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Verso la foce

Mè, Pék e Barba
Lingua: Italiano


Mè, Pék e Barba


Sulla strada Emilia nuova sponde alte, terra dura
Proseguendo oltre Ferrara, arginando la paura
Ogni limite è un inizio in quest’alveo intossicato
Si confondono sentieri tra presente ed il passato
Fine maggio ’86, primavera nucleare
Da un villaggio in Bielorussia alla Francia occidentale
E cammina lo scrittore, pellegrino segue il fiume
Cerca tracce di se stesso tra acque smorte di palude

Oh, forestiero dove vai?
Ti posso accompagnare se lo vuoi?
E mi perdo che troppa è la terra, che troppa pianura mi fa disperare
Marinaio di strade di fango, perché da la sopra non urlano “Mare”?

Nella rete all’orizzonte maglie larghe, pesca grossa
Campi vasti come nubi che minacciano la pioggia
L’infinito da cercare per colpirlo a fucilate
Per fissarlo in terra a un punto, farlo tuo da criminale
Stato brado le opinioni, poche idee da rivelare
La distesa che confonde perché troppo lineare
E cammina lo scrittore, pellegrino segue il fiume
Cerca tracce di se stesso tra acqua smorte di palude

Oh , forestiero dove vai?
Ti posso accompagnare se lo vuoi
E mi perdo che troppa è la terra, che troppa pianura ci fa disperare
Marinaio di strade di fango perché da la sopra non urlano mare?

Si rivela la natura ma soltanto con il vento
Tutto umano, produttivo, altri passi almeno cento
Cambian volti, occhi svelti, facce brune, bizantine
Tra le vene dei canali scorre acqua di confine
Chiaroscuro, dolce, sale, che si mescola la vita
Oltre il mare, il modo ad est, la sua storia ormai finita
Acqua scorri se tu puoi, scuoti e inonda controtempo
Ti consegnerò il futuro, in mille scatole d’argento

Oh , forestiero dove vai?
Ti posso accompagnare se lo vuoi
E mi perdo che troppa è la terra, che troppa pianura ci fa disperare
Marinaio di strade di fango perché da la sopra non urlano mare?



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