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Il potere

Marco Cantini
Langue: italien


Marco Cantini


Il soldato non si distingueva
dagli altri della sua serie
alto biondo giovane
col solito portamento di fanatismo militare
del mondo sapeva quasi niente
di nome faceva Gunther
L'avevano scaricato a Roma
un giorno di gennaio del '41
l'ultima tappa di una coscienza elastica
la mèta sconosciuta forse l'Africa.

Oltre la muraglia che chiude
l'enorme cimitero del Verano
le fabbriche tombali mi sembrarono da lì
Gli storici sepolcri dei Cesari.

Cercò un bordello, non fu mai trovato
l'andatura marziale, lo sguardo da disperato.
Il soldato ora pretendeva
quell'obbligata gentilezza dal paese alleato
dentro un seminterrato un'osteria poi trovò:
c'era un garzone scortese, ed un oste ancora di più.

Oltre le rovine la storia
l'attesa il giorno il come il dove e l'ora
le morti intermittenti disvelavano così
le lucide memorie degli uomini

Restò in piedi al banco ordinando vino
poi minaccioso trascinò
da invasore assassino

Nel putrido scirocco della strada
quel vino gli salì
tradì ogni azione
quando una donna rincasò
lui la vide arrivare
e con occhio disumano
riconobbe l'orrore

In lei c'era una dolcezza passiva
di una barbarie profondissima e incurabile
Che somigliava ad una precondizione
e la stranezza negli occhi
ricordava certi animali
che sanno passato e futuro di ogni destino
Il senso del sacro, il potere
che può mangiarli e annientati
per la sola colpa di essere nati



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