Lingua   

Victor Jara

Alberto Cesa
Lingua: Italiano


Alberto Cesa


Settembre 1973
Un sole piccolo sull’orizzonte
Un sole appena nato si spense
E da quel buio innaturale
Partì l’urlo tremendo della morte
Che spalancava d’improvviso le porte
Dello stadio di Santiago
Gli uomini migliori
Braccati dai peggiori
Serpenti, sciacalli, roditori
Che divoravano il suono popolare
Della “nueva canción” che attraversava il mare
Tra i prigionieri c’era un musicante,
un cantastorie allegro e sorridente,
armato solo di chitarra e di canzoni,
di fiabe antiche e nuove e di illusioni,
di storie dove i ricchi son pezzenti,
dove un bel giorno vinsero i perdenti.
Victor Jara era un uomo come tanti,
stesso cuore dei poveri, stessi sorrisi, stessi pianti,
ma il suo canto era davvero un po’ speciale,
come un raggio di sole che attraversa il temporale.
Per questo l’hanno preso in quella notte atroce,
per tagliargli le mani e togliergli al voce,
ma non è bastato ancora
neanche togliergli la vita
perché la sua canzone morisse
come una storia finita.
Diceva a93 Victor Jara
Che il canto proletario
Cammina nello spazio
E nel tempo planetario
Non c’è tortura o carcere,
non c’è sopraffazione
nessun fucile in grado
di ammazzare una canzone
se una voce riescono a fermare
mille voci ricominciano a cantare.
E il suo canto partì libero in quella notte nera,
sfidando ogni controllo, demolendo ogni frontiera
volando sui villaggi su ogni angolo di terra
dalle foreste vietnamite alle montagne della Sierra
per chi è sfruttato e oppresso ma lo sa
che un giorno la sua guerra vincerà.
Victor Jara era un uomo come tanti,
stesso cuore dei poveri, stessi sorrisi, stessi pianti,
ma il suo canto era davvero un po’ speciale,
come un raggio di sole che attraversa il temporale.



Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org