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Un tranviere

Riccardo Venturi
Lingua: Italiano




UN TRANVIERE
Musica di Fabrizio de André
Dall'Antologia di Greve River di Edgardo Leo Maestri


Da bambino volevo andare ai Ciliegi
quando rossi di frutti li vedevo a Scandicci,
l'autobus, però, ci aveva scaricati
giù nel viale Nenni in mezzo ai baraccati.

Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il tranviere
e non per un dio, ma nemmeno per gioco:
perché ai Ciliegi s'andesse a tutte l'ore,
perché ai Ciliegi s'andesse a tutte l'ore.

E quando tranviere lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e salivano in tanti, e si chiamavano "gente",
dai Ciliegi andavano alla stazione.

E i colleghi d'accordo, i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi dirottavan sul tràmme i nullatenenti,
con la sentenza in faccia, e per tutti era uguale:
derelitto, immigrato, incapace a pagare.

E allora capii, fui costretto a capire
che fare il tranviere è soltanto un mestiere,
che il biglietto non puoi regalarlo alla gente
se non vuoi ritrovarti ridotto anche te male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.

E il sistema sicuro è pigliarti per fame,
nei tuoi figli, in tua moglie che vogliono i' Sùvve
perciò, dopo aver chiuso del tram le portiere
dicevo ai passeggeri: "Si paga al tranviere".

E un giudice, quello della canzone sul nano,
mi spedì a fare un viaggio sopra un cellulare,
la sola fermata era a Sollicciano,
eh sì, ero un tranviere un po' particolare
però quando esco ritorno a guidare.



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