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Giovà

Famelika
Lingua: Italiano


Famelika

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2006
dall'album "Maschere felici"



Dopo il primo cd i Famelika sono stati definiti il gruppo "Antimafia Rock" per via dei testi di alcune vostre canzoni, è una definizione che vi va stretta? Come potresti definire in una parola il vostro genere?
Sì, effettivamente ci va un po’ stretta visto e considerato che erano soltanto tre i pezzi in cui parlavamo di mafia. E’ vero, lo facevamo in maniera diretta, adesso invece è celata dietro una storia, la storia di "Giova'", la storia vera di un cantastorie siciliano ucciso dalla mafia nel 1962. Non c’è una sola parola per definire il nostro genere, ti potrei dire indie-rock/folk/cantautorale.

I protagonisti delle vostre storie, si ribellano al potere, ai soprusi, alle ingiustizie ma finiscono sempre per soccombere. Sono dei vinti, ma perdono da persone libere, morendo per i loro ideali. Giova’ poco prima di morire pensa "alla fortuna dei pesci che parlare non sanno e si credono liberi, lui pensò e allora si può vivere una vita in silenzio fingendo di essere liberi". Sei davvero convinto che non ci possa essere la possibilità di denunciare e sentirsi libero da vivo?
No, non lo penso assolutamente. La storia mi imponeva di far avere un piccolo ripensamento a Giova’ quando si trovava in fondo al mare con i piedi nel cemento. Un pentimento dell’ultimo momento tipico di tutti i siciliani.

Fortunatamente voi non lo fate, anzi, cantate a pieni polmoni le vostre denunce senza timori. Qualche mese fa abbiamo assistito all’arresto di Provenzano. Quanto gli argomenti di attualità influenzano i vostri pezzi?
Più che i grandi avvenimenti, quello che ci colpisce e influenza i nostri testi sono le piccole cose che succedono nei piccoli paesi o comunque tutto ciò che viene taciuto dai mass media. Non so, tipo l’appalto X per l’autostrada che viene affidato ad una ditta Y per un motivo Z. C’erano tantissimi cantastorie in Sicilia che parlavano di mafia, come Orazio Strano e Ignazio Buttitta che sono conosciuti da tutti. Giova’ chi lo conosceva? Alla fine stiamo facendo uscire dall’anonimato un piccolo personaggio, una piccola storia che non per questo è meno importante. Comunque tutte le piccole storie, Giova’ a parte, facevano più parte del primo cd.

Famelika, maschere di denuncia sociale

Quanti sul fiume stannotte
si festeggerà
fino all'ultima perla nel ciel di Giovà
che vaga
Giovà che ha voglia
Giovà che prende sonno su una tomba

Figlio di un operaio
avido della sua sorte
contro i democristiani
e gli americani
la sua voce levò

Giovà non prega
Giovà non marcia
Giovà per tutti è un'infima minaccia
che salta in piazza
coi comunisti
quei gran perdenti
davanti ai grandi possidenti

Il sole ingiallisce i campi
i campi, i campi
Domenica in chiesa a pregare
i tuoi santi, i tuoi santi

Le bombe più non cadono
ma attento al padrone
le sue battaglie per il pane
son solo parole

Ballo gremito
di un'orda affamata
uomini e donne impazziti
e Giovà che gridava
davanti a una signora
che ha partorito porci
ha partorito porci

Ma lungo i sentieri di roccia
è solo roccia che copre altra roccia
e tu pensi che è solo paura che sboccia

La signora ha due seni giganti
tre file di denti
e le mani pesanti

E il sole ingiallisce i campi
i campi, i campi
Domenica in chiesa a pregare
i tuoi santi, i tuoi santi

Le bombe più non cadono
ma attento al padrone
le sue battaglie per il pane
son solo parole

E quando scivolò il tramonto
con i piedi nel cemento
Giovà si trovò
E dalla sponda più alta del molo
scivolò fino all'ultima alga del mar

E lì pensò alla fortuna dei pesci
che parlare non sanno e si credono liberi
lui pensò "e allora si può vivere
una vita in silenzio
fingendosi liberi"
e affogando spirò

31/1/2021 - 23:13




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