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Non ho altra malattia

Wu Ming Contingent
Language: Italian


Wu Ming Contingent


Non ho altra malattia che il campo di el-‘Aqila
la prigionia della cabila
la distanza dalla mia terra lontana.

Non ho altra malattia che la durezza degli stenti
la scarsità degli alimenti
la perdita del compagno dalle nere zampe.
Il mio cavallo, quando correva in battaglia,
stendeva il lungo dorso, impossibile trovarne
uno che lo eguagli.

Non ho altra malattia che il ricordo degli al-Harabi
i migliori dei miei compagni
al galoppo
sui loro cavalli correvano, colpivano
i proiettili intorno fischiavano
chi cadeva lo portavano in salvo
sulle loro selle, al loro coraggio
va il mio rispetto.

Non ho altra malattia che le uccisioni dei miei cari
allevatori di dromedari
venivano al soccorso sui dorsi dei loro destrieri
andati in un niente
davanti ai miei occhi
non ho trovato la forza
sono rimasto a guardarli morire.

Non ho altra malattia che l’infinita attesa
la mia dignità offesa
la scomparsa dei valorosi, mio vero tesoro
Yunus, degno della fama di al-Hilal,
orgoglio della cabila,
e Mohammad, e abd al-Karim al-‘Azila
e il mio compagno bu-Husayn, uomo generoso
e al-‘Ud, e come lui altri ancora
senza battaglia se ne sono andati, senza difesa.

Non ho altra malattia che il lavoro alle strade
la vita da miserabile
senza un boccone da mandare giù quando torno

Non ho altra malattia che le botte alle donne
le loro pelli nude
per loro non un giorno né un’ora di pace.

Non ho altra malattia che il prolungarsi
dell’agonia
catene sulle mie spalle
paziente come un pastore ma senza un solo animale
senza i compagni che resistevano, campioni della cabila.

Non ho altra malattia che gli accampamenti distrutti a cui non tornerò
non vi aleggiavano un tempo queste sofferenze
Solo un dolore opprimente rimane a chi è partito in una lunga fila
dietro a una lingua più appuntita di un proiettile.

Non ho altra malattia che quel loro «Picchiateli! Non risparmiateli!
Con la spada costringeteli a qualunque lavoro!»
Costretti a vivere con gente sconosciuta è ben misera vita
Solo l’Onnipotente può dar forza alla mia mano.

Non ho altra malattia che la perdita dei coraggiosi
il potere di uomini disgustosi
i loro volti che traboccano disgrazie e carestie
e quanti bambini sotto i colpi della frusta hanno perso i sensi
i maledetti li consumano prima che crescano forti.

Non ho altra malattia che la prigionia dei nobili
i miei giorni terribili
il capo sempre a picchiare gli uomini indomiti
a insultare con la sua lingua rovente, con le sue parole laide
tu temi che ti metta a morte e non osi ribattere

Non ho altra malattia che le mura del campo attorno
le nere guardie
il filo spinato che ci chiude la via del ritorno

Non ho altra malattia che l’avversità delle mie stelle
le mie cose rubate
il minuscolo alloggio dove mi sdraio distrutto
il cavaliere che un tempo, al momento dello scontro,
faceva scudo ai bambini
ora implora dietro a una scimmia senza coda
passo i giorni a lamentare la mia disgrazia, umiliato
e non so spezzare le catene.

Non ho altra malattia che la perdita della mia terra
la morte dei miei cari
mi strugge la nostalgia per la regione dei Sa’hadi
prego il Misericordioso, mio unico sostegno
che si affretti a liberarci
prima di trenta notti da questo triste peso.

Dio solo è eterno, e Omar al-Mukhtar ci ha lasciati
le tenebre dell’oppressione coprono la luce
non fosse per il pericolo che corro a parlarvi potrei lodarlo
raccontare il suo eroismo e il suo coraggiosi

Non ho altra malattia che lo scorrere del tempo,
la mia lingua tenuta a freno
ho evitato sempre di offendere ed eccomi offeso
i miei uomini una volta erano il mio orgoglio, giusti e generosi
fermi di fronte al nemico mentre fischiano i proiettili

Dio solo è eterno, e Omar al-Mukhtar ci ha lasciati.

Dio solo è eterno, e Omar al-Mukhtar ci ha lasciati.

Di solo è eterno, e Omar al-Mukhtar ci ha lasciati.



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