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Italia: ultimo atto

Ianva
Lingua: Italiano


Ianva


Chiaro ch’è andata così: un paese da vomito!
A tal punto sconfitto
Che il non darsi più limiti
Lo ritiene un diritto,
E intanto, sopra di noi,
È tutto un raspare di sciacalli,
Tutto un darsi di gomito.
Per quanto avvezzi ai talloni
Non potremmo trovarci peggiori padroni
Di quelli che abbiamo già.

Se inizi a sputare dove hai fino a oggi mangiato
Ti unisce un sollievo che abbiamo già sperimentato,
Vieppiù faticato e insapore quel piatto, del resto,
Comunque ci dicono sia revocabile presto,
Anzi, forse lo è già.

Fuoco
Non ne troverai a sufficienza
Per domare questa pestilenza
Nemmeno negli astri, nemmeno negli abissi terrestri.
Italia la gran cortigiana
Con corona di vette innevate
Che puoi rimirar da lontano
Come un’aquila con le ali inchiodate.
E sentire onorar la bandiera in certe bocche è cosa nauseante:
Con tutti quei morti sul gozzo sventolerà sotto un fiato pesante.

Ma come siamo giunti fin qui?
Non mi riesce di crederci!
Proprio come i cornuti
Sempre messi al cospetto di fatti compiuti,
Poi bestemmia, se vuoi.
Antiche scaltrezze da servi da un po’ non ci aiutano
E non è sorprendente che in assenza di quelle non resti più niente
Da giocarci per noi.

Attendi una resa dei conti che non giunge mai,
Ma come aspettarsi riscosse da simili buoi?
Al limite ognuno compila una lista mentale
Di veri o presunti bastardi a cui farla pagare…
Se quel giorno verrà.

Vuoto
Non si cessa mai di cadere,
Ogni volta c’è un male minore
Che devi ingoiare
Fino al prossimo d’un grado peggiore.
E ciò che è uno stupro abituale
Ci convincono sia un compromesso,
Patriota lo resto, però, quando sto con me stesso.
Vivo uno stato ideale tra i muri della mia stanza,
Invocare il sipario è normale, se una farsa è durata abbastanza.



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