Ora m'importa soltanto
di fare il mondo com'è negli occhi tuoi-
Mi insegnò un uomo vestito da santo:
"Ama e fai quello che vuoi".
Perciò mi sento di dire
che non me ne vorrà il Padreterno
se è per amore che imbraccio un fucile
mischiando le carte di cielo e d'inferno.
Che sventurata fortuna
ha la bellezza che ti abita il riso,
farebbe ombra alla luna
se le concedessi un sorriso
Ma gli angoli della tua bocca,
anche se dormi, guardano a terra
succede sempre così quando tocca
di bere il veleno che chiamano "guerra".
Dormi, bambina guerriera,
che i sogni non hanno le spine
e poi forse qualcuno si avvera
starò con te per vederne la fine.
Io per amore partito,
ad un altro amore mi arrendo,
più che sorpreso stordito,
conteso tra miele e tormento.
O taccio o parlo ben poco
ma, ora che dormi, ci riesco già meglio
somiglia ad un dolce, magnifico gioco
contarti i respiri fino al risveglio.
Ti custodirò nei palmi
come chi ha fame custodisce il pane,
rinuncerà a invecchiarti
il tempo per starti a guardare.
A te che dormi sfinita,
quasi dipinta al letto e al guanciale
prometto di restare in vita
il tempo che serve per farmi baciare.
Perché vedi, bambina guerriera,
amore e sogni non hanno le spine.
Questo inverno sarà primavera
ti avrò con me per vederne la fine.
Ma gli angoli della tua bocca,
anche se dormi, guardano a terra
succede sempre così quando tocca
di bere il veleno che chiamano "guerra".
di fare il mondo com'è negli occhi tuoi-
Mi insegnò un uomo vestito da santo:
"Ama e fai quello che vuoi".
Perciò mi sento di dire
che non me ne vorrà il Padreterno
se è per amore che imbraccio un fucile
mischiando le carte di cielo e d'inferno.
Che sventurata fortuna
ha la bellezza che ti abita il riso,
farebbe ombra alla luna
se le concedessi un sorriso
Ma gli angoli della tua bocca,
anche se dormi, guardano a terra
succede sempre così quando tocca
di bere il veleno che chiamano "guerra".
Dormi, bambina guerriera,
che i sogni non hanno le spine
e poi forse qualcuno si avvera
starò con te per vederne la fine.
Io per amore partito,
ad un altro amore mi arrendo,
più che sorpreso stordito,
conteso tra miele e tormento.
O taccio o parlo ben poco
ma, ora che dormi, ci riesco già meglio
somiglia ad un dolce, magnifico gioco
contarti i respiri fino al risveglio.
Ti custodirò nei palmi
come chi ha fame custodisce il pane,
rinuncerà a invecchiarti
il tempo per starti a guardare.
A te che dormi sfinita,
quasi dipinta al letto e al guanciale
prometto di restare in vita
il tempo che serve per farmi baciare.
Perché vedi, bambina guerriera,
amore e sogni non hanno le spine.
Questo inverno sarà primavera
ti avrò con me per vederne la fine.
Ma gli angoli della tua bocca,
anche se dormi, guardano a terra
succede sempre così quando tocca
di bere il veleno che chiamano "guerra".
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"La storia sbagliata" (2010)
Da questo incontro prende vita una complessa e ricca vicenda di misteri, eroismi e probabili tradimenti definita , nella prefazione di Marino Severini, la storia di tutte le storie, l’amore della Gianna e del Neri, un amore al tempo in cui il vento lacerava le liste dei fucilieri. Una storia infangata, umiliata, ingiuriata strappata alla memoria, soffocata bendata e poi scaraventata nel burrone della dimenticanza. Ma l’amore vince, vince sempre.
Filippo Andreani scrive e racchiude magistralmente questa storia , questa storia italiana , italiana lombarda, in un’opera pop realizzata per voce e chitarre , musicata, cantata e scritta in un essenziale libro cd edito da Nodo Libri i Suoni. E’ un coraggioso e riuscito tentativo di raccontare la storia della resistenza e del sacrificio con parole e musica da un brillante e geniale cantautore .
“Una libreria ancora vuota e scatole di libri da riporvi. Era la primavera di due anni fa. L’abitazione di ogni nuova casa è sempre preceduta dalla necessità di sentirla propria: a questo scopo, chi ama leggere ed ascoltare musica vi ci porta libri e dischi prima d’ogni altra cosa. Nel breve tragitto che dalla scatola porta al ripiano, i libri quasi ti guardano negli occhi, mentre li giri tra le mani per riporli nel senso corretto. E passano titoli che non ricordavi di avere, insieme a quelli che ti ricordano un’età, o il posto dove li hai letti e l’odore che c’era. Il cuore si ferma e riparte quando scorrono le copertine dei libri che hai quasi imparato a memoria. Tra questi, quelli che mi avevano svelato l’incredibile storia della “Gianna” e del “Capitano Neri”. Non so ancora dire perché mi sia perdutamente innamorato di questa vicenda: se sia stato piu’ per una curiosità diventata brama di riviverne i giorni, o se per un’emozione cullata sino a volerne riscrivere le sorti. Ma, di fatto, finivo di riempire la libreria con quei due nomi davanti, uno per occhio. Finché, terminato il lavoro, cominciai a scrivere su un foglio arrivato da chissà dove le prime parole….”se il punto di vista di Dio…”. L’inizio della prima canzone del mio primo disco…..”
da Babylonbus