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Ahneforschig (dr Bärnhard Matter, 1821-54)

Mani Matter
Language: Alemannic (Bärndüüdsch)


Mani Matter

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Mani Matter: Dr Alpeflug
(GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG)
I Hung My Head
(Sting)


[1970]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Hans Peter Matter (Mani Matter)
Album / Albumi: Ir Ysebahn [1972]

Sinceramente, non ho mai avuto il dèmone delle ricerche genealogiche, pur avendo avuto una certa consuetudine con un paese, l'Islanda, dove la genealogia è lo sport nazionale. Certo, a volte mi è venuto, così tanto per fare, qualche pensiero, o retropensiero, su chi saranno stati i miei parenti del passato, che cosa avranno fatto nelle loro vite, se qualcuno sarà stato almeno un po' simile a me e quant'altro; ma niente di più. Eppure, a un certo punto, zàc, l'albero genealogico, del tutto inaspettatamente, è spuntato fuori per davvero. Tre o quattro anni fa, in casa all'Isola d'Elba, mio fratello ha tirato fuori da un cassetto un grosso fascicolo di cui neppure lui sapeva niente, fatto fare da non si sa chi della mia famiglia e rimasto sepolto per chissà quanto nell'armadio della zia Clara.

Certo, l'ignoto genealogista aveva fatto le cose sul serio: c'era persino lo stemma araldico della famiglia, consistente in un merlo nero col becco giallo -e, in effetti, la mia stirpe, nel territorio di Campo nell'Elba è nota da tempo immemore come i “Becchigialli” (scritto in una sola parola, e una mattonella col merlo dal becco giallo troneggia tuttora all'ingresso di casa). Quindi sono anch'io un “Becchigiallo”, e lo dico così perché il singolare del termine è sempre stato così, non “Beccogiallo” come ci si aspetterebbe dal punto di vista della grammatica. Da un rametto di un ramoscello di un ramo sono spuntati anche i nomi mio e di mio fratello, con relative date di nascita; in compagnia di decine e centinaia di altre persone, cioè di altre vite, poche delle quali ci erano conosciute. Ora, sembra che il fascicolo sia custodito da una giovane cugina che sta nelle vicinanze, lì a Marina di Campo; avendo la cugina un nome decisamente regale (Elisabetta), direi che è in ottime mani.

Tutti sanno comunque come vanno le cose con gli alberi genealogici. Quando si risale nel tempo, si scopre sempre, di riffa o di raffa, che tutti quanti siamo conti o marchesi anche se veniamo da secoli di zappalaterra e di miscugli che nemmeno in uno shaker, e che discendiamo invariabilmente da Carlomagno. O da Giulio Cesare. O da re Clodoveo, da re Canuto d'Inghilterra, da Enea, dalla regina Elisabetta (mia cugina, di sicuro). Per quel che mi riguarda, mi garberebbe parecchio discendere da capitan Ned Ludd, e mi riprometto di sfogliare meglio l'albero geneaologico la prossima volta che andrò all'Elba. Certo è che, a un certo punto, il dèmone della genealogia deve aver preso anche l'avv. Hans Peter Jan Matter, detto “Mani”, che una cinquantina e rotti d'anni fa -quando ancora non sapeva che sarebbe tragicamente perito di lì a poco-, si mise a fare una delle più tipiche Ahnenforschungen della tradizione germanica per “schiarirsi un po' le idee”; non è improbabile che, sentendosi un giovanotto un po' strano, diviso a metà tra il diritto e il suo rovescio, abbia voluto vedere se, nella sua stirpe, ci fosse stato qualcuno che si era distinto in un qualche campo, raggiungendo una certa qual fama. Ne trovò uno solo: un avo di nome Bernhard Matter, un pro-prozio o qualcosa del genere, originario del canton d'Argovia (Aargau in tedesco). E altro che Carlomagno: questo qui faceva il ladro e il bandito, e alla fine la fama la aveva raggiunta facendosi decapitare per reati gravissimi, come rubare qualche gallina o due tacchini, una lingua affumicata e una decina di monete d'oro. Nonché scappando ripetutamente dal carcere dove a volte lo avevano rinchiuso; alla fine, il tribunale aveva pensato bene non di chiudere le galere (ci mancherebbe altro), ma di fargli tagliare la testa.

Così, evidentemente colpito dal fatto che nella stirpe dei Matter l'unico che avesse raggiunto un po' di notorietà vi fosse arrivato per quella via non propriamente raccomandabile, l'avv. Hans Peter Matter si trasformò in “Mani Matter” e ci scrisse sopra la seguente canzoncina, contenente sia la storia del suo antenato messo a morte, sia alcune sue considerazioni. Prima fra tutte, e fa un certo effetto sentirlo da un uomo di legge qual era, quella sui tribunali che non pensano certo a prendere decisioni come chiudere le prigioni; pensano, casomai, a far decapitare un povero rubagalline e un ladro di lingue affumicate con l'hobby delle evasioni, con mezzo cantone d'Argovia che va ad assistere all'esecuzione. Seconda considerazione è che nessuno si deve sentire al sicuro; inutile far tante storie sulle “stirpi specchiate”, sugli onesti lavoratori, sulle nobili opere e su tutte queste ciance: c'è sempre qualcuno che potrebbe aver fatto una pessima fine, e chissà che il prossimo non sia tu. La famosa “pecora nera”, insomma. Lo zio sconosciuto di cui non sapevi niente di niente, che spunta fuori all'improvviso e che ti costringe un po' a riflettere. Di sicuro ci riflesse a modo suo Mani Matter, apprestandosi a divenire il secondo della sua stirpe che avesse raggiunto una certa notorietà. Cantando anche, lui uomo di legge, del suo avo fuorilegge; ma c'è da dire che la fama la ha raggiunta come una specie di fuorilegge della canzone. E su questo ci sarebbe da ragionare parecchio.

Così, sulla scorta di questa canzoncina, mi riprometto anch'io di fare una visita a mia cugina per controllare se nella mia stirpe ci sia stato un qualche bandito, un galeotto, un attentatore anarchico, uno zio ghigliottinato o chissà chi. Giuro che non andrò alla ricerca di Napoleone tra i miei avi -anche se, visto che c'è di mezzo l'Isola d'Elba, e che la Corsica è lì davanti, la cosa potrebbe avere un certo qual fondamento. Chissà che non spunti fuori, casomai, lo zio Bernardo, portato al patibolo nel 1741 tra i tamburi. O magari il cugino Nicola, libertario elbano, di professione barbiere, che accompagnò sul piroscafo dall'America un giovanotto di Coiano di Prato che tornava in Italia per fare un lavoretto al Parco Reale di Monza, il 29 luglio del 1900. Spero soltanto, gasp, di non fare come il sig, Charles Dexter Ward di Providence, Rhode Island, che scoprì tra i suoi avi un tale Joseph Curwen, di cui era tra l'altro il sosia...[RV]
Für mi sälber mir z'erkläre
Bin i mal mym Stammboum na
Ha vo undre Zweige här e
Chly die Nuss probiert z'verstah
Wär da alles mir verwandt isch
Han i gluegt, us Quelle gschöpft
Numen Eine wo bekannt isch
Worde git's: Dä hei si gchöpft

S'isch dr Gouner Bärnhard Matter
Us em Aargou win ig o
Wen o nid my Urgrossvatter
Urgrossungglen allwäg scho
Dä het da vor hundert Jahre
Üsem Gschlächt e Wäg bestimmt
Win i jitz ersch ha erfahre
Dass eim nüt meh wundernimmt

Är het i sym Läbe gstole
Was im isch id Finger cho
Und was nid isch cho ga z'hole
Het är gärn d'Müe uf sech gno
Isch gar mängisch z'Nacht ydrunge
Dür ne Hüenerstall i ds Hus
Und isch mit zwo gröikte Zungen
Und zäh Gulddukate drus

Drü-viermal het me ne gfange
Het ne ds Gricht i ds Gfängnis gsteckt
Aber är, s'isch nid lang gange
Het e Fluchtwäg gäng usgheckt
Die Diät vo Brot und Wasser
Het er ungärn zue sech gno
Und het alls dra gsetzt für dass er
In e bessri Peiz isch cho

Das het müesse ds Gricht verdriesse
Es het zletscht Befähl erla
Nid die Gfängnis besser z'bschliesse
Nei däm Schelm dr Chopf abzschla
Ds halben Aargou isch cho gschoue
Win es Schwärt dr oberscht Bitz
Vo mym Vorfahr het abghoue
Wi vom weichen Ei dr Spitz

Drumm chan i nüt garantiere
Was's us mir no alles git
S'cha no mängs mit mir passiere
Denn da spilt d'Vererbig mit
Und we dir ds Gfüel heit dertdüre
Chönn nech sicher nüt ebcho
S'chunnt uf ds Mal en Unggle füre
Wo dir nüt heit gwüsst dervo

S'chunnt uf ds Mal en Unggle füre
Wo dir nüt heit gwüsst dervo

Contributed by Riccardo Venturi - 2021/3/20 - 22:31




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 20-3-2021 22:32

Ricerca genealogica (Bernhard Matter, 1821-54)

Una volta, per schiarirmi un po' le idee,
Ho seguito il mio albero genealogico
Fino dai rami più bassi :
Ho provato a risolvere 'sto rompicapo,
Ho fatto ricerche su tutti i miei parenti
Sfogliando tutte le fonti storiche,
E ce n'è solo uno che è diventato famoso:
È stato decapitato.

È il bandito Bernhard Matter,
Veniva dall'Argovia, come me;
Se non era proprio il mio bisnonno,
Sarà stato un pro-prozio.
Un centinaio d'anni fa
Ha scritto la storia del nostro casato,
L'ho scoperto proprio adesso,
E più nient'altro m'interessa.

Nella sua vita, ha rubato tutto
Quel che gli capitava tra le mani,
E, spesso, quel che non gli ci capitava
Si prendeva cura d'andarlo a cercare.
Spesso, di notte, s'introduceva
Nelle case a rubare galline,
E ne usciva anche con due lingue affumicate
E una decina di ducati d'oro.

Tre o quattro volte lo hanno acchiappato,
E il tribunale lo ha sbattuto in galera,
Però non ci rimaneva a lungo,
Trovava sempre modo di evadere.
Beh, quella dieta a pane e acqua
Non gli garbava poi così tanto,
E faceva tutto quel che poteva
Per alloggiare a una locanda migliore.

Tutto questo deve aver contrariato
Il tribunale, che alla fine ha ordinato
Non di chiudere le prigioni, no di certo,
Ma di tagliare la testa a quel delinquente.
Mezza Argovia è andata a vedere
Come uno spadone ha accorciato
Il mio antenato della sua cima,
Come si taglia la punta a un uovo alla coque.

E quindi non posso essere certo
Di quel che avverrà di me,
Tutto mi può ancora succedere
Perché, l'ereditarietà fa la sua parte...
E se per caso vi sentite sicuri
Che proprio niente potrà accadervi,
Ecco che all'improvviso spunta
Lo zio di cui non sapevate nulla,

Ecco che all'improvviso spunta
Lo zio di cui non sapevate nulla.

2021/3/20 - 22:33




Language: French

Version française – RECHERCHE GÉNÉALOGIQUE – Marco Valdo M.I. – 2021
d’après la version italienne – Ricerca genealogica (Bärnhard Matter) – Riccardo Venturi – 2021
d’une chanson suisse alémanique en Bärndüüdsch (bernois) – Ahneforschig (dr Bärnhard Matter)– Mani Matter [1972]



Sincèrement, je n’ai jamais eu le démon des recherches généalogiques, bien qu’ayant eu une certaine proximité avec un pays, l’Islande, où la généalogie est le sport national. Certes, parfois il m’est arrivé, pour m’occuper, quelque pensée, ou arrière-pensée, sur qui furent mes parents du passé, ce qu’ils ont fait dans leur vie, si quelqu’un aura été au moins un peu semblable à moi, et ainsi de suite ; mais rien de plus. Pourtant, à un moment donné, paf, l’arbre généalogique, tout à fait inopinément, est apparu pour de bon. Il y a trois ou quatre ans, à la maison sur l’île d’Elbe, mon frère a sorti d’un tiroir un grand dossier dont même lui ne savait rien, fait faire par on ne sait qui de ma famille et resté enfoui pour on ne sait combien de temps dans l’armoire de tante Clara.

Bien sûr, le généalogiste inconnu avait fait les choses sérieusement ; il y avait jusqu’au blason héraldique de la famille, consistant en un merle au bec jaune – et, en fait, ma lignée, dans le territoire de Campo nell'Elba est connue depuis des temps immémoriaux comme les “Becchigialli” (becs jaunes – écrit en un seul mot, et une tuile avec un merle au bec jaune se trouve encore à l’entrée de la maison). Je suis donc moi aussi un “Becchigiallo”, et je le dis parce que le singulier du terme a toujours été ainsi, et non pas “Beccogiallo” comme on pourrait le penser du point de vue de la grammaire. D’une ramille d’un rameau d’une branche ont même jailli mon nom et celui de mon frère, avec les dates de naissance y relatives ; en compagnie de dizaines et de centaines d’autres personnes, c’est-à-dire d’autres vies, dont peu nous étaient connues. À présent, il semble que le dossier soit conservé par une jeune cousine qui vit à proximité, là-bas à Marina di Campo ; comme la cousine porte un nom résolument royal (Elisabetta), je dirais qu’il est en de très bonnes mains.

Tous savent pourtant comment vont les choses avec les arbres généalogiques. Quand on remonte dans le temps, on découvre toujours, d’une façon ou d’une autre, que nous sommes tous comtes ou marquis, même si nous venons de siècles de culs terreux, et que nous descendons invariablement de Charlemagne. Ou de Jules César. Ou du roi Clovis, du roi Canute d’Angleterre, d’Énée, de la reine Elizabeth (ma cousine, c’est sûr). En ce qui me concerne, il me plairait vraiment de descendre du capitaine Ned Ludd, et je me promets de mieux feuilleter mon arbre généalogique la prochaine fois que j’irai à l’île d’Elbe. Ce qui est certain, à un certain moment, le démon de la généalogie a dû aussi prendre l’avocat Hans Peter Jan Matter, dit “Mani”, qui, il y a une cinquantaine d’années – quand il ne savait pas encore qu’il périrait tragiquement peu après –, a commencé à faire une des plus typiques Ahnenforschungen de la tradition germanique pour « s’éclaircir un peu les idées" ; il n’est pas improbable que, se sentant un jeune homme un peu étrange, partagé en deux entre le droit et son renversement, il ait voulu voir si, dans sa lignée, il y avait eu quelqu’un qui s’était distingué dans un domaine quelconque, atteignant une certaine renommée. Il n’en a trouvé qu’un seul : un aïeul nommé Bernhard Matter, un arrière-grand-oncle ou quelque chose comme ça, originaire du canton d’Argovie (Aargau en allemand). Et pas du tout de Charlemagne : celui-ci était un voleur et un bandit, et il avait fini par atteindre la gloire en se faisant décapiter pour des crimes très graves, comme voler une poule ou deux dindes, une langue fumée et d’une dizaine de pièces d’or. De plus, comme il s’était échappé à plusieurs reprises de la prison où il avait parfois été incarcéré, finalement, le tribunal avait jugé bon de ne pas fermer les prisons (il ne manquerait plus que ça), mais de lui faire couper la tête.

Ainsi, évidemment frappé par le fait que, dans la lignée des Matter, l’unique à avoir atteint une certaine notoriété y était arrivé par cette voie pas vraiment recommandable, l’avocat Hans Peter Matter se transforma en « Mani Matter » et écrivit à ce sujet la chansonnette suivante, contenant à la fois l’histoire de son ancêtre mis à mort et certaines de ses considérations. La première de toutes, et cela fait un certain effet de l’entendre de la bouche d’un homme de loi qu’il était, celle des tribunaux, qui ne pensent pas à prendre des décisions comme la fermeture des prisons ; ils pensent, à la rigueur, à faire décapiter un pauvre voleur de poules et dérobeur de langues fumées avec son hobby des évasions, la moitié du canton d’Argovie venant assister à son exécution.

La deuxième considération est que personne ne doit se sentir en sécurité ; il est inutile de faire des histoires de « lignées brillantes », de travailleurs honnêtes, d’œuvres nobles et toutes ces sornettes ; il y a toujours quelqu’un qui a pu mal finir, et qui sait si le prochain ne sera pas vous. Le fameux « mouton noir », en somme. L’oncle inconnu dont vous ne saviez rien de rien, qui surgit à l’improviste et vous contraint à réfléchir un peu. Sûrement, à sa manière, Mani Matter y a réfléchi alors qu’il se préparait à devenir le second de sa lignée qui aurait atteint une certaine notoriété. En chantant même, lui homme de loi, son aïeul hors-la-loi, mais il faut dire qu’il a atteint la célébrité comme une sorte de hors-la-loi de la chanson. Et sur ce point, il y aurait beaucoup à méditer.

Ainsi, sur la base de cette petite chanson, je me promets aussi à moi-même de rendre visite à ma cousine pour vérifier si dans ma lignée il y a eu un bandit, un galérien, un anarchiste poseur de bombe, un oncle guillotiné ou je ne sais qui. Je jure que je ne vais pas chercher Napoléon parmi mes ancêtres – même si, étant donné qu’il s’agit de l’île d’Elbe et que la Corse se trouve juste devant, il pourrait y avoir quelques motifs pour cela. Qui sait, si ne surgira pas, on ne sait jamais, l’oncle Bernardo, conduit à la potence en 1741 au milieu des tambours. Ou peut-être son cousin Nicola, un libertaire elbois, barbier de profession, qui a accompagné sur le vapeur d’Amérique un jeune homme de Coiano di Prato qui rentrait en Italie pour faire un petit travail au parc royal de Monza, le 29 juillet 1900. J’espère seulement, gloup, ne pas être comme M. Charles Dexter Ward de Providence, Rhode Island, qui découvrit parmi ses ancêtres un certain Joseph Curwen, dont il était entre autres le sosie… [RV].

RECHERCHE GÉNÉALOGIQUE

Une fois, pour m’éclaircir un peu la tête,
J’ai parcouru mon arbre généalogique,
J’ai suivi toutes les pistes historiques,
Je me suis mis martel en tête,
J’ai exploré tout mon monde.
Jusqu’aux racines les plus profondes :
De mes aïeux, un seul a connu la célébrité :
Il a été décapité.

C’est le bandit Bernhard Matter,
Il venait d’Argovie, comme moi ;
S’il n’était mon arrière-grand-père,
C’était un arrière-grand-oncle, ma foi.
Il y a cent ans, il a écrit notre histoire ;
De notre famille, il a fait la gloire.
Je viens de le découvrir,
Et plus rien d’autre ne m’inspire.

Dans sa vie, il a volé
Tout ce qui lui tombait sous la main,
Et toujours, il prenait bien soin
De chercher ce qui était bien caché.
La nuit, il s’introduisait chez les gens
Pour voler des poulets et de l’argent,
Il emportait deux langues fumées et encore
Parfois, une dizaine de ducats d’or.

Trois ou quatre fois, ils l’ont attrapé,
Et le tribunal l’a jeté en prison,
Mais son séjour n’était jamais long,
Il a toujours trouvé le moyen de s’échapper.
Dame, ce régime au pain et à l’eau
Ne lui plaisait vraiment pas,
Il faisait tout au plus tôt
Pour se loger en un meilleur endroit.

Tout ça dut déplaire au tribunal
Qui le prit tellement mal,
Qu’à la fin, il décida formel
De faire couper la tête du criminel.
L’Argovie était venue, plus qu’à moitié,
Pour voir un sabre séparer
Mon ancêtre de sa toque,
Comme on coupe la pointe d’un œuf à la coque

Dès lors, je ne peux pas
Être certain de ce qu’il adviendra,
Tout peut m’arriver,
L’hérédité à son rôle à jouer.
Et si d’aventure, vous êtes certain
Que rien ne peut vous arriver,
Méfiez-vous du destin,
L’oncle dont on n’a jamais entendu parler
Peut se révéler soudain,
L’oncle revenant du passé.

L’oncle dont on n’a jamais entendu parler,
L’oncle revenant du passé.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2021/3/23 - 11:40



Bernhard Matter (1821-1854)
di Riccardo Venturi

Bernhard Matter, l'antenato di Mani Matter, era nato a Muhen, nel canton d'Argovia, il 21 febbraio 1821. E' una figura divenuta leggendaria, una sorta di Robin Hood svizzero. Nato e cresciuto a Muhen, fin da bambino si era fatto notare per saltare regolarmente la scuola e per commettere piccoli furti; nel 1836, all'età di quindici anni, fu processato per la prima volta per aver rubato quattro anelli d'oro a un gioielliere. Nel 1841, all'età di vent'anni, si sposò con una sarta che aveva sei anni più di lui, Barbara Fischer; era una donna considerata ragionevole e ammodo, ma non fu assolutamente in grado di tenere sotto controllo il giovane e scapestrato marito.

Bernhard Matter si era, del resto, dimostrato molto abile nell'eludere l'arresto da parte della Polizia. Si era inoltre fatto molti amici; rubava esclusivamente ai ricchi, e la leggenda vuole che distribuisse gratuitamente il bottino dei suoi furti. Una volta arrestato, fu condannato ai lavori forzati: dovette “aiutare” a costruire la caserma di Aarau. Non cessò però di commettere le sue incursioni notturne, rubando merci di ogni tipo e vendendole agli abitanti di Muhen a prezzi stracciati. Bernhard Matter divenne una specie di “re delle evasioni”: ogni volta che veniva arrestato, trovava sempre il modo di scappare, contando sulla solidarietà dei suoi paesani che lo nascondevano senza mai rivelare alla Polizia dove si trovasse. Tutti tranne uno, che lo tradì facendolo arrestare; Bernhard Matter era, si dice, un giovanotto molto avvenente, gli piaceva molto ballare e aveva grande successo con le ragazze. Il tradimento avvenne con tutta probabilità per questioni di donne.

Bernhard Matter stava letteralmente facendo diventar matte le autorità del canton d'Argovia dell'epoca; compiva le sue azioni sia da solo, sia a capo di una piccola banda che si era formata attorno a lui. Una volta tradito e arrestato, fu condannato a 16 anni di carcere da scontare incatenato notte e giorno; rinchiuso nella prigione di Baden, trovò il modo di spezzare le catene e di evadere anche da lì. Fu di nuovo arrestato poco dopo, e condannato a scontate vent'anni alla catena nel carcere di Lenzburg. Correva l'anno 1851; e Bernhard Matter scappò anche da quella prigione. Una volta di nuovo arrestato, le autorità decisero di rinchiuderlo nella durissima e impenetrabile fortezza militare di Aarburg, da cui nessuno era mai riuscito a evadere.

Sulle prime, Aarburg si rivelò un osso troppo duro anche per quel “re delle evasioni”: fece tre tentativi di fuga, tutti andati a vuoto. Si decise allora a fare domanda per essere trasferito in una colonia penale straniera, domanda sostenuta persino dal Consiglio Federale; ma la domanda fu respinta. Alla fine, l'11 gennaio 1853, il quarto tentativo di fuga ebbe successo, in quello che è considerato il capolavoro di Bernhard Matter. La fuga durò quasi un anno; ma il giorno di capodanno del 1854 fu scoperto nella locanda di Teufenthal, e di nuovo arrestato.

Divenuto oramai un eroe popolare e il “nemico pubblico n° 1” per le autorità cantonali, Bernhard Matter fu processato e, il 15 aprile 1854, condannato a morte “con una sentenza un po' originale”, dato che non solo non aveva mai ucciso, ma nemmeno ferito o fatto del male a nessuno durante le sue azioni ed evasioni. Poco prima dell'esecuzione, Bernhard Matter tentò un ultimo tentativo di fuga, andato a vuoto; presentò una richiesta di clemenza al Gran Consiglio d'Argovia, che fu respinto.

All'alba del 24 maggio 1854, Bernhard Matter fu condotto al patibolo a Lenzburg; l'esecuzione comportava la decapitazione a fil di spada. Oltre 2000 spettatori si erano ammassati per assistervi. La tradizione svizzera prevedeva allora il cosiddetto Standrede, vale a dire un discorso edificante di ammonizione prima da tenersi prima dell'esecuzione: lo Standrede per Bernhard Matter fu tenuto da un celebre predicatore e teologo, Emil Zschokke. Poi la spada del boia gli tagliò la testa.

Dieci minuti dopo, Bernhard Matter era già divenuto un martire e il leggendario amico dei poveri e dei senza diritti. Cominciarono immediatamente a circolare numerose storie, aneddoti e racconti che lo riguardavano; una leggenda che non è mai venuta meno. Tant'è che, quando negli anni '70 e '80 del XX secolo, un altro celebre bandito e rapinatore svizzero, il sangallese Walter Stürm (1942-1999), detto il “Re della Fuga”, riuscì a compiere ben otto evasioni da carceri di vario grado di sicurezza, la sua figura fu subito accostata a quella di Bernhard Matter. Rinchiuso infine in una prigione di elevata sicurezza e in isolamento, Walter Stürm si suicidò il 13 settembre 1999 nel carcere cantonale di Frauenfeld soffocandosi con un sacchetto di plastica. L'accostamento a Bernhard Matter fu naturale: come lui, e come Horst Fantazzini (ci piace ricordare) era un “bandito gentiluomo” che non aveva mai commesso nessun atto di violenza, e che aveva sostenuto, in carcere nel 1987, uno sciopero della fame di 110 giorni per protestare contro l'isolamento. Il giorno di Pasqua del 1981, Walter Stürm era evaso dal carcere di Regensdorf lasciando in cella un biglietto con scritto: “Sono andato a cercare uova di Pasqua, Stürm”.



In realtà, quindi, Mani Matter non dovette far grandi ricerche genealogiche, perché Bernhard Matter era ed è tuttora una figura notissima nella Svizzera Tedesca; gli è stata persino dedicata un'intera Graphic Novel in due volumi, disegnata da Reto Gloor e Markus Kirchhofer (il secondo volume si intitola: Matter entzweit, ovvero "Matter diviso in due"). Su Bernhard Matter esistono anche due opere teatrali, entrambe scritte dall'autore svizzero Kurt Hutterli (che vive in Canada): una in tedesco letterario, Das Matterköpf (“La testa di Matter”), premiata nel 1978, e una in Schwyzertüütsch, Gounerbluet (“Il sangue del bandito”), premiata nel 1992.

2021/4/6 - 23:47



Bernhard Matter (1821-1854)
par Riccardo Venturi (version française – Marco Valdo M.I. – 2021)
(à mettre en relation avec la chanson RECHERCHE GÉNÉALOGIQUE)

Bernhard Matter, l’aïeul de Mani Matter, est né à Muhen dans le canton d’Argovie le 21 février 1821. Il est devenu une figure légendaire, une sorte de Robin des Bois suisse. Né et élevé à Muhen, il s’était fait un nom dès son enfance en séchant régulièrement l’école et en commettant de petits larcins ; en 1836, à l’âge de quinze ans, il fut jugé pour la première fois pour avoir volé quatre bagues en or chez un bijoutier. En 1841, à l’âge de vingt ans, il épousa une couturière de six ans son aînée, Barbara Fischer ; c’était une femme considérée comme raisonnable et aimable, mais elle n’était nullement capable de maîtriser son jeune et téméraire mari.

Bernhard Matter s’était du reste montré très habile pour échapper aux arrestations de la police. Il s’était également fait de nombreux amis ; il ne volait que les riches, et la légende veut qu’il distribuât gratuitement le butin de ses vols. Une fois arrêté, il fut condamné aux travaux forcés : il dut « aider » à construire la caserne d’Aarau. Cependant, il ne cessa pas ses incursions nocturnes, volant toutes sortes de marchandises et les vendant aux habitants de Muhen à des prix sacrifiés. Bernhard Matter devint une sorte de « roi des évasions » : chaque fois qu’il était arrêté, il trouvait toujours le moyen de s’échapper, en comptant sur la solidarité de ses villageois qui le cachaient sans jamais révéler où il se trouvait à la police. Tous sauf un qui le trahit et le fit arrêter. Bernhard Matter était, dit-on, un jeune homme plutôt avenant qui aimait danser et avait beaucoup de succès auprès des filles. La trahison s’est faite, selon toute probabilité, pour des histoires de femmes.

Bernhard Matter rendait littéralement folles les autorités du canton d’Argovie de l’époque ; il menait ses actions soit seul, soit à la tête d’une petite bande qui s’était formée autour de lui. Une fois trahi et arrêté, il a été condamné à 16 ans de prison à passer enchaîné nuit et jour. Enfermé dans la prison de Baden, il a trouvé le moyen de briser les chaînes et de s’échapper de là aussi. Peu après, il est à nouveau arrêté et condamné à vingt ans de chaînes dans la prison de Lenzburg. C’était en 1851, et Bernhard Matter s’échappa également de cette prison. Une fois à nouveau arrêté, les autorités décidèrent de l’enfermer dans la forteresse militaire extrêmement dure et impénétrable d’Aarburg, dont personne ne avait jamais réussi à s’échapper.

Au début, Aarburg se révéla un os trop dur, même pour ce « roi des évasions ». Il fit trois tentatives de fugue ; toutes sans succès. Il se décida alors à faire la demande d’être transféré dans une colonie pénitentiaire étrangère, demande soutenue même par le Conseil fédéral ; mais la demande fut rejetée. Enfin, le 11 janvier 1853, la quatrième tentative de fuite réussit, dans ce qui est considéré comme le chef-d’œuvre de Bernhard Matter.Sa fugue dura près d’un an, mais le jour de l’an 1854, il fut découvert dans l’auberge de Teufenthal et de nouveau arrêté. Devenu désormais un héros populaire et « l’ennemi public n° 1 » pour les autorités cantonales, Bernhard Matter fut jugé et, le 15 avril 1854, condamné à mort « avec une sentence assez originale », car non seulement il n’avait jamais tué, mais il n’avait jamais blessé ni fait de mal à personne au cours de ses actions et de ses évasions. Peu de temps avant son exécution, Bernhard Matter tenta une ultime fugue, qui se solda par un échec ; il présenta une demande de clémence au Grand Conseil d’Argovie, qui fut rejetée.

À l’aube du 24 mai 1854, Bernhard Matter est conduit à la potence à Lenzburg ; l’exécution comportait la décapitation au fil de l’épée. Plus de 2000 spectateurs s’étaient rassemblés pour y assister. La tradition suisse prévoyait alors le Standrede, c’est-à-dire un discours d’admonition édifiant à prononcer avant l’exécution ; le Standrede pour Bernhard Matter fut prononcé par un célèbre prédicateur et théologien, Emil Zschokke. Puis, l’épée du bourreau coupa la tête de Bernhard Matter.



Dix minutes après, Bernhard Matter était déjà devenu un martyr et l’ami légendaire des pauvres et des sans-droits. De nombreuses histoires, anecdotes et récits à son sujet commencèrent immédiatement à circuler ; une légende qui ne s’est jamais estompée. À tel point que lorsque, dans les années 1970 et 1980, un autre célèbre bandit et voleur suisse, Walter Stürm (1942-1999), le saint-gallois surnommé le « roi de l’évasion », réussit à s’évader à huit reprises de prisons plus ou moins sécurisées, et il fut immédiatement comparé à Bernhard Matter. Finalement emprisonné à l’isolement dans une prison de haute sécurité, Walter Stürm s’est suicidé le 13 septembre 1999 à la prison cantonale de Frauenfeld en s’étouffant avec un sac en plastique. La comparaison avec Bernhard Matter fut naturelle : comme lui, et comme Horst Fantazzini (on aime à le rappeler), c’était un « gentleman bandit » qui n’avait jamais commis d’acte de violence, et qui avait soutenu une grève de la faim de 110 jours en prison en 1987 pour protester contre l’isolement. Le jour de Pâques 1981, Walter Stürm s’était évadé de la prison de Regensdorf, laissant dans sa cellule une note sur laquelle on pouvait lire : « Je suis allé chercher des œufs de Pâques, Stürm ».

En réalité, Mani Matter n’a pas dû faire beaucoup de recherches généalogiques, car Bernhard Matter était et est toujours une figure très connue en Suisse alémanique ; un roman graphique entier en deux volumes lui a même été consacré, dessiné par Reto Gloor et Markus Kirchhofer (le deuxième volume s’intitule : Matter entzweit, ou « Matter coupé en deux »). Il existe également deux pièces de théâtre sur Bernhard Matter, toutes deux écrites par l’auteur suisse Kurt Hutterli (qui vit au Canada) : l’une en allemand littéraire, Das Matterköpf (« La tête de Matter »), primée en 1978, et l’autre en schwyzertüütsch, Gounerbluet (« Le sang du bandit »), primée en 1992.

Marco Valdo M.I. - 2021/4/8 - 18:43




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