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Greensboro Massacre

Bob A. Feldman
Language: English


Bob A. Feldman

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[1980s]
Parole e musica di Bob A. Feldman, songwriter di Boston, Massachusetts, che ha scritto decine di canzoni tutte di dominio pubblico.



A protest folk song from the early 1980s about the massacre of five labor-movement activists at an anti-Ku Klux Klan (KKK) rally in Greensboro, North Carolina on November 3, 1979.

[…] Lo slogan “Death to the Klan” emerse prepotentemente negli anni ’70, mentre i cavalieri del Klan si diffusero in tutti gli Stati Uniti, favorendo così l’espansione di altri gruppi del Klan, come Invisible Empire. La nuova ondata organizzativa del Klan ha giocato un ruolo rilevante nelle comunità del Sud degli States, come a Greensboro, North Carolina. Un gruppo di sinistra denominato Communist Workers’ Party nel 1979 organizzò un’opposizione militante ed antirazzista al Klan. Per coloro i quali oggi tentano di organizzare una difesa della comunità, l’eredità di Greensboro occupa un ruolo di primo piano. La sua storia offre importanti punti di riferimento sia politici che sociali per la mobilitazione contro il crescente pericolo di violenza razzista.



Il CWP ( e successivamente la Workers’ Wiewpoint Organization) fuoriuscì dal Progressive Labor Party (PLP) come parte del nuovo movimento comunista nel 1970. Le loro pratiche organizzative all’interno dei sindacati tessili diedero buoni esiti sia nei luoghi di lavoro sia contro il razzismo in maniera più ampia nella comunità. Però l’emergente Klan ha rappresentato una sfida considerevole alla loro organizzazione. In luglio il CWP “ingaggiò una battaglia con il Klan” nella vicina China Grove, disturbando la visione del film “Birth Of A Nation” organizzata dal Klan e bruciando una bandiera confederata al di fuori della sala di proiezione. Gli affiliati al Klan tentarono di aggredire i manifestanti, ma non ce la fecero e si ritirarono. Questo fatto fu visto dai militanti del CWP come una grande “vittoria psicologica”.

L’importanza del significato della difesa comunitaria crebbe di significato e il CWP iniziò ad accrescere i propri militanti, incoraggiati dai primi successi. Il 3 novembre 1979, il CWP indì una manifestazione dal titolo “Death to the Klan”. La loro propaganda recitava così: “invitiamo questi teppisti da quattro soldi ad uscire e ad affrontare l’ira della gente”. Fecero circolare una lettera aperta indirizzata ai capi del Klan dicendo che “Noi marceremo e terremo una conferenza il 3 novembre per svelare una volta di più la vostra codardia, per spiegare come mai il Klan è così scientemente sostenuto e per annientare fisicamente il razzista KKK ogni volta che tenta di alzare la sua brutta testa”.

Un informatore dell’FBI infiltrato nel Klan telefonò all’ufficio del procuratore distrettuale con nuove informazioni. Una coalizione di gruppi razzisti riunitisi sotto la sigla di United Racist Front aveva pianificato di lanciare un attacco armato alla dimostrazione, ma l’allarme rimase inascoltato. Tre giorni prima della manifestazione l’informatore andò alla stazione di polizia fornendo la stessa informazione, ma anche in questo caso ottenne una risposta sprezzante. La polizia disse all’infiltrato di tenersi lontano dallo spargimento di sangue e lui rispose che se lo avesse fatto gli uomini del Klan lo avrebbero facilmente smascherato. “La prossima volta che vi chiederò di fare qualcosa” replicò, “vi porterò un bel secchio di sangue”.

Mentre i manifestanti si ritrovavano con i loro cartelli in un 3 novembre particolarmente caldo, bruciando effigi del Klan ed intonando slogan di “Death to the Klan”, i neonazisti locali si recarono alla protesta con una carovana di nove macchine ed accompagnati dai membri del National Socialist White People Party di Harold Covington. Della carovana dello United Racist Front facevano parte almeno due infiltrati di FBI e polizia. Una volta giunti sul luogo, diverse auto sfilarono lentamente accanto ai manifestanti mentre membri del CWP urlavano “Death To The Klan” e sfidavano i passeggeri a scendere dalle loro auto. I passeggeri scesero, presero coltelli e fucili dai bauli ed aprirono il fuoco per oltre un minuto e mezzo. Due membri del CWP e tre manifestanti furono uccisi dal Klan in quel giorno, che da allora fu ricordato nella storia dei movimenti operai come il massacro di Greensboro.



La comunità era inorridita, ma anche molto confusa. Nonostante la polizia sapesse in anticipo dell’attacco, in quel momento erano tutti in pausa pranzo e nessuno fu presente sulla scena, sollevando più di un sospetto sulle loro intenzioni. Scossi dalla strage, i leader del gruppo dovettero subire anche critiche pesanti, non solo da parte della polizia e del sindaco, ma anche da parte di altri antagonisti. Un gruppo chiamato Concerned Citizens scrisse la seguente critica durissima:

“E’ stato incredibilmente stupido ed irresponsabile dal parte della Workers Wiewpoint Organization (CWP) sfidare il Klan ed invitarlo all’interno della comunità nera nel modo in cui hanno fatto. E’ stato totalmente irresponsabile, una volta sfidato il Klan, il non prendere le necessarie misure per garantire la sicurezza e la difesa non solo loro, ma anche della comunità all’interno della quale è avvenuta la manifestazione. Questo agire avventuristico ed irresponsabile non solo ha permesso che alcuni di loro venissero uccisi, ma ha messo in pericolo anche gente innocente, come anziani e bambini. Anche i loro comunicati e le loro azioni su quanto successo rasentano la follia. Sembrano interessati solamente a vendicare i compagni caduti e a raffigurare il tutto come una battaglia tra loro ed il Klan. Si sono rifiutati di lavorare con chiunque altro per costruire una vasta risposta inclusiva di tutta la comunità nera, che è ciò di cui c’è più urgentemente bisogno.”

I Concerned Citizens hanno insistito sul fatto che attraverso la promozione di loro stessi come combattenti anti Klan, i militanti del CWP tolsero visibilità alle molestie subite dalla comunità nera da parte del Klan per puntare le luci della ribalta su loro stessi. Con un’analisi mortificante, il collettivo Amilcar Cabral/Paul Robeson convenne con il Greensboro collective dichiarando che la lezione “più eclatante è stata il capire i danni che l’ultra sinistra porta al movimento di massa. Le azioni poste in essere dal CWP dopo il tre novembre furono tanto efficaci nel tenere lontana la massa dalla militanza attiva quanto lo sono state le azioni del CWP prima del tre novembre per fare uccidere dei propri membri”. I collettivi continuano asserendo che “[il CWP] ad una sola settimana di distanza dal massacro è stato in grado di farsi percepire dalle masse come un pericolo grande come e più del Klan”. Il comunicato sentenzia che “la preparazione ideologica senza azioni di autodifesa sarebbe criminale per delle organizzazioni rivoluzionarie e suicida per le comunità nere”.

Le critiche al CWP furono dure e forse infiammate da quello che era vissuto come un momento traumatico. Sarebbero comunque servite a preparare la strada per dei metodi di contrasto al Klan migliori, basati sia sugli errori che sul coraggio dei militanti del CWP. Nonostante la presenza di informatori di FBI e polizia all’organizzazione dell’attacco e nonostante vi furono delle riprese video che catturarono gli assalitori, nessuna condanna venne emessa. Uno dei partecipanti al massacro, Frazier Glenn Miller più tardi si unì all’infame gruppo terrorista suprematista bianco conosciuto come Order tra il 1983 e il 1984 e uccise tre persone in una sparatoria al di fuori di un centro ricreativo ebraico nel 2014. L’anno successivo al massacro di Greensboro, il neonazista Harold Covington mancò di poco la designazione del partito Repubblicano per la carica di procuratore distrettuale della Carolina del Nord. L’unico lato positivo uscito da questa atrocità fu lo scioglimento dei cavalieri del Klan, in quanto il leader nazionale Dave Duke vide la violenza perpetrata a Greensboro come un pericolo mortale per la propria carriera politica, che proseguì in Louisiana tra alti e bassi. […]

(da “Morte al klan”, su Umanità Nova, 15 gennaio 2017, traduzione italiana a cura di dell'articolo di Alfred Robinson “'Death to the Klan' and Armed Antifascist Community Defense in the US”, pubblicato su It's Going Down!)

The Klan arrived
The cops moved aside
The sharpshooters aimed their guns
The FBI laughed
The Nazis attacked
And shed five workers' blood.
Five fighters for freedom now lay dead
Slain in Greensboro, their deaths will be avenged.

Jim Waller
Was a doctor
Who always served the poor
And he also saw
That mill workers
Needed to wage class war.
He led a strike and workers chose him head
But those who owned the factories wished him dead.

And brave Cesar
Was a fighter
Inside Duke Hospital.
He fought the Klan
With his bare hands
Until they mowed him down.
He saw that those who work are still enslaved
And for his thoughts, they sent him to an early grave.

And Mike Nathan
Carried no gun
Yet still helped Africa
He did not run
But helped the wounded
Till shot from the Klan car.
On his deathbed, the Party honored him
But those who sent his killers, they still grin.

And Bill Sampson
Did not give in
And fired in self-defense
And as he died
He said "keep on firing"
As the bullets took effect.
He also led a union at his plant
And was not afraid to be a communist.

And Sandy Smith
She knew racists
All wished to see her dead
She saved children
Then took a gun
To make sure the Nazis fled.
They shot her down like many women before
The government killed her, 'cause she was a fighter.

The Klan arrived
The cops moved aside
The sharpshooters aimed their guns
The FBI laughed
The Nazis attacked
And shed five workers' blood.
Five fighters for freedom now lay dead
Slain in Greensboro, their deaths will be avenged.

Contributed by Bernart Bartleby - 2017/8/13 - 21:54




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