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Una Goccia

Mokadelic
Language: Italian


Mokadelic

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Compagno Orso
(Assalti Frontali)
Il testamento di Orso
(Pardo Fornaciari)


Parole di Lorenzo Orsetti
Musica: Mokadelic
Voce: Maria Edgarda Marcucci (Eddi)
HER


Lorenzo Orsetti



Nella compilation HER DEM AMADE ME i Mokadelic hanno sonorizzato la voce di Maria Edgarda (Eddi) Marcucci, che legge il testamento di Lorenzo Orsetti.

Eddi



Dal 17 marzo [2020] a Eddi è vietato partecipare a riunioni pubbliche, comprese le conferenze che teneva per informare sulla condizione femminile in Siria e non solo. Le è prescritto di non avvicinarsi a luoghi pubblici dopo le 18.00 e di restare presso la propria abitazione dalle 21.00 alle 7.00 per due anni. È normale?

Di tutti i volontari italiani nelle forze curde Eddi è l’unica cui infine sia stata imposta la misura. Colpisce, a dir poco, che fosse anche l’unica donna tra i proposti. A renderla diversa secondo i giudici è la pervicacia del suo attivismo in Italia una volta tornata, ad esempio l’aver contestato pubblicamente una trattativa per lo scambio di tecnologie militari tra Italia e Turchia nel novembre 2019, mentre le sue compagne venivano bombardate da Erdogan in Siria (e dopo che il ministro Di Maio aveva annunciato che l’Italia non avrebbe intrapreso nuovi scambi militari con Ankara).

Davide Grasso
Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo.

Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà.

Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio.

Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.

Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza.

Sono tempi difficili lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai! Neppure per un attimo. Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi quella goccia. Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.

Serkeftin! Orso, Tekoser, Lorenzo

2021/2/19 - 17:58


LA REPRESSIONE DEL REGIME IRANIANO COLPISCE FORSE SELETTIVAMENTE?
IN OGNI CASO LE VITTIME SEMBRANO ESSERE SOPRATTUTTO CURDI E BELUCI

Gianni Sartori

Oggi, 18 novembre 2022, le milizie del regime al potere a Teheran hanno fucilato Mohammad Ahmadigagash (43 anni) durante una manifestazione a Mahabad.

Solo un morto, uno, in più che come il grano di un macabro rosario va ad allungare la lista.

Negli ultimi due giorni le milizie governative avevano attaccato le manifestazioni anti-regime soprattutto nelle città località curde uccidendo almeno 11 persone tra Sanandaj (Sînê), Bukan, Sarvabad e Kamiyaran. Dieci con un colpo diretto (quattro alla testa, le altre al petto o al ventre), mentre la persona morta a Bukan sarebbe stata ammazzata a coltellate. Decine i feriti, alcuni in gravi condizioni.

Calcolando invece tutti gli ultimi tre giorni, le persone ammazzate nel Rojhilat (il Kurdistan sotto amministrazione, ma a questo punto bisogna dire: occupazione, iraniana) erano più di venti.

Tra le vittime sia manifestanti che cittadini colpiti a caso. Così tanto per terrorizzare e convincere la popolazione a restare chiusa in casa. Dalla morte di Jina Mahsa Amini (16 settembre) ormai le vittime sono quasi quattrocento (383 quelle identificate).

In buona parte - e la cosa non sembra essere casuale - si tratta di curdi (un’ottantina) e beluci (oltre 100). E questo nonostante entrambe siano “minoranze” nel Paese.

Ovviamente si tratta di cifre sottostimate in quanto il regime rende difficile la circolazione di notizie, cifre e statistiche.

Questi i nomi di di alcune delle persone uccise e identificate (identità fornite dall’ONG Hengaw):

1) Saman Qadirbaygi, ucciso il 15 novembre à Bukan;

2) Fuad Mohammadi, cittadino di Kamiyaran, morto il 15 novembre (a causa delle ferite) nell’ospedale di Sanandaj;

3) Zanyar Allah Moradi, 26 anni, ucciso a Sanandaj;

4) Isa Beiglari, 39 anni, davanti all’Universitàdel Kurdistan a Sanandaj (Sînê)

5) Daniyal Pabandi, 17 anni, ucciso il 16 novembre, a Saqqez;

6) Burhan Karami, 30 anni, abbattuto con diversi colpi in testa il 16 novembre a Kamiyaran;

7) Salar Mojaver, 30 anni, morto il 16 novembre nel corso di una manifestazione a Bukan;

8) Asad Rahimi, 30 anni, morto il 16 novembre sempre nella manifestazione di Bukan;

9) Mohammad Hasanzadeh, 28 anni, ucciso a coltellate il 16 novembre mentre tentava di proteggere una donna aggredita dalle forze di sicurezza a Bukan;

10) Shaho Bahmani, ucciso il 17 novembre a Sanandaj;

11) Aram Habibi, ucciso il 17 novembre a Sanandaj…

Quanto al totale delle vittime, secondo Iran Human Rights le persone uccise dal regime durante manifestazioni nell’intero Iran (Rojhilat compreso) sarebbero almeno 342 (tra cui 43 bambini e 26 donne). Sempre secondo Iran Human Rights, nove dei minori uccisi erano bambine e tre sarebbero stati figli di rifugiati afgani.

Incalcolabile (diverse migliaia) il numero degli arrestati.

Alcuni di loro (per ora una ventina, ma la lista è destinata ad allungarsi) rischiano una condanna a morte in quanto accusati di “moharebeh” (inimicizia nei confronti di dio) e di “efsad-fil-arz” (corruzione sulla terra).

Nei processi farsa istituiti dai tribunali rivoluzionari (anche se di “rivoluzionario” hanno ben poco, caso mai possono evocare l’Inquisizione) cinque sono già stati condannati alla pena capitale.

Dovendo localizzare i luoghi degli eccidi, tra le 23 province prese in considerazione, le più colpite sarebbero il Sistan e il Belucistan (123 vittime accertate). Seguite da Teheran (39), Mazandaran (33), Kurdistan (quello iraniano ovviamente, 32) e Gilan (23).

E ancora: Azerbaïdjan occidentale (23); Alborz (15); Kermanshah (14); Khuzestan (5); Khorasan-Razavi (5); Isfahan (4); Zanjan (4) ; Lorestan (3); Markazi (3); Qazvin (2); Kohgiluyeh e Boyer Ahmad (2); Azerbaïdjan orientale (2); Ardabil (2); Ilam (2); Hamedan (2); Bushehr (2); Semnan (1); Kerman (1).

Il picco si era raggiunto nei giorni 21, 22 e 30 settembre (con quello che in Belucistan viene ricordato come il “Venerdì di sangue”). Il giorno peggiore in novembre è stato il 4 con 16 vittime.

Ovviamente queste sono le cifre registrate. Ma secondo Iran Human Rights, in base alle segnalazioni ricevute, i morti potrebbero essere molti di più.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/11/18 - 18:45


IRAN: CONDANNE A MORTE IN AUMENTO PER LE MINORANZE (ma non solo), DONNE VITTIME DI APARTHEID ISTITUZIONALIZZATO



Gianni Sartori



Sappiamo che per i beluci (Baloch) le cose non vanno tanto bene in Pakistan. Per quelli che vivono in Iran forse ancora peggio.



Anche se ovviamente per le minoranze e per gli oppositori in genere (e per le donne in particolare) si tratta di un “mal comune”. Andiamo con ordine.Secondo l'organizzazione “Baloch Activists Campaign” (BAC, citata dall'agenzia curda Mezopotamya) nei primi tre mesi del 2025 la repressione del regime di Teheran avrebbe causato direttamente la morte di almeno trenta beluci, tra cui 4 donne e due minorenni (oltre a una sessantina di feriti). Stando alle cifre ufficiali (presumibilmente per difetto) sarebbero 218 i beluci arrestati (tra loro cinque bambini).



Inoltre 24 beluci sono stati giustiziati (altri tre sono in attesa dell'esecuzione) e due sono deceduti a causa delle mine anti-persona posizionate dai Guardiani della rivoluzione nelle zone di frontiera (causando la morte di almeno altre sette persone; presumibilmente kolbar o migranti).



Sempre dal rapporto della BAC si apprende che almeno tre donne baloch sono state assassinate da uomini appartenenti alla loro famiglia e tre hanno perso la vita in circostanze sospette. Altre due, incinte, sarebbero morte a causa della negligenza dei medici.



Per concludere sostenendo che “l'uccisione di civili, le esecuzioni di massa, la repressione, gli arresti arbitrari, la violenza contro le donne e le morti dovute a negligenza ospedaliera indicano che il governo non solo non ha cercato di migliorare le condizioni di vita dei beluci, ma ha intensificato la repressione mettendo in pericolo la sicurezza e la vita dei cittadini”.



Per cui si rivolgono alle istituzioni internazionali dei diritti umani e alle organizzazioni che difendono i diritti delle donne e dei bambini affinché “prestino attenzione a questa situazione esercitando pressione sulla Repubblica islamica d'Iran per porre fine a questo processo”.



Ovviamente i problemi non riguardano solo i beluci. Secondo l'Ong di difesa dei diritti umani HENGAW, solo nel mese di marzo il regime iraniano ha eseguito complessivamente 58 condanne a morte. Sia di beluci che di curdi, turchi, afgani...



Un incremento non da poco pensando che nel marzo 2024 le esecuzioni erano state “solo” 18.



In alcuni casi le condanne sono state eseguite segretamente, senza informare i familiari e senza permettere loro un ultimo incontro.








Sempre in base alla documentazione di HENGAW, tra le persone inviate alla forca nel marzo 2025 vi erano quattro donne (due a Ourmia, una a Machhad e una a Ispahan). Si tratta di Asieh Ghavicheshm, Nasrin Barani, Kosar Baghernejad e Mozhgan Azarpisheh.



Tre di loro erano accusate di omicidio e una di traffico di sostanze stupefacenti. Non risulterebbero invece esecuzioni recenti di minorenni.



HENGAW è stata in grado di fornire anche statistiche e percentuali. 18 dei condannati a morte (31%) erano persiani e 14 quelli turchi (24%).



Quanto alle altre minoranze, sarebbero 6 i condannati a morte appartenenti all'etnia Luri; 4 tra Gilaki e Mazanderanii; 3 i beluci, 2 i curdi e uno rispettivamente per Tat, Arabi e Turcomanni. A cui vanno aggiunti 4 espatriati afgani e altri 4 di origine sconosciuta.



Circa il 50% era stato condannato per reati legati al traffico di stupefacenti, il 28% per omicidio.



La maggior parte delle esecuzioni è avvenuta nelle prigioni delle province di Khorasan-e Razavi (9), dell'Azerbaïdjan orientale (6) e di Lorestan (5).Sempre nel mese di marzo, in Iran sono state arrestate dalle forze di sicurezza almeno 17 attiviste (13,5 % del totale delle persone arrestate). Tra loro nove militanti curde legate al movimento Jin, Jiyan, Azadi.



Si tratta di: Sedigheh Noorbala, Fatemeh Atashi Khiavi, Marziyeh Ghafari Zadeh,, Rojbin Afsoon, Avin Ahmadi, Sarya Ahmadi, Leila Pashaei, Baran Saeidi, Soma Mohammadzadeh, Shno Mohammadi, Sedigheh Noorbala, Fatemeh Atashi Khiavi, Marziyeh Ghafari Zadeh, Leila Qolikhani Ganjeh, Rojbin Afsoon, Avin Ahmadi, Sarya Ahmadi, Sima Alipour, Mehregan Namavar, Soheila Motaei, Nina Golestani, Anisa Fanaeian e Arezoo Jalilzadeh.



Altre sei militanti venivano intanto condannate e incarcerate: Narges Nasri (condannata a 10 anni), Fereshteh Souri (un anno), Mandana Sadeghi (4 anni, 2 mesi e 7 giorni), Farzaneh Yahyaabadi (3 mesi), Hamideh Zarei (un anno e sei mesi), Kobra Taherkhani (tre anni). Nello stesso periodo si sono verificati almeno otto femminicidi (per mano di mariti, fidanzati, fratelli...). Sia gli arresti che le condanne al carcere e i femminicidi sono la conseguenza delle leggi segregazioniste che nel regime iraniano impongono un vero e proprio apartheid di genere. Alimentando l'oppressione delle donne e una sorta di misogenia istituzionalizzata. Nel 2024 i femminicidi documentati in Iran erano stati 191 (cifre fornita da HENGAW).



Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2025/4/3 - 21:21




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