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Pablo

Francesco De Gregori
Language: Italian


Francesco De Gregori

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(Etruschi from Lakota)
Carta de Salvador Puig Antich
(Joan Isaac)
Le parole incrociate
(Lucio Dalla)


[1975]
Da "Rimmel" (come tutti dovrebbero sapere)
In questa canzone viene spesso accreditato come coautore Lucio Dalla; in realtà, come specificato dallo stesso Dalla, il suo contributo (musicale) fu assai limitato.
From the album "Rimmel" (as everybody should know)
This song has often been co-credited to Lucio Dalla; in fact, he gave to this song a very limited (musical) contribution (as stated by Dalla himself).


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Può essere che questa sia, se non la più famosa canzone del Deg, senz'altro una delle più celebri, cantate, ricantante, urlate, berciate, sentite. "Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!"...

Per anni e anni tutti si sono chiesti chi fosse Pablo. E' stato tutti. In realtà, la canzone sembra parlare di un emigrante spagnolo in Svizzera morto sul lavoro; un tema che, al momento dell'inserimento di questa canzone, non rientrava nel "topic" del nostro sito. Ma l'argomento delle migliaia e migliaia di morti fatti dal lavoro, una vera e propria guerra e delle più sanguinose e "naturali" che il capitalismo ha fatto e sta facendo sempre di più subire all'umanità, ci ha spinto a dedicare un intero percorso, appunto, alla "Guerra del lavoro"; e questa canzone ne fa quindi parte a pieno titolo anche nel suo senso più proprio.

C'è da dire, però, che -vuoi per l'anno in cui è uscita, vuoi per la sua consueta degregoriana cripticità, vuoi per mille altri motivi, da tanti e tanti è stata (forse a torto, ma la coscienza e la percezione non hanno mai torto) sentita come un inno contro la dittatura franchista che proprio in quell'anno moriva com'era nata, ovvero coi patiboli e le garrote, e più in generale contro le dittature. 1975: il nome "Pablo" era anche quello di Pablo Neruda, e alcuni si spinsero persino ad ipotizzare che "Pablo" fosse proprio lui. Non solo, quindi una canzone contro la guerra del lavoro, ma anche una "canzone contro la guerra emozionale", diciamo. [RV]

This song may happen to be one of the Italian folksinger Francesco De Gregori's best known songs, if not the best known at all. Everybody knows it in Italy, especially its slogan-refrain: They've killed Pablo, Pablo lives!"…

In the course of the years, many have wondered who Pablo really was. Well, he's been everybody. In fact, the song seems to be about a Spanish immigrant who died on a worksite in Switzerland; this was definitely off-topic in our website when the song was contributed. But such a topic, and the thousands and thousands of victims among the workers all over the world –a true war, and one of the bloodiest and most "natural" wars that capitalism has imposed and is imposing more and more to all mankind- have driven us to institute a special song itinerary on the "Labour War"; and this song shall be an integral part of it, even in its inmost meaning.

However, it should be pointed out that this song –for the year when it was written (1975), for De Gregori's intrinsic crypticalness or for many other reasons- has been considered by many (maybe wrongly, but conscience and perception are never wrong) a hymn against Franco's dictature in Spain, that was just dying that year in the same way it was born, with gallows and garrotas; and, more in general, against dictatures. 1975: the name "Pablo" also reminded Pablo Neruda, and some argued that the song was about the Chilean poet, a victim of Fascism. So, not only a song against the labour war, but also a true "emotional anti-war song", let's say so. [RV]
Mio padre seppellito un anno fa,
nessuno più a coltivare la vite.
Verderame sulle sue poche unghie
e troppi figli da cullare.
E il treno io l'ho preso e ho fatto bene.
Spago sulla mia valigia non ce n'era,
solo un pò d'amore la teneva insieme,
solo un pò di rancore la teneva insieme.

Il collega spagnolo non sente, non vede,
ma parla del suo gallo da battaglia
e la latteria diventa terra.
Prima parlava strano ed io non lo capivo,
però il pane con lui lo dividevo
e il padrone non sembrava poi cattivo.

Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!

Con le mani io posso fare castelli,
costruire autostrade, parlare con Pablo,
lui conosce le donne e tradisce la moglie.
Con le donne e il vino e la Svizzera verde.
E se un giorno è caduto, è caduto per caso
pensando al suo gallo o alla moglie ingrassata
come da foto.

Prima parlava strano ma io non lo capivo,
però il fumo con lui lo dividevo
e il padrone non sembrava poi cattivo.

Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!

Contributed by Riccardo Venturi - 2006/12/28 - 13:08




Language: English

English version by Riccardo Venturi, May 13, 2008
Versione inglese di Riccardo Venturi, 13 maggio 2008


Live 1980, Banana Republic Tour, Francesco De Gregori and Lucio Dalla
PABLO

My father was buried just one year ago,
nobody looks after the vineyard anymore.
Bordeaux mixture on his scant nails
and too many babies to be cradled.
I took the train, it was well done.
My suitcase wasn't fastened with string,
it was fastened only with some love,
it was fastened only with some hate.

My Spanish colleague can't hear, can't see,
but talks about his gamecock
and the milk bar turns into earth.
He spoke a strange language I couldn't understand
but I shared my bread with him
and the master didn't seem too bad.

They've paid Pablo, Pablo lives!
They've paid Pablo, Pablo lives!
They've paid Pablo, Pablo lives!
They've paid Pablo, Pablo lives!

I can build castles with my hands,
and build motorways, I can talk with Pablo,
he knows the women and cheats his wife
with women, with wine, with green Switzerland.
And if he's fallen down one day, it was by accident
thinking of his gamecock or of his wife,
she looks so fat in the pic.

He spoke a strange language I couldn't understand
but I shared my bread with him
and the master didn't seem too bad.

They've killed Pablo, Pablo lives!
They've killed Pablo, Pablo lives!
They've killed Pablo, Pablo lives!
They've killed Pablo, Pablo lives!
They've killed Pablo, Pablo lives!
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2008/5/13 - 19:59




Language: French

Version française – PABLO – Marco Valdo M.I. – 2009
Chanson italienne – Pablo – Francesco De Gregori – 1975

PABLO

Mon père enterré il y a un an,
Il n'y a plus personne pour cultiver la vigne.
Du vert de gris sur les doigts
Et trop d'enfants à bercer.
Alors, j'ai pris le train et j'ai bien fait.
Il n'y avait pas de ficelle sur ma valise,
Seul un peu d'amour la tenait,
Seule un peu de rancœur la maintenait.

Mon collègue espagnol ne comprend pas, ne voit pas,
Mais il parle de son coq de combat,
Et la laiterie devient terre.
Au début, il parlait étrangement et je ne le comprenais pas
Cependant, je partageais le pain avec lui
Et le patron ne semblait pas si mauvais.

Ils ont payé Pablo, Pablo est vivant !
Ils ont payé Pablo, Pablo est vivant !
Ils ont payé Pablo, Pablo est vivant !
Ils ont payé Pablo, Pablo est vivant !

Avec mes mains, je peux faire des châteaux,
Construire des autostrades, parler avec Pablo,
Lui il connaît les femmes et il trahit la sienne.
Avec les femmes et le vin et la verte Suisse.
Et un jour, il est tombé, tombé par hasard
En pensant à son coq ou à sa femme grossie
Comme sur la photo.

Au début, il parlait étrangement et je ne le comprenais pas.
Pourtant, je partageais mon tabac avec lui
Et le patron ne semblait pas si mauvais.

Ils ont tué Pablo, Pablo est vivant !
Ils ont tué Pablo, Pablo est vivant !
Ils ont tué Pablo, Pablo est vivant !
Ils ont tué Pablo, Pablo est vivant !

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2009/3/8 - 20:33




Language: Spanish

Traducción al español / Traduzione spagnola / Spanish translation / Traduction espagnole / Espanjankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 5-2-2019 10:24


Piazza Santa Croce, Florencia, julio 1991.


Due parole del traduttore. Normalmente non faccio traduzioni in spagnolo; non è una lingua nella quale mi sono mai sentito troppo a mio agio, per quanto riguarda l'uso attivo. Però è pur vero che una traduzione in spagnolo di questa canzone (dopo 44 anni ancora spaventosamente bella, forse un'epoca da sola) mancava. Coscienziosamente l'ho cercata, putacaso fosse sfuggita; ma si trovano solo schifezze fatte palesemente col Google Translator. Quindi mi sono azzardato, con l'avvertenza: a) Se qualcuno ne trova una da qualche parte, la metta; b) Chi sa scrivere in spagnolo meglio di me (un'infinità di persone) intervenga su questa traduzione senza pietà, o ne faccia una nuova. Per ora, spero, potrà servire alla bisogna e dare un'idea del testo un po' meno alla minchia di Rottweiler dei traduttori automatici; ma niente di più.
PABLO

Mi padre está en la tumba desde hace un año
Y ya nadie se ocupa de las viñas.
Verdín sobre sus escasas uñas,
Hay que mecer a tan muchos hijos.
Y el tren, yo lo tomé y hice bien.
Mi maleta no estaba atada con piolín,
Sólo aguantaba con un poco de amor,
Sólo aguantaba con un poco de rencor.

Mi compañero español no oye y no ve
Pero habla de su gallo de combate
Y la cafetería se vuelve tierra.
Antes hablaba extraño y yo no le entendía
Pero, el pan con él yo lo dividía
Y pues el patrón no parecía tan malo.

Han pagado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han pagado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han pagado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han pagado a Pablo, ¡Pablo vive!

Con mis manos puedo hacer castillos,
Construir autopistas, hablarle a Pablo,
Él conoce mujeres y engaña a su esposa,
Con las mujeres, el vino y la Suiza verde.
Y si cayó un día, cayó casualmente
Pensando en su gallo o en su esposa engordada
Como se ve en la foto.

Antes hablaba extraño y yo no le entendía
Pero, el tabaco con él yo lo dividía
Y pues el patrón no parecía tan malo.

Han matado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han matado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han matado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han matado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han matado a Pablo, ¡Pablo vive!
Han matado a Pablo, ¡Pablo vive!

[ad lib]

2019/2/5 - 10:26




Language: Esperanto

Versione in esperanto di Renato Corsetti
Tradukis Renato Corsetti

Kantisto: Gianfranco Molle
Albumo: Horo da opozicio
Jaro: 1979
Aĉetebla ĉe

PABLO

La patro forpasis jaron jam
Neniu plu kultivas vinberon
Sur la manoj spuroj de laboro
Kaj tro da filoj por manĝigi
Per trajno mi foriris kaj tiel bone
Ne ŝnuro la valizon ĉirkaŭprenis
Ĝi kunestis nur per ioma amo
Ĝi kunestis nur per ioma malamo

Por hispana kolego nenio valoras
Nenio gravas krom babili
Pri la batalkoko, dum trinkeje vesperiĝas
Li paroladis strange, nenion mi komprenis
Sed mi kun li la panon partoprenis
Kaj la mastro ne aspektis tiel malice

Oni pagigis Pablon, Pablo vivas
Oni pagigis Pablon, Pablo vivas
Oni pagigis Pablon, Pablo vivas
Oni pagigis Pablon, Pablo vivas

Mi kapablas per manoj kastelojn masoni
Makadami ŝoseojn kaj paroli kun pablo
Li sperteas pri l' inoj kaj perfidas edzinon
Per virinoj kaj vino kaj tutverda svislando
Kaj fine li falis, li falis hazarde, pensante
Sian kokon bravan kaj edzinon dikiĝintan
Laŭ ĵusa foto

Li paroladis strange, nenion mi komprenis
Sed mi kun li tabakon partoprenis
Kaj la mastro ne aspektis tiel malice

Oni mortigis Pablon, Pablo vivas
Oni mortigis Pablon, Pablo vivas
Oni mortigis Pablon, Pablo vivas
Oni mortigis Pablon, Pablo vivas
Oni mortigis Pablon, Pablo vivas

Contributed by Nicola Ruggiero - 2009/3/7 - 21:31


"In tutte le canzoni che ho sentito sull'emigrazione c'era sempre un'immagine abbastanza stereotipata dell'emigrante italiano, che è giusta fra l'altro, però volendo fare un'altra canzone sull'emigrazione ho pensato di allargare il discorso e di parlare anche degli altri compagni emigranti, parlare anche della Spagna che era...che è tuttora, forse allora più di adesso, in una situazione critica dal punto di vista della democrazia, e questo fra l'altro mi offriva lo spunto per il discorso vero della canzone, che è il rapporto fra due emigranti diversi per lingua, tradizioni, idee, e parlare di questa incapacità a comunicare realmente, a intendersi e anche a difendersi; sono due emigranti di quelli che non tornano mai a votare, di quelli non politicizzati, di quelli che alla fine si fanno pagare e si fanno ammazzare".
(da “Francesco De Gregori - Un mito”, libro intervista di Michelangelo Romano e Paolo Giaccio, Lato Side, 1976)


Mi dicono che al concerto di ieri (16 giugno 2007), a Brusio in Svizzera, anziché cantare "spago sulla mia valigia non ce n'era, ha cantato "armi nella mia valigia non ne avevo". Mi pare significativo.

Antonio Piccolo - 2007/6/17 - 13:19


Io credevo che questa canzone parlasse di comunismo, credevo che Pablo fosse Neruda.
Pensavo che si riferisse ai sindacati, che prima lottavano per i lavoratori e ora invece stanno dalla parte dei padroni.
Infatti:
Mio padre seppellito un anno fa,
nessuno più a coltivare la vite.
Verderame sulle sue poche unghie
e troppi figli da cullare.
E il treno io l'ho preso e ho fatto bene.
Spago sulla mia valigia non ce n'era,
solo un pò d'amore la teneva insieme,
solo un pò di rancore la teneva insieme.

Fa riferimento a un emigrato che va a lavorare in fabbrica.

Il collega spagnolo non sente, non vede,
ma parla del suo gallo da battaglia
e la latteria diventa terra.

Fa riferimento al Cile, dove, com’è noto, il combattimento tra galli è uno sport (se si può chiamare sport) molto in voga.

Prima parlava strano ed io non lo capivo,
però il pane con lui lo dividevo
e il padrone non sembrava poi cattivo.

Questa frase, secondo me, fa riferimento alla nascita dei sindacati, i quali erano dei lavoratori appartenenti alla corrente comunista, e che lottavano contro i padroni. Il povero emigrato che era abituato a lavorare nei campi e a essere sottomesso, credeva che il datore di lavoro facesse lui un favore facendolo lavorare, ma quando poi i sindacalisti cominciarono a dire che la fabbrica era degli operai e che senza di loro non ci sarebbero state le fabbriche, il povero ex contadino non capiva, per lui il padrone era sempre stato un benefattore.

Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo!

Questa non ha bisogno di spiegazioni. Ad un certo punto i sindacati hanno abbandonato i lavoratori e si sono messi dalla parte dei padroni o della politica.

E così via….

Evidentemente mi sono sbagliato.

Giampy - 2010/7/16 - 03:03


Buongiorno a tutti,
sto lavorando a una serata-tributo dedicata a De Gregori, sono venuto qui a "prelevare" il testo della canzone da cantare, e ho notato che fra le varie interpretazioni di questa canzone, nessuna fa un collegamento: quella fra il collega spagnolo che parla del suo gallo da battaglia e la famosa canzone "Gallo rojo, gallo negro", nota anche come "Los dos gallos". Emigrazione per lavoro, indubbiamente, ma così facendo suggerisce anche una dissidenza politica. La cripticità di De Gregori che dice senza dire, e anche quando ha detto non sai mai se lo abbia fatto davvero... ma per come lo conosciamo dà suggestioni e colori mai casuali.

Rocco Rosignoli - 2018/3/29 - 15:46


Ma che piffero scrivi, la dittatura franchista finita con patiboli e garrote? Ripassa la storia va

Agostino - 2019/2/4 - 18:37


Generalmente non mi perito neanche più di rispondere a certi interventi, agli inviti a "ripassare la storia" e alle esternazioni stile "social" provenienti da qualche telefonino. Ma visto che l'intervento di tale Agostino è stato approvato, gli vorrei, che so io, ricordare Salvador Puig Antich o i cinque fucilati di Burgos (27 settembre 1975, poco più di un mese prima della morte del "Caudillo"). Distinti saluti.

Riccardo Venturi - 2019/2/4 - 19:45


Esiste uno "spessore" anche nella nefandezza e nella malvagità. Il governo di Francisco Franco finì come era cominciato, col sangue.
Il democratismo del "paese" dove mangiano spaghetti invece è verosimile che finisca -che so- con una indigestione di maccaruncielli c'a'pummarola 'n coppa.
Un po' come ne La grande abbuffata, per capirci!

Io non sto con Oriana - 2019/2/4 - 20:44


com'è che di questa canzone non abbiamo una traduzione in spagnolo? credo che sarebbe proprio necessaria. Comunque è vero che i testi di De Gregori sono spesso ermetici ma questo secondo me fa eccezione, mi sembra anzi estremamente chiaro e esplicito e anche ben commentato dallo stesso autore nell'intervista riportata più sopra.

Lorenzo - 2019/2/4 - 23:14


Però, se ben ricordo, la Grande Abbuffata comincia con Tognazzi che offre il boudin noir: una specialità gastronomica francese tra le più autenticamente orribili! Quanto al demoqualcosa italiano, magari finisse almeno con un po' di sana pommarola fatta in casa: sta finendo con sugaglie Star industriali, con nutelle, con alimentari da discount.

Riccardo Venturi - 2019/2/5 - 10:51


Quindi nessun Riferimento al Poeta Paplo Neruda assassinato dal regime di Franco! io avevo immagginato fosse così! Grazie!!

Vincenzo - 2020/2/5 - 09:51


Neruda non fu ucciso dal regime di Franco. Neruda era cileno, morì, ufficialmente, di tumore alla prostata a Santiago del Cile. Qualcuno sostiene che sia stato ucciso ma, se così fosse, la morte sarebbe da imputare a Pinochet, non a Franco...

Anonimo - 2020/7/4 - 08:09


Riccardo Gullotta - 2020/7/4 - 13:40


Ne avevo parlato anche ne Il postino

Dq82 - 2020/7/4 - 14:05




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