aggiungere altro, e Nunzio Asta scopre che una sua impiegata ha già verificato che i suoi figli non sono mai giunti a scuola.

Dei quattro agenti della scorta, quelli sulla 132, l'autista Rosario Maggio e Raffaele Di Mercurio, rimangono leggermente feriti mentre gli altri due vengono gravemente colpiti dalle schegge, Antonio Ruggirello ad un occhio, Salvatore La Porta alla testa e in diverse parti del corpo. Dopo l'arrivo dei soccorsi e delle autopattuglie il giudice Palermo raggiunge il palazzo di Giustizia con una auto della polizia e qui i colleghi lo convincono a recarsi all'ospedale Sant'Antonio Abate dove viene sottoposto a un esame audiometrico e ricoverato.
Quanto dura un istante, detto così,
accanto a un muro sul mare?
Quanto dura la sera al neon di una stanza
fra scirocco e zanzare?
Quanto dura il coraggio di dire: Domani!
E domani è già oggi (che voglia di uscire).
Quanto dura, se dura, il latrato dei cani
nella notte tutto questo è un bel dire...
E che giostre e che belli i soldati di piombo
a guardarli d'estate.
Posso udirne le voci e le grida a strapiombo
preferivo le fate.
E che ieri era un lampo d'aprile lo so
chè l'han scritto su tutti i giornali.
Non li ho letti per noia o paura.
Non li ho letti che ho perso gli occhiali...
E allora vai vai e raccontaci ancora
se c'è un giardino in fi ore che cresce in altura.
Vai vai che non c'è perdono
nel vento di chi si è perso
nei giochi dell'abbandono.
E allora vai vai e raccontaci ancora
di come si era adulti senza pane e dimora.
Vai vai che non c'è una storia
da piangere senza uno straccio
inutile. Come una vittoria.
Quanto dura un istante, detto così,
per raggiungere il cielo?
Quanto dura e non cogli il momento
chè non sembra vero.
Quanto dura il coraggio di stringere adesso
la tua vita in un vortice acceso?
Quanto dura, se dura, il successo
di un sorriso triste e un applauso confuso?
E allora vai vai e raccontaci ancora
se c'è un giardino in fi ore che cresce in altura.
Vai vai chè non c'è perdono
nel vento di chi si è perso
nei giochi dell'abbandono.
E allora vai vai e raccontaci ancora
di come si era adulti senza pane e dimora.
Vai vai chè non c'è una storia
da piangere senza uno straccio
inutile. Come una vittoria.

Contributed by dq82 - 2022/1/24 - 23:46




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