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Drones

Muse
Language: English


Muse

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Related Songs

In Any Tongue
(David Gilmour)
Psycho
(Muse)


Drones
[ 2015 ]

Lyrics / Testo / Paroles / Sanat:
Matthew Bellamy

Music / Musica / Musique / Sävel:
Muse arr. Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina

Album: Drones

Syed Wali Shah  anni 7, ucciso da un drone Dande Darpa Khel, Pakistan – 21 Agosto 2009 (foto: Noor Behram)
Syed Wali Shah anni 7, ucciso da un drone Dande Darpa Khel, Pakistan – 21 Agosto 2009 (foto: Noor Behram)


Introduzione

Riteniamo opportuno rendere note alcune informazioni sull’oggetto del brano.
In campo militare i droni sono denominati UAV [ Unmanned / uncrued Aerial Vehicles ], nelle forze armate italiane APR [ Aereo a pilotaggio remoto ]. La tipologia è ampia in relazione al raggio operativo, all’autonomia di volo, il carico utile al decollo, la quota di tangenza. Ci riferiremo nel seguito ai droni bellici, UCAV [ Unmanned Combat Aerial Vehicles ].

La prima vittima per omicidio mirato effettuato da un drone risale al 7 Ottobre 2001 a Kandahar, in Afghanistan. Nei primi anni furono un’arma di supporto. Con la presidenza Obama la strategia militare cambiò: non più Boots on the ground in quanto dispendiosa e controproducente in termini di immagine, ma basata su scenari antiguerriglia. Gli interventi dai droni durante la presidenza Obama si sono pressoché decuplicati rispetto all’amministrazione precedente.

Le aziende produttrici in testa per fatturato sono: General Atomics, Northrop Grumman, Lockheed Martin Textron , Boeing, negli Usa, la CASC Rainbow in Cina. Da citare anche: le israeliane Elbit e IAI che produce lo Heron TP, la francese Thales, l’inglese BAE, la russa Kronshtadt,la svedese Saab, l’iraniana Shahed, le compagnie turche Bayraktar e TAI. I droni Bayraktar TB2 sono stati impiegati di recente nel Nagorno-Karabakh . Sono impiegati attualmente in Libia dalle forze pro GNA mentre l’esercito di Haftar è dotato di droni Wing Loong cinesi ricevuti per triangolazione attraverso Egitto e UAE. Libia , Siria e Donbass sono “teatri” di massimo interesse per i produttori e gli utilizzatori di droni che possono effettuare test completi e raccogliere dati essenziali per potenziare le capacità offensive dell’arma, oltre che, s’intende, fare una macabra campagna di marketing ( una sorta di guerra nella guerra) per incrementare le vendite e contrastare la concorrenza.
Non diamo altre informazioni sugli impieghi e sulle prestazioni a confronto tra modelli concorrenti per non rischiare di fare da cassa di risonanza agli ordigni e ai mercanti di morte. Aggiungeremo soltanto poche informazioni sul motore primo, il business.

Il costo di produzione ( flyaway ) di una unità di taglia medio-alta varia dagli 8 milioni US$ di un Caihong CH-5 cinese ai 15 milioni US$ di un MQ9 Reaper delle General Atomics .
Nella situazione attuale, aggiornata a Marzo 2020, i Paesi dotati di droni armati sono 17. Sono 102 i Paesi che hanno un piano operativo per dotarsi di droni armati. Usa, Cina, Israele, Turchia sono i principali Paesi esportatori.
Il mercato globale dei droni militari è in rapida crescita con un tasso del 12% annuo: da 12 miliardi US$ del 2018 a 26 miliardi previsti nel 2025.

Droni assassini. Il quadro normativo

Per orientarsi nella complessità degli interessi contrapposti in materia di diritto internazionale sui conflitti armati occorre tenere presenti alcuni principi fondamentali. È sull’ interpretazione, forzatura e aggiramento di tali principi che il diritto internazionale si trova pesantemente condizionato e stravolto in modo particolare negli ultimi due decenni.
La disciplina che norma l’intervento della forza armata nei rapporti tra stati si chiama Jus ad bellum. Orbene, la carta dell’Onu stabilisce in modo inequivocabile all’Art.2 para.4 :

“I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”. Si faccia attenzione: in realtà l’articolo è di vasta portata. Vieta qualunque tipo di forza, quindi anche non armata, come strumento risolutivo delle controversie tra stati.

La Carta fu concepita senza smarrire il senso della realtà nel senso che prevede delle situazioni di eccezione, quelle per cui il divieto dell’Art.4 è sospeso. Sono due: l’uso della forza da parte di un’entità super partes, Il Consiglio di Sicurezza, che accerta e raccomanda o decide le soluzioni per superare le minacce o la violazione della pace; il principio di autotutela all’Art. 51, che è citato integralmente di seguito dato che è nelle sue pieghe che si annidano i principali problemi.

Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza inter-nazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.

Da notare che il diritto all’autodifesa è previsto soltanto a fronte di un attacco armato, quindi non a fronte di una ragionevole o millantata certezza che l’attacco ci sarà o che, sulla base di evidenze statistiche o strategie militari, non potrà non esserci. Questo è l’approccio della maggior parte dei Membri, purtroppo altre correnti del diritto presenti negli Usa, GB e Israele sostengono che il diritto all’autodifesa è esercitabile anche in funzione preventiva o per proteggere i propri connazionali espatriati (dottrina Bush).

Da qui con la Permanent worldwide war contro il terrorismo, il quadro, già a maglie larghe, si é tramutato in un colabrodo. I droni sono lo strumento idoneo per l’applicazione di tale dottrina che probabilmente avrebbe ricevuto una diversa formulazione se non ci fosse stata una tecnologia matura a supporto.
Da notare pure che il diritto all’autodifesa è temporaneo, sinché il Consiglio non sarà in grado di intervenire. Se ne inferisce che lo stato che ricorre alla forza per autodifesa assume un ruolo vicario del Consiglio e quindi non può agire sia se fossero possibili altre opzioni sia se fossero presenti altri scopi contrari al ristabilimento della pace.
L’articolo 51 non previde purtroppo nel 1945 due aspetti non secondari: l’entità della risposta difensiva e il suo scaglionamento nel tempo. Ha supplito la disciplina dello Jus cogens, basato sulle seguenti norme consuetudinarie. L’entità della risposta difensiva deve sottostare a criteri di proporzionalità; non può essere inoltre differita ad libitum per evitare di far passare come autodifesa un attacco a distanza di tempo.

Invece su un altro aspetto che riguarda gli attori dei conflitti assistiamo impotenti ad un vuoto normativo. Ci riferiamo alla identità delle parti in conflitto. Come considerare il paese in cui dei cittadini o dei residenti intraprendono un’azione terroristica, in assenza cioè di una dichiarazione formale di belligeranza e di una forma di occupazione del territorio nemico? E se l’attore agisce sotto false flag per conto di un paese terzo che non si espone? E se delle lobbies di un attore che figura come leso si muovono per creare incidenti come pretesto di un intervento per una posta in gioco economica o strategica rilevante? Purtroppo la prima risposta immediata, non ufficiale ma drammaticamente attuale, è lo stravolgimento dello Jus ad bellum, dei principi e limiti cioè che soprassiedono a circoscrivere la guerra come strumento di soluzione dei conflitti o di appropriazione pretestuosa di risorse appetibili.

Un’altra serie di problematiche ricadono in una disciplina collaterale, lo Jus in bello, che norma i comportamenti e gli atteggiamenti dei belligeranti, a prescindere dalla legittimità del conflitto armato e dalle responsabilità. Lo Jus ad bellum si occupa della legittimità delle condizioni che approdano ad una guerra, lo Jus in bello delle condizioni da rispettare durante lo svolgimento di una guerra. Più comunemente questo viene indicato con Diritto Umanitario Internazionale.
In tale ambito l’aspetto su cui vogliamo soffermarci, è quello dei targeted killings / omicidi mirati / esecuzioni extragiudiziali effettuati con i droni.
Il loro presupposto “giuridico” è basato sull’autodifesa. A tale proposito la Risoluzione 1368 del Consiglio di Sicurezza Onu del 12 settembre 2001 recita: …combattere con ogni mezzo le minacce alla pace ed alla sicurezza internazionali causate dagli atti terroristici, riconoscendo il diritto inerente all'autodifesa individuale o collettiva in conformità della Carta….
Nella seconda Risoluzione 1373 del 28 Settembre 2001 si legge:…riaffermando inoltre che tali atti, come qualsiasi atto di terrorismo internazionale, costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali

Sorgono una serie di questioni giuridiche. Innanzitutto non c’è una normativa internazionale che definisca il terrorismo e quindi lo status di terrorista. Pertanto è giuridicamente fragile la ratio di autodifesa quando non è definito il nemico da cui difendersi. Un vulnus se possibile ancora più stridente è il tentativo di definire il diritto all’autodifesa come risposta ad un conflitto armato non definito. Come non bastasse, si tratterebbe di un conflitto armato globale sebbene le situazioni e gli attori, annoverati sotto il profilo o l’etichetta di terroristi, non costituiscono un blocco unico o in relazioni provate di interdipendenza temporale e spaziale.
Di fatto il Diritto Internazionale Umanitario, a cui i paesi che ricorrono agli omicidi mirati si richiamano, non dà una veste giuridica alla pratica. Non può darla perché non c’è una normativa per i conflitti asimmetrici. Né sarebbe corretto allargare le maglie in virtù del diritto consuetudinario, cioè del conferire veste giuridica ad una prassi consolidata da parte di due paesi nello scenario internazionale.

Ci sembra (il lettore giuridicamente colto sappia che siamo profani anche in materia giuridica e ci scuserà per il nostro pressappochismo), che la vita umana nei paesi che subiscono gli attacchi a causa della presenza di attori non statali sia res nullius o, se si preferisce, un collateral damage. La pecorella smarrita per i warlord non esiste, non esiste neanche il gregge ordinario, contano soltanto certi lupi autoselezionati.

Per intendersi, non si sta qui sostenendo che le minacce terroristiche ed il pericolo di mettere in crisi la coesistenza civile di tanti paesi e cittadini non sia un fatto oggettivo. Si vuole però riflettere su dove può portare uno stato di emergenza continuato e aggravato che di fatto ha, tra tanti guasti, reintrodotto la pena di morte e appiattito drasticamente le distanze tra il prigioniero, il criminale ed il terrorista. Da qui a trattare come terrorista un dissenziente il passo è breve, in tanti paesi è già questa la situazione che si profila. Per non dire delle ricadute di una militarizzazione crescente e delle torsioni autoritarie cui stanno andando incontro tutti i paesi, nessuno escluso. Anche Cesare Beccaria (XVIII sec!) rischia di finire tra le figurine di carta di una lotteria.
Altro aspetto inquietante è il numero di paesi che si sono dotati di droni da guerra e del volume di produzione che aumenta con ritmo esponenziale. Questi i paesi che si sono aggiunti al club (l’informazione è del 2018): Cina, Iran,Turchia, Pakistan,Iraq, Arabia Saudita, UAE, Egitto, Nigeria,India,Russia,Francia, Germania,Italia, Kazakhstan,Myanmar, Sud Corea ,Turkmenistan,Ucraina. Si veda l’articolo Paesi con droni.
Altrettanto inquietante è l’assuefazione agli omicidi mirati cui ci stiamo sobbarcando, complice anche il
covid.
Nessuno può farsi delle illusioni: ignorare o soffocare il diritto internazionale arrogandosi la potestà di violare la sovranità di paesi terzi o di imporre la propria legislazione a scapito delle altre non porta neanche vicino, porta alla barbarie e alle distruzioni di massa che pensavamo di esserci lasciate definitivamente alle spalle.
Il vaso di Pandora è stato aperto.

Targets

Abbiamo riassunto nella tabella seguente le cifre degli omicidi mirati effettuati dagli Usa tra il 2015 e Marzo 2020 in base ai dati ricavati dal Bureau of Investigative Journalism. Il Bureau ha elaborato le statistiche con determinazione e abilità, in un campo in cui le informazioni sono parcellizzate e riservate a pochissimi. Non troverete altrove una trattazione così ampia, completa e documentata. Sui criteri adottati con rigore si rinvia alle spiegazioni nel sito. Ci limitiamo a precisare che le cifre hanno un comprensibile ed accorto carattere prudenziale.



Tra il 2002 e il 2016 gli attacchi israeliani per omicidi mirati secondo il Center for the Study of Targeted Killing , University of Massachusetts Dartmouth sono stati 152.
Per ulteriori notizie si veda Israel drone wars

Giovanni Lo Porto

La prima vittima italiana dei droni è stato Giovanni Lo Porto, operatore per la pace al seguito della Ong tedesca Welt Hunger Hilfe. Era prigioniero, ostaggio di una banda di sequestratori. Rimase ucciso dall’omicidio mirato da un drone statunitense a Multān, Pakistan, il 15 gennaio 2015. Obama porse le scuse ma alla famiglia non fu permesso il riconoscimento della salma, cremata insieme a tutti gli effetti di Giovanni, anche gli indumenti. Obama porse le scuse alla famiglia, oltre al risarcimento di un milione di dollari, ma non diede l’autorizzazione alla magistratura italiana di collaborare alle indagini per accertare le cause del decesso, procedura obbligatoria secondo la legge italiana (e due con Nicola Calipari). Omettiamo di citare alcune frasi pronunciate da Obama e dal premier Renzi: tanta è l’ipocrisia, la serie di reticenze e le mezze verità da rimanere interdetti.

CTC e la guerra dei droni

Sull’omicidio di Giovanni Lo Porto continuiamo a chiederci: che cosa dichiarò in writing al riguardo Michael D’Andrea, all’epoca al vertice del CTC [Counter Terrorism Center], il dipartimento Antiterrorismo della Cia? Confermò di non sapere che nella zona da colpire si trovavano due ostaggi o no? Come conciliò questa eventuale dichiarazione con la sua nota strategia di signature strike, cioè della effettuazione di raid sulla base di indizi, senza tenere in alcuna considerazione le identità delle persone presenti nell’obiettivo preso di mira? Chi e quanti erano i terroristi che tenevano in ostaggio Giovanni Lo Porto il 15 gennaio 2015? Quali furono i motivi per cui la salma fu sottratta al riconoscimento della famiglia?

Sul Washington Post si leggono alcune note su D’Andrea.
Convertito all’Islam per sposare un’agente musulmana della Cia, da cui il soprannome Ayatollah Mike e Dark Prince, temutissimo dai funzionari della stessa Cia, fu la mente che diresse l’operazione per l’uccisione di Bin Laden. Era noto nel suo ambiente soprattutto con il soprannome di Undertaker / Becchino. Fu sollevato dall’ incarico, apparentemente dopo le ondate di protesta per l’uccisione di Giovanni Lo Porto, più verosimilmente per una svolta moderata della strategia militare della Cia basata sull’uso eccessivo della tortura, per una correzione di rotta dal signature strike che ormai perdeva colpi e per mitigare l’eccesso di potere della struttura clandestina della Cia che intralciava la politica di Obama.
In Italia le pressioni statunitensi e i contatti in quei mesi furono febbrili: si intravedevano movimenti di opinione volti a condizionare al ribasso gli impegni di collaborazione, in primis a Sigonella, che, guarda caso, è un nodo fondamentale nella rete di comando dei droni americani. Ma se l’uccisione di un vertice dell’Aise non aveva mutato qualche anno prima il quadro, come potevano incidere l’uccisione di un giovane cooperante e il reclamo dei familiari? Qualche testa in rotolio apparente, un assegno, qualche promessa sull’appoggio diplomatico statunitense nel Mediterraneo e via.

D’Andrea non fu messo in disparte, tutt’altro. L’amministrazione Trump nel Giugno 2017 lo nominò a capo delle Operazioni coperte in Iran sotto la direzione di Pompeo (curiosa, ma non troppo, la coincidenza delle origini italiane dei due cognomi). Sua fu la regia dell’operazione contro il generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso da 4 missili lanciati da un drone statunitense MQ-9A Reaper (il famigerato Predator B) il 3 gennaio 2020 a Baghdad. Fonti accreditate precisano che furono impiegati anche un secondo drone, MQ-1C Grey Eagle ed un elicottero Apache AH-64E. Una potenza di fuoco impressionante, capace di radere al suolo una cittadina (di Soleimani non rimase traccia, soltanto l’anello che portava al dito).
È stata l’ultima. D’Andrea è rimasto ucciso nella provincia di Ghazni, in Afghanistan il 27 Gennaio, a bordo di un jet E-11A, centro mobile di comando e telecomunicazioni (uno di quei nodi strategici usati in rete anche per dirigere i droni verso gli obiettivi di morte). I talebani ne hanno rivendicato l’abbattimento con un missile terra-aria, ma non occorre essere esperti di cose militari per obiettare che gli insorgenti afgani non hanno né mezzi adatti né capacità tecniche per arrivare a tanto. I missili di cui dispongono i talebani non arrivano alla tangenza di un jet militare che vola ad alta quota e che peraltro dispone del top delle più sofisticate contromisure antimissile di tipo termico e magnetico. E’ molto più probabile che ad abbatterlo sia stato l’intervento di qualche cervello e mano iraniani del Sepāh-e Pāsdārān-e Enghelāb-e Eslāmi , i Guardiani della Rivoluzione, per vendicare l’uccisione del loro idolo, il generale Qassem Soleimani.

Ad uno scannatoio ne segue un altro, è una spirale di violenza che non si arresta, a cui i droni e killer robot danno il loro solerte, preciso, implacabile contributo: friendly fire e sangue di danni collaterali. Non si fermerà sinché la sibilla non risponderà alla domanda se è nato prima il terrore o il terrorista.
E il morbo si espande come una pandemia con un effetto perverso che non raggiunge mai il punto di saturazione: più morti, più droni, più dollari, più guerre, più terroristi, più morti…
Take no prisoners. Alla via così, destinazione Har Məgiddô.

[Riccardo Gullotta]

La musica di Drones

E’ arrangiata sul Sanctus et Benedictus dalla Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina. I versi sono di Matthew Bellamy , anch’essi nudi nella loro apparente semplicità , con parole e sillabe meditate e sofferte per calarle nell’impianto polifonico.
E’ un coro polifonico che dà una sensazione di dolore composto , talmente intenso da rarefarsi sino a farsi sospeso di fronte alla tragedia. L’ascoltatore percepisce delle onde che si avvicinano, si frangono, si allontanano, si toccano, si sovrappongono, si intrecciano come vita e morte.

[Riccardo Gullotta]
Killed by drones
My mother, my father,
My sister and my brother
My son and my daughter
killed by drones

Our lives between your finger and your thumb
Can you feel anything?
Are you dead inside?
Now you can kill from the safety
of your home with drones
Amen

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/11/30 - 13:44




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös :
Riccardo Gullotta


 Orfani * Dande Darpa Khel, Pakistan – 21 Agosto 2009 (foto: Noor Behram)
Orfani * Dande Darpa Khel, Pakistan – 21 Agosto 2009 (foto: Noor Behram)


* Sono i fratellini del bambino ucciso nella fotografia precedente. Non sapevano ancora di essere rimasti orfani.
DRONI

Uccisi dai droni
Madre, padre,
sorella e fratello,
figlio e figlia
uccisi dai droni

Le nostre vite sospese tra
le tue dita e il tuo pollice.
Riesci a provare qualcosa?
Dentro di te sei morto?
Ora puoi uccidere
da casa tua in tutta sicurezza
con i droni
Amen

2020/11/30 - 13:45




Language: Sicilian

Traduzzioni siciliana / Sicilian translation / Traduzione siciliana / Traduction sicilienne / Sisiliankielinen käännös:
Riccardo Gullotta
DRUNA

Scafazzati dê druna,
Matri, patri,
soru e frati,
figghiu e figghia
scafazzati dê druna

I nostri viti ‘ncagghiati mmenzu
i to jdita je u to puseri.
Rinnesci a sentiri corchi cosa ?
Nô to quadumi si mortu ?
Uora hai campu libbiru ppi mmazzari
Dintra dâ to casa cu commitu je sicurizza
Cch’î druna
Amen 

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/12/4 - 22:49




Language: Spanish

Traducción Española / Spanish translation / Traduzione spagnola / Traduction espagnole / Espanjankielinen käännös:
Abbey Everdeen
DRONES

Asesinados por drones
Mi madre, mi padre,
Mi hermana y mi hermano
Mi hijo y mi hija
Asesinados por drones

Nuestras vidas entre
Tus dedos y tu pulgar
¿Puedes sentir algo?
¿Estás muerto por dentro?
Ahora puedes asesinar
Desde la seguridad de tu hogar
Con drones
Amen

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/11/30 - 19:41




Language: German

Deutsche Übersetzung / German translation / Traduzione tedesca / Traduction allemande / Saksankielinen käännös :
Imaginary
DROHNEN

Von Drohnen getötet
Meine Mutter, mein Vater,
meine Schwester und mein Bruder
Mein Sohn und meine Tochter,
von Drohnen getötet

Unser Leben zwischen
deinen Fingern und deinem Daumen
Kannst du irgendetwas fühlen?
Bist du innerlich tot?
Jetzt kannst du töten
aus der Sicherheit deines Zuhauses heraus
mit Drohnen

Amen

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/11/30 - 23:41




Language: Portuguese

Tradução Português / Portuguese translation / Traduzione portoghese / Traduction portugaise / Portugalinkielinen käännös:
TilTERINO
DRONES

Mortos por drones
Minha mãe, meu pai,
Minha irmã e o meu irmão
Meu filho e minha filha
Mortos por drones

Nossas vidas entre
Seus dedos e seu polegar
Você sente algo?
Você está morto por dentro?
Agora você pode me matar
Da segurança da sua casa
Com drones

Amem

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/11/30 - 23:54




Language: Swedish

Svensk översättning / Traduzione svedese / Swedish translation / Traduction suédoise / Ruotsinkielinen käännös:
Riccardo Venturi, 1-12-2020 03:33

usdrones
Drönare

Dödade av drönare
Mamma, pappa,
Syster och bror,
Son och dotter
Dödade av drönare

Våra liv hänger mellan
Dina fingrar och din tumme.
Kan du känna något?
Är du död inuti?
Nu kan du döda
Från hemma i fullständig säkerhet
Med drönare
Amen

2020/12/1 - 03:34




Language: Finnish

Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / Suomennos: Juha Rämö

missiledrone


Here's another song about killer drones with a lot of background information. It's one of the five finalists of the 2018 German Peace Song Contest. I have posted all of them (Frieden für die Kinder dieser Welt, Zwei Wölfe, Circulus terroris, Back in the Days and All in All), but so far, none of them has been translated into Italian, which I wonder. So how about it, guys? After all, it's the only peace song contest arranged on a regular basis I know of and, therefore, an important source of brand new content for this page.
TAPPAJADROONIT

Droonien murhaamia
äitini, isäni,
sisareni ja veljeni,
poikani ja tyttäreni
droonien murhaamia.

Meidän elämämme sinun hyppysissäsi.
Tunnetko mitään?
Onko sisimpäsi kuollut?
Nyt voit tappaa oman kotisi
turvissa droonien avulla.
Aamen.

Contributed by Juha Rämö - 2020/12/2 - 11:24




Language: Russian

Русский перевод / Russian translation /Traduzione russa / Traduction russe / Venäjänkielinen Käännös:
Амальгама
ДРОНЫ

Моя мать, мой отец,
моя сестра и мой брат,
мой сын и моя дочь
Убиты дронами.

Наши жизни зависят от
щелчков твоих пальцев.
Ты чувствуешь что-нибудь?
Или мертв внутри?

Теперь, сидя дома в безопасности,
ты можешь убивать
с помощью дронов.
Аминь.

Contributed by Riccardo Gullotta - 2020/12/1 - 08:56


Brano straordinario.
Pagina magistralmente introdotta.
Grazie Riccardo Gullotta.

B.B. - 2020/11/30 - 21:39


"Drones" faceva finora parte delle grandi dimenticate delle CCG/AWS, e nonostante il titolo esplicito...
Chissà quante altre ce ne sono...
Solo per restare ai Muse, che dire di "Unnatural Selection"?
So underrated... e risalente non a 5, ma ad oltre 10 anni fa...

B.B. - 2020/11/30 - 22:04


Sì non so il perché di questa dimenticanza visto che all'epoca mi regalarono anche l'LP di questo album, che però non è secondo me ai livelli del precedente The Resistance che univa melodie pop a suoni più ricercati e suite quasi progressive.

Lorenzo - 2020/11/30 - 22:11


Acc, Lorenzo!
Doppia dimenticanza la tua: "Unnatural Selection" è proprio in The Resistance...

B.B. - 2020/11/30 - 22:24


Al momento mi sfugge la canzone... ma inseriscila pure! Comunque io ho una teoria secondo cui in media in ogni album pubblicato che non appartenga al pop più becero ci sia in media una CCG. Dico in media se no si fa come quello che sostiene che con Rt a 0,5 ci vogliono due persone per contagiare lui.

Lorenzo - 2020/11/30 - 22:39


Bernart,
mi fa piacere che tu abbia apprezzato l’intervento, grazie, pensavo che dal forno fosse venuto fuori un mattone. Ho cercato di non andare oltre con le informazioni raccolte in rete e con qualche documento poco diffuso anche per non stancare. Se il destinatario smette di leggere, scrivere non serve.
Quando comincio a ficcare il naso mi appassiono; mi scatta una molla, un demone, uno “spirto guerrier” per comunicare fatti e informazioni poco o meno noti o per correlare dati apparentemente lontani, notizie in filigrana, insomma per dare un’informazione complementare, tendenzialmente critica ma rigorosa (la mia propensione a ficcare il naso negli affari del manovratore è stata nei tempi andati sopportata ma “attenzionata”).
Poi, con rincrescimento, mi devo fermare per una questione di tempo e per non smarrire la consapevolezza dei limiti del fai-da-te. Nello specifico avrei potuto confrontare alcuni indicatori economici e finanziari, per i quali però occorre una robusta competenza in materia, o per dedurre altro incrociando le fonti specializzate. Avrei voluto aggiungere indicazioni sul budget della nostra Difesa relativo ai droni. Se poi consideri che uno dei miei difetti da sempre è il perfezionismo… (ad esempio, per individuare e scegliere le due foto ho impiegato più di un’ora).
A un certo punto guardo il calendario, apro la pagina del sito, rileggo l’iniziale c di canzoni e…rinsavisco.
ciao

Riccardo Gullotta - 2020/11/30 - 23:15


Il tuo contributo, caro Riccardo Gullotta, rivela anche un aspetto ben conosciuto e che pure mi sorprende ogni volta: la parzialità dell'informazione che riceviamo (subiamo).

Che eco hanno avuto gli assassinii mirati di Soleimani, così come le recentissime azioni di Israele, per conto USA, nel cuore dell'Iran, per far fuori capi terroristi islamici e ingegneri nucleari!

Ma chi ha mai sentito parlare di Mike "Ayatollah" D'Andrea e della sua fine?

B.B. - 2020/12/1 - 13:52


Caro Bernart, vedo che il mio contributo ti ha interessato. Bene, meriti allora un’attenzione particolare. Accennavi alle azioni recenti in Iran. Ti mando un articolo fresco di stampa che farà storia.
La volta scorsa ti avevo indirizzato un sonetto per una canzone con nessuna guerra (non è così, ma qui non importa, pluralità di vedute), stavolta ti mando una guerra con nessuna canzone (per ora almeno, la canzone non seguirà subito, devo sedimentare e affinare). Bando a troppi commenti, sappi solo che seguo l’articolista da tempo, di tanto in tanto, è di grandissima caratura, apprezzato da tantissimi. Soltanto gente con il paraocchi può tacciare lui, israeliano ed ebreo doc, di antisemitismo. Mi chiedo spesso come faccia a barcamenarsi laggiù. Forse perché l’establishment israeliano ha capito che conviene tenersela una voce critica e coraggiosa. Il che autorizzerebbe a non abbandonarsi al pessimismo più cupo sulla china di un popolo e di una cultura che sono a rischio di sopravvivenza dopo migliaia di anni, nonostante le apparenze e i primati tecnologici. Buona lettura.

L'orgoglio di Israele: gli assassinii
diGideon Levy - Haaretz,29 Novembre 2020

Accanto all'irrigazione a goccia e ai pomodorini, sono poche le aree in cui Israele vanta più orgoglio di quelle che chiama "uccisioni mirate", che in realtà sono atti di omicidio di stato. Con l'eccezione degli Stati Uniti, dell'Arabia Saudita e della Russia, sono pochi gli stati che uccidono i loro avversari o nemici, certamente non in quantità massiccia come Israele.
Dal 2000, le forze israeliane hanno ucciso circa 70 palestinesi, alcuni dei quali erano chiaramente attivisti politici e non militanti, in uccisioni pianificate e mirate.

Anche l'assassinio venerdì del prof. Mohsen Fakhrizadeh sul Boulevard Khomeini, alla periferia di Teheran, non è stato il primo assassinio di uno scienziato nucleare iraniano. Prima di lui circa una dozzina di scienziati sono stati assassinati - la maggior parte, se non tutti, è presumibile da Israele. Come ha fatto il primo ministro Benjamin Netanyahu venerdì a metterla con un sorriso furbo, di chi sa? "È stata una settimana di successi."

Questi "risultati" accendono davvero l'immaginazione. Nel notiziario di Channel 12 di venerdì sera, un gruppo di giganti ha discusso se si trattasse di "pistoleri", come ha sostenuto l'analista militare, o di un potente ordigno esplosivo, come ha sostenuto l'analista di Questioni arabe. C'era soltanto una questione che non è stata sollevata in questo, o in effetti in qualsiasi altro forum: se queste uccisioni mirate sono legittime. La domanda in sé è considerata un'eresia, un tradimento. Non era legittimo portare fuori il dottor Thabet Thabet [1], dentista e capo di Fatah a Tul Karm, nel dicembre 2000? Non era permesso uccidere Khalil al Wazir [2] (noto come Abu Jihad) nel suo letto di fronte alla moglie e ai figli a Tunisi nel 1988? Non fate ridere chi ha il culto della sicurezza di Israele. Certo che era permesso. A Israele tutto è permesso. I palestinesi che avevano pianificato l'assassinio del ministro del turismo Rehavam Ze'evi [3] sono stati condannati all'ergastolo. Gli assassini di Abu Jihad sono diventati ministri ed eroi di gabinetto. Ze'evi ha versato più sangue innocente di quanto abbia mai fatto Abu Jihad.

Anche la questione dello scopo e dell'utilità degli omicidi viene discussa a malapena. Il fatto che le operazioni siano così alla James Bond e che dietro le fila ci siano i gloriosi servizi di sicurezza del Mossad e dello Shin Bet è sufficiente a mettere a tacere tutti questi discorsi. Se un'operazione ha successo come quella di venerdì, è segno che è consentita e anche utile. Tutte le altre domande non sono altro che sovversive.
Eppure, ci si deve chiedere: cosa sarebbe successo se degli agenti stranieri avessero cancellato i prof. Israel Dostrovsky[4] ed Ernst David Bergmann [5], Shalhevet Freier [6] o Shaul Horev [7], le controparti storiche israeliane di Fakhrizadeh? Cosa avrebbe detto Israele allora? E come avrebbe risposto lo Stato? Avrebbe fermato il suo programma nucleare? Non avrebbe lanciato una campagna di vendetta in tutto il mondo?

Amos Yadlin, un ex generale dell'aeronautica israeliana, direttore esecutivo dell'Istituto per gli Studi sulla Sicurezza nazionale dell'Università di Tel Aviv, ha twittato nel fine settimana su Fakhrizadeh: "L'uomo si è occupato di tutti gli aspetti delle attività nucleari illegittime dell'Iran". Una domanda: esistono le "attività nucleari illegittime" di Israele? In tal caso, anche il suo ideatore merita di essere ucciso? In caso contrario, non significa ciò che Israele è autorizzato a fare qualunque cosa, comprese ciò che non è consentito a nessun altro stato?
La Bulgaria comunista ha assassinato persone con ombrelli avvelenati. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, interlocutore recente di Netanyahu, ha assassinato un uomo smembrandolo.

Il mondo vede entrambe le azioni come spregevoli da parte di agenti statali. A Israele è permesso. Ma Israele ottiene un lasciapassare. Abbiamo scherzato sul "Black Friday" iraniano. Israele è autorizzato a cancellare il "padre del programma nucleare iraniano" - certo questo è quello che era, proprio come ogni membro assassinato di Hamas è una "figura di alto livello" nell'organizzazione - così come è permesso usare certi tipi di armi e munizioni proibite ad altri stati.
Resta la questione se l'assassinio di venerdì fermerà il programma nucleare iraniano o, forse, lo accelererà invece. Porterà a un duro attacco di rappresaglia? Su questo, gli esperti erano tutti d'accordo: l'Iran si vendicherà sicuramente. E poi? Perfino allora, ne sarà valsa la pena? Certo. Dopotutto, ancora una volta abbiamo mostrato loro cosa sappiamo fare meglio, ad eccezione dell'irrigazione a goccia e dei pomodorini. Uccidere e distruggere.


The Pride of Israel: Assassinations
by Gideon Levy Haaretz, November 29, 2020

Alongside drip irrigation and cherry tomatoes, there are few areas in which Israel takes more pride than what it calls “targeted killings,” which are in fact acts of murder by the state. With the exception of the United States, Saudi Arabia and Russia, there are few states that murder their adversaries or their enemies, certainly not in the large numbers that Israel does.
Since 2000, Israeli forces have murdered about 70 Palestinians, some of whom were clearly political activists and not militants, in planned, targeted killings.

The assassination Friday of Prof. Mohsen Fakhrizadeh on Khomeini Boulevard on the outskirts of Tehran was also not the first assassination of an Iranian nuclear scientist. Before him about a dozen scientists were murdered – most of them, if not all, presumably by Israel. How did Prime Minister Benjamin Netanyahu put it Friday, with a sly, knowing smile? “It’s been a week of achievements.”

These “achievements” indeed fire the imagination. On Channel 12’s Friday night news program, a panel of giants debated whether these were “gunslingers,” as the military analyst argued, or a powerful explosive device, as the Arab affairs analyst claimed. There was only one issue that was not raised in this, or indeed in any other forum: whether these targeted killings are legitimate. The very question is considered a heresy, treason. Was it not legitimate to take out Dr. Thabet Thabet, a dentist and the head of Fatah in Tul Karm, in December 2000? Was it not permitted to murder Khalil al Wazir(known as Abu Jihad) in his bed in front of his wife and children in Tunis in 1988? Don’t make Israel’s security cult laugh. Of course it was allowed. To Israel, everything is allowed. The Palestinians who planned the assassination of Tourism Minister Rehavam Ze’evi were sentenced to life in prison. The murderers of Abu Jihad became cabinet ministers and heroes. Ze’evi spilled more innocent blood than Abu Jihad ever did.

The question of the purpose and the usefulness of the assassinations is also barely discussed. The fact that the operations are so James Bondian and that the glorious Mossad and Shin Bet security service are behind them is enough to silence all such talk. If an operation is as successful as Friday’s, it’s a sign that it’s permitted and also worthwhile. All the other questions are simply subversive.
And yet, it must be asked: What would have happened had foreign agents wiped out Profs. Israel Dostrovsky and Ernst David Bergmann, Shalhevet Freier or Shaul Horev, the Israeli historic counterparts of Fakhrizadeh? What would Israel have said then? And how would the state have responded? Would it have stopped its nuclear program? Would it not have launched a campaign of revenge all over the world?

Amos Yadlin, a former Israel Air Force general who is the executive director of Tel Aviv University’s Institute for National Security Studies, tweeted over the weekend about Fakhrizadeh: “The man dealt with all aspects of Iran’s illegitimate nuclear activities.” A question: Is there such a thing as Israel’s “illegitimate nuclear activities”? If so, does its planner also deserve to be killed? If not, doesn’t this say that Israel is permitted to do anything, including things that are not permitted to any other state?

Communist Bulgaria assassinated people with poisoned umbrellas. Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman, Netanyahu’s newest interlocutor, assassinated a man by dismemberment. The world views both as despicable actions by state agents. Israel is allowed. But Israel gets a free pass. We made jokes about Iran’s “Black Friday.” Israel is allowed to rub out the “father of Iran’s nuclear program” – of course that’s what he was, just as every assassinated member of Hamas is a “senior figure” in the organization – just as it is permitted to use types of weapons and ammunition that are prohibited to other states.

The question remains whether Friday’s murder will stop the Iranian nuclear program or, perhaps, accelerate it instead. Will it lead to a harsh reprisal attack? On this, the experts all actually agreed: Iran will certainly take revenge. And what then? Even then, will it have been worthwhile? Of course. After all, once again we showed them what we know how to do best, with the exception of drip irrigation and cherry tomatoes. To kill and to destroy.

Riccardo Gullotta - 2020/12/2 - 00:22


Un'altra canzone (bellissima secondo me) che parla di droni è In Any Tongue di David Gilmour.

Lorenzo - 2020/12/2 - 12:32




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