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Gappisti

Rocco Rosignoli
Langue: italien


Rocco Rosignoli

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Rocco Rosignoli


Dal sito di Rocco Rosignoli:

Aderisco alla chiamata all'unità creativa lanciata da ANPI con una mia canzone ancora inedita (ma che uscirà in disco il mese prossimo). S'intitola "Gappisti". Tra i tanti canti partigiani tramandati, pochi o nessuno riguardano le vicende di coloro che condussero la propria lotta in città. Il motivo si capisce facilmente: chi combatteva in città doveva restare nascosto, silenzioso, non poteva farsi identificare. A differenza di chi combatteva in montagna, non poteva quindi cantare per infondersi forza, per sentirsi parte di un gruppo. Nel suo piccolo, questa canzone vuole riempire questo vuoto con questa canzone, dedicata ai Gappisti. La canzone non racconta un episodio realmente accaduto, ma uno inventato, simile a tanti altri di cui si ha notizia dai libri di storia e dai racconti di chi c'era.
Nel silenzio cittadino nella notte fluorescente
misteriose e intabarrate viaggian tre figure lente.
Stan seguendo una cometa, la raggiungi e se ne va,
il suo nome fa paura, l'han chiamata “libertà”.

E non è al di là del ponte, da lì scendon rumorosi
i carri neri che fan fuoco su quei pochi coraggiosi
che han deciso di riunirsi mentre crollano le mura
con un mitra tra le mani, ignorando la paura.

Con un canto silenzioso nelle umide cantine,
nei solai e sottotetti, nelle bettole, al confine
tra la luce e il buio pesto della notte degli umani
viaggian lenti e intabarrati con qualcosa tra le mani.

Silenziosi verso il ponte come ombre tra i lampioni,
come lupi tra gli agnelli, come i saggi fra i coglioni,
batte il cuore all'impazzata, batte il passo verso il dramma,
tra le mani quel mistero che rivelerà la fiamma.

Nella notte fluorescente la cometa viaggia sola,
L’han lasciata alla sua strada senza dire una parola
E hanno mosso il passo zitto verso il fiume sotto il ponte,
Dal tabarro esce un coltello per le gole che han di fronte.

Silenziose son le lame che saettan nella notte,
Sentinelle che non vedon fino a quando non li han sotto,
Sentinelle che non gridan perché il sangue in gola strozza
Quell’allarme intrappolato tra le spalle e testa mozza.

Cadon corpi presso l’acqua, dalle mani esce il tritolo
Che i tre fissano ai piloni due-tre metri sopra il suolo.
Dal tabarro esce un cerino e nella notte fluorescente
S’ode un butto e c’è una luce, e di quel ponte resta niente.

Misteriosi e intabarrati i gappisti son distanti,
Mentre ormai attorno a loro son già svegli tutti quanti;
Grida il popolo per strada, da quel ponte vien la morte,
Ora che l’han devastato lei ha braccia un po’ più corte.

Con un canto di trionfo salgon su dalle cantine,
Dai solai e sottotetti, oltrepassano il confine
tra la luce e il buio pesto della notte degli umani
Tutti prendono coscienza che il futuro è tra le mani.

envoyé par Sophionki - 16/3/2020 - 18:10




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