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Sonetto 87 [I' son venuto di schiatta di struzzo]

Cecco Angiolieri
Language: Italian (Toscano senese antico)




I’son venuto di schiatta di struzzo, [1]
ne l’oste stando, per la fame grande:
ché d’un corsetto ho fatto mie vivande,
mangiandol tutto a magli’ ed a ferruzzo.

E son si fatto, che non mi vien puzzo,
ma piú abboccato, che porco a le ghiande:
s’i’ho mangiat’i panni, il ver si spande,
ch’i’non ho piú né mobile né gruzzo.

Ma egli m’è rimasa una gorgiera,
la quale m’ha a dar ber pur una volta,
e manderolla col farsetto a schiera.

La lancia non vi conto, ché m’è tolta;
ma ’l tavolaccio con la cervelliera
mi vanno in gola, e giá danno la volta.
[1] Io, dalla gran fame, sono diventato come gli struzzi stando nell'esercito: con un corsetto mi son comprato le mie vivande, mangiandomelo tutto una maglia dopo l'altra. E son così fatto, che non mi fa per nulla schifo, ma anzi ho più appetito di un porco davanti alle ghiande; certo che ho venduto pure i miei panni per mangiare, dato che non ho più neanche un mobile e né il becco d'un quattrino. Però m'è ancora rimasta una gorgiera, con la quale conto di farmi una bevuta, una volta; e la manderò a far compagnia al farsetto [= venderò pure lei]. Non vi dico della lancia, che l'ho già data via; ma lo scudo e la cervelliera me li sono pappati, e già li vomito.



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