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Obriers pendolaires d'Occitània

Tavio Cosio
Lingua: Occitano


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‎[1969]‎
Testo trovato sul sito di Chambra D’Oc, associazione trasversale al servizio ‎delle Valli occitane.‎




Tavio Cosio - nato a Villafalletto nel 1923, farmacista in Val Varaita, a Melle, dove si è spento nel ‎‎1989 – è stato un grande amante della montagna e della sua gente e scrittore, poeta e storico in ‎lingua italiana (“Il mercato di Melle dal secolo XIV ai giorni nostri”), occitana (“Roche, sarvan e ‎masche”) e in dialetto piemontese (“Pere, gramon e lionsa” “ Sota ël chinché”)‎




Tra gli anni 50 e 60, come tanti paesi di montagna anche Melle, che nel 1900 contava 2500 abitanti, ‎si spopolò fortemente fino a raggiungere le 800 anime nel 1970. L’esodo massiccio ed il ‎pendolarismo verso le fabbriche della pianura compromise irreparabilmente la vita un tempo fervida ‎‎(con un antico mercato frequentatissimo e diverse fiere stagionali) di questo borgo nato tra il X e ‎l’XI secolo ed il cui nome stesso (da “miele”, per la florida apicoltura, o da “melo”, per la ‎coltivazione delle piante da frutti, o dal celtico “Mell”, ad indicare un’altura, un poggio) descrive un ‎luogo splendido e ricco.‎
Oggi Melle conta poco più di 300 abitanti.‎
Brasas de sigaretas que de luenh
pertusen la sornura de la plaça,
flats que se mesclen ent'un flat solet
coma destins ent'un destin solet,
un charontar de pè sus la mordanha
enchaninaa dal freid.
Obriers pendolaires d'Occitània,
quora la nuech me laissa pas durmir,
vos veo com'aquò delai di vedres,
delai d'un turubèlh de brissoliers
sot la jauna lumiera di lampions,
tuchi en rèa sensa vuelha de parlar,
cachs a spetar que la corrièra passe
charjar aquilhi vòstri selencis d'Indiòs,
vòstri polmons colonizats dai dusos
d'un mond qu'es pas lo vòstre.
Mas vòstri còrs, Obriers d'Occitània,
resten aicí, sus lhi lindals peirós
d'aquesti paisòts,
aicí a espetar mai, vòstri retorns.
Degun, degun, pòl desraïsar lhi còrs.‎

inviata da Bartleby - 11/1/2012 - 11:50



Lingua: Italiano

Traduzione italiana da Chambra D’Oc.‎
OPERAI PENDOLARI D’OCCITANIA

Braci di sigarette che di lontano
bucano l'oscurità della piazza,
fiati che si mescolano in alto, in un solo vapore
come destini in un solo destino,
un pestìo di piedi sul morso accanito del freddo.
Operai pendolari d'Occitania,
quando la notte non mi lascia dormire,
così vi vedo al di là dei vetri,
al di là di un turbinio di neve
sotto la tenue luce gialla dei lampioni,
tutti in cerchio, senza voglia di parlare,
zitti, ad attendere che passi il pulman
a caricare i vostri silenzi d'Indios,
i vostri polmoni colonizzati da signori
di un mondo che non è il vostro.
Ma i vostri cuori, operai d'Occitania,
restano qui, sulle soglie pietrose
di questi paesetti,
restano qui ad attendervi al ritorno.
Nessuno, nessuno può sradicare i cuori.‎

inviata da Bartleby - 11/1/2012 - 11:51




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