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Per i morti di Reggio Emilia

Fausto Amodei
Language: Italian


Fausto Amodei

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Related Songs

Terra bruciata in Germania
(Fausto Amodei)
Compagni Fratelli Cervi
(Anonymous)
Tito (partigiano Italo Z.)
(Controvento)


[1961]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Fausto Amodei
Interpretata anche da / Other interpreters / Autres interprètes / Lauloivatkin:
Stormy Six, Canzoniere delle Lame, Maria Carta, Modena City Ramblers, Francesco Guccini

Per i morti di Reggio Emilia


Il giugno-luglio 1960 è segnato da una grave crisi politica che scuote l'Italia: Fernando Tambroni, democristiano, forma un governo monocolore sostenuto dal Msi. È l'"anticamera" di un colpo di stato di destra nel nostro paese.
Il 28 giugno '60 si tiene a Genova una imponente manifestazione popolare antifascista; il 30 un nuovo corteo cittadino viene affrontato dalla polizia, e negli incidenti rimangono feriti 83 manifestanti.

Reggio Emilia 1960


La proposta antifascista si diffonde in altre città e il governo Tambroni sceglie la linea dura per fronteggiare e reprimere il dilagare delle manifestazioni di piazza. Il 6 luglio 1960 a Roma, a Porta San Paolo, la polizia reprime un corteo antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e comunisti; ma i fatti più gravi accadono a Reggio Emilia: nel corso di una delle manifestazioni seguite ai fatti di Roma la polizia uccide cinque manifestanti comunisti: Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli. La Cgil proclama, da sola, uno sciopero generale. La tensione sociopolitica nata a Genova e dilagata nel paese porterà alle dimissioni di Tambroni il 19 luglio 1960.

(da pasolini.net)


I fatti
da Strage di Reggio Emilia - Wikipedia

La sera del 6 luglio la Camera Confederale del Lavoro di Reggio proclamò per l'indomani, giovedì 7, uno sciopero generale provinciale dalle 12 alle 24 «in seguito ai gravi fatti avvenuti a Licata e a Roma». Era previsto un comizio nella centrale Sala Verdi (ridotto del teatro Ariosto) perché la Prefettura lo aveva proibito all'aperto, negando anche la possibilità di usare altoparlanti per diffondere all'esterno, su piazza della Libertà (oggi piazza della Vittoria), quello autorizzato. L'indomani il corteo di protesta era composto da circa 20.000 manifestanti. Un gruppo di circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane decise quindi di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di lotta.

Alle 16:45 una carica di un reparto di 350 poliziotti, al comando del vicequestore Giulio Cafari Panico, investì la manifestazione pacifica. Anche i carabinieri, al comando del tenente colonnello Giudici, parteciparono alla carica entrando in piazza dal lato opposto. Sorpresi e incalzati dai caroselli delle camionette, dai getti d'acqua e dai lacrimogeni, gli scioperanti cercarono rifugio nel vicino isolato San Rocco, tentando di proteggersi dietro ogni sorta di oggetto trovato, seggiole, assi di legno, tavoli dei bar e rispondendo alle cariche con lancio di oggetti. Respinte dalla disperata resistenza dei manifestanti, le forze dell'ordine impugnarono le armi da fuoco e cominciarono a sparare ad altezza d'uomo. Secondo alcune testimonianze, invece, gli spari iniziarono prima di qualsiasi gesto offensivo da parte dei manifestanti.

Cinque persone rimasero uccise, sul posto o spirando poco dopo in ospedale:

Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino;
Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti;
Marino Serri (1919), operaio di 41 anni, ex-partigiano della 76ª SAP, sposato e padre di due bambini;
Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, ex-partigiano della 76ª SAP, è il quinto di otto fratelli;
Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, ex-partigiano nella 144ª Brigata Garibaldi (commissario politico distaccamento "Amendola"), sposato, con due figli.

Furono sparati 182 colpi di mitra, 14 di moschetto e 39 di pistola, e una guardia di PS dichiarò di aver perduto 7 colpi di pistola. Alla fine risultarono crivellati tutti gli edifici che danno sulle due piazze attigue (in pratica un'unica area a “L” all’epoca denominata “piazza della Libertà” nel lato lungo, e “piazza Cavour” nel corto), così come molte vetrine di negozi.

Il corpo di Lauro Farioli, una delle cinque vittime della strage
Il corpo di Lauro Farioli, una delle cinque vittime della strage


Oltre ai cinque morti si contarono 21 feriti da arma da fuoco: sedici ricoverati in ospedale con prognosi di varia durata, cinque medicati e dimessi. Risulta inoltre che altri feriti non si siano presentati in ospedale allo scopo di non farsi identificare. Fra le forze dell'ordine ci furono cinque contusi. Nel corso della giornata vennero inoltre effettuati 23 arresti, e decine di persone furono denunciate.

Fra le tante drammatiche testimonianze, terrificante quella di Guido Soragni: « [...] un poliziotto, arrivato di corsa, sparò una raffica a bruciapelo contro un ferito, che morì sul colpo. L'altro ferito, mentre cercava di soccorrere il caduto, venne raggiunto da una raffica di mitra sparata sempre dallo stesso poliziotto... »

Della sparatoria esiste anche una straordinaria quanto casuale documentazione sonora, incisa da un commesso che aveva portato in negozio un magnetofono per registrare il comizio sindacale: 35 minuti di grida, spari, sirene di ambulanze e di polizia, «agghiacciante sparatoria, non una guerra, ma una fredda carneficina» scrisse Maria Antonietta Macciocchi, direttrice del settimanale Vie Nuove. Settimanale che decise di pubblicare quella registrazione incidendola su disco, definito da Pier Paolo Pasolini «il più terribile - e anche profondamente bello - che abbia mai sentito. »


Sparo


..a un certo punto capimmo che erano pallottole vere…vidi un poliziotto scendere dall’autobotte, inginocchiarsi e sparare, verso i giardini, ad altezza d’uomo.. In quel punto verrà trovato il corpo di Afro Tondelli (1924), operaio di 35 anni. Si trova isolato al centro di piazza della Libertà. L’agente di PS Orlando Celani estrae la pistola, s’inginocchia, prende la mira in accurata posizione di tiro e spara a colpo sicuro su un bersaglio fermo. Prima di spirare Tondelli dice: “Mi hanno voluto ammazzare, mi sparavano addosso come alla caccia”. Ex partigiano , è il quinto di otto fratelli, in una famiglia contadina di Gavasseto.

7 Luglio 1960 - Lengua medra


PER CINQUE RAGAZZI MORTI COME PARTIGIANI
di Fausto Amodei
da "L'Unità", 1/5/2002

Lauro Farioli
Lauro Farioli
Afro Tondelli
Afro Tondelli
Marino Serri
Marino Serri
Ovidio Franchi
Ovidio Franchi
Emilio Reverberi
Emilio Reverberi



Una delle prime canzoni uscite dalla fucina dei Cantacronache, verso la fine del '57, fu L'avvoltoio, su testo di Italo Calvino, musicata da Sergio Liberovici. Il rapace della canzone, in caccia di sangue e cadaveri, si rivolge a numerosi personaggi dai quali esige le proprie prede, e tutti i personaggi (il fiume, il bosco, la madre, i tedeschi) gli dicono di no. Si rivolge all'uranio, ed anch'esso gli dice di no: La mia forza nucleare/farà andare sulla Luna/ non deflagrerà infuocata/ distruggendo le città!. Il '57 era stato l'anno del lancio dello Sputnik fa parte dell'U.R.S.S. E l'avvenimento era stato interpretato da parte dell'opinione pubblica di sinistra come uno scacco inferto dal blocco socialista alla potenza americana, a sostegno delle tesi pacifiste contro quelle del ricatto atomico. E' significativo che di questo spunto, nell'aria in quel periodo, si fosse fatto portavoce proprio Calvino, che pure da poco era uscito dal P.C.I. a seguito dei fatti d'Ungheria dell'anno precedente. Questo episodio può servire in qualche modo a chiarire quale fosse la valenza che, almeno all'origine dell'iniziativa, s'intendeva dare da parte dei soci fondatori dei Cantacronache sia alla canzone sia alla cronaca che avrebbe voluto esserne l'oggetto. Si può, con una qualche approssimazione, definire il programma del gruppo con uno slogan coniato per l'occasione da Emilio Jona: Evadere dall'evasione. L'intento primario non era quello di mettere la canzone al servizio della lotta politica, ma solo di farne uno strumento culturalmente dignitoso di comunicazione e di dibattito delle idee, contrapposto in prima istanza alla insopportabile futilità della canzonetta commerciale di allora (nel '57 le canzoni top di Sanremo furono "Corde della mia chitarra" e "La casetta in Canadà").

Nell'estate del 1960 ero in armi, nel senso che ero sotto naja, come soldato semplice al Centro Addestramento Reclute di Montorio Veronese. In tutto il battaglione Orobica che mi aveva in forza, e che reclutava soprattutto giovani del Bresciano, del Bergamasco e del Veneto, trovare un iscritto o simpatizzante socialista o comunista era una pura illusione. In caserma era formalmente proibita, e sostanzialmente mal tollerata, l'introduzione di quotidiani di sinistra. Solo nei periodi di libera uscita mi era possibile frequentare, sia pure solo privatamente, compagni socialisti e comunisti di Verona, che mi conoscevano di fama proprio in veste di Cantacronache, e mi fornivano un valido sostegno culturale, umano e gastronomico in quella asfissiante parentesi di diciotto mesi. In tale situazione vivevo naturalmente con molta angoscia e partecipazione le vicende del governo Tambroni, i moti di piazza a Genova, contro il previsto convegno dei neofascisti, e rimasi sconvolto dai morti provocati dalla Celere in Sicilia ed a Reggio Emilia. La goccia che fece traboccare il vaso fu la notizia, propagatasi in caserma, che soldati del CAR avrebbero potuto essere impiegati in servizio di ordine pubblico contro eventuali disordini di piazza, con la prospettiva di tenere il fucile in dotazione in camerata, a capo del letto, in situazione di massima allerta.

Non sapevo più che pesci pigliare, né riuscivo ad immaginarmi cosa avrei potuto fare, nel sacco di manifestanti antifascisti con i quali avrei doverosamente voluto fraternizzare. Per farmi coraggio, per chiarirmi le idee, per scaricare la forte emozione che la situazione mi provocava, decisi di mettere in canzone alcune delle considerazioni che i fatti mi inducevano a formulare: che cioè le rivolte di piazza di quei giorni erano una ripresa della guerra di Resistenza, che le vittime della polizia di quei giorni erano gli eredi dei caduti partigiani., che a quei tempi tristi si era arrivati perché si erano poco per volta messi in soffitta i valori della guerra antifascista. Nello stesso modo in cui diversi canti rivoluzionari e di protesta d'Europa e d'America (avevo in mente in modo particolare una canzone della Comune di Parigi [NdR. penso che si riferisca a Elle n'est pas morte!]) citavano i nomi dei caduto per le lotte di liberazione, di riscatto e di emancipazione, ritenni doveroso non parlare genericamente di vittime del nuovo fascismo, ma citarne i nomi e cognomi, uno per uno. Per ribadire anche musicalmente il carattere resistenziale e neo-partigiano della canzone e dei fatti narrati, partii dalla constatazione che la più celebre canzone partigiana, Fischia il vento, si serviva di una melodia russa, Katiuscia, imparata presumibilmente da alpini dell'ARMIR divenuti partigiani al loro ritorno in Italia; e volli dare un carattere decisamente di inno sovietico alla melodia, orecchiando e prendendo a prestito un breve risvolto melodico tratto da "I quadri di un'esposizione" di Modesto Mussorgkij [NdR. dal IV Movimento, Bydło].

Volti delle vittime


Il primo pubblico di questa canzone fu formato dagli amici di Verona, durante le libere uscite, poi dagli amici del Cantacronache di Torino, durante la licenza ordinaria. La registrai su disco solo dopo il congedo e da allora la andai cantando in giro per circoli ARCI e Festival dell'Unità, come pezzo forte del mio repertorio di cantautore. Il suo momento di gloria lo visse in corrispondenza del movimento del '68, allorché mi accorsi con stupore, e compiacimento che, a dispetto del limitatissimo numero di copie del disco su cui era registrata, aveva assunto una diffusione, naturalmente al di fuori dei circuiti normali della RAI e della TV, da hit parade. Nella migliore tradizione della cultura orale popolare, più di una volta la sentii eseguire, trasmettere e cantare come opera di anonimo: qualche diritto SIAE in meno ma un bel titolo di orgoglio in più. - Fausto Amodei

"Canti politici e sociali"
di MICHELE STRANIERO
da pasolini.net

Il tempo, con passo di lupo, ci ha rubato le nostre canzoni. Non erano tante: un pugno di versi, spesso rabbiosi e tristi, ironici e disperati, un’isola da difendere a voce nuda contro il gran mare lagnoso della "musica leggera" e dei megawatt elettronici sempre pronto a sommergerla. E non erano neppure tanto belle, ammettiamolo: forse il vaglio estetico più severo non ne salverebbe che un dieci, un cinque per cento. Ma erano nostre: dicevano le cose che noi volevamo dire, parlavano con la voce che noi volevamo sentire, cantavano la nostra speranza e la nostra giovinezza.
Poi, come sempre accade, "le cose" sono cambiate; sono cambiati i nomi, gli aggettivi, gli avverbi; sono cambiati i ruoli e le persone. Le bandiere più nobili si sono spiegazzate, afflosciate, sono cadute a terra; è caduto il "vento rosso" che le gonfiava. I nostri figli, i nostri nipoti, non ne vogliono più sapere, non le capiscono neppure: hanno altro per la testa, nelle orecchie, nelle cuffie - le considerano impossibili. Allora, vuol dire che tutto è perduto? Può darsi: ma quando tutto è perduto, come si suoi dire, è anche la volta che tutto ricomincia, riprende significato e dimensione. […]
Queste nostre canzoni, a dire il vero, non ebbero mai un grande successo: stavano troppo fuori della norma di mercato. Come vogliamo chiamarle: magari le "everreds", le semprerosse? Lasciamole senza nome e dedichiamole anche a chi non le volle mai nemmeno ascoltare, o le osteggiò con durezza implacabile perché le sentiva "diverse". E infatti lo erano, diverse: non cercavano di vendersi al miglior offerente, ma (addirittura!) di cambiare la nostra vita e la faccia del mondo. E accaduto invece (anche questo è già stato detto) che la vita ha cambiato noi: ma forse, non tanto da impedirci di provare, voltandoci indietro, qualcosa come un vago rimorso.

Michele Straniero, Cento canti politici & sociali, Gammalibri, Milano 1984
Compagno cittadino, fratello partigiano,
Teniamoci per mano in questi giorni tristi:
Di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia
Son morti dei dei compagni per mano dei fascisti.

Di nuovo, come un tempo,sopra l'Italia intera
fischia il vento e urla la bufera.

A diciannove anni è morto Ovidio Franchi
Per quelli che son stanchi o sono ancora incerti.
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
Di chi si è già scordato di Duccio Galimberti.

Son morti sui vent'anni, per il nostro domani:
Son morti come vecchi partigiani.

Marino Serri è morto, è morto Afro Tondelli,
Ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti.
Compagni, sia ben chiaro che questo sangue amaro
Versato a Reggio Emilia, è sangue di noi tutti.

Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi,
Come fu quello dei fratelli Cervi.

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
E' sempre quello stesso che fu con noi in montagna,
Ed il nemico attuale è sempre e ancora eguale
A quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna.

Uguale è la canzone che abbiamo da cantare:
Scarpe rotte eppur bisogna andare.

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli,
E voi, Marino Serri, Reverberi e Farioli,
Dovremo tutti quanti aver, d'ora in avanti,
Voialtri al nostro fianco, per non sentirci soli.

Morti di Reggio Emilia, uscite dalla fossa,
Fuori a cantar con noi Bandiera rossa!
fuori a cantar con noi Bandiera rossa!



Language: English

English version / Versione inglese / Version anglaise / Englanninkielinen versio:
Riccardo Venturi, 4-9-2007


Performed by Milva and Fausto Amodei.
For the Fallen of Reggio Emilia

You comrade and citizen, you brother partisan
Let's hold all by the hand in these unhappy days:
Again in Reggio Emilia, again in Sicily
Comrades have fallen by the hand of the fascists.

Again like in the past days all Italy is swept
By raging winds, and the storm is blowing.

Ovidio Franchi died at the age of nineteen
For those who feel tired or are prey to doubt.
Lauro Farioli died to remedy your fault
If you've already forgotten Duccio Galimberti.

They died about twenty, they died for our future,
They all died like old partisans.

Marino Serri died, so did Afro Tondelli,
But all our brothers have kept their eyes dry.
Comrades, never forget that this bitter blood
Shed in Reggio Emilia is our own blood.

Blood of our own blood, nerves of our own nerves
Just like the blood of the Cervi brothers.

The only true friend staying beside us now
Is always the same who was with us on the mountains,
And the enemy is always and will always be the same
As that we fought on the mountains and in Spain.

And it's the same song that we have to sing:
We got worn shoes, and yet we've to go on.

Comrade Ovidio Franchi, comrade Afro Tondelli,
And you, Marino Serri, Reverberi and Farioli,
From now on, we'll act as if you were beside us,
By our side forever, so not to feel alone.

Fallen of Reggio Emilia, get out from your grave,
Get out and sing with us Bandiera Rossa,
Get out and sing with us Bandiera Rossa!

2007/9/4 - 03:25




Language: French

Traduction française / Traduzione francese / French translation / Ranskankielinen käännös:
--> L'Histgeobox

En Italie, la formation du gouvernement Tambroni en 1960 se réalise grâce au soutien du parti néo fasciste, le Mouvement Social Italien (MSI). Cette alliance provoque plusieurs soulèvements ouvriers et des affrontements avec la police, incitée par le gouvernement à ouvrir le feu "en cas d'urgence". Au total, la répression très lourde se solde par la mort de dix ouvriers et des centaines de blessés. A Reggio Emilia, lors d'une de ces manifestations, la police tire sur les manifestants. Aussitôt, le chanteur-compositeur Amodei (1) écrit sa plus célèbre chanson, qui deviendra un hymne pour toute la gauche italienne, Morti di Reggio Emilia. Il y égrène les noms des cinq ouvriers militants du parti communiste abattus par la police. Le chanteur invite les survivants à prolonger le combat entamé par les victimes, à ne pas briser la chaîne de solidarité qui lie combattants d'hier et ceux qui poursuivent la lutte. Amodei entretient aussi la mémoire ouvrière et combattante de la guerre d'Espagne, puis de la résistance dont il mentionne deux chants emblématiques ("Bandiera rossa"/"Fischia il vento").

Notes: (1) Fausto Amodei est un auteur-compositeur-interprète italien. Diplômé en architecture, il étudie l'accordéon et s'intéresse aux traditions populaires piémontaises. En 1958, avec d'autres, il est à l'initiative du groupe des Cantacronache, premier vrai mouvement pour une chanson populaire et politique en Italie.
Pour les morts de Reggio Emilia [1]

Camarades citoyens, frères partisans,
Tenons-nous par la main en ces jours tristes :
De nouveau à Reggio Emilia, de nouveau en Sicile
Des camarades sont morts tués par des fascistes.

De nouveau comme autrefois, sur l'Italie tout entière
Le vent hurle et la tempête fait rage.

À dix-neuf ans Ovidio Franchi est mort
Pour ceux qui se sont lassés où sont encore indécis.
Lauro Farioli est mort Pour réparer la faute
De ceux qui ont déjà oublié Duccio Galimberti.

Ils sont morts à vingt ans Pour notre futur,
Ils sont morts comme de vieux partisans.

Marino Serri est mort ainsi qu’Afro Tondelli,
Mais les yeux des nos frères sont restés secs.
Camarades, que ce soit bien clair que ce sang si amer
Versé à Reggio Emilia, de nous tous c'est le sang.

Sang de notre sang, nerfs de nos nerfs
Comme le fut celui des frères Cervi.

Le seul vrai ami que nous avons à notre côté maintenant
Est encore le même qui a été avec nous dans le maquis.
L'ennemi actuel, c'est toujours et encore le même.
C'est celui que nous combattions sur nos montagnes et en Espagne.

C'est toujours la même chanson que nous devons chanter:
"Chaussures déchirées, pourtant il faut avancer."

Camarade Ovidio Franchi, camarade Afro Tondelli,
Et vous, Marino Serri, Reverberi et Farioli,
Nous devrons tous ensemble dorénavant
Vous voir à nos côtés pour ne pas nous sentir seuls.

Morts de Reggio Emilia, sortez de votre tombe!
Sortez dehors, avec nous pour chanter Bandiera Rossa,
Sortez dehors, avec nous pour chanter Bandiera Rossa!
[1] La traduction française de L’Histgeobox est incomplète et incorrecte en certains points. Nous avons donc réintegré les parties manquantes et corrigé les fautes où il était nécessaire (22.9.2025)

Contributed by Alessandro - 2009/12/2 - 23:08




Language: German

Deutsche Übersetzung / Traduzione tedesca / German translation / Traduction allemande / Saksankielinen käännös: Ralf Georg Czapla

Ralf Georg Czapla.
Ralf Georg Czapla.
Für die Toten von Reggio Emilia

Genosse Bürger, Bruder Partisan,
wir wollen uns an die Hand nehmen in diesen traurigen Tagen!
Wieder in Reggio Emilia, wieder in Sizilien drüben
starben Genossen von der Hand der Faschisten.

Wieder, wie einst, heult über ganz Italien
der Wind und bläst der Sturm.

Mit neunzehn Jahren starb Ovidio Franchi
für diejenigen, die müde sind oder noch voller Zweifel.
Lauro Farioli starb, um die Schuld derer zu tilgen,
die Duccio Galimberti schon vergessen haben.

Sie alle starben in den Zwanzigern, für unser Morgen:
Sie starben wie die alten Partisanen.

Marino Serri starb, es starb auch Afro Tondelli,
doch die Augen der Brüder blieben trocken.
Genossen, vergesst niemals, dass dieses bittere Blut,
das in Reggio vergossen wurde, unser aller Blut ist,

Blut von unserem Blut, Adern von unseren Adern,
wie jenes der Brüder Cervi es war.

Der einzige wahre Freund, den wir jetzt zur Seite haben,
ist immer derselbe, der mit uns in den Bergen war,
Und der gegenwärtige Feind ist immer und wieder dem gleich,
gegen den wir in unseren Bergen und in Spanien gekämpft haben.

Es ist dasselbe Lied, das wir zu singen haben.
Kaputte Schuhe haben wir, und doch müssen wir weiter.

Genosse Ovidio Franchi, Genosse Afro Tondelli,
Und ihr, Marino Serri, Reverberi und Farioli,
von nun an haben wir euch alle
an unserer Seite, damit wir uns nicht allein fühlen.

Ihr Toten von Reggio Emilia, steigt aus euren Gräbern,
steigt heraus und singt mit uns „Bandiera rossa“,
steigt heraus und singt mit uns „Bandiera rossa“.

Contributed by Ralf Georg Czapla - 2018/9/13 - 15:27




Language: Spanish

Traducción al español / Traduzione spagnola / Spanish translation / Traduction espagnole / Espanjankielinen käännös:
--> Alessio Guru (L. Trans.)
Para los muertos de Reggio Emilia

Camarada ciudadano, hermano partisano
Unamos nuestras manos en estos días tristes [1]
De nuevo en Reggio Emilia, de nuevo allí en Sicilia
Han muerto camaradas por culpa de los fascistas

Una vez más, como antes
Sobre toda Italia
Aúlla el viento y sopla la ventisca

A los diecinueve años, murió Ovidio Franchi
Por aquellos que están cansados ​​o aún tienen incertidumbre
Lauro Farioli murió para enmendar el error
De quienes ya han olvidado a Duccio Galimberti
 
Murieron a los veinte
Por el nuestro mañana
Murieron como viejos partisanos

Marino Serri murió, murió Afro Tondelli
Pero los ojos de los hermanos permanecieron secos
Camaradas, que quede bien claro, que esta amarga sangre
Derramada en Reggio Emilia es la sangre de todos nosotros
 
Sangre de nuestra sangre
Nervios de nuestros nervios
Como los de los hermanos Cervi [2]

El único amigo verdadero que tenemos a nuestro lado ahora
Es siempre el mismo que estuvo con nosotros en las montañas
Y el enemigo actual es siempre el mismo
Que combatimos en nuestras montañas y en España

Misma es la canción
Que debemos cantar:
"Zapatos podridos, pero debemos ir" [3]

Camarada Ovidio Franchi, camarada Afro Tondelli
Y, ustedes, Marino Serri, Reverberi y Farioli
Debemos todo el mundo tenerlos, de ahora en adelante
Los demás a nuestro lado para no sentirnos solos

Muertos de Reggio Emilia
Salgan de la fosa
¡Salgan a cantar con nosotros la Bandera Roja! [4]
¡Salgan a cantar con nosotros la Bandera Roja!
[1] La masacre de Reggio Emilia tuvo lugar el 7 de julio de 1960 durante una manifestación sindical en el centro de la ciudad, donde la policía mató a cinco civiles desarmados, todos trabajadores registrados en el PCI: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri y Afro Tondelli, más tarde conocidos como “los muertos de Reggio Emilia”.

[2] Los Hermanos Cervi

[3] Fischia il vento

[4] Bandiera rossa (La bandera roja)


Contributed by Riccardo Venturi - 2025/9/22 - 09:27




Language: Chinese

Traduzione cinese / Chinese translation / Traduction chinoise / Kinankielinen käännös:
-->马列托主义者 (L. Trans.)
为了勒佐-埃米利亚的死者 [1]

亲爱的公民同志,和游击队的战友,
在这痛苦的日子,让我们紧紧牵手:
又一次从西西里,到勒佐-埃米利亚
法西斯匪帮毒手,又杀死我们同志

又一次旧日乌云,笼罩意大利全境
风在呼啸,风暴肆虐怒号!

奥维迪奥·法兰基 十九岁那年死去
为了疲惫不堪的、犹豫动摇的人们
劳罗·法廖里同志 为改变而死去
为不要遗忘杜乔·加里波第烈士

他们死在二十岁,为了我们的明天
年轻烈士就像老游击队员

马里诺·塞利死去,还有阿弗罗·通代利,
但工友们的双眼,早已流干了眼泪
同志们咱要明白,流淌在埃米利亚
烈士苦涩的鲜血,就是我们身上血

工友是阶级兄弟,骨肉同胞,十指连心
要像切尔维七兄弟,同生共死!

(现在)唯一可靠的朋友 还是身边的工友
和我们一起上山 去抗击旧日敌人
而面前的敌人 还是那个敌人
我们曾和他搏斗,在西班牙、在山里

我们战斗的歌曲,还是那《风在呼啸》:
踏破鞋靴,还要继续前进!


奥维迪奥同志,和通德利烈士,
还有马里诺·塞利,雷韦贝利、法廖利
从现在开始,我们,每个城市的工人
必须有你们在身边,来驱散可怕的孤独

勒佐工人的烈士,从坟墓里站起来
来和我们一起高唱《红旗歌》!
来和我们一起高唱《红旗歌》!
[1] Wèile lēi zuǒ-āi mǐlì yǎ de sǐzhě

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/9/22 - 09:55




Language: Finnish

Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / Suomennos: Juha Rämö
Reggio Emilian kuolleille 1)

Toveri kansalainen, veli partisaani,
näinä surun päivinä me tartumme tosiamme kädestä.
Jälleen Reggio Emiliassa, jälleen myös Sisiliassa
tovereita kuoli fasistien käden kautta.

Jälleen, kuin kerran ennen, tuuli ulvoo
ja myrsky riehuu kautta koko Italian.

Yhdeksäntoistavuotias Ovidio Franchi kuoli
niiden puolesta, joita väsymys tai epäilys painaa.
Lauro Farioli kuoli maksaakseen niiden velan,
jotka ovat jo unohtaneet Duccio Galimbertin 2).

Kaikki he kuolivat nuorina, meidän huomenemme puolesta,
kuolivat kuin vanhat partisaanit.

Marino Serri kuoli, kuten kuoli myös Afro Tondelli,
mutta veljien silmiä eivät kyyneleet kostuttaneet.
Toverit, älkää koskaan unohtako, että veri,
joka vuodatettiin Reggiossa, on meidän vertamme.

Veri meidän verestämme, rohkeus meidän rohkeudestamme,
niin kuin Cervin veljesten 3) veri.

Ainoa todellinen ystävä, joka nyt on rinnallamme,
on se sama, joka kulki kanssamme vuorilla,
ja tämän päivän vihollinen on nyt ja aina se sama,
jota vastaan taistelimme vuorillamme ja Espanjassa.

Sitä samaa laulua meidän on laulettava,
kuluneissakin kengissä matkaamme jatkettava.

Toveri Ovidio Franchi, toveri Afro Tondelli
ja te, Marino Serri, Reverberi ja Farioli,
tästä lähtien te kaikki olette
rinnallamme, jotta meidän ei tarvitse kulkea yksin.

Te Reggio Emilian kuolleet, nouskaa haudoistanne,
nouskaa laulamaan kanssamme Bandiera rossaa,
nouskaa laulamaan kanssamme Bandiera rossaa 4).
1) Viittaa Reggio Emilian verilöylynä tunnettuihin tapahtumiin kristillisdemokraatti Fernando Tamborinin johtaman ja uusfasistisen MSI:n tukeman hallituksen valtakaudella 6.7.1960. Parisataa mielenosoittajaa, pääasiassa ay-aktivisteja, oli kokoontunut Piazza della Libertà -aukiolle laulamaan fasisminvastaisia lauluja, kun poliisi avasi tulen, jossa viisi mielenosoittajaa, heidän joukossaan kolme toisen maailmansodan partisaania, sai surmansa.

2) Piemontelainen asianajaja ja vapaustaistelija, joka kuoli fasistien kidutuksen seurauksena 3.12.1944.

3) Cervin seitsemän veljestä olivat tunnettuja vapaustaistelijoita Emiglia-Romagnasta. He osallistuivat aktiivisesti fasisminvastaiseen taisteluun. Fasistit teloittivat heidät joulukuussa 1943.

4) Italialainen Bandiera rossa, Punalippu, on tunnetuimpia työväenliikkeen lauluja. Sen suomenkieliset sanat alkavat näin: »Työkansa nouskohon, käy taiston tiellä, kun punalippu jo hulmuu siellä.«

Contributed by Juha Rämö - 2018/11/2 - 10:46




Language: Esperanto

Esperantiĝis / Traduzione in esperanto / Esperanto translation / Traduction en espéranto / Esperantonkielinen käännös:
--> Alessio Guru (L. Trans.)
Por la mortintoj de Reggio Emilia

Kamarado civitano, frato partizano
Ni tenu la manojn en ĉi tiuj malĝojaj tagoj [1]
Denove en Reggio Emilia, denove tie en Sicilio
Kamaradoj mortis pro la faŝistoj

Denove, kiel antaŭe
Super la tuta Italio
Hurlas la vento kaj blovas la ŝtormo

Deknaŭjara mortis Ovidio Franchi
Por tiuj, kiuj estas lacaj aŭ ankoraŭ necertaj
Lauro Farioli mortis por korekti la malbonon
De tiuj, kiuj jam forgesis Duccio Galimberti

Ili mortis en siaj dudekaj jaroj
Por nia morgaŭo
Ili mortis kiel maljunaj partizanoj

Marino Serri mortis, mortis Afro Tondelli
Sed la okuloj de la fratoj restis sekaj
Kamaradoj, estu bone klare, ke tiu ĉi amara sango
Verŝita en Reggio Emilia estas la sango de ni ĉiuj

Sango de nia sango
Nervoj de niaj nervoj
Kiel tiu de la fratoj Cervi [2]

La sola vera amiko, kiun ni havas ĉe nia flanko nun
Estas ĉiam la sama, kiu estis kun ni en la montoj
Kaj la malamiko nuna estas ĉiam kaj ankoraŭ la sama
Kiel tiu, kiun ni batalis sur niaj montoj kaj en Hispanio

Same estas la kanto
Kiun ni devas kanti:
"Putraj ŝuoj kaj tamen ni devas iri" [3]

Kamarado Ovidio Franchi, kamarado Afro Tondelli
Kaj vin, Marino Serri, Reverberi kaj Farioli
Ni ĉiuj devas havi, de nun
Vin ĉe nia flanko por ne senti sin solaj

Mortintoj de Reggio Emilia
Eliru el la tombo
Eliru kanti kun ni Bandiera Rossa! [4]
Eliru kanti kun ni Bandiera Rossa!
[1] La masakro de Reggio Emilia okazis la 7an de julio 1960 dum sindikata manifestacio en la urbocentro, kie la polico mortigis kvin senarmajn civilulojn, ĉiuj laboristoj registritaj ĉe la PCI: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri kaj Afro Tondelli, poste konata kiel "la mortintoj de Reggio Emilia".

[2] La Cervi Fratoj estis la sep filoj de Alcide Cervi kaj Genoeffa Cocconi, naskita en Campegine, Emilia-Romanjo. La fratoj kaj ilia patro iĝis famaj pro siaj agadoj en la organizita rezisto al itala faŝismo.

[3] Referenco al "Fischia il vento" ("La Vento-Fajfiloj") estas itala populara kanto kies teksto estis skribita malfrue en 1943, ĉe la komenco de la Rezisto. La melodio estas bazita sur la rusa kanto "Katyusha". Kune kun "Bella ciao" ĝi estas unu el la plej famaj kantoj festanta la italan reziston, la kontraŭfaŝisma movado kiu batalis la fortojn kiuj okupis Italion dum la Dua Mondmilito.

[4] Bandiera Rossa (itale, 'Ruĝa Flago'), ofte ankaŭ nomita Avanti Popolo post ĝiaj komencaj vortoj (ankaŭ por eviti ajnan konfuzon kun Le tre bandiere , alia socialisma kanto), estas unu el la plej famaj kantoj de la itala laborista movado. Ĝi gloras la ruĝan flagon, simbolon de la socialisma kaj komunisma movadoj. La tekston verkis Carlo Tuzzi en 1908; la melodio estas prenita el du lombardaj popolkantoj.

Contributed by Riccardo Venturi - 2025/9/22 - 18:42


Versione live dei Tupamaros

LIVE! Musica Resistente Tour 1999
live




Seduti (live acustico al Calamita) (2000)

Dq82 - 2022/12/22 - 09:26


È morto Fausto Amodei.

un ricordo di Alessio Lega

L’amico Carlo Pestelli non me lo dice proprio così brutalmente, credo che sia estraneo alla sua natura torinese, ma se un cantautore decide di chiamarne un altro alle otto del mattino, di sicuro le notizie non son buone. E così a 91 anni, con una grazia invidiabile, da un attimo all’altro, un collasso folgora un genio. Un creatore. Un inventore. Un musicista. Un poeta. Un compagno. Per la storia della canzone italiana è un giorno di lutto stretto: Fausto ha iniziato a scrivere e cantare le sue canzoni prima ancora che fosse coniata la parola cantautore. Per la storia della canzone impegnata se ne va il decano, il primo ad aver fatto dell’ironia e del sarcasmo la sua arma espressiva. Per la storia delle vittime, se ne va un grande testimone: i morti di Reggio Emilia sarebbero entrati nella leggenda senza la sua canzone? (un aneddoto gustoso: “vi presento Amodei, quello che ha fatto i morti di Reggio Emilia”, “emm… veramente quelli li ha fatti Tambroni, io mi sono limitato a celebrarli”).

Infine - e scusate - è anche un lutto personale. A 16 anni, nel profondo sud della mia Lecce natia, scoprì le canzoni di Fausto, gli scrissi una lettera, lui m’invitò a cena. Mia mamma mi disse “se non ti fai rimandare in nessuna materia, ti regalo il viaggio”. Era il 1988. Se oggi siamo qui è anche per questo.

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Addio a Fausto Amodei, fondatore dei “Cantacronache” e voce della protesta civile e politica

Diplomato al liceo Alfieri e laureato al Politecnico, è stato deputato del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria

2025/9/18 - 09:16




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