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Dover Beach

The Fugs
Lingua: Inglese


The Fugs

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Poem by Matthew Arnold
[1867]

Poesia di Matthew Arnold
[1867]


...His 1867 poem Dover Beach, depicted a nightmarish world from which the old religious verities have retroceded, is sometimes held up as an early, if not the first, example of the modern sensibility. In a famous preface to a selection of the poems of William Wordsworth, Arnold identified himself, a little ironically, as a "Wordsworthian." The influence of Wordsworth, both in ideas and in diction, is unmistakable in Arnold's best poetry.



...Non lasciapassare verso una conoscenza superiore, ma simbolo drammatico della precarietà dell'esistenza, la notte, in Matthew Arnold, diventa anche l'emblema della tragedia, vissuta da una generazione intera. In Dover Beach Matthew Arnold rielaborava un'immagine da lui prediletta, quella del chiaro di luna che, con i riverberi e le ombre gettati sul paesaggio, anima il paesaggio stesso di una diversa vita misteriosa. L'immagine torna spesso, infatti, nella sua poesia, ma qui egli conseguiva un insuperato vertice poetico.
La meditazione elegiaca sullo sfondo notturno parte dalla calma del mare nella Manica, la superficie resa quasi perlacea dalla luna: questa versa sull'acqua una pioggia di luce, che frantuma i riflessi nella corrente marina; tutto tace, nella notte dolce di molti profumi, il silenzio spezzato soltanto dallo sciabordare
delle onde in sottofondo; le scogliere di Dover s'intravedono stagliarsi bianche nella lontananza e, al chiarore lunare, di là dal canale, qualche luce s'accende e muore sulla costa francese.
Sotto il pallore lucente della luna, salgono alla mente pensieri non immaginabili nella luminosità sfolgorante del giorno.
Il poeta prosegue il caldo tono pacato della descrizione, impiegando sempre una lingua semplice la quale, proprio in virtù della sua purezza essenziale, porta lontano la fantasia. Si rivolge a qualcuno, una figura rimasta nell'ombra, perché si avvicini alla finestra e guardi il solco argenteo delle onde che, l'una dopo l'altra, s'infrangono alla riva, e ascolti, là dove il mare si congiunge alla terra, il rumoreggiare lieve dei sassolini sulla sabbia: l'onda li smuove gettandoli verso la terra, li trascina indietro con sé mentre riaffonda nel mare, e anch'essa torna e scompare di nuovo senza fine, simile ad una primordiale
musica della matura, che parla di una malinconia sottile.
Ed è la tristezza, che perdura con la sua lunga nota incessante, ad impregnare poi di sé le onde sulla sponda marina, gli scogli, la luna, lo stesso stridere dei ciottoli sulla sabbia.
Appartenente ad un mondo scosso alle fondamenta dalle scoperte di Darwin e turbato dalle ingiustizie sociali dell'industrializzazione, Matthew Arnold conduce d'improvviso la lirica fuori dall'orizzonte visivo del chiaro di luna, che cola sul mare; dalla visione del mare e della vastità notturna, i versi approdano alla sfera intima e personale della perdita: distrutta la fiducia nel divino, scomparsi gli ideali comuni, resta soltanto, forse, il senso dell'intimità, il valore
dell'amicizia e, più ancora, quello dell'amore. Scompare anche l'indistinta distesa azzurra delle onde sotto la luna, cancellata da una sensazione dell'esistenza, in cui non hanno posto né certezze né felicità.
La figura rimasta nell'ombra, che è quella della donna amata, accoglie lo sconforto. Dover Beach si chiude con un'altra immagine notturna, che sembra riemergere dal paesaggio, ma ormai irrimediabilmente mutato: il mare e la sua pace blanda non sono più visibili, la notte non appare più apportatrice di calma
e di pace, ma unicamente di dubbio e di lotta, di sgomento e d'oscurità.

Da questa pagina, dalla quale è ripresa anche parzialmente la traduzione italiana della poesia/canzone.


La poesia fu messa in musica dai Fugs e cantata per la prima volta in pubblico a cento anni esatti dalla sua composizione, il 21 ottobre 1967. Generalmente in quegli anni fu considerata una canzone visionaria contro la guerra, e così la si ritrova ancora in tutte le liste di protest songs degli anni '60 (si veda ad esempio qui.
The sea is calm tonight.
The tide is full, the moon lies fair
Upon the straits; on the French coast the light
Gleams and is gone; the cliffs of England stand,
Glimmering and vast, out in the tranquil bay.
Come to the window, sweet is the night air!
Only, from the long line of spray
Where the sea meets the moon-blanched land,
Listen! you hear the grating roar
Of pebbles which the waves draw back, and fling,
At their return, up the high strand,
Begin, and cease, and then again begin,
With tremulous cadence slow, and bring
The eternal note of sadness in.

Sophocles long ago
Heard it on the Aegean, and it brought
Into his mind the turbid ebb and flow
Of human misery; we
Find also in the sound a thought,
Hearing it by this distant northern sea.

The Sea of Faith
Was once, too, at the full, and round earth's shore
Lay like the folds of a bright girdle furled.
But now I only hear
Its melancholy, long, withdrawing roar,
Retreating, to the breath
Of the night wind, down the vast edges drear
And naked shingles of the world.

Ah, love, let us be true
To one another! for the world, which seems
To lie before us like a land of dreams,
So various, so beautiful, so new,
Hath really neither joy, nor love, nor light,
Nor certitude, nor peace, nor help for pain;
And we are here as on a darkling plain
Swept with confused alarms of struggle and flight,
Where ignorant armies clash by night.

inviata da Riccardo Venturi - 10/3/2006 - 22:14



Lingua: Italiano

Versione italiana composita.
Le parti in caratteri normali sono riprese (con alcune modifiche) da una traduzione parziale reperibile a questa pagina (dalla quale proviene anche l'esauriente commento riportato nell'introduzione). Le parti in corsivo (in pratica tutta la parte centrale della poesia), mancanti, sono state invece tradotte da R.V. il 10 marzo 2006.
LA SPIAGGIA DI DOVER

Il mare è calmo, stanotte.
Alta marea. La luna bianca giace
sopra lo stretto; sulla costa francese il chiarore
brilla e svanisce; le scogliere d’Inghilterra si ergono
scintillanti e vaste nella baia tranquilla.
Vieni alla finestra, dolce è l'aria della notte!
Soltanto, dalla linea lunga di schiuma
Dove il mare incontra la terra sbiancata dalla luna,
Ascolta! senti il fragore stridente
Dei ciottoli, che le onde trascinano, e gettano,
Tornando, sulla riva alta del mare,
Inizia e cessa, e poi di nuovo inizia,
Con lenta cadenza tremula, e porta
Con sé l'eterna nota della tristezza.

Sofocle, nel tempo antico
la udì sull’Egeo, e gli riportò
in mente la torbida marea
dell’umana miseria; e noi troviamo
ugualmente in quel suono un pensiero,
udendola su questo remoto mare boreale.

Il Mare della Fede,
era pure, un tempo, in marea alta; e attorno
alle rive della Terra giaceva, racchiuso
come le pieghe di una cintura risplendente.
Ma adesso altro non sento
che la sua malinconia, un lungo ruggito
che si ritira al respiro del vento della notte,
giù per i vasti e spaventosi bordi
e per i nudi ciottoli del mondo.

Ah, amore mio, restiamo fedeli
l’uno all’altra!
perché il mondo, che pare
stendersi dinanzi a noi come una terra di sogni,
così vario, così splendido, così nuovo,
non possiede in realtà né gioia, né amore, né luce,
né certezza, né pace, né sollievo nel dolore;
E siamo qui, come in una piana che s’oscura
sbattuti tra confusi e allarmi di lotte e fughe,
dove eserciti ignoranti si scontrano di notte.

10/3/2006 - 22:54




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