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Ο Μπελογιάννης

Mikis Theodorakis / Mίκης Θεοδωράκης
Langue: grec moderne


Mikis Theodorakis / Mίκης Θεοδωράκης

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theodypografi
O Belogiannis

Στίχοι: Γιάννης Θεοδωράκης
Μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Πρώτη εκτέλεση: Μαργαρίτα Ζορμπαλά
Άλλες ερμηνείες: Γιώργος Νταλάρας
CD: Γιώργος Νταλάρας: Αφιέρωμα στον Μίκη Θεοδωράκη - 1995

Testo di Yannis Theodorakis
(Originale politonico trascritto in monotonico)
Musica di Mikis Theodorakis
Prima incisione di Margarita Zorbalà -1980
Altri interpreti: Yorgos Dalaras
CD: Afiéroma ston Miki Theodoraki/Omaggio a Mikis Theodorakis - 1995

beloyiannis01
«Πρέπει να ζήσεις. Για το παιδί, για την εκδίκηση», ήταν τα τελευταία λόγια του Νίκου Μπελογιάννη προς την αγαπημένη του Ελλη Παππά στις φυλακές Καλλιθέας.
"Occorre che tu viva. Per il bambino, per vendicarmi", furono le ultime parole di Nikos Beloyannis alla sua amata Ellis Papàs nelle prigioni di Kallithea (Atene). Il "pedì", il figlio che porta il nome di suo padre e che ha confermato quelle ultime parole con le carte della madre, ha oggi sessant'anni.

Il 30 marzo 1952, quando suo padre veniva fucilato con altri tre compagni di lotta, per volere dell'ambasciata americana e della "iena di via Erode Attico", cioè la regina consorte di Grecia, Frederika, il piccolo Nikos aveva appena un anno. Io ne avevo ben dieci di più, ma non abbastanza per trattenere alcun ricordo di un processo per "spionaggio" condotto con inaudita ferocia e implacabile volontà di uccidere, in tutto simile a quelli che l'Occidente "civile" amava imputare come sua esclusiva specialità alla Russia staliniana.

Eppure, dagli stessi anni (1953) io trattengo, vivissimo, il ricordo di Julius e Ethel Rosenberg, messi a morte sulla sedia elettrica di Sing Sing per lo stesso tipo di accusa. Evidentemente, anche nello strazio della stessa morte insensata, c'è una differenza tra l'essere poveri americani o poveri greci. Io ricordo ancora il brivido che mi percorse quando una mattina sentii annunciare dalla radio che i Rosenberg erano stati eliminati mentre dormivo: ma non avevo mai sentito parlare di Nikos Beloyannis, che un anno prima in Grecia aveva fatto simile fine. Un conto è l'America, un conto è il resto del mondo: figuriamoci i Balcani e chissà, ora, quali altre parti della nostra terra infelice. Eppure non si può dire che il caso Beloyannis non abbia avuto un'eco internazionale, se Pablo Picasso lasciò di lui il ritratto dell' "Uomo con il garofano" e se si mobilitarono, per sottrarlo alla morte, personaggi come De Gaulle, Éluard, Cocteau, Sartre, Hikmet, Chaplin e mezzo parlamento britannico senza distinzione di tories e di laburisti...

Nikos Beloyannis era nato nel 1915 ad Amaliada, una cittadina dell'Elide, Peloponneso. Fu presto comunista e presto conobbe il carcere di Akronauplia, essendo Metaxas il dittatore. Nell'Occupazione fu consegnato, come prigioniero, dalla giurisdizione greca a quella dei tedeschi, ma riuscì a fuggire e a mettersi al fianco di Aris Velouchiotis nella resistenza agli invasori. Nella guerra civile fu comandante della 10° divisione dell'Esercito Popolare e fu tra gli ultimi a lasciare la Grecia dopo la sconfitta nel 1949. Ma già l'anno seguente rientrava clandestinamente in patria con un centinaio di compagni per ricostruire il partito che appariva ormai disfatto, veniva catturato e accusato di appartenere a un'organizzazione dichiarata illegale dalla legge 509/1947 e di avere svolto attività di spionaggio a favore dell' U.R.S.S. Nell'ottobre 1951 un Tribunale Militare Speciale avviò il processo a Beloyannis e a quasi un centinaio di altri imputati. Non sorprende trovare tra i giudici "speciali" quello stesso Yorgos Papadopoulos che avrebbe messo in ferri la Grecia nel 1967: ma sorprende che proprio lui fu l'unico militare a votare, per Beloyannis, per una pena non capitale. Poichè qualunque condanna si sarebbe dovuta amnistiare per le pressioni della comunità internazionale, decisa a por fine allo spargimento di sangue nella Grecia uscita dalla guerra civile, per Beloyannis e per pochi altri si riformularono le accuse di spionaggio in termini più gravi e diversi, in modo da poterli comunque far giudicare e condannare, questa volta dal Tribunale Militare Permanente di Atene. A questo fine si approfittò della improvvisa scoperta, proprio in quel momento..., di collegamenti radio tra alcune abitazioni di Atene e l'oltrecortina. Un membro autorevole del partito, Nikos Ploumidis (1902 - 1953), che sarebbe stato non molto tempo dopo arrestato, giudicato e lui pure passato per le armi, scrisse una lettera per rivendicare a sé stesso i collegamenti radio, scagionando così Beloyannis e gli altri e offrendo di consegnarsi al posto degli imputati; ma il segretario del partito Zahariadis si affrettò a denunciare dall'estero che la lettera era una montatura poliziesca. La questione se, per rivalità, Zahariadis abbia o non abbia fatto il possibile per salvare Beloyannis e se Ploumidis fosse o non fosse un "hafiès", cioè un collaboratore della polizia, è una di quelle dispute retrospettive che periodicamente si accendono nelle fila dei partiti comunisti: e su ciò il figlio di Zahariadis e quello di Beloyannis hanno portato ancora di recente testimonianze familiari contrapposte.

Beloyannis, che per l'intera settimana in cui durò il processo si presentava ogni giorno all'udienza con un garofano fresco all'occhiello, negò ogni accusa e rivendicò il ruolo svolto, durante l' Occupazione, per la liberazione della Grecia. Intorno a lui si suscitò una mobilitazione internazionale, ma fu lo stesso arcivescovo di Atene a riconoscere in lui qualcosa di più alto dei primi martiri cristiani, i quali affrontavano la morte per un premio eterno, mentre Beloyannis, pur testimoniando come loro la sua fede, non ne attendeva alcuno nell'aldilà. Il tribunale militare decise all'unanimità la morte di Beloyannis e di altri tre nonostante la pressione internazionale e il dissenso del primo ministro, generale Plastiras, che aveva fatto della riappacificazione il programma del suo governo. Prevalse la logica della guerra fredda imposta dall'ambasciatore americano e dalla corte dominata dall'intrigante e implacabile Frederika. E' triste, ma interessante, annotare come i colleghi centristi di Plastiras, Sofoclìs Venizelos e Yorgos Papandreou, il padre di Andreas poi fondatore del Pa.So.K., fossero assertori della fucilazione di quelle spie comuniste. Contro ogni buon uso greco, e forse anche tedesco, i quattro furono fucilati di notte e di domenica, il 30 marzo 1952, nella caserma di Goudì, dove erano stati a tale scopo trasferiti.

Scrisse di Beloyannis Yannis Ritsos nella raccolta intitolata "L'uomo dal garofano".
Con lo stesso titolo nel 1980 il regista Nikos Tzimas produsse un film, per il quale Mikis Theodorakis compose la musica, e suo fratello Yannis il testo della canzone.
Ma molti altri canti nacquero in onore dell' "uomo dal garofano": scrivete «Μπελογιαννης» in you tube e mettetevi in ascolto. (gpt)
Ο Μπελογιάννης βροχή μέσα στους κάμπους
στην πέτρα, στο στάρι, στου σπιτιού μας τη σκεπή
στο χώμα μας βαθιά η αγκαλιά σου
κρατάει γερά τη λευτεριά
κόκκινη γαρουφαλιά του ήλιου φωτιά

Ο Μπελογιάννης φωνές μέσα στους δρόμους
της αγάπης καρτέρι για την κάθε γειτονιά
το αμπέχωνο ξανά φόρεσέ το
στ' ανθισμένα κλαριά τη λευτεριά
κόκκινη γαρουφαλιά του ηλιου φωτιά.

envoyé par Gian Piero Testa - 25/3/2011 - 15:33




Langue: italien

Gian Piero Testa
Versione italiana di Gian Piero Testa
BELOYANNIS

Beloyannis pioggia per le campagne
sulla pietra, sul grano, sul tetto della nostra casa
profondo sulle nostre zolle il tuo abbraccio
tiene saldamente per mano la libertà
un rosso garofano fuoco del sole.

Beloyannis voci lungo le strade
rendez-vous dell'amore in ogni quartiere
torna a indossare la tua casacca di combattente
la libertà sopra i rami in fiore
un rosso garofano fuoco del sole.

envoyé par Gian Piero Testa - 25/3/2011 - 15:35


Il film di Nikos Tzimas "L'uomo con il garofano" (1980) sottotitolato in inglese.

Gian Piero Testa - 6/1/2013 - 09:15




Langue: français

Version française – BELOYANNIS – Marco Valdo M.I. – 2019
d’après la version italienne de Gian-Piero Testa – 2011
d’une chanson grecque – Ο Μπελογιάννης (O Belogiannis) – Mikis Theodorakis / Mίκης Θεοδωράκης – 1980

Texte de Yannis Theodorakis
(Original polytonique transcrit en monotonique)
Musique de Mikis Theodorakis

Première interprétation : Margarita Zorbalà – 1980

«Πρέπει να ζήσεις. Για το παιδί, για την εκδίκηση», ήταν τα τελευταία λόγια του Νίκου Μπελογιάννη προς την αγαπημένη του Ελλη Παππά στις φυλακές Καλλιθέας.

"Il faut que tu vives. Pour l’enfant, pour me venger", ont été les dernières paroles de Nikos Beloyannis à sa chère Ellis Pappa dans les prisons de Kallithea (Athènes). Le "pedì", le fils qui porte le nom de son père et qui a confirmé ces derniers mots avec les archives de sa mère, a maintenant soixante ans.

belogiannis


Le 30 mars 1952, lorsque son père fut fusillé avec trois autres camarades de combat, sur ordre de l’ambassade américaine et de la "hyène de la rue Hérode Atticus", c’est-à-dire la reine consort de Grèce, Frederika, le petit Nikos avait à peine un an. J’en avais dix de plus, mais pas assez pour retenir le souvenir d’un procès pour "espionnage" mené avec une férocité sans précédent et une volonté implacable de tuer, comme ceux que l’Occident "civilisé" aimait imputer comme spécialité exclusive à la Russie stalinienne.

Pourtant, de ces mêmes années (1953), je garde très vivant le souvenir de Julius et Ethel Rosenberg, mis à mort sur la chaise électrique de Sing Sing pour le même type d’accusation. Évidemment, même dans le tourment de la même mort insensée, il y a une différence entre les pauvres Américains et les pauvres Grecs. Je me souviens encore du frisson que j’ai ressenti lorsqu’un matin j’ai entendu à la radio que les Rosenberg avaient été éliminés pendant mon sommeil, mais je n’avais jamais entendu parler de Nikos Beloyannis, qui un an auparavant en Grèce avait connu une fin similaire. L’Amérique est une chose, le reste du monde en est une autre ; pensez les Balkans et qui sait, maintenant, quelles autres parties de notre malheureuse terre. Pourtant, on ne peut pas dire que l’affaire Beloyannis n’a pas eu d’écho international, si Pablo Picasso a laissé de lui le portrait de l’"Homme à l’œillet" et si des gens comme De Gaulle, Éluard, Cocteau, Sartre, Hikmet, Chaplin et la moitié du parlement britannique sans distinction de partis se sont mobilisés pour lui sauver la vie ?

Nikos Beloyannis est né en 1915 à Amaliada, une petite ville de l’Élide, dans le Péloponnèse. Très tôt, il fut communiste et très tôt, il connut la prison d’Akronauplia, sous la dictature de Metaxas. Sous l’Occupation, il a été remis comme prisonnier par la justice grecque à la juridiction allemande, mais a réussi à s’échapper et à rejoindre Aris Velouchiotis dans la résistance aux envahisseurs. Pendant la guerre civile, il fut commandant de la 10e division de l’Armée populaire et fut l’un des derniers à quitter la Grèce après la défaite en 1949. Mais déjà l’année suivante, il rentre clandestinement au pays avec une centaine de camarades pour reconstruire le parti qui semblait alors dissout ; il est capturé et accusé d’appartenir à une organisation déclarée illégale par la loi 509/1947 et d’avoir mené des activités d’espionnage en faveur de l’URSS. En octobre 1951, un tribunal militaire spécial commence le procès de Beloyannis et de près de cent autres prévenus. Il n’est pas surprenant de trouver parmi les juges "spéciaux", le même Yorgos Papadopoulos qui a mis la Grèce aux fers en 1967 ; mais il est surprenant qu’il ait été le seul militaire à voter, à l’endroit de Beloyannis, pour une peine non capitale. Comme toute condamnation devait être pardonnée sous la pression de la communauté internationale, il avait été décidé de mettre fin au bain de sang qui avait éclaté en Grèce à la suite de la guerre civile ; pour Beloyannis et quelques autres, les accusations d’espionnage ont été reformulées en termes plus sévères et différents, afin qu’ils puissent encore être jugés et condamnés, cette fois par le Tribunal militaire permanent d’Athènes. À cette fin, ils ont profité de la découverte soudaine, à ce moment précis..., de liaisons radio entre certaines maisons d’Athènes et l’extérieur. Nikos Ploumidis (1902-1953), un membre influent du parti, qui devait être arrêté peu de temps après, jugé et passé par les armes, écrivit une lettre dans laquelle il revendiquait des liaisons radio, disculpant ainsi Beloyannis et les autres et proposait de se rendre à la place des accusés ; mais le secrétaire du P.C., Zahariadis, s’est empressé de dénoncer de l’étranger la lettre comme un montage policier. La question de savoir si, par rivalité, Zahariadis a fait tout son possible pour sauver Beloyannis et si Ploumidis était ou non un "hafiès", c’est-à-dire un collaborateur de la police, est une de ces disputes rétrospectives qui surgissent périodiquement dans les rangs des partis communistes et à ce sujet, le fils de Zahariadis et celui de Beloyannis ont récemment encore apporté des témoignages familiaux opposés.

Beloyannis, qui pendant toute la semaine que dura le procès s’est présenté chaque jour à l’audience avec un œillet frais à la boutonnière, a nié toute accusation et revendiqué son rôle pendant l’Occupation lors de la libération de la Grèce. Une mobilisation internationale s’est manifestée autour de lui, et l’archevêque d’Athènes lui-même a reconnu en lui quelque chose de plus élevé que les premiers martyrs chrétiens, qui ont affronté la mort pour un prix éternel, tandis que Beloyannis, tout en témoignant de sa foi, n’en attendait rien dans l’au-delà. Le tribunal militaire a décidé à l’unanimité de la mort de Beloyannis et de trois autres, malgré les pressions internationales et la dissidence du Premier ministre, le général Plastiras, qui avait fait de la réconciliation le programme de son gouvernement. La logique de la guerre froide imposée par l’ambassadeur américain et la Cour dominée par l’intrigante et implacable Frederika a prévalu. Il est triste, mais intéressant, de constater que les collègues centristes de Plastiras, Sofoclìs Venizelos et Yorgos Papandreou, le père d’Andreas, futur fondateur de Pa.So.K., étaient des partisans de l’assassinat de ces espions communistes. Contre tout usage grec, et peut-être aussi allemand, les quatre furent fusillés de nuit et le dimanche 30 mars 1952, dans la caserne de Goudì, où ils avaient été transférés à cette fin.
À propos de Beloyannis, Yannis Ritsos a écrit dans le recueil intitulé "L’homme à l’œillet".
Sous le même titre en 1980, le réalisateur Nikos Tzimas a produit un film, pour lequel Mikis Theodorakis a composé la musique, et son frère Yannis les paroles de la chanson.
Mais beaucoup d’autres chansons sont nées en l’honneur de "l’homme à l’oeillet" : tapez "Μπελογιαννης" dans Youtube et écoutez. (gpt)
BELOYANNIS

Beloyannis pleut sur la campagne
sur le toit de notre maison, sur la pierre, sur le grain,
Au fond de nos sillons, tu étreins
La liberté fermement par la main
Feu de soleil, œillet rouge.

Voix de Beloyannis dans les rues
Rendez-vous d’amour dans chaque quartier
Remets ta veste de combattant.
La liberté sur les branches en fleurs
Feu de soleil, œillet rouge.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 30/3/2019 - 10:56




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