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Foglie tremule

Francesco Pini “Ulisse”
Lingua: Italiano



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Canto Partigiano
"FOGLIE TREMULE"

- Parole del partigiano MAMELI
- Musica del partigiano ULISSE

Il brano musicale puo' anche essere ascoltato nel cd "Chicchirichì" ristampato dall'ISRAL


Il testo del canto partigiano è quello pubblicato sull'Opuscolo "CANZONI PARTIGIANE" della 58° BRIGATA GARIBALDI "ORESTE", entroterra di Genova.

Il Canto è presente con piccole varianti anche su altri siti ON-LINE:

dal sito anpi-piacenza

Valzer composto probabilmente da Francesco “Ulisse” Pini, partigiano genovese vicecomandante della brigata “Oreste”.



da "il deposito"

Raccolta dalla voce di Tullio Cammellini, operaio genovese, antifascista, cantastorie, famoso perché girava per i carug(g)i con i volantini contro l'occupazione nascosti dentro la chitarra.

Commento inviato da ezio cuppone
12/10/2014 - 23:14

Walzer attribuito a Francesco Pini “Ulisse” vice comandante della brigata “Oreste” divisione “Pinan Cichero” Vi zona operativa Appennino Ligure Piemontese. Scritta nello stesso teatro di guerra dove era nata “Siamo i ribelli della montagna” (Dalle belle città) anche questa canzone presenta le stesse caratteristiche di originalità. Le foglie sono l’elemento essenziale per nascondere “i fantasmi del bosco” cioè i partigiani. Questo canto è stato registrato da Pietro Porta e la voce è del partigiano Nearco, al secolo Carlo Rameri, deceduto nel giugno 2013.
La registrazione di Porta è nel disco “Canzoni e Resistenza” del Consiglio Regionale del Piemonte. Atti del Convegno – Biella- ottobre 1998


dal sito ISRAL

Il guerrigliero partigiano è un maquis: il ribelle della montagna, per colpire, deve nascondersi, confidando nella protezione della natura. Il poeta che nella guerra precedente scriveva "Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie", non poteva immaginare che trent'anni dopo, in un'altra guerra, diversa perché non di posizione ma di movimento, guerriglia di volontari che liberamente hanno scelto la macchia, quelle foglie sarebbero diventate simbolo di resistenza, perché sono esse che, pur nella palese sproporzione delle forze in campo, occultano il combattente e gli danno sicurezza. "Foglie tremule, restate su / se ci cadete, ahimè, triste è la gioventù", canta il malinconico valzer di Ulisse della Brigata Oreste.

Questo testo, accanto al più famoso Dalle belle città, è uno dei pochi esempi di canto partigiano originale nelle parole e nella melodia: significativamente sono nati entrambi sui monti dell'Alessandrino, cioè su quell'Appennino ligure-piemontese che, teatro d'un'intensa lotta armata, pare essere stato la culla delle migliori canzoni della Resistenza, avendo visto formarsi anche il più celebre inno partigiano, Fischia il vento.
Franco Castelli

Foglie portate dal vento
che incominciate a cader
nel cuore un po' di sgomento
voi ci infondete davver
pensare ci fate all'inverno
che triste e duro sarà
e dure come all'inferno
saran le pene di noi partigian

Foglie tremule restate su
se cadete aime'
triste e' la gioventù
sole e luce
ci voglion qua
ma se la nebbia ci copre
noi mesti pensiamo
alle nostre città

Autunno dimmelo ancora
che presto noi scenderem
verso la nostra dimora
e i bruti noi scaccerem
triste sappiamo è l'inverno
ma ancor più triste sarà
se in Alemagna i tedeschi non van
scacciati da noi partigian

Foglie tremule
restate su
fino a quando
scende la gioventù
per stroncare
quella viltà
che quei tedeschi e fascisti
da vili egoisti
consumano là

inviata da gianfranco - 2/11/2014 - 11:40


Grazie!!!

Giovanni Parodi - 6/5/2022 - 19:46




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