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Le rose

Martix
Language: Italian


Martix


Eran finiti gli anni Settanta
e zio Domenico ci portava al mare
con la Centoventisette, prima di andare a lavorare,
era l'alba di un'estate calabrese,
una vita senza troppe pretese.
E c'era la semplicità nelle cose,
il carburatore nel motore, tre canali in televisione,
adesso tra fake e non fake non so più cosa sognare.
“Che conta è solo l'amor”, dicevi tu,
e non era difficile crederci,
da allora balliamo insieme abbracciando un nuovo sole,
nella semplicità delle cose coltiverò le mie rose,
nella semplicità delle cose coltiverò le mie rose.

E non erano giorni perfetti,
ma la moka di nonna Teresa profumava tutta la casa
dando il buongiorno al sole,
che spledeva anche a Bologna, il due d'agosto,
nell'aria voglia di vacanza,
l'orologio al muro segnava le dieci e venticinque.
Poi un boato spense quel sole,
lasciando un gelo ancora presente,
se penso a quella gente mi chiedo:
“Ma dove sei stato?”
La musica poi mi avrebbe salvato,
la cassettina registrazione, la radio libera in FM,
risoluzione:
“Che conta è solo l'amor”, dicevi tu,
e non era difficile crederci,
da allora balliamo insieme abbracciando un nuovo sole,
nella semplicità delle cose coltiverò le mie rose,
nella semplicità delle cose coltiverò le mie rose,
le mie rose,
le mie rose,
le mie rose.

Ho un sogno nel cassetto,
lo tengo sempre, sempre aperto,
voglio il coraggio dei miei diciott'anni,
vorrei capire cos'è cambiato,
vorrei ubriacarmi d'amore.


Nella semplicità delle cose coltiverò le mie rose,
nella semplicità delle cose coltiverò le mie rose

“Che conta è solo l'amor”,
le mie rose
“Che conta è solo l'amor”,
le mie rose.



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