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I vespri siciliani. Ouverture

Giuseppe Verdi
Lingua: Strumentale


Giuseppe Verdi

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I vespri siciliani.Ouverture
[1855]
Musica / Music / Musique / Sävel: Giuseppe Verdi
Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
West Eastern Divan Orchestra diretta da Daniel Barenboïm




L’opera di Verdi è ispirata alla rivolta del Vespro del 1282 in Sicilia. Fu eseguita per la prima volta all’Opera di Parigi nel 1855 in francese con il titolo Les vêpres siciliennes. Subì la censura nelle prime esecuzioni in Italia dello stesso anno, al Regio di Parma e al San Carlo di Torino : fu presentata infatti sotto altri titoli e dovette fare riferimento a luoghi di azione e contesti diversi.
Viene qui proposta nella superba interpretazione di Daniel Barenboïm con la West Eastern Divan Orchestra.

West Eastern Divan Orchestra - da wikipedia



La West Eastern Divan Orchestra (letteralmente: orchestra di Divan occidentale-orientale) è una orchestra sinfonica fondata nel 1999 dal direttore orchestrale Daniel Barenboïm e dallo scrittore Edward Said con lo scopo preciso di favorire il dialogo fra musicisti provenienti da paesi e culture storicamente nemiche.
La particolarità di questa formazione musicale è infatti quella di riunire giovani musicisti professionisti allo scopo di perfezionarne le competenze nella musica classica; provenienti però da zone come Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano, Palestina.
Il nome dell'orchestra è un omaggio al poema Divan occidentale-orientale (West-östlicher Divan) di Goethe.

Accadimenti
Il Vespro siciliano (al singolare) fu una rivolta scoppiata nel giorno di Pasquetta del 1282 a Palermo. Dietro la rivolta erano manifesti gli scontri tra interessi contrapposti di vari attori, Angioini, Aragonesi, il Papato, i baroni siciliani, l’impero bizantino. Avrebbero interessato gli stati europei per quasi un secolo.La parola Vespri, al plurale, andrebbe più correttamente attribuita agli stati di belligeranza protratti per quasi un secolo. Non si descrivono qui le vicende storiche , preferiamo dare la parola ad un reporter siciliano dell’epoca, rimasto anonimo. Il manoscritto originale è andato perduto ma due copie sono rimaste. Furono pubblicate nell’Ottocento, confinate all'attenzione degli storici. Di recente il testo è stato digitalizzato, una edizione in inglese, più noto all’estero che qui.
Sono convinto che se Sciascia e Camilleri avessero avuto l’opportunità di venire a conoscenza dei manoscritti ne avrebbero tratto spunto per ampliare il loro filone letterario.



Da “Il vespro siciliano. Cronaca siciliana anonima intitolata Lu Rebellamentu di Sichilia” di Anonimo , XIV sec.

Eccu hî fu uìnutu lu mîsi di aprili lannu di lì mìlli e dui chentu ottanta lu marti dij di la pascha di la risurrectioni eccu chi misser palmeri abati et misser alaimu di lintini et misser galteri di calatagiruni et tutti li autri baruni di Sichilia tutti accordati ad un uoliri pir loru discretu consigliu uiniru In palermu per fari la ribellationi dundi In quillu Iornu per dittu (sic) si soli fari una gran festa fora di la chitati dì palermu In uno locu lu quali sì chiama santu Spiritu dundi unu franchisu si prisi una fimina toccandola cum li manu disonestamenti comu ja eranu, usati di fari di chi la fimmina gridau et homini di palermu cursiru In quilla fimmina et riprisirusi In briga et In quilla briga Intisiru quisti baruni preditti et In calzaru la briga contra li franchisi et liuaru a rimuri efforu aliarmi li franchisi cum li palermitani et li homini arrimuri di petri e di armi gridandu moranu li franchisi et Intraru Intra la chitati cum grandi rimuri et foru per li plazi et quantu franchisi trouauanu tucti li auchidianu In fra quistu rimuri lu capitanu che era tandu per lu Re carlu si ascontra cum quista agenti e non potti stari diauanti loru anti fugiu et misisi In unu steri In lu quali illu staua et li palermitani andauanu a compagni per la chitati et quanti franchisi trouanu (sic) tucti li auchidianu di hi poi andaru a lu steri di lu capitanu et lu capitanu si rindiu cum certi patti et poi hi fu Inputiri loru non li foru attisi anti lu auchisiru e tucta la sua conpagna ancora andaru ali lochi di frati minuri et frati pridicaturi et quanti chindi trouaru chi parlassiru la lingua franchisa li auchisiru Intra li ecclesij or quandu Ii baruni di Sichilia appiru uidutu tuctu quistu factu tucti sindi andaru In loru terri et fichiru lu simiglianti per tucta Sichilia saluu missina chi addimuraru un certu tempu di chi si trouaru morti franchisi In palermu tri milia.

*****

Da “La ribellione di Sicilia”, traduzione del canonico Pasquale Castorina, Catania 1882

Ecco che fu venuto ‘l mese di aprile, l'anno del mille e due cento ottanta due, ‘l martedì della Pasqua della Resurrezione; ecco che messer Palmeri Abate e messer Alaimo di Lentini e messer Gualtieri di Caltagirone e tutti gli altri baroni di Sicilia, tutti accordati ad un volere, per loro discreto consiglio, vennero in Palermo, per fare la ribellione.
Donde, in quel giorno predetto, si suol fare una gran festa fuori della città di Palermo, in un luogo, il quale si chiama Santo Spirito. Donde un francese si prese una femmina, toccandola con le mani disonestamente, come già erano ȗsi di fare. Di che la femmina gridò; e uomini di Palermo corsero in quella femmina e si ripresero in briga; e in quella briga attesero, questi baroni predetti, e incalzâro la briga contro i Francesi e si levâro a rumore; e furono alle armi i francesi con i palermitani; e gli uomini a rumore di pietre e di armi, gridando muojano i francesi; ed entrarono dentro la città con grande rumore, e furono per le piazze; e quanti francesi trovavano, tutti l‘ uccidevano.
Infra questo rumore ‘l capitano,che era allora per il Re Carlo, s’incontra con questa gente e non potè stare davanti loro, anzi fuggì e si mise in un palazzo, nel quale egli stava; e i palermitani andavano a compagnie per la città, e quanti francesi trovavano tutti l’uccidevano. Di che poi andarono al palazzo del capitano e ‘l capitano si arrendè con certi patti, e, poi che fu in potere loro, non furono attesi, anti l’ uccisero e tutta la sua compagnia. Ancora andâro a luoghi de‘ frati Minori e frati Predicatori, e quanti che ne trovâro, e parlassero la lingua francese, l’uccisero, entro le Chiese.
Or quando, i baroni di Sicilia, ebbero veduto tutto questo fatto, tutti se ne andâro nelle loro terre e fecero il somigliante per tutta Sicilia. Salvo Messina che dimorò un certo tempo. Di che si trovâro morti francesi in Palermo tre mila.


Cherchez la femme et autre
Nel suo significato letterale fu ciò che fece un soldato angioino grossier, tale Drouet, pare brillo, all’ora del vespro di pasquetta sul sagrato della chiesa di Santo Spirito a Palermo. Perquisì una nobildonna con la scusa di accertarsi che non nascondesse delle armi; in realtà volle palpeggiarla a fondo in preda all’arrapamento e all’alcool. Il prezzo che pagò fu salatissimo: Drouet fu ucciso seduta stante dal marito della donna.
Lasciando da una parte le minchiate, in tutte le accezioni, veniamo invece al nocciolo,al significato che i Francesi danno alla locuzione “cherchez la femme”. L’episodio fu un pretesto, fu parte di una macchinazione dei baroni siciliani e degli Aragonesi per cacciare gli Angioini dall’Isola. I francesi avevano fatto di tutto per sfoggiare l’arroganza ancora più della spada. Con le loro vessazioni si erano alienati il consenso della popolazione, trattata come se fosse composta da trogloditi e minchioni doc. I baroni, progenitori incliti di quelle “menti finissime” di cui ci parlava Giovanni Falcone, colsero nel segno: per un siciliano ledere la “questione d’onore” equivale ad un attentato alla Costituzione. In poche ore furono migliaia i francesi uccisi. La monarchia angioina fu costretta da lì in poi a ridimensionare drasticamente le sue mire egemoniche sul Mediterraneo.

Il turista che a Palermo volesse spingersi oltre l'oleografia può ammirare la chiesa del Santo Spirito rimasta pressoché intatta come nello lunedì dell’Agnolo del 1282, addì 30 Marzo. Si presenta senza paramento esterno , disadorna all’interno, in una sapiente fusione di elementi di stile arabo-normanno e gotico del XII secolo. Non è più isolata come allora, si trova oggi dentro il cimitero monumentale di S.Orsola, che accoglie i resti di Ninni Cassarà e ha accolto sino a pochi anni fa le salme di Giovanni Falcone e Pino Puglisi.

“Italien ohne Sizilien macht gar kein Bild in der Seele: hier ist der Schlüssel zu allem” (Goethe).

“L'Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito alcuna immagine: è in Sicilia che si trova la chiave di tutto.
(Johann Wolfgang von Goethe, “ Italienische Reise”).

strumentale

inviata da Riccardo Gullotta - 27/9/2019 - 12:42




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