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Una casa in riva al fiume

Riccardo Venturi
Lingua: Italiano


Riccardo Venturi


Una casa in riva al fiume, una casa un po' cadente,
forse un tempo ci ha vissuto e ci è morta della gente
quando attorno c'era il cielo, quando attorno c'era il niente
finché la città è avanzata col suo grido sconvolgente,
ora passi là davanti, col suo muro disegnato
che nasconde quattro cose di qualcuno disperato
con i resti di una cena, fantasmi di scatolette
materassi bombardati, ruggine di sigarette.
Io ci passo e mi vien voglia di sognarmi muratore,
di reinfondere la vita in quelle mura ed il calore,
desiderio che mi prende nella carne e nelle ossa
di sconfiggere il futuro, spalancare la riscossa

Una casa che non sai,
e che non hai saputo mai,
porta che non aprirai
quando la guardi e non lo sai

Certo mi potrei sognare con i gatti e coi compagni
barricare le anarchie mentre ristrutturi i bagni,
allacciare all'infinito la corrente clandestina
mentre si dà vita a un sogno e si tira a far mattina,
certo sì che si potrebbe mitragliare d'allegria,
di rifiuto e di bagliori da questa periferia,
a tre passi da quel campo coi suoi odori penetranti
di occhi chiari e di Mercedes dai sedili esorbitanti,
fisarmoniche sparate, libri e scuole sotto braccio
vecchi e donne e labbra forti sulla via del Poderaccio
mentre il cielo a primavera fa incendiare la speranza,
mille vecchie case in festa, mille fiumi in lontananza

Quella casa che non hai,
e che non hai avuto mai,
vita che non rivivrai
quando la vivi e non lo sai

Ed immagino gli incroci tra il passato ed il presente,
cappellacci con gli attrezzi per vangar l'inesistente,
e conversa il contadino col bambino pakistano,
la ragazza di campagna con il venditore indiano
e la nonna alla finestra scuote il capo ad un ragazzo
con la cresta e gli sorride come si sorride a un pazzo
i miei mondi immersi e misti, variopinti, disassati,
confusioni delle lingue dentro ai miei pensieri armati
con le mura trasparenti dei miei amori sconfinati
nelle albe e nei tramonti dove il fiume è come un mare
che non vuole mai confini, che non vuole limitare
neanche l'ieri ed il domani, neanche il tempo da oscillare

Quella casa che non sai,
che anche stanotte sognerai,
quella casa, tu lo sai,
è grande quanto i tuoi guai

Ma poi sento dei rumori e gli sguardi clandestini
mentre ondeggiano dei panni e si sfregano cerini,
c'è il nessuno alle finestre e c'è un nulla negli strami
da gommoni e da miserie, e da guerre e dalle fami,
forse scorgo aliti sporchi, forse scorgo una mano
dalle vite sconosciute che son giunte da lontano,
tiro avanti o tiro indietro, il cielo si fa bluastro,
già ti vedi all'orizzonte la ruspa del borgomastro
e divise caschi e scudi e manganelli e polizia
sgomberare e sicurezza, la ferocia e la follia
e ora vedi quelle facce miste ai vecchi contadini
e la casa in riva al fiume vola via coi suoi cerini

Una casa che non sai,
e che non hai saputo mai,
quando ci ripasserai
non sarà mai esistita mai.

Vecchia strada ormai sbarrata con i blocchi di cemento,
vecchia casa là a disfarsi coi suoi spettri controvento,
casermoni e lassù il ponte col suo traffico impazzito
mentre torno a casa a piedi con lo sguardo un po' stranito,
è una casa in riva al fiume, una casa un po' cadente,
forse un tempo ci ha vissuto e ci è morta della gente

Quella casa che non sai,
e che non vuol morire mai,
quella porta la aprirai
se questo mondo abbatterai.



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