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Santa Croce di Lecce

Alessio Lega
Lingua: Italiano


Alessio Lega


Sulla Basilica di Santa Croce
il sole scarica senza pietà
sopra il suo tufo batte feroce
come un gioiello scrostato sta

La pietra sgretolata geme
tutto un disegno di facce e mostri
nel nostro tempio barocco freme
sbriciola i giorni, si affaccia ai chiostri

È come l'anima butterata
come il progetto che s'incasina
la nostra sete che non ha data
la nostra attesa che non s'inchina

Tutto un destino nella facciata
che perdi l'occhio, che non abbracci
la Santa Croce sta stritolata
da cento vicoli presa nei lacci

Dopo la guerra, i muratori
senza lavoro, senza più pane
volsero i passi contro i signori
vollero uscirsene dalle tane

Se alfine il sangue ci ha liberato
versato invano in terre straniere
dopo il fascismo qualcosa è nato
aprite della fame le galere

I contadini e gli artigiani
il venticinque settembre vanno
chi senza gambe chi senza mani
chi per speranza chi con affanno

Ma non c'è pace per chi lavora
e Santa Croce sprezzante resta
mentre la folla minaccia e implora
lei senza voce gira la testa

Verso il Palazzo dei Celestini
tutto il corteo s'era riversato
calate i prezzi degli olii e i vini
rendete il pane a chi l'ha sudato

Fuori il prefetto, il prefetto scappa
venga qualcuno che ci risponda
ed il Palazzo dentro una cappa
di odio armato tace e sprofonda

È un chiuso chiostro è una fortezza
architettonica e misteriosa
serra un quadrato di azzurra brezza
un colonnato che silenzioso

La villa comunale lì vicino
dove un bambino che ci giocava
colpito a caso il nostro destino
e l’innocenza ferita stava

Fu aperto il fuoco sopra la folla
sparsero sangue sopra il selciato
Francesco Schifa dalle budella
la baionetta gli aprì il costato

Sugli altri cristi che poverelli
il piombo ha sempre l'ultima parola
fu ucciso Oronzo Zingarelli
e un tal Fatano di nome Nicola

Due giorni dopo i funerali
da Porta Napoli mossero lenti
e della folla si aprì le ali
dall'obelisco, fuori dai denti

E dai paesi circonvicini
per un dolore che non si estingue
degli artigiani dei contadini
dal novecentoquarantacinque

Ora i turisti che se ne vanno
da Santa Croce all'Anfiteatro
più numerosi anno per anno
per Lecce Vecchia, l'Arco di Prato

Con un sussulto di orgoglio e amore
e quanti giorni che fanno l'età
e quanto sangue e quanto splendore
hanno impastato la mia città.



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