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Il poeta urbano

Giorgio Lo Cascio
Lingua: Italiano


Giorgio Lo Cascio


Sono nato in una stanza di ospedale
Fra quattro mura e non in mezzo a un prato
Da bambino sono stato sempre male
Guardavo il cielo dietro un vetro un po' appannato

I lunghi viaggi a scuola in torpedone
Catacombe gesuitiche in preghiera
Lo sforzo di ascoltare la lezione
Il gioco e lo studio a casa fino a sera

Le figure più presenti nell'infanzia:
Preti rugosi e dottori con gli occhiali
La pesante filologia romanza
L'incomprensione dei canti pastorali

Poi crescere e diventare uomo
Maturità sessuale rapida e stupita
Le illusioni, il suicidio e il perdono
La notte e l'alba e un po' di dolce vita

Ancora, aprendo gli occhi lentamente
Dai cortili, alle fabbriche, alla strada
Scoprire nei discorsi della gente
Le ingiustizie imposte con la spada

E aderire al credo del demonio
Che da bambino mi insegnarono ad odiare
Attentatore del sacro matrimonio
E dell'antico, solenne capitale

Voler cantare infine da che parte
Sia veramente il giusto, il bello e il vero
E rivolgersi a chi ancora sta in disparte
Invitandolo a un impegno più sincero

E avvalersi, ma solo qualche volta
Del limitato vocabolario urbano
In un'incertezza ancora non risolta
Per inviare il mio messaggio più lontano



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