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La vie s'écoule, la vie s'enfuit

Raoul Vaneigem
Language: French


Raoul Vaneigem

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Jacques Marchais, La vie s'écoule, la vie s'enfuit


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[1974]
[1961: Date situationniste]

Paroles: Raoul Vaneigem
Musique: Francis Lemonnier
En album: Pour en finir avec le travail, 1974 (interpretée par Jacques Marchais)
Interpretée par Gilles Servat dans l'album A-raok mont kuit, 1996

[1974]
[1961: Data situazionista]
Testo di Raoul Vaneigem
Musica di Francis Lemonnier
In album: Pour en finir avec le travail, 1974 (interpretata da Jacques Marchais)
Interpretata da Gilles Servat nell'album A-raok mont kuit, 1996

Στίχοι του Ραούλ Φανάιγκεμ
Μουσική του Φρανσίς Λεμοννιέ
Στο άλμπουμ Pour en finir avec le travail, 1974 (ερμήνεια του Τζακ Μαρσέ, 1974)
'Αλλη ερμήνεια: Δζιλ Σερβά, στο άλμπουμ A-raok mont kuit, 1996

Raoul Vaneigem.
Raoul Vaneigem.


La vie s'écoule, la vie s'enfuit è la canzone che, col numero 600, concludeva il V e ultimo volume delle primitive CCG. Così la introducevo:

No, questa non è una canzone contro la guerra.
Ma non me ne frega nulla.
Con essa voglio chiudere la raccolta.
Dedicata a Franco, a Paolo "Vacaloca", a Paolo Sollier, a Daniela, a Enrica, a Fil, a Mauro, a Alex, a Roberto, a Ada, a Joëlle, a Silvia, a Giorgio, a Marco e Silvia, a tutti quelli che non hanno mollato.
E una dedica speciale a Ivan della Mea, la cui "Rosso un fiore" sto ascoltando in questo momento.


Era il 14 aprile 2003.
Avrei poi inserito altre tre canzoni non numerate e il Postribolo, che sono anch'esse riportate in questi "Extra"; ma la raccolta si concluse di fatto con questa canzone mentre già questo sito era attivo da neanche un mese. Così come la guerra in Iraq di cui oggi ricorre il secondo, pessimo anniversario.

Ripensandoci dopo due anni, l'unico motivo valido per il suo inserimento resta solo e ancora quello: la dedica a tutti coloro che non hanno mai mollato e non intendono farlo mai. Ma si tratta di un'amarissima e dura canzone di lotta e di rivolta. Forse, al pari di tante canzoni anonime inserite in questa raccolta, una "canzone dentro la guerra"; ma un tipo diverso di guerra, quella per un radicale cambiamento della società che avrebbe portato all'esplosione del maggio francese e del '68. [RV, 19 marzo 2005]

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È l'unica canzone scritta dal celeberrimo filosofo anarchico belga Raoul Vaneigem, nato nel 1934 e fondatore, assieme a Guy Debord, del situazionismo. Raoul Vaneigem, filosofo di riferimento (assieme a Herbert Marcuse) di tutto il '68, è l'autore, tra le altre cose, del Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni, e di Ai viventi; Una sua opera, del 2003, è un apologo della più assoluta libertà di espressione: si intitola Niente è sacro, tutto si può dire. Nato il 21 marzo 1934 a Lessines, vi vive ancora, appartato.

Tutte le sue opere sono per scelta dell'autore libere da copyright e possono essere liberamente scaricate in rete in varie lingue.

La canzone fu scritta nel 1974; la leggenda della sua composizione nel 1961 e della sua prima interpretazione da parte di alcuni operai belgi in sciopero, è, con tutta probabilità, un' "invenzione situazionista" dello stesso Vaneigem. Fu inserita nello storico album collettivo Pour en finir avec le travail, prodotto da Jacques Le Glou; fu interpretata da Jacques Marchais, ma è da nominare anche la stupenda esecuzione che ne ha dato Gilles Servat nel 1996, nell'album A-raok mont kuit ("Prima di partire", in lingua bretone). Nella raccolta primitiva delle "CCG" era stata inserita a suo nome, dato che da Gilles Servat la avevo conosciuta. [RV, 20 dicembre 2010]
La vie s'écoule, la vie s'enfuit
Les jours défilent au pas de l'ennui.
Parti des rouges, parti des gris
Nos révolutions sont trahies.

Le travail tue, le travail paie,
Le temps s'achète au supermarché.
Le temps payé ne revient plus
La jeunesse meurt de temps perdu.

Les yeux faits pour l'amour d'aimer
Sont le reflet d'un monde d'objet.
Sans le rêve et sans realité
Aux images nous sommes condamnés.

Les fusillés, les affamés
Viennent vers nous du fond du passé.
Rien n'a changé mais tout commence
Et va mûrir dans la violence.

Brûlez* repères de curés
Nids de marchands, de policiers,
Au vent qui sème la tempête
Se récoltent les jours de fête.

Les fusils vers nous dirigés
Contre les chefs vont se retourner.
Plus de dirigeants, plus d'état
Pour profiter de nos combats.

[La vie s'écoule, la vie s'enfuit
Les jours défilent au pas de l'ennui.
Parti des rouges, parti des gris
Nos révolutions sont trahies.]**
* "Tremblez" dans la version de Gilles Servat.
** Le premier couplet n'est répété à la fin que dans la version de Gilles Servat.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/3/19 - 02:54




Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
(2002)

ingranaggi
LA VITA SCORRE E FUGGE VIA

La vita scorre e fugge via,
I giorni sfilano a passo di noia.
Partito dei rossi, partito dei grigi,
Le nostre rivoluzioni sono tradite.

Il lavoro ammazza, il lavoro paga,
Il tempo si compra al supermercato.
Il tempo pagato non torna più,
La giovinezza muore di tempo perso.

Gli occhi fatti per l'amore d'amare
Riflettono solo un mondo di cose.
Senza sogni e senza realtà
Alle immagini siamo condannati.

I fucilati, gli affamati
Vengono a noi dal fondo del passato.
Niente è cambiato, ma tutto comincia
E maturerà nella violenza.

Bruciate*, tane di preti,
Nidi di mercanti e di sbirri,
Al vento che semina tempesta
Si raccolgono i giorni di festa.

I fucili verso di noi puntati
Verso i capi saranno rivolti.
Niente piu' dirigenti, niente più stato
A profittare delle nostre lotte.

[La vita scorre e fugge via,
I giorni sfilano a passo di noia.
Partito dei Rossi, partito dei Grigi,
Le nostre rivoluzioni sono tradite.]**
* "Tremate" nella versione di Gilles Servat.
** La prima strofa è ripetuta alla fine solo nella versione di Gilles Servat.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/3/19 - 02:57




Language: Italian

Ciao Riccardo, mi chiamo Francesco Pelosi e con il mio gruppo il Canzoniere delle Stagioni propongo brani della tradizione popolare in una formazione a tre: chitarra, voce e fisarmonica. La nostra canzone di punta è appunto La vie s'écoule di cui ho fatto una traduzione adattando lievemente il testo della prima strofa dove non sono più le rivoluzioni ad esser state tradite ma loro (o chi/cosa per loro) ad aver tradito. Ti invio la mia traduzione se vuoi inserirla nel sito o anche solo per sapere cosa ne pensi. Ciao
Francesco
LA VITA FUGGE

La vita fugge, la vita vola
i giorni vanno a passo di noia
ribelli, schiavi e partigiani
ci hanno tradito le rivoluzioni

Il lavoro ti ammazza, il lavoro ti paga
il tempo lo comperi all'angolo in strada
il tempo pagato non torna più
e muore di tempo perso la gioventù

Gli occhi che abbiamo per l'amore
specchiano un mondo di oggetti e di cose
senza più sogni e senza realtà
alle immagini offriamo la libertà

Chi morì di fame, chi fucilato
ritorna a noi dal tempo passato
niente è cambiato e tutto comincia
e crescerà nella violenza

Tremate, tremate tane di preti
covi di mercanti e polizia
dal vento che semina la tempesta
raccoglieremo i giorni di festa

E quei fucili che abbiamo puntati
li ribalteremo sui vostri capi
niente più stati nè dirigenti
a guidar le rivolte dei combattenti

La vita fugge, la vita vola
i giorni vanno a passo di noia
ribelli, schiavi e partigiani
ci hanno tradito le rivoluzioni

Contributed by Francesco Pelosi - 2010/4/24 - 12:08




Language: Italian

La versione italiana degli Anarchici Pistoiesi

squart
[LA VITA SCORRE, IL TEMPO LA INGOIA]

La vita scorre, il tempo la ingoia
Sfilano i giorni al passo di noia
Rosso partito, grigio partito
Rivoluzione sempre tradita.

Lavoro uccide il lavoro è onorato
Si compra il tempo al supermercato
Non più ritorna il tempo pagato
La gioventù crepa di tempo perduto.

Pupille fatte per l’amor d’amare
Sono il riflesso d’un mondo d’oggetti.
Senza sogni e senza realtà
Alle immagini siam condannati.

I fucilati, gli affamati
Verso noi vengon dal passato
Tutto comincia nulla è cambiato.
Nella violenza è maturato.

Bruciate, covi di curati,
Nidi di sbirri e privilegiati
Al vento che semina tempesta
Si raccolgono i giorni di festa.

I fucili su noi schierati
Su tutti i capi saran rivoltati
Mai più dirigenti e mai più Stato
Per trar vantaggio dalle nostre lotte.

Contributed by Riccardo Venturi - 2013/12/20 - 11:16




Language: English

Translated from the French by NOT BORED! October ‎‎2006.‎
LIFE GOES BY, LIFE ESCAPES

Life goes by, life escapes
The days march by to the step of boredom
Party of the Reds, Party of the Grays
Our revolutions are betrayed

Work kills, work pays
Time buys itself in the supermarket
Paid time does not return
Youth dies from lost time

The eyes, made for love to love,
Are the reflections of a world of objects
Without dreams and without reality
We are condemned to images

Those who were shot, the famished
Come towards us from the depths of the past
Nothing has changed but everything begins
And ripens in violence

Burn, dens of priests
Nests of merchants, police officers
On the wind that disseminates the tempest
The days of festival harvest themselves

The guns are directed at us
Against the bosses they will be turned
No more leaders, no more State
They profit from our battles

Contributed by Dead End - 2012/11/8 - 13:12




Language: English

La versione inglese di Jim Burrill (Eseguita accompagnandosi col dolcemelo).
The English version by Jim Burrill (accompanying himself with a dulcimer)



For the 50th anniversary of the May ’68 uprising in Paris, which set a more personal feel to revolution and led to new ways of thinking about society and standing up for our lives: from Peoples’ Park to postmodernist ideas to Occupy Wall Street and beyond.
The lyrics/chord sheet gives the chords in Am, using C-A-cc tuning. For this take I tuned down to Gm, using B♭-G-b♭b♭ tuning.

I’m sure the references to violence in the song resonated with those involved in the May ’68 uprising. But I have elsewhere given my opinion that while those engaged in a some future popular uprising for revolutionary social change might need to use some violent tactics, I find little use for violence today’s struggles. Nevertheless, I would not want to edit out the references to violence in Vaneigem’s song. [Jim Burrill]
LIFE PASSES BY AND LIFE ESCAPES

Life passes by and life escapes.
Days just march on with boredom’s gait.
The party of Reds, the party of Grays,
Our revolutions are betrayed.
The party of Reds, the party of Grays,
Our revolutions are betrayed.

Work kills, work pays, work has no heart.
Time can be bought at the supermart.
Paid-for time is time that’s lost.
The death of youth is what it costs.
Paid-for time is time that’s lost.
The death of youth is what it costs.

Oh, what do loving eyes reflect?
This world of nothing but objects.
Nothing’s real and nothing’s dreamed,
We’re stuck with just images, it seems.
Nothing’s real and nothing’s dreamed,
We’re stuck with just images, it seems.

Up from the depths of history,
Come the wounded, the dead and the hungry.
Nothing is changed, but everything
Will start to ripen with a violent sting.
Nothing is changed, but everything
Will start to ripen with a violent sting.

Burn down the priesthood’s hiding holes,
The nests of cops and CEOs.
The storm that brings such blust’rous squalls,
And its festive days will be recalled.
The storm that brings such blust’rous squalls,
And its festive days will be recalled.

The gun that’s pointed at our heads
Will turn against the boss, instead.
No State, no leaders, left or right,
To take advantage of our fights.
No State, no leaders, left or right,
To take advantage of our fights.

Contributed by Riccardo Venturi - 2018/7/2 - 22:42




Language: German

Deutsche Übersetzung von Riccardo Venturi
25. März 2013
DAS LEBEN GEHT, DAS LEBEN FLIEHT

Das Leben geht, das Leben flieht,
die Tage gehen im Schritt der Langweile.
Partei der Roten, Partei der Grauen,
unsere Revolutionen sind verraten.

Die Arbeit tötet, die Arbeit bezahlt,
die Zeit kauft man im Supermarkt.
Die bezahlte Zeit kommt nicht zurück,
die Jugend stirbt von Zeitverlust.

In die Augen, für Liebeslust gemacht,
spiegelt sich nur eine Sachenwelt.
Ohne Träume, ohne Wirklichkeit
zu den Bilden sind wir verdammt.

Die Erschossenen, die Hungernden
kommen zu uns aus der Tiefe der Vergangenheit.
Nichts hat sich verändert, alles aber beginnt
und wird in der Gewalt reif.

Brennt ihr, Höhlen von Pfaffen,
Nester von Händlern und Schergen,
im Wind, der Sturm sät,
werden Feiertage gemäht.

Die Gewehre, mit uns gezielt,
werden an die Leiter angewandt.
Nie wieder Leiter, nie wieder Staat
die unsere Kämpfe ausnutzen.

2013/3/25 - 14:41




Language: German

Deutsche Übertragung von Michael Halfbrodt
Versione tedesca di Michael Halfbrodt

phototheque1


Dal blog Espace Contre Ciment (1° agosto 2011). Si tratta qui di una versione pienamente cantabile (la mia è invece una versione letterale del testo francese). Nel blog viene così introdotta:

"Das Lied «La vie s’écoule, la vie s’enfuit» hat seinen Anlass in den großen Streiks 1961 in Belgien. Die Lyrics stammen von Raoul Vaneigem, die Melodie von Francis Lemonnier. 1974 erschien das Lied auf dem Album «Pour en finir avec le travail» (Schluss mit der Lohnarbeit). Damals wie heute erinnert uns das Lied daran, dass der Zwang zur Lohnarbeit – zur Verschwendung unserer Lebenszeit im Dienste von Ausbeutung und Entfremdung – die Grundlage des kapitalistischen Systems ist. Ein System, in dem unsere kreativen und produktiven Fähigkeiten gegen uns selbst und unsere Umwelt gewendet und in Mittel der sozialen und ökologischen Zerstörung verwandelt werden. Ein System, in dem es stets irgendwelche Parteien, Führer und Bürokratien gibt, die selbst aus unserem Aufbegehren noch Kapital schlagen wollen. Der Kapitalismus ist aber kein unausweichliches Verhängnis, sondern ein von uns Menschen gemachtes Verhältnis. Deshalb sind wir gemeinsam jederzeit in der Lage, ihn durch eine Gesellschaft ersetzen, in der jede nach ihren Fähigkeiten und jeder nach seinen Bedürfnissen leben kann. In dieser so anderen Gesellschaft, dem Libertären Kommunismus, werden wir keine Arbeiterinnen mehr sein müssen, weil wir gemeinsam Lohnarbeit, Ausbeutung und Entfremdung auf dem Müllhaufen der Geschichte beerdigt haben werden."
DAS LEBEN RASCHT ANS UNS VORBEI

Das Leben rauscht an uns vorbei,
Es flieht im trüben Einerlei.
Jede Partei und jeder Staat
Macht Revolution zum Verrat.

Arbeit bringt Lohn, Arbeit bringt Tod.
Zeit gibts im Sonderangebot.
Verlorn die Zeit, die man erwirbt,
Sie ists, an der die Jugend stirbt.

Das Aug, um wahres Glück geprellt,
Spiegelt den Schein der Warenwelt,
Wo Traum und Wirklichkeit vergehn
Sind es nur Bilder, die wir sehn.

Die Toten der Vergangenheit
Geben uns Lebenden Geleit.
Im Alten bricht das Neue an
Und tritt gewaltsam auf den Plan.

Weg mit der Macht der Religion,
des Kapitals und der Nation,
Die Stürme, die der Wind entlässt,
entladen sich als Freudenfest.

Womit man uns an Waffen droht,
Es bringt den Bossen selbst den Tod.
Niemand soll uns je mehr regiern,
von unsern Kämpfen profitiern.

Contributed by Riccardo Venturi - 2013/3/25 - 15:04




Language: Spanish

Traducción al castellano desde los subtítulos de este vídeo YouTube:

LA VIDA SE VA, LA VIDA HUYE

La vida se va, la vida huye,
los días pasan llenos de hastío,
partido de rojos, partido de grises
nuestra revolución han traicionado.

El trabajo mata, el trabajo paga
el tiempo se compra en el supermercado
el tiempo pagado no vuelve más
le juventud se muere en tempo perdido.

En los ojos, hechos para amar el amor
solo se reflejan un mundo de objetos,
sin sueños y sin realidad
estamos condenados a las imágenes.

Los fusilados, los hambrientos
vienen a nosotros desde las profundidades del pasado.
Nada ha cambiado, pero comienza todo
y termina en la violencia.

Que ardan las madrigueras de curas,
de mercaderes, de policía,
en el viento que siembra la tormenta
se cosechan los días de alegría.

Los fusiles que nos apuntan
contra nuestros jefes se van a volver,
también contra los dirigentes, el Estado
que se aprovechan de nuestros combates.

Contributed by Riccardo Venturi - 2013/3/25 - 12:14




Language: Spanish

Otra traducción al castellano desde los subtítulos de otro vídeo YouTube



"Esta canción fue entonada por primera vez por algunos trabajadores en Bélgica durante las grandes huelgas de 1961." La traduzione è più fedele al testo originale di quella precedente [RV]
LA VIDA PASA

La vida pasa, la vida se escapa,
los días desfilan al paso del aburrimiento.
El partido de los rojos, el partido de los grises
nuestras revoluciones van traicionando.

El trabajo mata, el trabajo paga
el tiempo se compra en el supermercado.
El tiempo pagado no se recupera nunca más,
la juventud va muriendo de tiempo perdido.

Los ojos hechos para el gusto de amar
son el reflejo de un mundo de objetos,
sin sueños y sin realidad
a las imágenes somos condenados.

Los fusilados, los hambrientos
vuelven a nosostros desde el fondo del pasado,
Nada ha cambiado, todo vuelve a empezar
para madurar en la violencia.

Que ardan los antros de los curas,
las guaridas de mercaderes, de policía
en el viento que siembra la tormenta
cosecharemos días de fiesta.

Las armas que hoy nos apuntan
contra los jefes se volverán.
Contra los dirigentes, contra el Estado
que roban los frutos de nuestros combates.

Contributed by Riccardo Venturi - 2013/3/25 - 12:52




Language: Catalan

Traduzione catalana da Prendre la Paraula (31 dicembre 2016)
Traducció al catalá del blog Prendre la Paraula (31 de desembre de 2016)

"Acabo l’any preparant la part que em toca del nou curs de Deixa de ser una Illa-CGT, això mentre no deixem de fer l’anterior dedicat als inicis de la pedagogia llibertària a Catalunya. El nou curs porta el títol genèric d'”Art i Anarquia” i el tros que a mi en toca serà “Música i Anarquia”. Entre les mil coses que he escoltat i trobat per fer-lo n’hi ha una que m’ha agradat especialment i per això la comparteixo aquí.
Es tracta d’un himne escrit pel situacionista Raoul Vaneigem que alguns treballadors belgues van utilitzar durant les vagues de 1961. L’he traduït per tal que gaudiu de la bellesa situacionista d’una lletra que no deixa indiferent. Que el 2017 esdevingui l’any de la revolució en què els dies no desfilin al pas de l’avorriment!"
LA VIDA PASSA

La vida passa
la vida s’escapa
els dies desfilen
al pas de l’avorriment.

El partit dels rojos,
el partit dels grisos…
les nostres revolucions
van traint.

El treball mata,
el treball paga.
El temps es compra
al supermercat.

El temps pagat
no es recupera mai més,
la joventut va morint
de temps perdut.

Els ulls fets
per al gust d’estimar
són el reflex
d’un món d’objectes.

Sense somnis
i sense realitat,
a les imatges
som condemnats.

Els afusellats,
als que passen gana…
tornen a nosaltres
des del fons del passat.

Res no ha canviat,
tot torna a començar…
per madurar
en la violència.

Que cremin els «antros»
dels capellans
les coves dels mercaders
dels policies…

En el vent que sembra
la tempesta
farem collita
de dies de festa.

Les armes
que avui ens apunten
contra els caps
es tornaran.

Contra els dirigents,
contra l’Estat…
que roben els fruits
dels nostres combats.

Contributed by Riccardo Venturi - 2018/7/2 - 23:28




Language: Portuguese

Tradução portuguesa de Riccardo Venturi
25 de março de 2013
A VIDA PASSA, A VIDA FOGE

A vida passa, a vida foge,
os dias desfilam ao passo do tédio.
O partido dos vermelhos, o partido dos cinzentos,
vão atraiçoando as nossas revoluções.

O trabalho mata, o trabalho paga,
o tempo compra-se no supermercado.
O tempo pagado já não volta,
a juventude vai morrendo de tempo perdido.

Nos olhos feitos para o gusto de amar
só se reflecte um mundo de objectos,
sem sonhos e sem realidade
às imagens estamos condenados.

Os fuzilados, os esfomeados
voltam a nós desde o fondo do passado,
nada mudou, mas tudo volta a começar
e vai amadurecer na violência.

Queimem os covis da padraria,
os ninhos de mercadores e polícias
no vento que semeia a tormenta
vamos colher os dias de festa.

As armas que hoje apontam para nós
contra os chefes vão ser voltadas.
Nunca mais dirigentes, nunca mais o Estado
que se aproveitem das nossas lutas.

2013/3/25 - 13:18




Language: Dutch

Traduzione neerlandese / Nederlands vertaling
Dutch translation / Traduction néerlandaise
HET LEVEN GAAT VOORBIJ, HET LEVEN LOOPT WEG

Het leven gaat voorbij,
Het leven loopt weg,
De dagen marcheren
In vervelingstempo.
Partij van de roden,
Partij van de grijzen,
Onze revoluties
Zijn verraden.

Werk doodt,
werk loont,
Tijd wordt gekocht
Bij de supermarkt.
De betalde tijd
Komt niet terug,
De jeugd sterft
Van verloren tijd.

De ogen gemaakt
Voor liefdesverlangen
Zijn een weerspiegeling
Van een objectenwereld.
Zonder dromen en
Zonder realiteit
Tot beelden zijn
We veroordeeld.

De geschoten,
De hongerigen
Kommen naar ons uit
De diepten van het verleden.
Er is niets veranderd
Maar alles begint
En zal rijpen
In geweld.

Brand af,
Holen van priesters,
Nesten van dienders,
Van handelaren.
In de wind
Die de storm zaait
Zullen feestdagen
Worden geplukt.

De geweren
Op ons gericht
Tegen de leiders
Worden omgedraaid.
Geen leiders meer,
Geen staat meer
Zullen genieten
Van onze strijden.

Contributed by Raoul Vaneigem - 2018/7/3 - 00:16




Language: Swedish

Traduzione svedese (di S. Jacobson) da Konst & Politik
Svensk översättning (av S. Jacobson) från Konst & Politik
LIVET GÅR, LIVET FLYGER IVÄG

Livet går, livet flyger iväg
dagarna går med tristessens steg
Rött parti, grått parti
vår revolution har blivit förådd.

Arbetet dödar, arbetet lönar,
dags att köpa i snabbköpet .
Betald tid kommer inte tillbaka,
ungdomar dör av förlust av tid.

I våra ögon som är till för att älska,
återspeglas endast en värld av saker.
Utan drömmar utan verklighet
Är vi dömda till denna syn.

De dräpta, de svältande kommer
till oss från tidigare djup.
Ingenting har förändrats, men allt börjar på nytt
och mognar i våld.

Tänd eld på prästernas grottor,
säljarnas hålor och legosoldater,
i vinden som sår stormen
Kommer helgdagar att skördas.

Gevären som vi siktar med,
kommer att riktas mot ledarna.
Ingen ledare, ingen stat
som missbrukar vår kamp.

Contributed by Riccardo Venturi - 2018/7/2 - 22:59




Language: Danish

Traduzione danese da Sorte Fane Blog (Con un ringraziamento al nostro sito)
Dansk oversættelse fra Sorte Fane Blog
LIVET GÅR, LIVET FLYVER AFSTED

Livet går, livet flyver afsted
dagene går med kedsomhedens skridt
de rødes parti, de grås parti
vores revolutioner er blevet forrådt.

Arbejdet dræber, arbejdet betaler,
tiden køber man i supermarkedet.
Den betalte tid kommer ikke tilbage,
ungdommen dør af tidstab.

I øjnene, der er til for at elske,
spejler der sig kun en verden af ting.
Uden drømme, uden virkelighed
er vi fordømt til dette syn.

De dræbte, de sultende kommer
til os fra fortidens dyb.
Intet har forandret sig, men alt starter på ny
og modnes i volden.

Sæt ild til præsternes huler,
sælgernes reder og lejesoldater,
i vinden, der sår stormen,
bliver helligdage høstet.

Geværerne, som vi sigter med,
vil blive rettet mod lederne.
Ingen leder, ingen stat
der misbruger vores kampe.

Contributed by Riccardo Venturi - 2018/7/2 - 23:17




Language: Greek (Modern)

Μετέφρασε στα ελληνικά ο Ρικάρδος Βεντούρης το 20. Δεκέμβριου 2010.
Versione greca di Riccardo Venturi, 20 dicembre 2010.

Αφιερώνω αυτή τη μετάφραση στη θύμηση του Νικόλα Άσιμου.

Dedico questa versione al ricordo di Nikolas Asimos.

asssi


Είναι το μοναδικό τραγούδι που γράφηκε από τον διάσημο Βέλγο φιλόσοφο και αναρχιστή Ραούλ Φανάιγκεμ, γεννημένο το 1934 και δημιουργό του Σιτουασιονισμού, μαζί με τον Γκυ Ντεμπόρτ. Εκτελέστηκε ενδεχομένως τη πρώτη φορά το 1961 από μίαν ομάδα Βέλγων εργατών σε πάλη ενάντια στην απόλυση.

Ο Ραούλ Φανάιγκεμ, μαζί με τον 'Ερμπερτ Μαρκούζε, ήταν ο προσανατολιστικός φιλόσοφος για τους αγώνες του 1968 με το Traité de savoir vivre à l'usage des jeunes générations. 'Ολα τα έργα του μπορούν να εκφορτωθούν στο Δίχτυ σε διαφορετικές γλώσσες.

pourenfinir


Το τραγούδι εγγράφηκε τη πρώτη φορά το 1974 στο ιστορικό άλμπουμ Pour en finir avec le travail (“Για να τελειώνουμε με την εργασία”) με την ερμήνεια του Τζακ Μαρσέ, αλλά πολύ γνωστή είναι επίσης η εκπληκτική ερμήνεια του Tζιλ Σερβά στο άλμπουμ A-raok mont kuit (“Πριν φύγουμε” στη βρετονική γλώσσα) το 1996.
ΚΥΛΑ Η ΖΩΗ, ΦΕΥΓΕΙ ΓΟΡΓΑ

Κυλά η ζωή, φεύγει γοργά,
περνάν οι μέρες με το βήμα της πλήξης.
Κόμμα των κόκκινων, κόμμα των γκρίζων,
προδίδονται οι επαναστάσεις μας.

Η εργασία σκοτώνει, η εργασία πληρώνει,
ο χρόνος εξαγοράζεται στο σουπερμάρκετ.
Ο πληρωμένος χρόνος δεν επιστρέφει,
πεθαίνει η νεότητα από χαμένο χρόνο.

Τα μάτια που φτιάχτηκαν για την αγάπη
αντανακλάν έναν κόσμο αντικειμένων,
χωρίς όνειρα, χωρίς πραγματικότητα
σε εικόνες είμαστε καταδικασμένοι.

Οι τουφεκισμένοι, οι πεινασμένοι
έρχονται προς ημάς από τα βάθη του παρελθόντος.
Τίποτα δεν άλλαξε, αλλ'αρχίζουν τα πάντα
και θα ωριμάσουν στη βία.

Καείτε*, κρησφύγετα παπάδων,
φωλιές εμπόρων κι αστυνομικών,
με τον άνεμο που σπέρνει τη θύελλα
δρέποντ' οι μέρες της γιορτής.

Τα όπλα που στρέφονται ενάντια σε μας
θα στραφούν ενάντια στα αφεντικά.
Όχι πια ηγέτες, όχι πια κράτος
για να κερδίζουν από τους αγώνες μας.

[Κυλά η ζωή, φεύγει γοργά,
περνάν οι μέρες με το βήμα της πλήξης.
Κόμμα των κόκκινων, κόμμα των γκρίζων,
προδίδονται οι επαναστάσεις μας.]**
* "Φοβηθείτε" στην απόδοση του Δζιλ Σερβά.
** Η πρώτη στροφή επαναλαμβάνεται στο τέλος μόνο στην απόδοση του Tζιλ Σερβά.

2010/12/20 - 19:05




Language: Polish

Traduzione polacca
da Inteligent Pracujacy
ŻYCIE UCIEKA, ŻYCIE MKNIE

Życie ucieka, życie mknie
Dni defilada nudzi cię
Partie, wybory – pusty gest
Rewolucja zdradzona jest

Praca zabija, daje hajs
W supermarkecie kupisz czas
Kupiona chwila jest na raz
Młodzież umiera – zabija czas

Choć do miłości jest twój wzrok
Odbija martwych rzeczy krąg
Bez realności i bez snów
Skazani na świat obrazów

Padli od pracy, głodu, kul
Dołączcie do nas teraz tu
W drogi początku trwamy wciąż
I dojrzewamy by wziąć broń

Zapłońcie nory klechów, glin,
Geszefty kupców, biznes-świń
Siejący burzę wzbiera wiatr
I nam do tańca niesie takt

Broń która mierzy w naszą pierś
Przeciwko szefom zwróci się
Dość kierowników, koniec państw
Co ciągną zyski z naszych walk

Contributed by kris - 2016/10/24 - 10:41




Language: Esperanto

Versione in esperanto di Platano, eseguita assieme ai René Binamé.
Viva esperanto-versio de "La vie s'écoule.." kantita de Alekĉjo, Platano kaj Kvenĉjo.
Laŭ traduko/adapto de Platano kaj revizio de Rikardo.


Eseguita in concerto durante la Festo 2013 a Kelmis. Riportata anche da eo.wikipedia:Raoul Vaneigem.
FLUAS LA VIVO, FUĜAS LA VIVO

Fluas la vivo, fuĝas la vivo
Enuaj tagoj pasas sen motivo
Ruĝa partio, griza parti'
Revolucioj nur iluzi'

Murdas labor', pagas laboro
Aĉetu tempon en superbazaro
Temp' pagita ne venos plu
Juneco mortas pro enu'

Okul' farita por amado
Respegulas aĵo-mondon
Sen realeco kaj sen revo
La bildoj nia nura ricevo

La malsatantoj, la pafitoj
Venas al ni el funda pasint'
Neni' ŝanĝiĝis, sed komenciĝas
Kaj per violento maturiĝos

Ekbrulu, domoj de preĝist'
Nest' de vendist', de policist'
Ĉe vent' kiu semas la tempeston
Ni rikoltos tagojn de festo

Armiloj al ni direktitaj
Jen kontraŭ estroj turnigotaj
Ne plu la ŝtato, nek la estroj
Por elprofiti el niaj protestoj.

Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2016/10/25 - 02:27


Da oggi 7/12/2007 questa canzone è stata tolta dagli "Extra delle CCG" e riportata autonomamente al suo autore per essere inserita nel percorso modificato sulla guerra del lavoro. Crediamo che il suo contenuto lo giustifichi appieno, e non soltanto per quanto riguarda l'opposizione al lavoro. [RV]

CCG/AWS Staff - 2007/12/8 - 02:31


Da oggi 6/5/2012 la canzone è stata invece inserita nel nuovo percorso Mort au travail-Morte al lavoro.

CCG/AWS Staff - 2012/5/6 - 16:47


Voici donc Raoul qui arrive dans le parcours "Mort au travail", c'est évidemment une excellente place.

Pour compléter la chanson, voici une entrevue de Raoul qui date de la fin de l'année dernière :
http://www.sinemensuel.com/grandes-int...

Personne ne verra d'inconvénient à la connivence avec Raoul Vaneigem qui pourrait transparaître des canzones de Marco valdo M.I. et de ses conversations avec Lucien Lane. En somme, ils vivent dans la même région...

Noi, non siamo cristiani, siamo somari

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane

Marco Valdo M.I. - 2012/6/2 - 12:48


Francis Lemonnier.
Francis Lemonnier.
Da oggi la canzone, per la quale si stanno preparando nuove traduzioni in varie lingue, è stata riportata da un lato alla sua "data reale" di composizione (il 1974) e, dall'altro, alla sua "data situazionista" (il 1961). Tale ultima data, in definitiva, assieme alla storia degli "operai belgi" che la avrebbero cantata per la prima volta durante l'ondata di scioperi del 1961, sembrano essere un'invenzione di Raoul Vaneigem. Un'invenzione? Ho preferito lasciare il 1961 come "data situazionista", dato che si tratta di un procedimento squisitamente situazionista che mina alla base, peraltro, la cosiddetta "verità rivoluzionaria" proprio in una canzone che di verità rivoluzionarie ne contiene dalla prima parola all'ultima.

Due parole su Francis Lemonnier, colui che ha musicato questa canzone. Francis Lemonnier è un sassofonista che ha fatto parte del gruppo "Komintern", nato dalla scissione del gruppo "Red Noise" formato da Patrick Vian (il figlio di Boris Vian). Il gruppo si sciolse nel 1975. Lemonnier ha musicato non soltanto questa canzone nel disco Pour en finir avec le travail di Jacques Le Glou, ma anche La java des Bons Enfants su testo di Guy Debord.

Riccardo Venturi - 2013/3/25 - 13:35


Quando Debord scriveva canzoni
Dal blog XXmila Leghe, 9 ottobre 2012.

Il rapporto tra l’Internazionale Situazionista e la musica è stato praticamente uguale a zero. Non c’è stato mai, negli anni di vita dell’organizzazione un grande interesse nei confronti di quell’arte; la quasi totalità dei componenti dell’I.S erano pittori, scultori, urbanisti ed architetti, con scarso entusiasmo per ritmo e melodia. Questo non impedì che nel 1974 uscisse un vinile Pour en finir avec le travail concepito sulla base della pratica situazionista del détournement e che a scrivere 3 canzoni contenute nell’album furono Debord e Vaneigem. A produrlo fu Jacques Le Glou, un personaggio legato al milieu situazionista e amico di Debord, assolutamente entusiasta di quella tattica sovversiva capace di cambiare il significato delle cose. Pour en finir avec le travail è una raccolta di celebri canzoni più o meno vecchie, interpretate da Michel Devy, Jacques Marchais et Vanessa Hachloum (pseudonimo di Jacqueline Danno) a cui lo stesso Le Glou, e i suoi sodali e complici Guy Debord, Alice Becker-Ho, Raoul Vaneigem, Étienne Roda-Gil hanno cambiato di senso. L’unica canzone che non subirà nessun cambiamento è L’bon dieu dans la merde, l’inno cantato da Ravachol mentre saliva sul patibolo, ma le altre saranno completamente trasformate. Così, una canzone in voga nel ’68, la Bicyclette, si trasformerà in la Mitraillette; le parole di La java des bons enfants attribuite a Raymond Callemin (detto Raymond la Science, uno dei membri più attivi della banda Bonnot) sono in realtà di Debord, e Vaneigem scriverà La vie s’écoule, la vie s’enfuit attribuendola a un anonimo belga. L’album si esaurì in 4 mesi e venne rieditato solo nel 1998.

CCG/AWS Staff - 2013/3/25 - 15:12


La versione di Gilles Servat (1996)
Dall'album "A-raok mont kuit" (Prima di Partire)
La version de Gilles Servat (1996)
D'après l'album "A-raok mont kuit" (Avant de partir)

Riccardo Venturi - 2015/6/19 - 02:59


Quasi una serata storica su questa pagina, che è storica per questo sito. Si tratta dell'inserimento della versione di Gilles Servat, che lo stesso Gilles Servat ha reso pubblicamente disponibile sul Tubo (assieme all'intero album "A-raok mont kuit") il 7 novembre 2014 sul suo canale. (Ed è una cosa che deve essere sottolineata: un autore che mette le proprie canzoni a disposizione di tutti).

Questa pagina è storica per più di un motivo. La canzone scritta da Raoul Vaneigem fu da ne personalmente scelta per terminare la primitiva raccolta delle "Canzoni Contro la Guerra" nell'aprile del 2003, e a quel tempo vivevo nel nord della Francia, a due passi dal Belgio. Più che altro, avevo l'album "A-raok mont kuit" in casa: la prima volta, "La vie s'écoule, la vie s'enfuit" l'ho sentita proprio da Gilles Servat (dall'album originale, "Pour en finir avec le travail", l'ho sentita tempo dopo). Da quando sono venuto via dalla Francia (poco dopo, nel maggio dello stesso 2003) non mi era mai più capitato di risentirla fino a stanotte. Oltre al piacere di riascoltarla, c'è anche un mare di ricordi nel mezzo,

Devo un grazie a Flavio Poltronieri, che con l'inserimento dell'aggiornamento 2013 de "Les prolétaires" dello stesso Gilles Servat mi ha fatto tornare in mente anche "La vie s'écoule, la vie s'enfuit". Credo fosse la canzone da me più ricercata in rete durante tutti questi dodici anni. Ci avevo praticamente rinunciato. E invece, da stanotte è a disposizione sul sito.

La copertina di "A-raok mont kuit" è quella per cui qualcuno mi chiamava "Gilles Venturi" o "Venturat": a parte gli occhi chiari (io li ho scurissimi), Gilles Servat sembra praticamente identico a me.

Riccardo Venturi - 2015/6/19 - 03:22


Interpretazione di Daniel(e) Bellucci

Daniel(e) Bellucci -Nizza - 27082016 (m'han squarciato ieri) - 2016/8/27 - 21:15


squarciato?... :O

daniela -k.d.- - 2016/8/28 - 13:19


Grazie krzys.

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 2016/10/24 - 20:04


Riccardo, vorrei sottolineare che Servat definisce la canzone come "anonima, scritta negli anni sessanta da degli operai belgi" senza minimamente nominare Raoul Vaneigem e neppure Francis Lemonnier...

Flavio Poltronieri - 2017/7/6 - 10:03


Flavio, è una leggenda situazionista messa in giro dallo stesso Vaneigem come è stato oramai appurato da parecchio tempo; si vede che lo stesso Servat ci è, come dire, cascato. E' un procedimento che Vaneigem ha usato spesso anche per scritti filosofici, politici e teorici (tra l'altro avrà scritto con una cinquantina di pseudonimi, alcuni dei quali femminili :-P). Comunque c'è scritto tutto nell'introduzione; la hai letta?... (Saluti)

Riccardo Venturi - 2017/7/6 - 12:12


Si l'ho letta ma quello che volevo comunicarti con il mio intervento evidentemente è sfuggito, ovvero quando qualcuno incide un brano composto d'altri non è solamente per una forma di rispetto e correttezza che ne cita le fonti, ma anche per una faccenda di diritti d'autore depositati e legalmente protetti e, quindi in ultima analisi, anche finanziaria. E non è ammessa ignoranza o "buona fede". E questa omissione è strana per un grosso personaggio come Servat. Se però il brano è anonimo o di dominio pubblico, le cose cambiano....Capisci ora cosa volevo dire? Dovresti sapere cosa è successo qui in Italia per esempio nell'affaire Zucchero/Ciampi.....

Flavio Poltronieri - 2017/7/6 - 12:35


Se conosci un po' Raoul Vaneigem conoscerai anche il suo totale rifiuto di copyright, diritti di autore, "proprietà intellettuale" ecc. E' una dicitura precisa che appone a tutte le sue opere, che sono di totale dominio pubblico per sua precisa scelta. Questo accade anche per le sue più famose, tipo il "Traité de savoir vivre à l'usage des jeunes générations". Casomai mi sembra un po' strano che Gilles Servat non conoscesse "Pour en finir avec le travail" e tutta la vera storia di questa canzone...o forse ha voluto semplicemente seguire "situazionisticamente" pure lui la leggenda fabbricata da Vaneigem sulla musica di Francis Lemonnier, il che sarebbe più che plausibile. Comunque in questa canzone non agisce nessun copyright, come del resto per tutte le altre dell'album "Pour en finir" compresi i détournements di Guy Debord (che se ne sbatteva dei diritti delle canzoni "détournées", del resto). Comunque la leggenda dei "minatori belgi", o "operai belgi" resiste alla grande: Vaneigem arrivò a retrodatare la canzone al 1960 o 1961, quando invece è stata scritta nel 1974 :-P Salud!

Riccardo Venturi - 2017/7/6 - 15:06


...allora è meglio credere che quello di Tarbes che parlava di leucémie bretonne e il Vampiro del Borinage abbiano concordato e condiviso la scelta di attribuirla ad anonimo...

Flavio Poltronieri - 2017/7/6 - 15:33


Non so e non posso sapere se effettivamente la abbiano "concordata"; la canzone, ripeto, è di totale pubblico dominio e quindi la potrebbe incidere chiunque nell'originale o in traduzione (come sta facendo ad esempio Francesco Pelosi in questi ultimi tempi). Sono più propenso a credere che Gilles Servat sia "stato al gioco", mettiamola così. Salud!

Riccardo Venturi - 2017/7/6 - 16:37


COVID-19: PARLA RAOUL VANEIGEM. "IL PEGGIORE DEI VIRUS...L'AUTORITA' "
Ricevo da Sergio Falcone in posta personale e pubblico dietro sua autorizzazione.
[Volantino distribuito a Parigi il 14 marzo 2020, durante la manifestazione dei Gilet gialli]

Il peggiore dei virus… l’autorità


Il macabro bilancio dei decessi aumenta di giorno in giorno, e nell'immaginario di ciascuno prende posto la sensazione, dapprima vaga e poi via via più forte, d’essere sempre più minacciati dal Triste Mietitore. Per centinaia di milioni di esseri umani, questo immaginario non è certamente nuovo, quello della morte che può colpire chiunque, in qualsiasi momento. Basti pensare ai dannati della terra sacrificati quotidianamente sull'altare del potere e del profitto: coloro che sopravvivono sotto le bombe degli Stati, in mezzo a infinite guerre per il petrolio o per le risorse minerarie, coloro che coabitano con la radioattività invisibile provocata da incidenti o da scorie nucleari, coloro che attraversano il Sahel o il Mediterraneo e che sono rinchiusi in campi di concentramento per immigrati, coloro che vengono ridotti a brani di carne e ossa dalla miseria e dalla devastazione generate dall'agroindustria e dall'estrazione di materie prime... E anche nelle terre in cui abitiamo, in epoche non molto lontane, abbiamo conosciuto il terrore delle macellerie su scala industriale, dei bombardamenti, dei campi di sterminio... creati sempre dalla sete di potere e di ricchezza degli Stati e dei padroni, sempre fedelmente istituiti da eserciti e polizia...

Ma no, oggi non stiamo parlando di quei volti di disperati che cerchiamo costantemente di tenere distanti dai nostri occhi e dalle nostre teste, né di una storia ormai passata. Il terrore comincia a diffondersi nella culla del regno della merce e della pace sociale ed è causato da un virus che può attaccare chiunque — anche se ovviamente non tutti avranno le stesse possibilità di curarsi. E in un mondo in cui si è abituati alla menzogna, in cui l'uso di cifre e statistiche è uno dei principali mezzi di manipolazione mediatica, in un mondo in cui la verità è continuamente nascosta, mutilata e trasformata dai media, possiamo solo tentare di mettere insieme i pezzi, di fare ipotesi, provare a resistere a questa mobilitazione delle menti e porsi la domanda: in quale direzione stiamo andando?

In Cina, poi in Italia, vengono imposte nuove misure repressive giorno dopo giorno, fino a raggiungere il limite che nessuno Stato aveva ancora osato varcare: il divieto di uscire di casa e di spostarsi sul territorio tranne che per motivi di lavoro o per stretta necessità. Nemmeno la guerra avrebbe potuto consentire l'accettazione di misure di tale portata da parte della popolazione. Ma questo nuovo totalitarismo ha il volto della Scienza e della Medicina, della neutralità e dell'interesse comune. Le aziende farmaceutiche, delle telecomunicazioni e delle nuove tecnologie troveranno la soluzione. In Cina, l'imposizione della geolocalizzazione per segnalare qualsiasi spostamento e ogni caso di infezione, il riconoscimento facciale e il commercio elettronico aiutano lo Stato a garantire la reclusione di ogni cittadino in casa propria. Oggi gli stessi Stati che hanno fondato la loro esistenza su detenzione, guerra e massacro, anche del loro stesso popolo, impongono la loro «protezione» attraverso divieti, confini e uomini armati. Quanto durerà questa situazione? Due settimane, un mese, un anno? È risaputo che lo stato di emergenza dichiarato dopo gli attentati è stato rinnovato più volte, fino all'integrazione definitiva delle misure di emergenza nella legislazione francese. Dove ci porterà questa nuova emergenza?

Un virus è un fenomeno biologico, ma il contesto in cui nasce, la sua propagazione e la sua gestione sono questioni sociali. In Amazzonia, in Africa o in Oceania, intere popolazioni sono state sterminate dai virus portati dai coloni, mentre questi imponevano il loro dominio e il loro modo di vivere. Nelle foreste tropicali, gli eserciti, i commercianti e i missionari hanno spinto le persone — che prima occupavano lil territorio in ordine sparso — a concentrarsi attorno a scuole, nei villaggi o nelle città. Ciò ha notevolmente facilitato la diffusione di epidemie devastanti. Oggi metà della popolazione mondiale abita in città, intorno ai templi del Capitale, e si nutre dei prodotti dell’agroindustria e dell’allevamento intensivo. Ogni possibilità di autonomia è stata sradicata dagli Stati e dall'economia di mercato. E finché la mega-macchina del dominio continuerà a funzionare, l'esistenza umana sarà sempre più soggetta a catastrofi che non hanno granché di «naturale», e ad una gestione da parte di coloro che ci privano di qualsiasi possibilità di determinare la nostra vita.

A meno che... in uno scenario sempre più oscuro e inquietante, gli esseri umani decidano di vivere da esseri liberi anche se solo per poche ore, pochi giorni o pochi anni prima della fine — piuttosto che rinchiudersi in un buco di paura e sottomissione. Come hanno fatto i prigionieri in 30 carceri italiane, di fronte al divieto di ricevere visite imposto a causa del Covid-19, ribellandosi ai propri sequestratori, devastando e bruciando le loro gabbie e, in alcuni casi, riuscendo a evadere.

Ora e sempre in lotta per la libertà!

Raoul Vaneigem.

Riccardo Venturi - 2020/3/21 - 20:21


Coronavirus
Raoul Vaneigem


Mettere in dubbio la pericolosità del Coronavirus, è sicuramente assurdo. D'altra parte, non è altrettanto assurdo che un'interruzione in quello che è il normale decorso delle malattie venga fatta oggetto di un simile sfruttamento emotivo, e che risvegli quell'arrogante incompetenza che anni fa era riuscita a spazzare via dalla Francia perfino la nube di Chernobyl? Ovviamente, sappiamo con quanta facilità lo spettro dell'apocalisse esca dalla sua scatola per impadronirsi del primo cataclisma che gli si offre, per giocare così con le rappresentazioni del diluvio universale, e spostare quella che è la griglia della colpa sul terreno sterile di Sodoma e Gomorra. La maledizione divina è sempre stata un utile complemento al potere. Almeno fino al terremo di Lisbona del 1755, quando il marchese di Pombal, amico di Voltaire, approfittò del sisma per massacrare i gesuiti, ricostruire la città secondo le sue idee e liquidare allegramente i suoi rivali politici attraverso degli esperimenti «proto-stalinisti». Eviteremo di insultare Pombal, per quanto odioso sia stato, paragonando il suo colpo di stato dittatoriale alle misere misure che il totalitarismo democratico sta applicando in tutto il mondo all'epidemia di Coronavirus.

Quant'è cinico dare la colpa del propagarsi del flagello alla deplorevole inadeguatezza delle risorse mediche impiegate! Per decenni il bene pubblico è stato minato e smantellato, vittima di una politica che favorisce gli interessi finanziari a spese della salute dei cittadini. Ci sono sempre più soldi per le banche e sempre meno letti e infermieri per gli ospedali. Quali buffonate useranno per nascondere ancora il fatto che questa gestione catastrofica del catastrofismo è inerente al capitalismo finanziario, globalmente dominante, e che è proprio lui che oggi lotta globalmente a nome della vita, del pianeta e delle specie da salvare. Senza cadere in questa recrudescenza del castigo divino per cui l'idea sarebbe quella che la Natura si sta sbarazzando dell'uomo come se fosse un parassita gradito e dannoso, non è però inutile ricordare che per millenni lo sfruttamento della natura umana e della natura terrestre ha imposto il dogma dell'anti-fisica, dell'anti-natura. Il libro di Éric Postaire, "Le epidemie del XXI secolo", pubblicato nel 1997, conferma quali sono stati gli effetti disastrosi della persistente denaturalizzazione, che vado denunciando da decenni. Facendo riferimento al dramma della «mucca pazza» (che era stato predetto da Rudolph Steiner già nel 1920), l'autore ci ricorda che, oltre ad essere indifesi contro alcune malattie, bisogna rendersi conto che a poterle causare è lo stesso progresso scientifico. Nel richiedere un approccio responsabile alle epidemie ed al loro trattamento, mette sotto accusa quella che Claude Gudin chiama la «filosofia del cassiere». Egli ci pone la seguente domanda: «Se subordiniamo la salute della popolazione alle leggi del profitto, fino al punto di trasformare in carnivori gli animali erbivori, non corriamo così forse il rischio di provocare delle catastrofi che saranno fatali per la Natura e per l'Umanità? I governi, com'è noto, hanno già risposto unanimemente SÌ. Ma che importa, visto che il NO degli interessi finanziari continua cinicamente a trionfare?»
E ci voleva il Coronavirus per dimostrare ai più miopi che la denaturalizzazione per ragioni di redditività può avere delle conseguenze disastrose per la salute universale (salute che viene gestita senza disinnescare un'Organizzazione Mondiale le cui preziose statistiche servono a giustificare la cancellazione degli ospedali pubblici)? Esiste una chiara correlazione tra il Coronavirus ed il collasso del capitalismo globale. Allo stesso tempo, non è meno ovvio che ciò che ci sta travolgendo e sopraffacendo, insieme all'epidemia del Coronavirus, è una peste emozionale, una paura isterica, un panico che nasconde quella che è la mancanza di terapie, e perpetua il male spaventando il paziente. Durante le grandi epidemie di peste del passato, la gente faceva penitenza e proclamava la propria colpa auto-flagellandosi. E non è forse interesse degli amministratori della disumanizzazione globale persuadere le persone che non c'è modo di uscire dal miserabile destino che viene loro inflitto? E che l'unico modo è quello della flagellazione della servitù volontaria? La formidabile macchina mediatica non fa altro che ripetere la vecchia menzogna dell'impentrabile ed ineluttabile decreto celeste, in cui il folle denaro ha soppiantato gli dei sanguinari e capricciosi del passato.

Lo scatenarsi della barbarie poliziesca contro pacifici manifestanti ha ampiamente dimostrato che la legge militare è l'unica cosa che funzioni efficacemente. Adesso confina donne, uomini e bambini nella quarantena. Là fuori, c'è la bara, dentro c'è la televisione: la finestra aperta su un mondo chiuso! Si tratta di un condizionamento capace di aggravare il malessere esistenziale appoggiandosi alle emozioni logorate dell'angoscia, ed esacerbate dalla cecità di una rabbia impotente. Perfino le bugie cedono il passo al collasso generale. Il cretinismo statale e populista ha raggiunto i propri limiti. Non si può negare che ci sia in corso un esperimento. La disobbedienza civile si sta diffondendo e sta sognando società che sono radicalmente nuove perché sono radicalmente umane. La solidarietà libera dalla loro scorza individualista gli individui che non hanno paura di pensare con la propria testa.

Il coronavirus si è trasformato nel marchio rilevatore del fallimento dello Stato. Almeno questo, per le vittime della reclusione forzata, è qualcosa cui pernsare. Quando ho pubblicato le mie «Modeste proposte per gli scioperanti», ci sono stati alcuni amici che mi hanno parlato di quanto fosse difficile ricorrere al rifiuto collettivo, da me suggerito, di pagare tasse e imposte. Oggi, però, l'evidente bancarotta dello Stato corrotto è la prova di una declino economico e sociale che sta facendo sì che le piccole e medie imprese, il commercio locale, i bassi redditi, le aziende agricole familiari e perfino le cosiddette libere professioni siano assolutamente insostenibili. Il collasso del Leviatano è riuscito a convincerci in maniera più rapida di quanto avevano fatto i nostri sforzi per abbatterlo.

Il Coronavirus ha fatto di meglio ancora. La cessazione delle attività produttive nocive ha ridotto l'inquinamento del mondo, salvando da una morte programmata milioni di persone: la natura respira, i delfini tornano nuotare e a giocare in Sardegna, i canali di Venezia liberatisi del turismo di massa riscoprono l'acqua chiara, il mercato azionario crolla. La Spagna decide di nazionalizzare le cliniche private, come se avesse riscoperto la sicurezza sociale, come se lo Stato si ricordasse dello stato sociale che ha distrutto.

Niente viene dato per scontato, tutto comincia. L'utopia continua a gattonare a quattro zampe. Abbandoniamo alla loro celestiale inanità i miliardi di banconote e di idee vuote che circolano sulle nostre teste. Quel che importa è «farci gli affari nostri» lasciando che la bolla degli affari crolli e imploda. Stiamo attenti alla mancanza di audacia e fiducia in sé stessi!

Il nostro presente non consiste nel confinamento che ci viene imposto dalla sopravvivenza, ma è l'apertura ad ogni possibilità. Quelle misure che lo Stato oligarghico è costretto ad adottare, e che fino a ieri aveva ritenuto impossibili, sono solo effetto del panico. Dobbiamo rispondere a quello che è il richiamo della vita e della terra da riconquistare. La quarantena favorisce la riflessione. Il confinamento non sopprime la presenza sulla strada, ma la reinventa. Permettetemi di pensare, cum grano salis, che l'insurrezione della vita quotidiana continua ad avere insospettabili virtù terapeutiche.

17 marzo 2020

[Traduzione francosenia.blogspot.com.]

sergio falcone - 2020/3/21 - 21:12


Non so come spiegarmi... condivido le premesse, il senso, l'analisi ma non vedo la proposta, Vaneigem chiude quasi con un invito al caos, a che la si finisca facendoci a pezzi (tra noi, beninteso, che il Capitale ha le sue orde armate che lo proteggono, e dopo sarà ancora lì, pronto a ripartire sopra la montagna di cadaveri)...

E credo che questo la dica lunga sul Situazionismo e su certa sinistra ideologica sempre uguale a se stessa: grande capacità di analisi, totale incapacità di proporre qualsivoglia soluzione.

Ma allora, che parlano e scrivono a fare?!?

Per me, a cagare Raoul Vaneigem...

B.B. - 2020/3/21 - 21:30


Per carità, BB, chiunque è libero di mandare a cagare chiunque, compreso Raoul Vaneigem. Permettimi però di dirti che di proposte i testi di Vaneigem (quelli qui riportati, di questi giorni dico) sono assolutamente pieni. Ne traboccano. Il problema è, casomai, coglierle, queste proposte; ed interpretarle adeguatamente. Capisco però che, per farlo (e, in più, in una situazione del genere), occorrerebbe avere ben chiara una cosa fondamentale: quella che a pezzi ci stanno già facendo. Non so che cosa tu intenda esattamente per "Sinistra ideologica", se c'è qualcosa che proprio non può essere imputata a Vaneigem e al Situazionismo è quella di farne parte...ma, a parte questo, l'unica cosa che posso dirti (e non per difendere Vaneigem, che non ne ha nessun bisogno né da parte mia, né di altri), è che il cosiddetto "pessimismo" è reazionario per definizione. Saluti.

Riccardo Venturi - 2020/3/21 - 22:02


Ciao Riccardo,
le mie considerazioni si riferivano a quanto contribuito alle ore 20.21. Non è che devo conoscere l'opera omnia di un autore per poter esprimere la mia opinione su quanto esprime nelle poche righe di un articolo. La conclusione di quelle righe l'ho trovata semplicemente raccapricciante e cinica.

Nell'articolo successivo non ho trovato molto di diverso...
"Il nostro presente non consiste nel confinamento che ci viene imposto dalla sopravvivenza, ma è l'apertura ad ogni possibilità.", che cazzo vuole dire?!?
Così come "l'insurrezione della vita quotidiana" quale sarebbe, quale potrebbe essere in una situazione di merda come questa?

Speriamo solo che passi e che dopo si sappia fare tesoro di questa esperienza.

E spero anche che Raoul Vaneigem, classe 1934, abbia qualcuno che gli faccia la spesa, gli porti i farmaci e gli pari il culo, mentre lui situazioneggia...

Saluzzi

B.B. - 2020/3/21 - 22:25


Ciao a te BB dalle nostre rispettive quarantene. Raoul Vaneigem è un antiautoritario viscerale, senza compromessi. Come me, nessuna remora nel dirlo. Ovviamente non pretendo (e non posso pretendere) che, in questo, non lo si possa trovare spesso urtante, dissonante, e che non si provi l'istinto di mandarlo a cagare, come tu hai fatto. Del resto, una sua opera si intitola: Niente è sacro, tutto si può dire; credo che Vaneigem stesso contempli quindi non solo la possibilità, ma addirittura il diritto e il dovere di mandarlo a cagare. Quando per la prima volta cominciai a leggere "L'unico e la sua proprietà" di Max Stirner, a Livorno, dopo una quarantina di pagine presi il libro, 25.000 lire, edizioni Adelphi, e lo buttai a capofitto nel Fosso Reale, glu glu. L'unico caso nella mia vita d'aver fatto fare a un libro una fine del genere. Poi, però, l'ho ricomprato e letto fino in fondo. Visto che, ora, nelle quarantene globali persino gli attorucoli, i presentatori e i cantanti da strapazzo dicono di leggere "un buon libro" (chissà perché 'sto libro deve essere sempre "buono"...), ti consiglierei di leggerti un po' di Vaneigem, dato che molte sue opere sono disponibili gratuitamente in rete anche in italiano (per forza di cose, visto che Raoul Vaneigem ha sempre rifiutato ogni tipo di copyright e "proprietà intellettuale"). Oh, magari a te piace leggere il Topolino in quarantena, e fai benissimo visto che lo leggo anch'io; magari, putacaso lo leggi, lo rimandi a cagare cento volte, lo butti (simbolicamente) nel cesso, lo sfidi a duello (a distanza di un metro, of course) o chissà cosa. Quanto alla tua chiusa finale, potresti adattarla -credo- a chiunque. Sperare ad esempio che a Riccardo Venturi, classe 1963, qualcuno faccia la spesa, porti i farmaci (cosa di cui ha particolare bisogno, come sai) e pari il culo mentre lui fa l'admin delle CCG, traduce Gaston Couté, fa l'Anonimo Toscano del XXI Secolo, riporta gli articoli di Vaneigem e quant'altro. Non si può essere tutti Giuseppe Conte, Burioni e nemmeno Schopenhauer (di merda). Saluti!

Riccardo Venturi - 2020/3/21 - 22:53


... la differenza con chiunque è che lui situazioneggia, mentre tu almeno fai l'onesto "lavoro" di admin, e di traduttore, e di anonimo, oltre a dovertela cavare probabilmente da solo per tutto il resto, come il sottoscritto.

Scusami, ma proprio trovo che nei due scritti riportati Vaneigem dimostri di essere tanto lucido nel descrivere politicamente la realtà quanto incapace sul "che fare?".

Certo, non è mica facile... ma se uno del suo calibro non ha da offrire risposte - se non rompere la gabbia (?), o "il richiamo della vita" (??), o "la terra da riconquistare" (???) - perchè esprimersi allora?

La risposta l'hanno trovata i miei amici nella Valli: le galline, le capre, qualche ettaro di bosco, l'orto, la stufa a legna... e mi chiedono se qui in città siamo piciu a far le code ai supermercati... Non posso dar loro torto, ma qualcuno dovrebbe anche spiegar loro cosa accadrebbe se 8 miliardi di essere umani da domani rispondessero con altrettanta semplicità ed efficacia al richiamo alla vita e alla riconquista della terra...

Forse l'unica soluzione è ammettere che non c'è soluzione e semplicemente accettare di mettersi di traverso per ritardare solo di un po' l'esito infausto inevitabile.

Saluzzi

PS E chi l'ha detto che il pessimismo è reazionario?

B.B. - 2020/3/21 - 23:21


Se la metti sul piano del "guadagnarsi la vita", credo che anche Raoul Vaneigem se la sia onestamente guadagnata dovendo cavarsela da solo. Non so esattamente come, forse facendo l'insegnante o chissà cosa; per il valore e l'importanza che attribuisco al "lavoro", per me se la sarebbe potuta guadagnare anche rapinando banche, dando via il culo a pagamento o facendo l'impiegato dell'agenzia delle entrate, voglio essere brutalmente sincero. Comunque, lo ripeto, nessuno è obbligato a cercare risposte, e ognuno ha le sue: da Raoul Vaneigem ai tuoi amici nelle Valli con le caprette e la legna del bosco, da Riccardo Venturi a BB e a chiunque altro. A questo punto dovrei dire il classico "staremo a vedere"; giusto, ma il problema è che in un solo mese siamo stati cancellati. Tutti. Rinchiusi e distanziati. Come nella più pessimistica delle ipotesi, o forse addirittura peggio; appunto. Il trionfo perfetto della Reazione. Per questo dico che il pessimismo è reazionarismo puro, allo stato brado. Chi l'ha detto? L'ho detto io. Alla fine, il buon vecchio Stirner me l'ha data una risposta, cavolo se me l'ha data. Ha dovuto prima essere affogato in un fosso di Livorno; magari, un giorno o l'altro la darà pure a te Raoul Vaneigem, previa mandata a cagare. Tanti cari saluti e torno a vedere il commissario Maigret con Gino Cervi, in un episodio in cui lo stronzo di turno è interpretato, magistralmente, da Gian Maria Volontè.

Riccardo Venturi - 2020/3/22 - 01:02


Qualche ora fa ho scritto: “Preferiscono urlare al colpo di mano, alla negazione della libertà e contro i provvedimenti del governo. Provvedimenti che giungono tardivi.
Per fare un golpe, ci vuole una determinazione che nessuno ha.
E non considerano la tragedia che stiamo vivendo. L’aspetto sanitario e umano. Lo stato di pericolo. La gente che muore.
Se questi sono i compagni, ne faccio volentieri a meno”.

Dei tanti ai quali ho inviato il messaggio, messaggio disperato, solo tre mi hanno risposto. E questo è significativo. Chi non è un compagno conosciuto e riconosciuto, chi si sottrae alla regola mafiosa del capo, che uniforma tutto e tutti, non ha diritto ad esistere. E non c’è ambiente che sia diverso.

Solo ieri, e solo nel nostro paese, 793 i morti. Purtroppo, non ho i dati complessivi, reali, relativi al pianeta intero, ma li possiamo immaginare. Il numero continua a salire e c’è chi continua a pontificare con le sue teorie del complotto - chi è il cattivo di turno? Uno a scelta, a seconda delle antipatie politiche - con le sue lezioni di narcisismo, con l’ideologia. Dimenticando che l’ideologia e’ falsa coscienza e che questa è l’epoca del falso totale. Quando avremmo bisogno, per la nostra sopravvivenza, di chi si adoperi per gli altri nel concreto. Le parole non contano, contano i fatti.

Ciò nonostante, credo che prendersela con qualcuno in particolare non sia una cosa saggia e opportuna. Assomiglia alla classica guerra tra poveri, con la quale scontiamo la nostra impotenza.

Raoul Vaneigem. Sbaglierò, ma mi sembra una persona onesta intellettualmente. Non ha mai preteso di essere il Verbo, ha dedicato la sua vita alla causa degli ultimi, alla rivoluzione sociale. Secondo me, va lasciato in pace.

Speriamo bene per tutti. Poi, un giorno, verremo a scoprire che il Covid-19 non è che l’ennesima conseguenza della devastazione ambientale. La devastazione ambientale, assieme a quella sociale e all’ottusità ci porteranno dritti all’estinzione. Emma Goldman diceva che la cosa peggiore che possa capitare ad un essere umano e’ l’ignoranza.

sergio falcone - 2020/3/22 - 04:25


Totalmente d'accordo con te, Sergio. Tant'è vero che ieri sera, quando mi sono accorto che nella mia posta avevo l'articolo di Raoul Vaneigem che avevi mandato, ho sentito il bisogno di telefonarti così, di punto in bianco, per chiederti se potevo pubblicarlo su questo sito. Cosa curiosa oggettivamente: se, per ipotesi, me lo avesse mandato direttamente Raoul Vaneigem scrivendo il suo numero di telefono, non ci avrei nemmeno pensato conoscendo bene il suo rifiuto di copyright e quant'altro. La cosa era rivolta invece a chi, come te, diffonde delle cose in forma privata con le premesse che hai espresso nell'intervento di poco fa, qua dentro.

Considera quindi anche questa una risposta al tuo messaggio disperato, la quarta. Conosco purtroppo e fin troppo bene il non diritto ad esistere. Conosco bene il tipo del “capetto” che, sotto paludamenti anche “antiautoritari”, si comporta perfettamente da commissario di polizia, dettando regole, verità più o meno “rivoluzionarie” e stilando liste di buoni e cattivi. In un periodo come questo, tutto ciò viene particolarmente a galla.

Su Raoul Vaneigem non ho null'altro da dire in aggiunta a quanto già detto. Posso invitare a leggerlo, peraltro senza operare nessun tentativo di convinzione indiretta e senza utilizzare la mitragliatrice del disprezzo e della meschinità verso chi non apprezza; mitragliatrice che, peraltro, chiunque ha il diritto di utilizzare. Poiché siamo qui, comunque, su una pagina dedicata ad una sua canzone, credo l'unica che abbia mai scritto, stavo ora pensando ad due suoi versi: Le travail tue, le travail paie / Le temps s'achète au supermarché. Il lavoro ammazza, il lavoro paga. Il tempo si compra al supermercato. M'immagino proprio, ora in mezzo alla morte, al dolore e alla galera (di galera globale si tratta, in nome della vita: la cosa più terribile), uscire con l'autocertificazione per andare a comprare il tempo al supermercato, in fila ordinata, distanziati di un metro e pronti magari allo “smart working” dalla casa-galera (non ritengo un caso il fatto che le prigioni vengano definite “case”: casa circondariale, casa di reclusione. Ci siamo finiti tutti e tutte, alla fine. Compresi gli amici valligiani di BB. Tutti nei loro fortini, chi con la famigliuola, chi da solo, chi per telefono, chi coi “social”, chi con le caprette e chi scrivendo e traducendo.

Si dice che, dopo, verrà fuori un “mondo migliore”. Sempre più convinto che il pessimismo è non solo reazionario, ma una delle principali armi della Reazione assieme alla paura e all'isolamento (anche prima della pandemia), resto ferocemente ottimista. Ma non sperando nei “mondi migliori”, bensì in un apprendimento profondo che possa portare ad un reale cambiamento. La Storia non autorizza a nutrire troppe speranze: dopo quante guerre, comprese due mondiali, dopo quante centinaia di migliaia di morti si è sperato di avere imparato: non è successo mai. Ciononostante, questa è l'unica cosa che, realmente, tiene in vita e combatte efficacemente il virus della corona e tutti gli altri virus. Mi sembra che, in fondo, Raoul Vaneigem proprio questo voglia dire. Saluti cari e coraggio, ne usciremo.

Riccardo Venturi, aka L'Anonimo Toscano del XXI Secolo, Riccardo Scocciante, Ahmed il Lavavetri ecc. ecc.

Riccardo Venturi - 2020/3/22 - 10:19


Caro Leonardo,

non credo di poterle esprimere opinioni che non siano già ovvie. Io ho seguito con apprensione l'avvio del virus fin dal 31 dicembre, perché da anni – bastava leggere i libri degli epidemiologi – si sapeva che qualcosa del genere – che ha un suo ciclo nella storia del pianeta – sarebbe prima o poi arrivato. La globalizzazione economica e il modello di sviluppo occidentale hanno promosso e favorito il fenomeno. Gli antiallarmisti, poi – untori a favore dei potentati economici – hanno fatto il resto. Trovando un terreno fertile in Paesi ormai dediti all'aperitivizzazione della vita da anni – come l'Italia e, poi, la Spagna. Il caso cinese dovrebbe indurci ad un minimo di ottimismo. Però a prezzi che fino ad ora noi non siamo stati disposti a pagare: Umberto Eco ha scritto L'elogio di Franti non quello di Enrico Bottini. In Cina Franti sarebbe già stato "corretto" da tempo.

L'ottimismo può solo venirci dalla considerazione dei tempi. Se loro se la sono cavata discretamente in due mesi, da noi ne occorreranno almeno quattro. Nel frattempo possiamo contare sia sul miglioramento delle cure (il tocilizumab e altri medicinali contro l'artrite reumatoide, probabilmente, funzionano meglio dei cosiddetti "antivirali"; gli antibiotici potranno essere usati con miglior cognizione di causa) e sia sulla preparazione di un vaccino. Tuttavia, il pericolo costituito da questo virus rimarrà a lungo e mieterà la vita di molte persone dal sistema immunitario più debole. Troppi sono i costituenti del nostro modello di sviluppo da cambiare: pensi all'inquinamento delle grandi città ed alla funzione favorevole al virus svolta dal PM10 – traffico automobilistico, mezzi di riscaldamento, spostamenti di massa, turismo (quando, almeno trent'anni fa, mettevo in guardia dall'ideologia turistica la gente rideva – e temo che, tra qualche mese, tornata di riffe o di raffe una relativa normalità, riderà ancora).

Come scrivevo nei giorni scorsi in qualche disperato "messaggio in bottiglia" (metafora ormai inadeguata per eccesso di ottimismo: un messaggio in rete ha meno probabilità di raggiungere un destinatario), quel giorno – il giorno del ritorno alla "normalità" – non vorrei esserci perché la rabbia e il dolore per la nuova ondata di ebbrezza mi umilierebbero – come individuo, innanzitutto, e poi come membro di una specie. Non riuscirei a sopportare la sorridente e disinvolta sicumera degli statistici: per me un morto ha lo stesso diritto alla mia pena di mille – e se avesse avuto novant'anni e vari problemi polmonari non lo riterrei meno importante di chiunque altro.

Spero di non averla intristita troppo.

Un caro saluto

Felice Accame

sergio falcone - 2020/3/22 - 13:54


Riccardo, che dirti? Mi pare solo che il tuo ottimismo realista, senza "troppe speranze", non sia poi così distante dal mio semplice pessimismo. Perchè il mio sentimento sia reazionario e il tuo no, mi riesce difficile comprenderlo...

Quando a Vaneigem, il mio primo intervento si limitava a rabbrividire rispetto all'ultima frase del suo scritto, quell'invito all'evasione, a rompere la gabbia, e a vivere da liberi gli ultimi istanti prima della notte dell'umanità...

Molto romantico, un romanticismo anche un po' da salotto, che personalmente mi fa cacare. Tutto qua.

Saluzzi & baciuzzi (mascherinati)

B.B. - 2020/3/22 - 14:05


Mi raccomando la mascherina! Anche perché il sottoscritto non ne ha trovata manco mezza, a parte quelle cadute nel cortile dai terrazzi e inutilizzabili. Prima, pensa un po', cadevano asciugamani dai terrazzi: mi ci sono fatto un corredo intero. Asciugamani, pupazzetti, mostriciattoli di plastica, una volta un vasetto di pommarola fatta in casa che mi ha sfiorato (e allora non sarei stato più qui) e un'altra volta, giuro, una canna già bell'e fatta, con la cartina arricciolata in cima. Ora cadono mascherine monouso.

Tornando al reazionarismo, è il pessimismo programmatico e eretto a sistema filosofico che consideravo e considero reazionario. Non so se sia il tuo caso, e non indago; chiaramente, il mio sfogo un po' "tranchant" al riguardo non era specificamente rivolto a te, anche se non di rado fai professione di pessimismo. Come dire: vieppiù (ecco...ho detto "vieppiù", orgasmo!) in questo frangente, considero che un sano ottimismo, realista quanto ti pare ma pur sempre ottimismo, abbia valore terapeutico. Mai sentito parlare, BB, di attacchi di panico, come quello del Vicolo? Poco dopo il primo dei miei tre infarti, ne ho avuti parecchi. I quali si manifestavano, pensa un po', con gli stessi sintomi dell'infarto: il dolorino acuto, l'affanno, il braccio che fa male, il blocco della deglutizione...una volta me ne prese uno alla guida, quando ancora guidavo. Andai direttamente al pronto soccorso, dove mi fecero gli enzimi. Dopo sei ore arrivarono i risultati: nulla di nulla, tutto regolare. E i "sintomi" sparirono all'improvviso, pàff.

Stamani ne ho avuto uno. Attacco di panico da positivo al coronavirus: brividi addosso tipo "ci ho il febbrone", ancora affanno, telefono in mano pronto a chiamare il numero verde. Cura da cavallo: una doccia a una temperatura che avrebbe ustionato mortalmente un normale cristiano, canto a squarciagola (non l'inno nazionale), composizione di "Sono rinchiuso mamma" e ottimismo. A palate, a carrettate, a vagonate. Svanito tutto. Per scrupolo mi sono misurato la febbre col termometro e avevo una temperatura cadaverica, da rigor mortis. In tutto questo, ovviamente, si deve tenere conto anche della mia testa, che non è mai stata "regolare", per così dire. Ma sicuramente l'ottimismo è, almeno per me, una cura efficace e che raccomanderei a chiunque. Contro il pessimismovirus, dose da cavallo. Poi, magari domani il virus me lo becco per davvero ed in tal caso, mi raccomando, mettetemi il santino nella homepage del sito. Tanto non succederà, perché sono -naturalmente e risaputamente- immortale. Saludos muy místicos!

PS. Dimenticavo un'altra efficacissima cura:

L'Anonima Micia Toscana del XXI Secolo e la mano dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo.
L'Anonima Micia Toscana del XXI Secolo e la mano dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo.

Riccardo Venturi - 2020/3/22 - 14:43


Caro B.B., proprio non ti capisco.

Nelle parole di Raoul c'è il desiderio, un desiderio che noi tutti condividiamo. Il desiderio di una presa di coscienza individuale e collettiva. L’unica in grado di salvarci dall’estinzione verso la quale stiamo viaggiando da anni.

La società non esiste, esiste l’egoismo. Esistono, al massimo e se sono coesi, agglomerati mafiosi chiamati “famiglie”. Gli esseri umani si nutrono, defecano e si riproducono in maniera esponenziale come nessun’altra specie animale. E non vedono al di là del proprio naso. Tutto questo condurrà alla catastrofe. A madre natura non importa nulla, se a sopravvivere sarà il genere umano o, che so, il ramarro.
Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo svegliarci e affrontare il disastro ambientale e quello sociale. Altrimenti, non ci sarà più un futuro.

Raoul Vaneigem va in quella direzione. E, da situazionista coerente e conseguente, non lo fa in maniera astratta, ideologica.
Quello che resta del movimento sopravvive schiacciato, come in un sandwich. Da un lato, i massimi sistemi, le teorie rivoluzionarie già elaborate. Dall’altro, lotte sporadiche e settoriali. Manca un collegamento, manca il raccordo. Mancano un progetto, che sia minimamente credibile, di trasformazione dell’esistente e manca l’organizzazione orizzontale dei volenterosi, l’organizzazione che dovrebbe portarlo avanti.

Progetto e organizzazione non possono che essere una elaborazione collettiva. Attualmente, mancano tutti i presupposti. Manca la volontà. Non credo che sia così difficile da comprendere.

Tirare la croce addosso a Vaneigem, a me sembra esagerato. Ben altri sono i responsabili della cosiddetta sconfitta e della situazione che stiamo sopportando.

sergio falcone - 2020/3/22 - 15:40


nel caso interessasse, le traduzioni in italiano (da me curate) di diversi articoli e di un paio di libri di Vaneigem, fra cui "Modeste proposte agli scioperanti", le trovate, leggibili interamente e scaricabili gratuitamente, sulla piattaforma on-line Academia.edu

Andrea B. - 2020/4/2 - 16:44




Language: French

Version Jacques Marchais
Les deux derniers vers de chaque couplet sont répétés, et même deux fois à la fin
La vie s'écoule, la vie s'enfuit
Les jours défilent au pas de l'ennui
Parti des rouges, parti des gris
Nos révolutions sont trahies
Parti des rouges, parti des gris
Nos révolutions sont trahies

Le travail tue, le travail paie
Le temps s'achète au supermarché
Le temps payé ne revient plus
La jeunesse meurt de temps perdu
Le temps payé ne revient plus
La jeunesse meurt de temps perdu

Les yeux faits pour l'amour d'aimer
Sont le reflet d'un monde d'objets
Sans rêve et sans réalité
Aux images nous sommes condamnés
Sans rêve et sans réalité
Aux images nous sommes condamnés

Les fusillés, les affamés
Viennent vers nous du fond du passé
Rien n'a changé mais tout commence
Et va mûrir dans la violence
Rien n'a changé mais tout commence
Et va mûrir dans la violence

Brûlez, repaires de curés
Nids de marchands, de policiers
Au vent qui sème la tempête
Se récoltent les jours de fête
Au vent qui sème la tempête
Se récoltent les jours de fête

Les fusils sur nous dirigés
Contre les chefs vont se retourner
Plus de dirigeants, plus d'état
Pour profiter de nos combats
Plus de dirigeants, plus d'état
Pour profiter de nos combats

Plus de dirigeants, plus d'état
Pour profiter de nos combats

Contributed by Isabelle BUREAU - 2023/4/7 - 11:54




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