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A Fabrizio Ceruso

Comitato proletario Fabrizio Ceruso di Tivoli e Comitati autonomi operai di Roma
Lingua: Italiano




Soltanto diciannove anni,
e per loro non eri nessuno
soltanto diciannove anni,
e per loro non eri che uno.

Uno come tanti, un cameriere,
un garzone d’officina
un disoccupato, un operaio,
un emigrante.

Eppure quella domenica
otto settembre
a San Basilio hanno mandato
più di mille uomini per ammazzarti.

Più di mille uomini che credevano
che bastasse spararti,
e sono stati invece loro
ad avere paura di te.

Perché quella domenica giù a San Basilio
eravamo in tanti a non essere nessuno
in tanti a difenderci le case,
a farci la storia con le nostre mani
il proletariato sarà sempre per la rivoluzione.

È bastato Fabrizio Ceruso a diciannove anni
Se credevate di ammazzarlo avete sbagliato,
Fabrizio è l’uomo nuovo che non muore mai
Fabrizio vive in tutti noi, nelle lotte del proletariato,
Altri giovani in suo nome vi preparano già la fossa.

Il primo ministro, il presidente
a dirigere le operazioni
per preparare
il tuo assassinio.

Lo stato maggiore riformista,
mobilitato a condannarti
perché con gli estremisti
non volevi sgombrare.

Una montagna di calunnie
per preparare e giustificare
la tua condanna,
la tua sicura morte.

Tanto per ammazzare
un proletario,
un comunista
di diciannove anni.

Per far pesare
la sua morte,
la sua lotta,
giusta lotta.

Ma tanto sferragliare di truppe non è servito a niente,
il sole rosso è rimasto nei tuoi occhi,
la rabbia proletaria già l’ha detto,
« Compagno Fabrizio noi ti vendicheremo »,
assassini di stato, la pagherete
e pagherete tutto

Ma tanto sferragliare di truppe non è servito a niente,
il fiore rosso rimasto sul tuo petto
il pianto amaro di tuo padre,
il rumore prodotto nella coscienza di tanti,
anche l’odio è prezioso quando il popolo prepara la riscossa.



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