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La città vecchia

Fabrizio De André
Langue: italien


Fabrizio De André


Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi,
Ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi,
Una bimba canta la canzone antica della donnaccia:
"Quel che ancor non sai, tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia".

E se alla sua età le difetterà la competenza,
Presto affinerà le capacità con l'esperienza...
Dove sono andati i tempi di una volta, per Giunone,
Quando ci voleva, per fare il mestiere, anche un po' di vocazione?!?

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino,
Quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino,
Li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
A stratracannare, a stramaledir le donne, il tempo ed il governo.

Loro cercan là la felicità, dentro a un bicchiere,
Per dimenticare d'esser stati presi per il sedere...
Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte,
Porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

Vecchio professore, cosa vai cercando in quel portone?
Forse quella che sola ti può dare una lezione...
Quella che di giorno chiami con disprezzo "pubblica moglie",
Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte,
Ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette,
Quando incasserai delapiderai mezza pensione,
Diecimila lire per sentirti dire "Micio bello e bamboccione".

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori,
Lì ci troverai i ladri, gli assassini e il tipo strano,
Quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, e giudicherai da buon borghese
Li condannerai a cinquemila anni più le spese...
Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo,
Se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo.



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