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God, Yu Tekem Laef Blong Mi

Choir of All Saints


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[1874/1998]
Dalla colonna sonora del film “The Thin Red Line” (“La sottile linea rossa”), regia di Terrence Malick (1998).
Un inno cristiano cantato da un coro della chiesa anglicana di Honiara, capitale delle Isole Salomone e della provincia di Guadalcanal, in lingua Pijin (o Kanaka), un creolo pidgin basato sull’inglese molto vicino al Bislama delle Isole Vanuatu e al Tok Pisin della Papua Nuova Guinea (ma naturally maggiori lumi attendo dal nostro linguista di fiducia, Riccardo)
La canzone è basata sull’inno “Take My Life and Let it Be” scritto nel 1874 da Frances Ridley Havergal, una devota anglicana inglese che passò la sua breve esistenza a comporre inni sacri e a sostenere l’evangelizzazione degli aborigeni australiani.



Di per sé questa canzone non c’entrerebbe una fava con le CCG/AWS, tanto più che origina da un inno sacro scritto da una beghina baciapile dell’800. Tuttavia lo propongo perché è il leitmotiv di uno dei più belli, e forse il più recente, fra i film di guerra antimilitaristi delle storia del cinema, al pari di “Apocalypse Now” di Coppola o “Full Metal Jacket” di Kubrick o “The Deer Hunter” di Michael Cimino o “La Grande Guerra” del nostro compianto Monicelli, solo per citarne alcuni.
“The Thin Red Line”, la sottile linea rossa, storicamente un manipolo di soldati inglesi che tenne testa a soverchianti forze russe in una battaglia della guerra di Crimea, è qui l’esile traccia che separa il bene dal male, la bellezza dall’orrore, la vita dalla morte. Il canto “God, Yu Tekem Laef Blong Mi” è intonato dai figli e padroni di una terra incontaminata che viene travolta dall’orrore della guerra, quella per il controllo del Pacifico, vinta dagli USA contro il Giappone all’inizio del 1943 dopo sei mesi di battaglie infernali nel cuore della Natura.
Truppe statunitensi a Guadalcanal, novembre 1942. Un’immagine che, confrontata con quelle del film, dimostra l’accuratezza della ricostruzione fatta da Malick.
Truppe statunitensi a Guadalcanal, novembre 1942. Un’immagine che, confrontata con quelle del film, dimostra l’accuratezza della ricostruzione fatta da Malick.


“This great evil. Where does it come from? How'd it steal into the world? What seed, what root did it grow from? Who's doin' this? Who's killin' us? Robbing us of life and light. Mockin' us with the sight of what we might've known. Does our ruin benefit the earth? Does it help the grass to grow, the sun to shine? Is this darkness in you, too? Have you passed through this night?” (Private Witt)

“Are you righteous? Kind? Does your confidence lie in this? Are you loved by all? Know that I was, too. Do you imagine your sufferings will be less because you loved goodness? Truth?” (Dead japanese soldier)

Qualcuno ha sostenuto che “The Thin Red Line” sia un polpettone melenso intriso di filosofia spiccia… Certo è un film un po’ lungo e con alcuni dialoghi effettivamente un po’ pesanti, quando non contraddittori, forse anche frutto di una traduzione non proprio eccelsa in sede di doppiaggio per il mercato italiano, e con un numero eccessivo di personaggi (e dire che tanti sono pure stati depennati nella versione definitiva!), eppure io l’ho sempre trovato bellissimo e molto coerente con l’estetica del grande Terrence Malick (“Badlands”, “Days of Heaven” e “The New World”), ossessionato dalla forza della Natura e dall’incontro/scontro dell’Uomo con essa: immagini magnifiche, sequenze impressionanti, dialoghi profondi e tesi che descrivono perfettamente – a mio parere – l’orrore della guerra e di quella particolare guerra, combattuta nel Paradiso.
E, come le immagini, anche questo inno sacro, orchestrato da Hans Zimmer e cantato nel film dai nativi che nel loro quieto ed armonioso villaggio hanno accolto il soldato disertore Witt (Jim Caviezel), restituisce il senso del contrasto tra il bene ed il male assoluti, così come seppe già fare Ennio Morricone con la sua splendida “Ave Maria Guaranì” in “The Mission” di Roland Joffé (1986).
God, yu tekem laef blong mi,
mi mi givim nao long yu.
back mi givim evride
blong leftemap nem blong yu.

God, yu tekem han blong mi
Blong givhan long nara man,
Mo yu tekem leg blong mi
Blong mi karem tok blong yu.

God, yu tekem voes blong mi
Blong mi presem yu oltaem,
Mo yu tekem maot blong mi
Blong mi talem tok blong yu.

God, ol mane tu blong mi,
Plis, yu tekemi mi blong yu
Mo yu tekem hed blong mi
Blong mi waes long wok blong yu.

Yu mekem tingting blong mi
I stap strong long yu oltaem.
Yu nomo yu king blong mi
Plis yu rul long laef blong yu.

God, mi laekem yu tumas,
Mbae yu king blong mi oltaem.
Evri samting ya blong mi
Mi mi givim nao long yu.

Contributed by Bartleby - 2010/12/6 - 09:31



Language: English

L’inno originale composto nel 1874 da Frances Ridley Havergal.
TAKE MY LIFE, AND LET IT BE

Take my life, and let it be
Consecrated, Lord, to Thee.
Take my moments and my days;
Let them flow in ceaseless praise.

Take my hands, and let them move
At the impulse of Thy love.
Take my feet, and let them be
Swift and beautiful for Thee.

Take my voice, and let me sing,
Always, only, for my King.
Take my lips, and let them be
Filled with messages from Thee.

Take my silver and my gold;
Not a mite would I withhold.
Take my intellect, and use
Every power as Thou shalt choose.

Take my will, and make it Thine;
It shall be no longer mine.
Take my heart, it is Thine own;
It shall be Thy royal throne.

Take my love; my Lord, I pour
At Thy feet its treasure-store.
Take myself, and I will be
Ever, only, all for Thee.

Contributed by Bartleby - 2010/12/6 - 09:32


non si potrebbe avere una traduzione in italiano? grazie :)

mari - 2013/6/19 - 17:40


Ad occhio e croce mi sembra quasi uguale al tok pisin (che, non molti lo sanno, è una delle lingue in cui è tradotto "Canzoni contro la guerra" sulla homepage; del resto, "pisin" e "pijin" sono la stessa parola (pidgin). Sono lingue che hanno il singolare, il plurale, il duale e il triale. Poi non saprei dirvi altro, sicuramente Wikipedia ne sa più di me...

Riccardo Venturi - 2013/6/20 - 14:01




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