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La marcia dei suicidi

Davide Giromini
Language: Italian


Davide Giromini


C'è chi la chiama diserzione
chi un gesto disperato,
chi per noi prova compassione,
chi lo considera un reato

E chi ci imputa il coraggio,
chi cieca e stupida viltà
a noi morti per oltraggio,
schiavi della libertà

Per noi non una lapide,
niente marmi né ori
poi col sale delle lacrime
la rabbia asciugherà il dolore

Resterà un gesto senza senso,
se non il senso di vuoto che
il nostro infinito silenzio
getta in faccia a tutti i vostri perché.

Non ci sarà tempo di maledire
e piangere e ringraziare
chi vi ha saputo stupire
con la forza di un immortale

Desiderio vivo in quanto
si assimila all'eterno,
e voi dal vostro canto
ci preferite all'inferno

L'inferno del buoncostume
a cui noi ci ribelliamo
perché a torto o a ragione
siamo quel che siamo

Siamo i cattivi esempi,
sobillatori della gioventù
gli Ortis, i Werther di altri tempi,
i Sisifi di Camus

Noi che di bellezza e amore
abbiam piene le vene,
convinti che la vita sia ben più
che tenere poche cellule insieme

uniti nel silenzio
vi osserviamo dalle barricate
del nostro fiero sdegno
come sentinelle dimenticate

Dalla guerra ed un remoto
avamposto di frontiera
immuni alla pace,
alla sconfitta, alla paura

La paura che ci tiene tutti
in bilico sull'abisso,
la differenza fra noi e voi
allora forse è solo un passo

dopo passo,
attraverso i secoli
inutili, fragili,
stupidi, ridicoli

burattini in un teatro
avvolto dalle fiamme
con occhi di cera
e volti di catrame

a me, a me del vostro applauso,
no, non me ne frega
e già il suo scroscio
nel rombo del mio sangue annega

negatemi una tomba,
negatemi un ricordo
ma non negatemi l'istante
per prestare ascolto

a chi voleva vivere nel nome
di un'unica carezza
malato di disperazione,
o forse di troppa tenerezza.

E quando verrà la fine
e andrete al vostro cielo
con le schiere dei giusti
- com'è scritto nel Vangelo

guardate giù un istante
dalle porte dell'Elisio
e vedrete le nostre ombre
torreggiare nella luce accecante

del suicidio.



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